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Autore: Mingho    13/05/2013    6 recensioni
"Il fastidio alla bocca dello stomaco si fa più forte, e la fitta di dolore è un po' più acuta quando Minho gli passa accanto e gli scompiglia leggermente i capelli senza dire una parola.
Quel malessere si ripete con sempre più costanza.
Forse è per la mancanza di sonno riflette, o forse sta mangiando troppo poco.
Minho non c’entra, continua a ripetersi."
[2Min]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era qualcosa che Taemin voleva smettere di fare:
mentire.


No Key-Hyung, non ho idea di chi abbia mangiato tutto il pollo avanzato ieri sera. Sì Jonghyun-Hyung, è vero, oggi sembri più alto rispetto al solito. Bello il vostro nuovo pezzo. Tu sei carina. Amo ogni aspetto del mio lavoro, non mi  pento assolutamente di aver intrapreso questa carriera. Sono felice.
Oh sì, certo che mi  piacciono le ragazze
.”


Non sono innamorato di Minho-Hyung.”


 
 

1. Lies


Alle dodici e trentacinque minuti Taemin è ancora sdraiato fra le lenzuola blu cobalto del suo letto. E’ sveglio da un bel po', ma non trova le forze necessarie e nemmeno la volontà,  per lasciare quel tepore che lo avvolge . 
Guarda le punte dei suoi capelli, di un tono più scuro del miele, diramarsi  sopra al cuscino deposto al suo fianco.
Quella scena gli evoca un ricordo;

Taemin-ah, mi fa impazzire il colore dei  tuoi capelli messo a contrasto con questo blu, sai?

Un cipiglio si forma sulla sua fronte mentre sente chiaramente nella testa la voce di Minho, dolce e profonda, pronunciare quella frase ancora una volta. 
Tornano anche le emozioni che aveva provato in quel frangente, e sono tutt’altro che piacevoli.
Lo stomaco gli si stringe, e viene trafitto da una pioggia di piccoli spilli affilati.


 


La sua giornata non inizia nel migliore dei modi, ma d’altronde,  è  solo tutto, proprio come sempre.
Kibum è in cucina, strilla come un disperato con la sua voce acuta e po' gracchiante, infuriato per qualche disastro combinato da chissà chi (o forse è soltanto sparito ancora una volta del  pollo, e Taemin può solo immaginare chi sia il colpevole).
Jonghyun e Jinki gli sfrecciano davanti come due fulmini facendolo barcollare un po' all'indietro, si chiudono in fretta nel bagno, fra risa e schiamazzi, senza neanche accorgersi di lui.
Probabilmente Kibum, tra una frittella e l'altra, minacciava di ucciderli, o peggio, di infliggergli una delle sue temutissime torture. 
Tutto nella norma quindi.

Taemin odia il rumore ed ogni forma di chiasso alle prime ore del mattino, è una cosa che proprio non tollera.
La sua vita è già abbastanza frenetica, crede sia giusto che almeno in quel momento tutto debba andare più lentamente, scorrere con più calma.
Ma comunque non è di certo al caos, che regna sovrano nel dormitorio, a cui attribuisce la colpa delle sue recenti inquietudini, con quello ha imparato a conviverci già da un bel po’.
Solamente quando vede la silhouette di Minho, in piedi davanti al frigo, intento a bere dal cartone del latte, con i suoi capelli adorabilmente scompigliati e la faccia un po’ gonfia dal sonno, inizia a provare veramente odio per quel posto.
E’ faticoso per lui stare confinato in quelle quattro mura. Mura che vorrebbe solamente abbattere e dimenticare. Cancellare tutto.
Tornare  indietro, decidere di non fare quel provino, non avere tutta quella fama.
Non essere Lee Taemin il maknae degli SHINee.
E’ lo stesso sogno di prima ma questa volta al contrario. Vorrebbe essere solo Taemin, il maknae di casa Lee.
Si perde dentro quell’enorme groviglio di pensieri, una  piccola matassa che lentamente, con il passare dei giorni, si è trasformata in un gigantesco gomitolo di paure. Si sente imprigionato lì dentro senza via di scampo, come una mosca nella tela del ragno.

Il fastidio alla bocca dello stomaco si fa più forte, e la fitta di dolore è un po' più acuta quando Minho gli passa accanto e gli scompiglia leggermente i capelli senza dire una parola.
Quel malessere si ripete con sempre più costanza.
Forse è per la mancanza di sonno, riflette, o forse sta mangiando troppo poco.
Minho non c’entra, continua a ripetersi.


 


Al giorno del loro debutto Taemin era poco più che un bambino. Fu scaraventato con forza brutale in quel mondo dove tutto era diverso, luccicante ma insidioso. Un po' come passare da un semplice parco giochi ad un gigantesco luna park.
Agli occhi del bambino che era tutto sembrava  perfetto, magico, un sogno. Ballava, cantava, viveva con i suoi Hyungs sempre pronti a coccolarlo e viziarlo un po'. Quello che aveva sempre desiderato con ardore si era finalmente avverato, la felicità era chiusa stretta nel suo pugno, ed era sicuro che sarebbe rimasta lì per sempre.
Ma le cose cambiano, e le persone ancora più rapidamente.  Taemin cresce, ad un tratto non è più quel bambino spensierato ed innocente. I suoi pensieri non sono più gli stessi, guarda le cose sotto un altro punto di vista. Ora è diventato una montagna russa, un ottovolante, oppure una ruota panoramica. Non vive più in quel luna park luminoso e colorato, bensì lui stesso è diventato parte di esso.
Una  sua attrazione.
Radicato in quel parco come le radici di un albero sotto la terra.
Perché nonostante tutto ama il suo lavoro, gli SHINee sono la sua famiglia, e non c’è altro posto dove vorrebbe essere se non con loro.

 
_


Kibum lo prende sotto la sua ala protettiva sin da subito, quando erano ancora solo degli allievi tirocinanti dell’Sm. Dei mocciosi. Si faceva chiamare Umma, per la gioia del suo imbarazzo, e si comportava come tale.
Jinki diventa all’istante il suo esempio. Lui era responsabile ( nonostante dava l’impressione di avere la testa sempre fra le nuvole), incredibilmente bravo e ancor più incredibilmente, goffo.
Jonghyun al contrario era agli antipodi della responsabilità. Divertente, sconsiderato, fastidioso. Nel canto era senza dubbio un fuoriclasse, tanto quanto lo era nel far uscire di testa Key.  Si attira tutte le sue ire dopo aver scritto: “Cinque regole per far incazzare Kibummie”. Impeccabilmente rilegato in un quaderno di pelle rosa, conteneva cose come: 
Rubare la sua biancheria intima animalier”, “Sfiorargli un capello  anche solo col pensiero” o  “Nascondere la sua boccetta di profumo Moschino”  e via dicendo. Bei tempi quelli.
Poi c’era  Minho.
Taemin non sapeva il perché, ma Minho era un po’ tutto per lui.
Un insieme di cose fondamentali. 

Quelle erano le poche cose ad essere rimaste immutate dopo il debutto. La loro amicizia rimaneva una costante, salda ed indissolubile nonostante i mille screzi portati dalla convivenza.


 


I giorni passano e Taemin continua a negare.

Una sera rientrando tardi dopo la pratica di danza, trova Minho ad aspettarlo sul divano con aria distrutta.
« Ehi »  gli mormora dolcemente il rapper.
Taemin riesce solo a sorridere come uno stupido, il pensiero di Minho che lo aspetta sveglio gli provoca un leggero pizzicore agli occhi, e un' illecita ondata di soddisfazione.
« Ehi »  fa in tempo a rispondere, prima di venire risucchiato in un caldo abbraccio dal più grande.
Le braccia di Minho sono ben strette intorno al suo corpo ed è l’unica cosa che Taemin riesce a sentire. 
Il pavimento sparisce all’improvviso da sotto i suoi piedi come pure le pareti intorno a lui. Cade in un vortice di emozioni, che sa, non potrebbe mai descrivere nemmeno volendo.
Sono confuse, estranee, violente. Lo invadono oggi per la prima volta.
I battiti cardiaci gli rimbombano nelle orecchie, mentre resta in piedi senza nemmeno restituire quell’abbraccio, troppo impegnato a cercare di attribuire la colpa di quella strana reazione a tutto ciò che non porti il nome: ‘Minho’.

 
_


Un ora dopo, quella stessa notte, Minho è disteso supino sul suo letto, dorme profondamente da circa mezz’ora.
Taemin invece è più sveglio che mai, giace disteso sulla schiena proprio affianco al rapper, fissa le screziature del soffitto cercando invano di vederci forme, disegni, o magari una risposta.
Il respiro di Minho lo colpisce sul collo ad intervalli regolari e non può fare a meno di rabbrividire e sentirsi a disagio. Non è la prima volta che condividono un letto ma è la prima volta che Taemin si sente in quel modo.
Sposta la sua attenzione al volto beato del più grande, le sue labbra nel sonno assumono un piccolo broncio all’infuori che le fa sembrare ancora più paffute del solito. Il leggero strato di sudore che imperla il suo corpo non ha un odore sgradevole, è un profumo agrodolce e a Taemin per qualche assurdo motivo ricorda casa.

Il dolore allo stomaco torna ancora e si rende conto che non dovrebbe essere lì, in quella camera. Non in quel momento, non così vicino a Minho.
Sospira pesantemente mentre si alza con cautela dal letto del più grande e lascia la stanza.


 


« Perché te ne sei andato ieri notte? » 
Gli chiede Minho il giorno successivo nel bel mezzo della loro colazione. Taemin non risponde, continua a sgranocchiare il suo toast, uno di quelli ancora caldi sfornati da Key appositamente per lui pochi minuti prima. 

Già…perché se ne era andato?

Si rende conto di non sapere assolutamente come rispondere a quella domanda, è annebbiato dalla confusione.
Non può dirgli che la sua sola presenza gli provoca dolori lancinanti al petto e allo stomaco. 
E' strano perché proprio in quel momento, formulando quel pensiero inconsapevolmente, si rende conto di averlo finalmente ammesso a se stesso: c’è qualcosa che non va, e quel qualcosa si chiama proprio Minho.
Un pezzo di toast gli si blocca in gola a fronte di quella realizzazione, portandolo così a tossire convulsamente. Minho si precipita a versare del latte freddo nel suo bicchiere, e Taemin lo butta giù tutto in un sorso.
Il pezzo di pane tostato scivola giù per la trachea quasi subito, ma Taemin sente ancora un groppo in gola che non ha nulla a che vedere con la colazione.
Alza timorosamente lo sguardo dal suo bicchiere vuoto ed incontra quello del più grande.

« Tutto ok  Taemin? » Gli chiede Minho, ansioso e premuroso come sempre.
« Avevo troppo caldo. »
Farfuglia lui secco, alzandosi bruscamente dalla sedia lasciando Minho con un espressione di confusione incisa sul suo volto.
Confusione che si trasforma ben presto in un cipiglio triste, non appena capisce che quella è la risposta alla sua domanda precedente. Ed è una bugia, lo sa. 
Taemin era rimasto al suo fianco in notti ben più calde di quella passata.


 


I programmi di quel giorno vengono svolti senza intoppi e senza troppe pretese. Nel tardo pomeriggio dopo l’ultima performance, i ragazzi salgono sul loro furgoncino diretti finalmente verso casa.
La mente di Taemin, nonostante la giornata intensa, è sempre in continuo movimento. Minho gli è stato lontano per tutto il giorno e le fitte allo stomaco non si sono presentate nemmeno una volta. A sostituirle però ora c’è una strana sensazione d’inquietudine e vuoto, gli sembra di essere sul punto di piangere da un momento all’altro, e lui non è un tipo che piange, spesso. Anzi, non piange proprio mai.

Minho è davvero la causa del mio star male?

Quella domanda gli martella incessantemente il cervello, e lui ha davvero bisogno di trovare una risposta. O meglio, spera che la risposta gli piombi dal cielo.
Appoggia la testa contro il vetro della vettura e si infila le cuffie dell’iPod, seleziona una playlist di canzoni lente e tristi perché oggi gli va così. Perché oggi lui è la persona più grigia del mondo. Più grigia pure del cielo che sembra voler esplodere tutta la sua furia su di loro da un momento all’altro.
Poi chiude gli occhi e sospira.
Quando li riapre lancia un occhiata rapida al ragazzo seduto al suo fianco.
« Minho-Hyung..? » Chiama in un sussurro.
« Hmm..? » Mormora il rapper assonnato. Ha gli occhi chiusi, il che è solo un bene pensa Taemin. Tanto meglio.
« Niente Hyung, torna a dormire. » Gli risponde, girandosi completamente verso il ragazzo più grande.
Spegne l’iPod. Le chiacchiere felici di Jonghyun e Kibum, seduti proprio dietro di lui,  risuonano chiassose per tutto il furgone. Jinki invece, seduto qualche “sedile più in là”, è intento a canticchiare una canzone sottovoce.
Solamente  Minho può riuscire a dormire nonostante tutto quel baccano.
Taemin lo fissa, concentrandosi esclusivamente su di lui. Il ragazzo sonnecchia tranquillamente con la testa un po' ciondolante sulla sua spalla. E’ assurdamente bello, e Taemin non può smettere di guardarlo. Sente un calore straniero strisciare lungo tutto il suo corpo e stabilirsi all’altezza del petto. E’ qualcosa del tutto nuovo, incomprensibile per lui. Quel calore gli fa venire voglia di allungarsi un po’ e sfiorare il viso perfetto  del suo hyung addormentato, è così poca la distanza, gli bastano pochi centimetri...
Non lo fa. Quell'unico piccolo briciolo di buon senso che gli è rimasto gli impedisce di muoversi anche solo di un millimetro.

Minho è il suo Hyung. Un suo amico. Un uomo.
Non può provare sentimenti per lui, non può rovinare tutto.

Sospira ancora una volta allontanandosi il più possibile dal ragazzo che continua a dormire inconsapevole.
Il suo sguardo è di nuovo puntato fuori dal finestrino. Pensa inconsciamente che gli alberi che sfrecciano davanti ai suoi occhi sotto forma d’informi macchie verdi, sono decisamente meno attraenti di Minho. Il senso di nausea che gli provocano comunque, è senz’altro più piacevole di quel fuoco che era scoppiato nel suo petto poco fa e che ancora indugia sulla sua pelle.

Il cielo è sempre più nero, e Taemin si sente nello stesso modo.


 


E' sicuramente passata la mezzanotte quando Taemin finisce il suo allenamento speciale. Non è troppo stanco, ma sente freddo. Restare fino a notte fonda, solo nella sala prove, è ormai diventata una routine per lui. Rimane lì per mettere a punto gli ultimi ritocchi alla coreografia del suo nuovo solo, e per liberarsi un po' la mente. O meglio, vorrebbe davvero riuscire a liberarla, ma Minho però sembra essere più che ben predisposto ad impedirlo.
Il cellulare nella sua tasca emette una specie di ronzio lieve, ammorbidito dal tessuto dei suoi pantaloni. Taemin lo tira fuori e quando legge sullo schermo; " Da: Minho Hyung "  fa una smorfia.

" Quando torni? Manchi ai tuoi Hyungs! "

Legge e rilegge quelle semplici parole un paio di volte. 
Non riesce a non sorridere quando pensa a quanto Minho sia orgoglioso da non riuscire nemmeno ad ammettere che manca a lui, e a lui soltanto. Deve sempre nascondersi dietro agli altri Hyungs in un modo o nell'altro, dire semplicemente "ehi, mi manchi" è qualcosa che il suo ego non gli permette di fare, Taemin lo sa.
D'altro canto Minho sembra essere l'unico a ricordarsi ancora di lui durante quei giorni frenetici, in cui lui sta facendo di tutto per essere ignorato.

Il telefono suona ancora una volta e il ballerino si precipita a leggere il nuovo messaggio di testo. 

"Credo che ti aspetterò Taemin...Non riesco a dormire se non sei in casa. Fai attenzione, okay? Non fare tardi. "

Taemin sente di nuovo quella sensazione di calore bruciante attanagliargli il petto. Cerca di sopprimerla, ma perde sempre. 
Le parole di Minho sono incise nella sua mente e ben più in profondità dentro il suo cuore. 
Il più grande si è sempre preso cura di lui, eppure Taemin non può fare a meno di arricciare il naso infastidito. Le sue premure ora gli fanno male.

"Minho è un amico. Solo un amico."  Continua a ripetersi come un mantra.

Il cellulare suona di nuovo come per smentire quel suo pensiero. Questa volta è una chiamata, che Taemin però decide di non prendere.
" Minho-Hyung " continua a lampeggiare a chiare lettere sullo schermo del dispositivo, ma lui se lo ricaccia in tasca ignorando la suoneria squillante, e il trambusto nel petto.

Scruta la sua immagine nell'enorme specchio nella stanza; ha delle occhiaie scure, scavate sotto agli occhi,  e l'aria di chi sta decisamente ed inconsapevolmente, soffrendo il "mal d'amore".


 


Mentre il tempo continua a passare inesorabile Taemin si ritrova ad essere sempre più in difficoltà.
Non è sicuro di quello che sta accadendo ultimamente nella sua testa, e più ci pensa, più diventa confuso. Infondo sa di amare Minho più di quanto vuole, più di quanto gli è dovuto. 
Lotta contro quei sentimenti per sopprimerli ed ogni suo sogno sembra all’improvviso tramutarsi nel peggiore dei suoi incubi; la distanza fra lui e il più grande è sempre più incolmabile con il passare dei giorni.
Taemin non può davvero stargli vicino, e al tempo stesso non può vivere senza di lui.
Odia doverlo ammettere, lo odia davvero con ogni parte del suo essere, ma tutto il suo mondo , tutto, ruota intorno a Minho.
Odia quanto sia dolorosamente bello e perfetto. Odia non riuscire più ad essere se stesso in sua compagnia. Odia tutto l’amore che prova per lui. 
Ma più di ogni altra cosa odia quanto sia sbagliato amarlo.

"E se Minho lo capisse? Come reagirebbe? E cosa farà lui? Cosa ne sarà di lui?"
I suoi pensieri deliranti finiscono per sfociare ancora una volta in un mare di agitazione, e timori.
Non c’è dubbio, Minho lo avrebbe odiato, pensa.

« Taemin, dormi? »  Chiede Minho in quel preciso momento, fuori dalla sua porta. Taemin può sentire il cigolio morbido della maniglia piegarsi sotto la mano del rapper.
In qualche modo è rilassante sentire la sua voce a quell’ora tarda.  E’ calda, e famigliare. 
Gli da la certezza che Minho sia ancora effettivamente lì, che sia una creatura reale.
« Vieni a dormire con me. » Dice quasi troppo amichevolmente, come entra nella semioscurità della stanza. La sua voce invece, per le orecchie di Taemin, è come la luce abbagliante di un giorno assolato.
« Non voglio Hyung. »  Taemin si sforza a pronunciare quelle tre parole sconfiggendo il nodo alla gola, mentre si rigira dando le spalle al ragazzo più grande.
« Allora, dormirò io qui », Minho si siede sul letto, ma Taemin resta immobile, «…Okay? »
« No. Senti Hyung se non hai niente d'importante da dirmi vattene. » Risponde il ballerino, lottando per reprimere un brivido quando il respirò di Minho gli sfiora la schiena. 
Minho si avvicina, e Taemin non si rende conto di trattenere  il fiato già da un po’.
L’aria della stanza e densa, stracolma di tutte quell’emozioni nascoste, taciute, ma pur sempre vivide dentro di lui.
« Stai bene? »  Domanda, avvicinandosi ancora per accarezzargli i capelli. 
« Tu ultimamente sei così lontano…così diverso. Cambiato. Cosa c’è che non va? Dimmelo. »
Il tono di Minho è dolce, quasi supplichevole, ma Taemin sente chiaramente la pretesa dentro quelle parole.  
No. Non può dirglielo.
Non importa quanto lui soffra di questa situazione, quanto sia stufo di lottare contro se stesso. Non importa, anche se vorrebbe esplodere e sparire, finché Minho starà bene, davvero, non gli importa.
Lui non dirà niente.
« Non mi toccare »  risponde seccamente, chiudendo gli occhi come le dita morbide di Minho indugiano qualche secondo di più sulla sua pelle dietro l'orecchio.
E’ un tocco intimo eppure, così distaccato.
« Non mi toccare, Minho. Sto perfettamente bene. »
« Non mi sembra. »
« Sono solo stanco e voglio dormire, va via. »
« Taemin ma… »
« Per favore. »
« Taemin-ah…», farfuglia infine Minho con aria stanca, buttando prima fuori un sospiro pesante, «...io sono qui, lo sai.» 

Lascia la stanza sussurrando quell’ultima frase , e le parole “io sono qui” si stabiliscono nitide nella mente di Taemin per il resto della notte.





 




N/A:

Ok, allora inizio con il premettere che questa storia nasce come Oneshot, l'ho dovuta dividere in due parti perchè mi è uscita fuori un po' lunghina. Spero comunque che così facendo non perda di significato.
Lo spunto per la trama me lo aveva fornito proprio Taemin un annetto fa circa ( si, è un po' vecchiotta ^^). Durante lo Showcase di "I AM" alla domanda "Rifaresti il provino per entrare nell'Sm " ricordo che Taem rispose con un : No. Mi colpì molto quella risposta, e la mia mente ci ha ricamato un po' sù.
Detto ciò, spero abbiate gradito la lettura, se sì fatemelo sapere ( ma anche se vi ha fatto schifo va bene, accetto tutte le opinioni, comprese le critiche basta che siano un minimo costruttive). Posterò non appena mi è possibile la seconda parte byeee
 ~ 


 
  
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