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Autore: A_M_Mulberry    13/05/2013    4 recensioni
Sono passati ormai 18 anni dalla sconfitta di Lord Voldemort. La vita, in special modo a Hogwarts, ha ripreso da tempo a scorrere tranquilla fra nuovi volti e vecchie conoscenze. Ma l'antica e maestosa scuola, si sà, nasconde ancora moltissimi misteriosi segreti. Spetterà questa volta ad un nuovo affiatato trio di amici svelarli e tentare di sventare una nuova, pericolisissima minaccia che incombe su tutto il mondo magico.
§§Dal Capitolo Settimo§§
- Cieca?! Sono Cieca?!? NON VEDO NIENTE, SONO CIECA? – Continuava a domandarsi mentre si sfregava gli occhi in preda al panico.
Poco a poco la vista gli ritornò, era comunque buio intorno a lei, lo spostamento d’aria dell’esplosione di poco prima aveva fatto spegnere tutte le torce della stanza e l’unica fonte di luce, proveniva dai flebili bagliori verdognoli e dorati emessi da una massiccia barriera magica di fronte a lei. Lo scudo sembrava attraversato da una specie di aurora boreale che poco alla volta si spense facendola ripiombare nell'oscurità.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Mulberry'
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Salve a tutti.

Scrivo questa nota, post prima-pubblicazione, perché in questi giorni, rileggendo il materiale e scrivendone il seguito, mi sono accorto che in effetti, il lettore che si approccia alla lettura potrebbe, di primo acchito, restarne un po’ spiazzato. Alcune brevi righe di introduzione quindi, mi sembrano dovute.

Questo che state per leggere, rappresenta in assoluto il mio primo esperimento letterario e di conseguenza qualsiasi vostro suggerimento o critica è più che apprezzato.

Questa storia è solo la prima parte di quello che, nella mia immaginazione, vuole essere un piccolo ciclo di avventure incentrate su un nuovo terzetto di amici. Narrerò delle loro scoperte, degli amori, dei litigi, delle sofferenza e dei pericoli che i tre dovranno affrontare, dai loro ultimi anni ad Hogwarts, fino alle prime esperienze nel Mondo magico (sempre se ci arriveranno tutti interi, si capisce). La portata dell’opera, almeno come è stata pensata, è abbastanza vasta quindi sono ben consapevole che, almeno nei primi capitoli fin ora pubblicati, il lettore potrebbe percepire una sensazione di inconcludenza non avendo a disposizione la storia nella sua interezza. Temo sia la pecca della pubblicazione per capitoli, me ne scuso in anticipo e prometto che se avrete la costanza di seguirmi cercherò, al meglio delle mie capacità, di non deludervi. Questo detto due rapidi cenni sul Canon che ho scelto, che rispecchia esattamente gli avvenimenti dei sette libri, Prologo compreso. Unica piccola, grande differenza ( a seconda dei punti di vista!), è la coppia Harry/Hermione, di cui sono un grande fan.

Nella speranza che questo mio racconto possa allietare il vostro tempo, non posso far altro che augurarvi una Buona Lettura.        

 Saluti

Alessandro

 

“Alexander Mulberry e lo Scrigno delle Memorie”

 

Capitolo Uno:

“Una malsana idea”

 

 

Maledizione.

Era la prima partita dell’anno e i Grifondoro stavano già perdendo di settanta punti.

Poco male, ci sarebbe stata quella di ritorno contro i Tassorosso il prossimo semestre e, anche se per il momento nulla era ancora dato per perso, le aspettative non erano certo delle più rosee. Ma c’era ancora speranza: dopo tutto, il nuovo cercatore di Grifondoro era quel Potter, un ragazzo allampanato del primo anno.

Al solo pensiero di quel nome Alex non riuscì a trattenere un sorriso ironico.

Non mi sarei mai aspettato di conoscere il figlio di una leggenda vivente.

E dire che non gli avrebbe dato nemmeno uno zellino bucato la prima volta che lo vide ai provini della squadra qualche mese addietro.

Gli era parso troppo gracile, per non parlare poi di quello sguardo teso e impaurito con il quale si era presentato sul campo d’allenamento. Da come si muoveva, goffo e impacciato, sembrava la prima volta che gli veniva messa in mano una scopa ma, nonostante tutto, ebbe la sua occasione di provare e Alex dovette cambiare idea su di lui non appena lo vide volare.

Il ragazzo ci sapeva fare, gliene doveva dare atto, a terra magari era un po’ impacciato, ma in aria si muoveva fluido ed elegante come una falco e, dopo quella prova, il posto di cercatore, appartenuto fino a quel momento a Mark Teach, un grifondoro del settimo anno ormai diplomato, fu suo di diritto.

Mentre Alex rimuginava su quel brevissimo ricordo, per poco non si accorse che un bolide si era avvicinato pericolosamente a lui ed era stato deviato solo dal tempestivo intervento di Luchas.

«Alex che ti prende! Abbiamo una partita da vincere, svegliati!» gli urlo l’amico.

Vuoi per la minaccia del bolide in pieno viso appena sventata, vuoi per le urla di rimprovero, Alex, trasalendo, si scrollò lo sconforto di dosso. Era o non era il capitano della squadra? Doveva dare il buon esempio!

«Ok, diamoci dentro!» gridò, cercando di sormontare i cori degli spettatori per farsi sentire dai compagni di squadra, poi rapidamente gettò un occhiata al campo da gioco.

I Tassorosso avevano la pluffa e si stavano disponendo in una formazione d’attacco a cuneo: metà della squadra stava eseguendo una manovra a mezzo cerchio dietro gli anelli delle porte, per ricongiungersi con gli altri a centrocampo volando a pochi centimetri dal suolo in modo da impedire ai Grifondoro un attacco dal basso.

Da quella posizione è impossibile attaccarli, maledetti, l’hanno studiata proprio bene!

In quell’istante, più veloce del pensiero, l’intuizione si accese nella sua testa.

«Luchas, Teach, Matt, Sam!»

I quattro compagni di squadra si girarono immediatamente, bloccandosi per guardare Alex che si limito ad alzare il pugno della mano destra con il pollice puntato verso l’alto. Non ci fu altro da aggiungere, i quattro maghi e la strega si lanciarono in una vertiginosa salita in verticale.

«E’ una pazzia !» gridò Sam. Una cacciatrice di talento del settimo anno. Colonna portante della squadra, di cui faceva parte da almeno un lustro.

«HyyHaa!!!» gli fecero eco Teach e Luchas, i due battitori.

«Ale, giuro che se ci rimetto la pelle, stavolta non la passi liscia! Il mio fantasma ti perseguiterà da qui all’eternità! Ma soprattutto…» Matt si interruppe. 

Non ci fu bisogno di finire la frase, Alex già sapeva esattamente cosa stava per dire e subito si immaginò la scena di una piccola strega dai capelli neri e ricci, più somiglianti a un cespuglio che ad una vera acconciatura, stringergli il collo nel tentativo di strangolarlo.

TU, ALEXANDER MULBERRY, STUPIDO INCOSCIENTE! COME HAI POTUTO ANCHE SOLO PENSARE DI FARE UNA COSA COSÌ DANNATAMENTE PERICOLOSA!

Non ora.

Alex, bloccò sul nascere quella fantasia su Valentine Vertuill, la sua migliore amica, nonché ragazza di Matthew Rive, suo migliore amico. Tuttavia, nonostante lo sforzo di restare attaccato al manico di scopa, non riuscì a trattenere un sorriso pensando a Vall e alla lavata di testa che quella manovra azzardata gli sarebbe sicuramente costata più tardi in sala comune.

Beh, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Magari tutto andrà per il meglio…

Quello fu il suo ultimo pensiero perché, proprio in quel momento, i cinque grifondoro arrivarono al culmine della salita. Perfettamente verticali a circa 150 metri di altezza, tutti trattennero il fiato per un momento.

La vista da lì era mozzafiato, tutto sembrava così piccolo, si poteva vedere chiaramente il castello di Hogwarts leggermente spostato sulla sinistra. Sotto di loro, il campo da Quidditch dentro il quale l’elegante formazione a V rovesciata dei Tassorosso aveva ormai quasi superato la metà campo e sfrecciava veloce sullo sfondo verde dell’erba. Ancora più a sinistra, si vedevano i lievi pendii delle colline verdi poi, maestoso, si apriva il Lago Nero e a seguire la foresta proibita. All’ improvviso quella strana impressione, come se la gravità non esistesse: tutto sembrava muoversi al rallentatore, i suoi compagni di squadra parevano immersi in una specie di melassa densa che ne rallentava ogni movimento, persino il brusio degli spalti, che solitamente era assordante, non riusciva a raggiungerlo lassù. Per un momento, Alex si beò di quella pace surreale. La sensazione dello stomaco che gli schizzava in gola lo riportò velocemente alla realtà.

Che ti è saltato in mente, si può sapere? Un Loop seguito da una picchiata verticale a rotta di collo da più di 150 metri?

Era davvero una follia. Una di quelle classiche cose che “o la va o la spacca” e in quel particolare caso le conseguenze dell’ipotesi “la spacca” sembravano essere particolarmente gravi. A conti fatti non gli sembrava più tanto una buona idea, ma ormai non potevano più tirarsi indietro.

Galvanizzato dalle urla di incitazione dei due battitori di poco prima, Alex spinse con tutta la forza che aveva in corpo sui pedalini della sua vecchia scopa e, nel contempo, con le braccia, tirò verso di sé il manico in modo da farle compiere uno strettissimo giro della morte. Gli mancò il fiato e la vista gli si appannò per qualche secondo, intanto, i suoi compagni lo seguivano a ruota.

Nel frattempo, sugli spalti riservati ai grifondoro, tutti andarono in visibilio non appena videro i cinque giocatori della loro squadra partire in quella folle ascesa verso il cielo.

«Ed ecco Mulberry prendere quota seguito immediatamente da Luchas, Mathias Teach, la Rubinson e Rive. Per tutti i maghi! Ma che diavolo hanno in mente quei cinque?» urlò Jhon Frinnigan, uno studente del terzo anno, nel cornetto degli altoparlanti posto sulla tribuna più alta della curva dei Grifondoro.

«Signori… quasi tutti i grifondoro, stanno… stanno… abbandonando il terreno di gioco, lasciano campo libero per l’attacco dei Tassorosso»

Il povero Frinnigan non riusciva a trovare le parole per spiegare il comportamento incomprensibile della squadra rosso-oro.

«Un…un momento. NON VORRETE MICA DIRMI CHE HANNO DAVVERO INTENZIONE DI FARE QUELLO CHE SEMBRA.» sbraitò nel microfono dopo un breve istante di incertezza.

Tutti gli occhi del pubblico, anche quelli di buona parte dei tassorosso, erano fissi sui giocatori della squadra di Grifondoro, che ormai erano arrivati al limite massimo della salita.

«PER LA BARBA DI MERLINO! LO HANNO FATTO!! LO STANNO FACENDO PER DAVVERO!» gridò Jhon, guardando gli incredibili giri della morte eseguiti alla perfezione, sfociare in una picchiata terrificante che, come si poteva facilmente immaginare, aveva come bersaglio finale i cinque attaccanti di Tassorosso.

Solo una persona fra il pubblico stava assistendo alla scena più preoccupata e in apprensione che mai.

Oh, mio Dio! Si sono letteralmente bevuti il cervello quei due!

Pensò Vall, mentre con gli occhi al cielo assisteva a quello che molto probabilmente si sarebbe trasformato, di lì a poco, in un clamoroso schianto al suolo del suo miglior amico seguito a ruota, come sempre del resto, dal suo ragazzo.

Trattenne il fiato, assistendo alle varie evoluzioni dei giocatori, ma a differenza degli altri, non eruppe in un urlo di esultanza non appena li vide cadere in picchiata a una velocità allucinante. Vall si alzò in piedi e, aggrappandosi forte alla balaustra di fronte, con il cuore in gola e le unghie ben conficcate nel legno, seguì istante per istante la folle discesa. Ormai ne era sicura, più tardi gliene avrebbe cantate quattro a quei due sconsiderati!

Oh sì, poco ma sicuro.

Tuttavia, persino lei avrebbe dovuto ammettere che l’idea era davvero geniale, completamente folle, ma comunque geniale; per non parlare dell’incredibile quantità di coraggio richiesta per la manovra. Sicuramente, dal punto di vista dei ragazzi, la situazione doveva sembrare ben più spaventosa di quanto non apparisse a lei, che la vedeva dagli spalti.

Purtroppo, dalla sua posizione non riusciva a vederlo bene, il suo Matt. Subito se lo immaginò nell’evoluzione con quel suo cipiglio sicuro, senza traccia di esitazione, che tanto gli piaceva. Si stupì nell’arrossire un po’ a quella fantasia ma soprattutto, al pensiero di come, anche dopo quattro anni che stavano insieme lei avesse ancora quella reazione da dodicenne invaghita. Sorrise e i sui lineamenti si distesero lievemente.

Veloci! Siamo DANNATAMENTE VELOCI!

La distanza che separava Alex dal suolo, si stava riducendo ad un ritmo quanto meno allarmante e lui faticava a mantenere salda la scopa, che vibrava come impazzita cercando di disarcionarlo alla minima incertezza. Quella, non era neanche la parte più difficile. La parte difficile, ne era sicuro, sarebbe venuta dopo, ma non era ancora tempo di pensarci.

Il piano fino a quel momento era riuscito: i Tassorosso accelerando la marcia totalmente indisturbati, avevano ormai superato la metà campo, volando veloci a pochi palmi dal terreno. Alex e gli altri non avrebbero dovuto far altro che aspettare la repentina risalita della squadra avversaria che li avrebbe condotti a tiro delle proprie porte.

Il passo successivo consisteva nel piombargli addosso dall’alto come dei falchi in caccia. L’idea era buona, ma le incognite erano ancora tante, prima e impellente fra tutte, non schiantarsi al suolo!

Fu allora, ancora in piena picchiata, che Alex notò a pochi centimetri dalla sua faccia un minuscolo bagliore dorato sfrecciargli di lato.

Ma quello… MERDA! Dov’è quel moccioso di Potter?

Neanche aveva finito di pensarlo quando dal nulla incrociò, quelle che a più di 200 kilometri-orari sembravano solo due indistinte macchie di colore, una rossa e una gialla. Le due forme indistinte passarono in mezzo alla formazione dei grifondoro. La prima, quella rossa, passò a circa venti centimetri alla sua sinistra, senza ombra di dubbio quello doveva essere Potter.

Molto bene ragazzo.

Pensò, poco prima che la macchia gialla gli passasse a pochi, pochissimi centimetri di distanza. Lo spostamento d’aria lo colpì in pieno e la sua scopa, come se non stesse aspettando altro, lo sbalzò bruscamente facendogli perdere la presa del piede sinistro dalla staffa.

Ecco ora ci rimango.

In quel momento, molte cose successero nello stesso istante: Alex ricevette una fortissima spallata da sinistra, che ebbe l’effetto di fargli riguadagnare la stabilità sulla scopa. Avendo solo il tempo di voltarsi per un istante vide il volto di Matt fargli un cenno con il capo, al quale rispose riconoscente alla stessa maniera.

Nel frattempo, la formazione a cuneo dei Tassorosso, capitanata da Alfred Mcbee, uno strafottente del 5 anno, fece la sua mossa. D’improvviso tutti e cinque i giocatori in giallo s’impennarono in direzione degli anelli ma, come previsto da Alex nel suo piano rocambolesco, rimasero accecati per qualche breve istante dai deboli raggi del sole di quella giornata di inizio Dicembre.

Quei pochi secondi di stordimento furono più che sufficienti.

«Tutti! Sceglietevi un bersaglio! Luchas, Teach…ORA!» gridò Alex.

Immediatamente i due battitori scagliarono i bolidi più potenti che si fossero mai visti, i quali, complice l’incredibile velocità inerziale di chi li aveva scagliati, schizzarono a bersaglio in meno di un secondo.

I Tassorosso non poterono fare assolutamente niente, accorgendosi dello sbucare dei bolidi dal disco solare solo pochi istanti prima che andassero a segno. Il Primo si schiantò sulla scopa di Edward flethc, tranciandola di netto con un sonoro “crack” appena dietro la sua schiena, laddove il manico finiva e la spazzola iniziava. Il mezzo fuori controllo impennò violentemente, facendo compiere allo sfortunato Edward una gran capriola su se stesso prima di avere il tempo di cadere sull’erba del prato. Il secondo bolide, scagliato da Luchas, prese un leggero effetto a rientrare che colpì Peter Peer in pieno petto, disarcionandolo. Il povero Peer rimase immobile lì dove fu colpito, quasi come se avesse sbattuto contro un invisibile muro, ebbe solo il tempo di abbracciare il bolide prima di cadere come una bambola di pezza sul morbido terriccio, appena sotto le porte, mentre la sua scopa continuava a svolazzare qua e là, per poi finire incastrata in uno degli anelli delle porte.

La formazione dei Tassorosso entrò nel caos, mentre quella di Grifondoro, impegnata in una cabrata da mozzar il fiato, incombeva su di loro. Subito Alex individuò Mcbee, il portatore della Pluffa, e impostò con la scopa una traiettoria di intercettazione.

Troppo… Troppo veloce.

Pensò di nuovo Alex iniziando a cabrare.

In un istante, si sentì schiacciare contro il manico di scopa. Gli sembrava di avere una dozzina di quegli enormi scaffali della biblioteca carichi di libri sulle spalle. Si sbilanciò leggermente sulla staffa destra, schiacciato dal suo stesso peso, e inizio una manovra a vite semi incontrollata che lo portò a meno di un palmo dal suolo prima di riuscire a recuperare il controllo, parecchi metri oltre la metà campo avversaria mancando il bersaglio.

Ai suoi compagni andò leggermente meglio: Luchas e Mathias ingaggiarono i due battitori di Tassorosso in uno scontro fra bolidi e Matthew riuscì a mantenere il controllo.

L’unica a cui andò male fu alla minuta Sam che, poco prima di schiantarsi al suolo con scopa e tutto, si lanciò in quello che avrebbe dovuto essere una specie di placcaggio ai danni di Alfred Mcbee, il quale, poco prima si era frapposto per errore nella sua traiettoria, cercando di scansare la manovra di Alex.

Lo scontro fu micidiale. Sam, Alfred e la pluffa si schiantarono a terra fra i boati di protesta dei Tassorosso.

Sì, quello era decisamente un fallaccio. 5 punti in meno a Grifondoro, come minimo, ma nessuno di sicuro lo avrebbe mai fatto pesare alla Rubinson, anzi….

In quel momento sopraggiunse Matt che, inclinandosi a destra sulla scopa allungò il braccio e raccolse la pluffa da terra, in quella che fu davvero una manovra degna di un manuale di Quidditch.

Un boato di esultanza.

«Grifondoro riacquista la pluffa! I cacciatori di Tassorosso sono tutti a terra e, credo che il povero Peer ci rimarrà ancora per un bel po’!» urlò jhon negli altoparlanti, prima di ricevere una sonora gomitata nei fianchi da parte dalla preside McGranitt.

«Contegno signor Frinnigan, Contegno!» lo redarguì la preside, non riuscendo tuttavia a nascondere un tagliente sorriso furbo.

«Mi scusi Professoressa» disse goffamente Jhon.    

Nel mentre, l’azione sul campo proseguiva e Alex si ritrovò solo, dopo la metà campo avversaria. Riguadagnando qualche metro di altitudine, vide Matt arrivargli incontro stringendo la pluffa. Un bolide intanto scappò dalla guardia di Teach e si diresse verso Matt che, per schivarlo fece una manovra a vite a trecentosessanta gradi e mentre si trovava esattamente sottosopra, lanciò la pluffa verso l’alto e con un calcio la tirò nella direzione di Alex che la prese con mani sicure.

«Bel lancio!» urlò Alex, iniziando subito l’avvicinamento finale verso le porte di Tassorosso. Solo Clare Strongarm, il portiere avversario, si frapponeva fra lui e dieci agognatissimi punti.

Non avrebbero di certo vinto la partita con quella azione a dir poco rocambolesca ma, c’era anche da dire, che i due terzi della squadra avversaria erano K.O.

«ALEX!» gridò qualcuno alle sue spalle, facendogli gelare il sangue nelle vene.

Ad urlare era stato Luchas e appena Alex si girò, vide un bolide comparire e subito dopo, sparire dal suo campo visivo. Lo spostamento d’aria gli avrebbe sicuramente scombinato i capelli se non li avesse tenuti cosi dannatamente corti. La cosa peggiore fu scoprire che il pericolo non era ancora terminato.

Ormai era a portata di tiro per infilare la pluffa quando, con la coda dell’occhio, vide un secondo bolide sfrecciare dietro di lui. Troppo tardi per schivarlo, venne colpito impietosamente alla coscia sinistra avvertendo subito un dolore lancinante accompagnato da un leggero “cronch”. La gamba si era sicuramente rotta e inviava un costante segnale di dolore al suo cervello. Alex perse velocemente lucidità e ormai allo stremo delle forze, abbozzò un tentativo di scartata a sinistra per guadagnare una posizione di vantaggio per il tiro. Clare si scansò vedendolo arrivare, non tanto per impedirgli di segnare ma, più che altro, per tentare di schivare il bolide che, dopo aver rimbalzato sulla gamba dell’avversario, si stava dirigendo verso di lei.

La porta è vuota…Tira!...Tira…dannazione!...TIRA QUELLA PLUFFA!

La voce nella testa di Alex si trasformò presto in un vero e proprio urlo e lui, col poco di lucidità rimastagli, eseguì un maldestro tiro.

Ormai a pochissimi centimetri dalla porta la pluffa scivolò negli anelli, più per inerzia che per altro.

«E GRIFONDORO SEGNA 10 MAGNIFICI PUNTI!» si sentì dagli altoparlanti, subito dopo eruppe un clamoroso scoppio di esultanza dalla curva rosso-oro.

Distratto dal clangore improvviso e complice la notevole velocità, Alex non fece in tempo a ritrarre l’avambraccio che si infranse contro l’anello metallico. Un altro “cronch”, anzi due, in brevissima successione e l’arto assunse una strana, ed innaturale angolazione. Il dolore fu troppo intenso e improvviso da poter sopportare e Alex, imitò la caduta a “bambola di pezza” del suo collega Peer rovinando sulla sabbia morbida sotto le porte di Tassorosso.

Le ultime cose che sentì prima di perdere totalmente l’uso di qualsiasi senso furono: un boato di esultanza che fece tremare letteralmente la terra sotto di lui, seguito subito dopo, dal lungo e prolungato fischio magico della Signorina Tirion, arbitro e responsabile del Quidditch a Hogwarts.

La partita era finita. Qualcuno nel frattempo aveva catturato il boccino d’oro.

Era stato Potter?

Si domandò Alex, nei deliri di incoscienza…

«Ab-b… abbiamo, vin…to?» riuscì a farfugliare prima di perdere completamente i sensi.

 

Questo capitolo, lo dedico a mia sorella Elena e alla mia amica Valentina che, inconsapevolmente, hanno dato il via a questa storia.

Un ringraziamento speciale anche a Dray_95, e al validissimo Ser Balzo. Con il loro buon cuore, mi ha fatto notare alcuni difetti che spero di aver eliminato. Grazie, spero che continuerete a leggere le mie storie!

Alla prossima.

Alessandro.

 

 

   
 
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