Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |      
Autore: flozz    13/05/2013    2 recensioni
Sherlock ce la mette tutta. John è confuso.
Una serie di episodi di vita quotidiana della strana coppia del 221B di Baker Street. Uno per ogni capitolo. Slash (Johnlock e un po’ di Mystrade).
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A/N: ciao a tutti! E grazie di essere qui :3 questa è la mia prima fanfiction di Sherlock ed essendo un po' inesperta nel campo ho deciso di aspettare prima di buttarmi in una storia troppo complessa o articolata. Così mi sono limitata a un po' di dolciaggine Johnlockiana. Doveva essere solo una serie di episodi quotidiani, ma sfortunatamente shippo troppo questi due per lasciarla così e ho deciso di fare sì una serie di episodi isolati ma collegati da uno stesso filo conduttore (qualcosa che potrebbe avvicinarsi al John Watson del "non sono gay ma posso imparare".)
Insomma, inizierò con la solita relazione 'collega/coinquilino/amico" per poi avvicinarmi capitolo per capitolo a qualcosa di più :3 niente di sessuale, per quello ho in mente una fanfiction a parte per la quale dovrò aspettare qualche mese <.<

COMUNQUE. Ho un paio di avvertimenti da fare, abbiate la pazienza di leggerli :/
Innanzitutto non avrò la possibilità di scrivere molto almeno fino alla fine di giugno, tra scuola e altri impegni, ma finita la scuola sarò più carica che mai! (Il secondo capitolo è già pronto e lo caricherò non appena l'avrò trascritto al PC :D)
Poi, avvertimento più importante: originariamente scrissi questa fanfiction direttamente in inglese per caricarla su FanFiction.net (cosa che devo ancora fare!). Quindi, premettendo che non ho visto la serie in italiano ma solo in lingua con i sottotitoli (odio i doppiaggi italiani) mi scuso per eventuali errori, in quanto ho dovuto farmi un bel lavoretto di traduzione da quello che avevo scritto e potrebbero esserci calchi dell'inglese che mi sono sfuggiti. D:
Analogamente, essendo abituata alle espressioni in inglese dei personaggi (il "For God's Sake!" di John è il più problematico) potrebbero esserci frasi che non si accordano al doppiaggio italiano ma sono invece traduzioni letterarie che ho tentato disperatamente di rendere al meglio. Chiedo venia!

Detto questo, scusate la lunghissima introduzione e...enjoy!! :33



 ~*~



1. “I can help”
 
 
“Sherlock.”
John non si aspettava una risposta, né alcun segno che il suo coinquilino lo avesse sentito: ci era abituato, dopo tutto.
Era quasi sera e John era appena tornato dal suo appuntamento con Sarah. Era andato da lei quasi ogni giorno quella settimana, specialmente negli ultimi due giorni, quando era rimasto a casa sua per la notte. Avrebbe preferito fare qualcos’altro a parte dormire da lei - ovviamente - ma per qualche ragione i martellanti e a volte decisamente allarmanti messaggi che Sherlock continuava a mandare dove scriveva di come John si stesse “divertendo con futili e insensate attività” o come il “microonde si ostinasse a fare strani rumori quando ci metteva dentro i bulbi oculari”, o tutti i vari  “abbiamo finito questo” e “compra quest’altro” erano, in qualche modo, una distrazione. Così, circa un’ora prima, Sarah gli aveva suggerito di andare a casa per questa volta - e probabilmente anche per i prossimi tre o quattro giorni. Era comprensibile che non volesse vederlo preoccuparsi che il suo coinquilino facesse saltare in aria l’intero edificio.
E ora, John stava in piedi al centro dell’appartamento, una busta della spesa in una mano, immobile, fissando la familiare massa di capelli neri spettinati abbassata sul microscopio, lunghe dita sottili che giocavano con le manopole ai suoi lati, che ispezionava chissà cosa. Il tavolo della cucina al centro della stanza era, come al solito, cosparso di provette, briciole di ignota provenienza, campioni e…era sangue fresco, quello?
   “Sherlock,” provò di nuovo e questa volta fu accolto da un distratto “Mmh?” appena accennato. Conoscendo Sherlock, era il più complesso cenno d’assenso che poteva aspettarsi. Abbastanza per continuare a parlare.
   “Il frigorifero è praticamente vuoto da quando me ne sono andato, due giorni fa. Hai mangiato qualcosa mentre ero via?”  
   Ci fu una lunga pausa prima che rispondesse, allo stesso tempo rimuovendo il vetrino che stava studiando per sostituirlo con un altro.
   “John, sono impegnato. Ho questo cuore di mucca qui e non ho tempo per…”
   “Sherlock, non mi interessa sapere cosa  tu stia facendo con non so quale cadavere…”
   “Cuore, John. È un cuore e continuerà a battere per i prossimi quarantacinque minuti quindi devo agire prima che la soluzione isotonica…”
   “Sherlock!”
Per la prima volta, Sherlock sollevò gli occhi dalle lenti per incontrare quelli di John. Sembrava piuttosto sorpreso alla sua reazione.
John sospirò e chiuse gli occhi, stringendo i denti e distendendo le dita come faceva sempre quando provava a ricomporsi, Sherlock notò. Ovviamente era preoccupato per lui, ma c’era qualcos’altro che non riusciva a identificare esattamente. Lo guardò.
   “Quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato?” chiese John, evidentemente esasperato.
Sherlock alzò gli occhi al cielo e sembrava pronto a tornare ai suoi campioni e ignorarlo. Invece, con sua grande sorpresa, rispose.
   “John, sai benissimo che la digestione mi distrae da…”
   “Sherlock, per l’amor del cielo! Quando?”
Sherlock abbassò gli occhi e aggrottò appena la fronte, fissando le sue dita che tamburellavano leggermente sul tavolo di legno.
   “Non so. Forse un paio di giorni.”
John sospirò di nuovo, passandosi una mano sugli occhi con stanchezza. Sherlock si limitò a guardarlo nei lunghi istanti di silenzio che seguirono. Poi, John si riscosse e tornò a guardarlo con l’aria di qualcuno che ha appena preso una decisione.
   “Be’, non puoi non mangiare per giorni. Cucino qualcosa.”
Sherlock restò in silenzio, fissandolo con un accenno di sorpresa mentre si avvicinava al piano della cucina e iniziava ad armeggiare con pentole e fornelli. “Ho appena comprato qualcosa che potremmo fare, ho persino delle cipolle” aggiunse.
   Sherlock lo guardò, ancora incerto.
   “John, non occorre, non devi…"
   “Sherlock, smettila. Non è che avessi molto altro da fare, comunque.”
   “Potremmo semplicemente andare da Angelo e…”
   “Non possiamo andare lì ogni giorno e spendere soldi inutilmente. E poi, voglio farlo. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho cucinato. Pasta? Va bene? Ho del formaggio e delle verdure.”
Sherlock restò in silenzio e annuì distrattamente anche se John non lo stava guardando, limitandosi ad osservarlo mentre preparava qualcosa che Sherlock non poteva né voleva immaginare.
Perché si stava preoccupando così tanto per lui? Non gliel’aveva chiesto, avrebbe potuto benissimo ordinare una pizza senza alcuno sforzo. Forse voleva solo cucinare anche per lui? Forse non si stava preoccupando affatto, dopo tutto? Ma era sembrato così in pensiero qualche minuto prima, quando gli aveva chiesto se avesse mangiato. Ma perché così tanto?
   Sherlock voleva porre tutte queste domande e trattenersi dal farlo richiese un grande sforzo. Ma da qualche parte nella sua mente, si rese conto di conoscere già la risposta - almeno in parte - e non voleva fare domande inutili finché non fosse estremamente necessario.
Dopo quelli che parvero essere un paio di minuti, si alzò dalla sedia, avvicinandosi lentamente a John, ancora incerto sul da farsi.
   “Posso..?” iniziò, ma si interruppe.
John incontrò il suo sguardo, fissandolo incredulo, le sopracciglia leggermente sollevate.
   “Cosa?”
Sherlock si schiarì la voce, cercando le parole e il tono più adatti per pronunciarle, scrutando il piano della cucina di fronte a lui come se la risposta si trovasse lì da qualche parte. Provò ancora.
   “Posso aiutare.”
John si lasciò scappare una breve risata ma si morse il labbro immediatamente quando vide Sherlock voltarsi verso di lui e aggrottare le sopracciglia. Tossicchiò.
   “Scusa, Sherlock, ma non vedo come potresti…insomma, non ti ho mai visto cucinare da quando ci siamo conosciuti.”
   “Allora non puoi saperlo, giusto?”
Sherlock continuava a fissarlo e John evitò il suo sguardo, sopprimendo le risatine tra le labbra serrate alla sua espressione ridicola.
   “D’accordo,” disse, “vado al piano di sotto a chiedere alla Signora Hudson se ha delle cose che mi servono. Tu resta qui e…aspetta che l’acqua bolla e…aspetta.”
Si asciugò le mani su uno strofinaccio poggiato accanto a lui e lasciò Sherlock con un sorriso divertito prima di scendere al piano di sotto.
Sherlock lo seguì con lo sguardo finché non fu sicuro che se n’era andato. Poi si girò di nuovo, maledicendosi. Dannato orgoglio.
Aveva cucinato un paio di volte nella sua vita, quando era bambino. L’aveva sempre trovato inutile, per questo non ci aveva mai riprovato. Insomma, c’erano persone pagate per farlo, nei bar e nei ristoranti, persone che non avevano bisogno di spazio nelle loro teste per nulla che non riguardasse la cucina. Perché avrebbe dovuto perdere tempo a imparare qualcosa di inutile?
In quel momento, però, vedere John fare qualcosa per lui, aveva fatto sentire lui inutile.
E non poteva sopportare di sentirsi in quel modo. Specialmente non davanti a John.
 
 
 
John si arrampicò su per la rampa di scale frettolosamente, quasi inciampando nel tentativo di salire due gradini per volta, senza badare ai contenitori e alle spezie che teneva in mano ma preoccupandosi soltanto dell’odore di fumo che proveniva dalla cucina.
Sapeva che non avrebbe dovuto lasciare Sherlock da solo.
Varco la soglia dell'appartamento ansimando e quello che vide lo lasciò immobile e senza parole, scioccato e divertito allo stesso tempo.
   “Sherlock!”
L’uomo in questione si voltò verso di lui e John lo fissò.
Indossava degli occhiali protettivi - quelli usati per i suoi esperimenti - e stava punzecchiando con un coltello per il pane - uno particolarmente grande - il pezzo di formaggio quasi completamente nero che fumava nella padella. Una cipolla mezza affettata era appoggiata sul ripiano accanto a lui insieme a diverse altre verdure tagliuzzate. L’acqua nella pentola era quasi del tutto evaporata.
John lo guardò in silenzio, senza sapere se quello che sentiva ribollire dentro di sé fosse il bisogno di urlargli in faccia per aver quasi dato fuoco alla cucina o solo di scoppiare a ridere di fronte a quella scena.
Non poteva credere ai suoi occhi quando vide la faccia di Sherlock: sembrava quasi compiaciuto, con un lieve accenno di preoccupazione negli occhi alla vista dell’espressione confusa di John.
   “John” rispose, anche se sembrava più una domanda, e lo guardò negli occhi.
A questo punto, John non poté più trattenersi. Iniziò a ridere. Per diversi secondi restò così, in piedi, senza guardarlo in faccia, ridacchiando, immaginando la sua espressione e ridendo ancora più forte.
Appena poté respirare di nuovo, si avvicinò al lui e spense il gas, restando il più lontano possibile dall’acqua che bolliva pericolosamente vicino al bordo. Poi tornò a guardare Sherlock attraverso le lenti degli occhialini e per poco non ricominciò a ridere. Aveva un’espressione quasi scioccata.
   “Perché gli occhiali..?” chiese anche se poteva immaginare la risposta.
Una pausa.   
   “La…cipolla. Mi lacrimavano gli occhi e li ho coperti.”
John ridacchiò di nuovo, più dolcemente, e appoggiò le spezie sul ripiano alla sua sinistra.
   “Hai fatto un buon lavoro,” disse, sorridendo. “Aspetta, faccio io.”
 
 
 

~*~

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: flozz