Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Phoenix3    14/05/2013    9 recensioni
Goku vuole partire per lo spazio e chiede a Vegeta di andare con lui. A dieci anni dalla minaccia di Majin Bu, come risponderà il principe?
Due saiyan a confronto, due alieni ospiti sul pianeta che ha cambiato i loro destini.
E una Bulma sempre tenace, che ora vuole sapere.
--
Affrontare avversari e sconfiggerli.
Questa era la vita di Son Goku, questo era quello che lui desiderava.
Questo fu ciò che propose a Vegeta, in quella sera di gelido inverno che non poté comunque impedirgli di avvertire il calore del loro sangue.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! ^_^

Eccomi qui con una nuova storia, questa volta un po' più introspettiva del solito.
Inizio dicendo che è una one shot a cui tengo molto, perché ha un duplice scopo: da una parte rappresenta un sano confronto tra i personaggi di Goku e Vegeta (e con "sano" intendo che ho cercato di non screditare nessuno dei due, perché non è mia intenzione parlare male dell'uno o dell'altro ma solo far vedere in cosa si assomigliano e in cosa sono diversi); dall'altra vuole essere una Vegeta/Bulma vista attraverso gli occhi di chi a mio avviso più di ogni altro può capirli, ovvero il loro "fratello" non biologico ma che nelle varie avventure ha spesso occupato la mente di entrambi. :)

Questa è, in definitiva, la mia visione personale di tre personaggi che hanno fatto la storia di Dragon Ball e che in vari periodi della mia vita mi sono ritrovata ad adorare. ^_^

Buona lettura!

 



Sulla via delle stelle

 
 

Inverno.
La Città dell’Ovest gelava sotto zero, mentre per il giorno seguente era prevista neve.
Son Goku avanzò sull’erba, pensando a quanto quel clima fosse diverso rispetto ai luoghi del sud dove pochi mesi prima si era recato ad allenare Ub, ma il suo fisico non risentì del cambiamento. Lui era un saiyan, non aveva bisogno di una giacca per camminare nel giardino della Capsule Corporation, neanche con il vento del nord che soffiava tra le fronde.
Sollevò lo sguardo sul cielo notturno, sulle stelle luminose che ospitavano pianeti abitati da chissà quali forti creature, e sorrise, pregustando il momento in cui lui e il suo allievo avrebbero viaggiato per quel mondo inesplorato.
Si bloccò di fianco a un albero, dove una figura seduta scrutava a sua volta la notte ai piedi della corteccia.
E si ritrovò di nuovo a sorridere, quando i suoi occhi colsero in quelli dell’altro i suoi stessi sentimenti verso l’universo più lontano.
«Sai perché sono qui, vero?» gli domandò, la mano che si grattava la folta chioma a palma.
«Non è difficile intuirlo, Kakaroth.» L’uomo mantenne lo sguardo sul cielo. «Le tue visite non sono certo di cortesia.»
«Eh già, Bulma mi ha sgridato per questo» ammise Goku, e si lasciò andare a una lieve risata, mentre una raffica gelida scompigliava i capelli di entrambi. «Comunque ha accettato lo stesso di costruirmi la navicella, ha detto che sarà pronta in tre giorni. Sarà dotata anche di un una stanza gravitazionale per gli allenamenti durante il viaggio. Io e Ub non vediamo l’ora di partire, Vegeta!»
Il principe incrociò le braccia. «E perché mai? Pensi di trovare qualcosa di interessante in giro per lo spazio?»
«Non lo so, ma lo spero» disse Goku, gli occhi luminosi. «Ub ha bisogno di affrontare vari tipi di avversari, ma non essendo morto non posso portarlo nell’aldilà. Sulla Terra oltre ai terrestri l’ho già fatto combattere contro Piccolo, mentre non è ancora pronto per affrontare Bu. Forse questo viaggio non gli servirà a potenziarsi, ma di sicuro imparerà moltissime cose.»
Vegeta inarcò un sopracciglio. «Finché ci sarai tu a fargli da maestro, è ovvio che il suo livello aumenterà.»
«In effetti è vero.»
Goku fece un passo avanti, poi si sedette sull’erba al fianco dell’amico-rivale. E gli sembrò che il tempo non fosse mai trascorso, come se si trovassero ancora sul pianeta dei Kaiohshin poco dopo la sconfitta del mostro rosa, stremati dalla lotta ma allo stesso tempo entusiasti di aver combattuto contro un avversario tanto potente. Perché il sangue saiyan non li avrebbe mai abbandonati, neanche durante il riposo, neanche dopo dieci anni di pace con una famiglia terrestre.
«Vieni con noi, Vegeta.» 
Gli uscì quasi senza pensare, come molte delle proposte che gli venivano in mente in sua compagnia. Si sentiva legato a lui da un affetto fraterno, rafforzato dalla consapevolezza di essere l’unico a poter capire i lati meno umani del suo essere. Solo loro due, in tutto l’universo, erano in grado di comprendere l’istinto che ogni giorno li spingeva ad allenarsi, a combattere, a ricercare i propri limiti per superarli ogni volta.
Affrontare avversari e sconfiggerli.
Questa era la vita di Son Goku, questo era quello che lui desiderava.
Questo fu ciò che propose a Vegeta, in quella sera di gelido inverno che non poté comunque impedirgli di avvertire il calore del loro sangue.
«Perché dovrei?» Il principe abbassò lo sguardo dal cielo, ruotando le iridi su di lui. «Non mi interessa affatto allenare quel moccioso.»
Goku gli sorrise. «Non preoccuparti, a quello ci penserò io» disse, il tono tranquillo. «Tu potrai fare quello che desideri: usare la Gravity Room, affrontare avversari forti se ce ne saranno, aiutarci a proteggere le popolazioni più deboli, allenarti con noi, combattere contro di me o contro Ub. Non avrai nessun limite, in fondo è un viaggio fatto per divertirci.»
Vegeta distolse lo sguardo. «E per quale motivo stai invitando proprio me?» domandò. «Tu non me la racconti giusta: so benissimo che c’è qualcosa sotto.»
Goku sussultò, poi iniziò a ridere in modo forzato. «Beh, in effetti immaginavo che l’avresti capito» disse. «È stata una decisione che ho preso in questo momento, lo ammetto, e non so se Ub ne sarà contento. Comunque credo di sì, non dovrebbe avere problemi.»
«Non mi interessa quello che pensa il moccioso. Dimmi perché mi hai fatto questa proposta.»
Goku si grattò la nuca. «Ecco, insomma, l’ho fatto per te. Ti ho visto qui da solo, mentre guardavi le stelle, e ho capito quello che provavi. Ti manca il periodo in cui viaggiavi per lo spazio, vero? So che adesso non ti interessa più uccidere e conquistare pianeti, però capisco la tua voglia di avventura.»
Sul volto del principe si delineò un lieve sorriso. «Maledetto Kakaroth» mormorò. «Non ti si può nascondere proprio niente, eh?»
«Già» ammise Goku, e la sua mente viaggiò indietro nel tempo, quando lui, comprendendo i reali sentimenti dell’eterno rivale, era riuscito a fargli interrompere il loro scontro dopo il risveglio di Majin Bu.
«E va bene» disse Vegeta. «È vero, stavo pensando al passato. E pensavo anche che mi piacerebbe incontrare avversari forti e combattere contro di loro.»
«Quindi verrai?»
Il principe non rispose. «Quanto intenderesti star via?»
«Beh, non saprei» disse. «Ho promesso a Chichi di tornare abbastanza presto, quindi direi non più di tre anni.»
Il sopracciglio di Vegeta vibrò. «E qual è il minimo?»
«Non lo so, più o meno un anno.» Goku si portò una mano al mento. «Se usassimo il teletrasporto potremmo metterci meno, ma in questo modo non potremmo raggiungere i pianeti disabitati, che a mio avviso potrebbero esserci molto utili per allenarci.»
«Non importa.» Il principe si staccò dalla corteccia, poi si tirò in piedi.
«Allora?» domandò Goku.
Vegeta avanzò di un passo. «Non verrò.»
Una risposta lapidaria, che lo trafisse come un makankosappo di Piccolo.
«Eh?»
Il saiyan d’élite si incamminò verso l’edificio, dando le spalle all’amico-rivale.
«Aspetta, Vegeta!» esclamò Goku, e lo inseguì. «Perché?»
L’altro si bloccò, ruotando il capo verso di lui. «Ti interessa davvero saperlo?»
«Beh, sì» farfugliò il guerriero dai capelli a palma. «Insomma, per me non è un problema se non ci sei, solo che non capisco. Ecco, se è per la cucina non devi preoccuparti, Bulma mi ha detto che ci darà alcuni dei suoi robot domestici, per cui potrai mangiare le stesse cose che mangi qui. Anche la stanza gravitazionale sarà quasi uguale, quindi avrai tutte le comidità di casa! Allora, che ne pensi?»
Vegeta ricominciò a camminare, seguito a ruota dall’altro saiyan. «Sai, Kakaroth, credo che sia proprio questo il tuo problema.»
«Eh?» Goku continuò ad avanzare, il sopracciglio inarcato.
Il principe si bloccò davanti a una porta secondaria, poi iniziò a sghignazzare. «È davvero assurdo. Tu hai voluto questa situazione per me, eppure tu stesso ora non la comprendi. Chi è più saiyan tra noi due adesso?»
Goku incrociò le braccia. «Chi è più saiyan? In che senso?»
«Non sai quante volte ho desiderato che tu non mi avessi salvato la vita, Kakaroth, solo per non dovermi ritrovare su questo dannato pianeta.» Si bloccò, allungando la mano verso l’interruttore. La porta scorrevole si aprì. «Tu mi hai voluto qui. Mi hai voluto contagiare con i tuoi stupidi sentimenti umani, insegnandomi a combattere per valori diversi dall’orgoglio. Ma io non sono diventato come te. Non potrò mai diventarlo, perché anche se siamo entrambi saiyan non saremo mai la stessa persona. Noi siamo uguali e opposti allo stesso tempo, capisci? Detesto doverlo ammettere, Kakaroth, ma ciò che tu mi hai insegnato io l’ho appreso davvero. E l’ho appreso forse meglio di te.»
Goku sbatté le palpebre, osservando l’amico oltrepassare la soglia. «Che cosa significa?» gli chiese. «Non capisco.»
Vegeta si voltò verso di lui, i piedi all’interno della Capsule Corporation. La porta aperta li divideva. «Tsk. Non chiedere a uno come me di risponderti. Non ne sono capace» disse, e fece chiudere l’uscio di scatto.
«Un attimo, Vegeta!» Goku bussò alla porta, poi provò a sua volta a premere il pulsante.
Niente.
Imprecò, pensando che il tasto fosse in grado di riconoscere solo le impronte digitali di chi abitava l’edificio, poi fece un passo indietro.
Una voce acuta nel giardino attirò la sua attenzione.
Si voltò, notando una bambina lontana che correva sull’erba con un palloncino in mano.
Sorrise.
«Aspetta, Bra!» esclamò una voce vicino a lei, e un ragazzo dai capelli lilla la inseguì con passo deciso. «Oggi fa troppo freddo, ti prenderai l’influenza.»
«Ma io voglio andare da papà» rispose la piccola.
«Papà non è qui» rispose l’altro, e la prese per mano. «Sento la sua aura in casa.»
Goku vide la bambina sorridere, mentre il fratello la trascinava verso l’interno dell’edificio.
«Lo sai che domani mi porta al parco?» disse Bra. «Me l’ha promesso.»
«Davvero? Non ti ci ha portato anche la settimana scorsa?» chiese Trunks.
«Sì, ma domani regalano i palloncini a forma di cuore!» esclamò la bambina. «Dovevo andarci con la mamma, ma non può più perché deve costruire la navicella per i suoi amici.»
Goku si allontanò, le mani gelate nelle tasche dei pantaloni.
«Ma guarda che sorella fortunata che mi ritrovo! Pensa che io invece devo allenarmi. Insomma, papà con te va al parco e con me ci combatte! Non è giusto!»
Goku sollevò lo sguardo, le iridi puntate sulle stelle. E pensò che quella, in fondo, era una bella serata.
 

***

 
Vide Bulma armeggiare con un cacciavite, mentre lui si recava sorridente all’interno del laboratorio.
«Tutto a posto?» le domandò, costringendola a distogliere lo sguardo dalla navicella in costruzione.
«Sì, Goku, tranquillo» rispose lei, e si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore. «Tu e Ub avete dormito bene stanotte? Mi dispiace avervi dato due stanze lontane dalle nostre, ma le altre erano da pulire.»
Il saiyan fece un passo avanti. «Non preoccuparti, siamo stati benissimo.»
La scienziata si chinò su un tavolo, studiando l’ampio foglio con il progetto.
Goku si affiancò a lei. «Ieri ho chiesto a Vegeta di venire con noi.»
Il corpo di Bulma si irrigidì. «E lui?» domandò, gli occhi fissi sul disegno. «Cos’ha detto?»
L’amico le lanciò un’occhiata di sbieco. Non era abituato a vederla cedere così, se non in quelli che riteneva pericoli reali. «Ha rifiutato» rispose quindi, e incrociò le braccia. «Sembra che non voglia andare via da qui.»
La donna sorrise, e i suoi muscoli si rilassarono. «Lo trovi così strano?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Beh, no, so quanto è legato a voi. Però non capisco: io l’ho visto osservare le stelle, e ho capito che gli piacerebbe davvero compiere un viaggio come questo. In fondo voi qui siete al sicuro, e se ci fosse qualche problema potremmo sempre raggiungervi con il teletrasporto. Insomma, anche se lui starà via qualche anno, potrà sempre tornare da voi.»
«Ti sbagli.»
Goku sbatté le palpebre. «Eh?»
Bulma si sollevò dal tavolo, e gli toccò un braccio in modo fraterno. «Forse tu non l’hai mai capito, ma sei molto fortunato ad avere una moglie come Chichi. Io non sono così, Goku.»
«In che senso?»
La donna tolse la mano, gli occhi abbassati. Sul suo volto si disegnò un sorriso amaro. «Ricordi quando ci siamo conosciuti? Io avrei fatto di tutto per le sfere del drago, e ammetto di averti sfruttato fin troppo per raggiungere i miei scopi. Pensi che una persona come me potrebbe mai farsi sfruttare a sua volta da qualcuno?» Sollevò lo sguardo deciso, incrociando gli occhi con quelli dell’amico. «Io sono una persona gentile e ospitale, è vero, ma nessuno può approfittarsi di questo quando gli pare e piace. Vegeta lo sa.»
«Quindi sei tu che non lo lasci andare?» domandò Goku. «E lui ubbidisce?»
Bulma scosse la testa. «Lui non ubbidisce: lui cerca di comprendere. Non è normale che un uomo se ne vada per anni, Goku. Forse lo è per Chichi, ma non per una donna di città come me. Quando un marito se ne va di casa di solito è per sempre. Non può pretendere di tornare e di essere riaccolto come se niente fosse. Io ho già perdonato molte cose a Vegeta.» Si voltò, puntando le pupille nel pavimento vuoto. «Non potrei perdonargli anche questo.»
Goku si portò una mano al mento. «Ho capito» disse, e iniziò a riflettere. «È un problema, allora.»
«Un problema?»
«Sì.» Il saiyan si grattò la chioma a palma. «Insomma, lui vuole veramente tornare a viaggiare per l’universo, glielo si legge negli occhi. Ma se deve scegliere tra quello e voi non si deciderà mai a partire.»
Bulma tornò a fissarlo con i grandi occhi azzurri. «Non sempre nella vita si può avere tutto, Goku.»
 

***

 
Osservava il soffitto buio, steso supino sul letto.
La Capsule Corporation era sempre stata accogliente, e anche quella notte lui e Ub avrebbero dormito in due stanze per gli ospiti.
Si voltò verso la finestra, lasciandosi cullare sulla via delle stelle. Le avrebbe raggiunte presto, pensò, pronto ad affrontare nuove sfide. E la sua ultima sfida sarebbe stata proprio il suo allievo, la reincarnazione del suo desiderio di rivincita.
“Detesto doverlo ammettere, Kakaroth, ma ciò che tu mi hai insegnato io l’ho appreso davvero. E l’ho appreso forse meglio di te.”
Si sollevò a sedere, gli occhi ancora persi nel cielo invernale.
Non era vero. Goku sapeva di essere sempre stato in grado di amare gli altri, dal defunto nonno Gohan alla piccola Pan. Sapeva amarli e proteggerli a costo della sua stessa vita. Non era la sua presenza fisica a garantire ciò che provava, perché lui li avrebbe amati pur essendo lontano da loro, e loro avrebbero sempre amato lui.
“Sei molto fortunato ad avere una moglie come Chichi. Io non sono così.”
Sorrise. Forse sì, era fortuna. Chichi l’aveva capito, anche se in apparenza non lo dava a vedere. Aveva accettato la sua vera natura, senza ingabbiarlo tra le mura di un edificio. Perché anche se lui si era sempre sentito terrestre, non avrebbe mai potuto cancellare le proprie origini.
Si sollevò dal letto, sentendo lo stomaco brontolare. Bulma forse si sarebbe arrabbiata se le avesse svuotato il frigo di nascosto, ma d’altra parte svegliarla di notte per farla cucinare sarebbe stato peggio.
Azzerò la propria aura, per non disturbare il sonno dei guerrieri sempre pronti a cogliere possibili minacce, e si avviò nella semioscurità in direzione della cucina.
Una luce attirò la sua attenzione. Nella stanza c’era qualcuno.
«Perché ti sei allenato fino a quest’ora?»
Quella voce cristallina gli giunse alle orecchie. Goku si appostò al muro del corridoio, dando le spalle alla cucina.
Accidenti, pensò, se scopre che sono venuto qui per mangiare si arrabbierà!
«Bada agli affari tuoi.»
L’altra voce, più profonda, arrivò qualche istante dopo. Goku sentì il rumore di una lattina che veniva schiacciata.
«Sei nervoso, Vegeta. Pensi che non me ne sia accorta?»
«Ti ho già detto di non impicciarti. Che diamine sei venuta a fare qui?»
Goku avvertì uno sbuffo da parte della donna. «Non riuscivo a dormire, così ho pensato di prendermi da bere. Questa è casa mia, fino a prova contraria.»
L’altro emise un grugnito.
Goku allungò il collo per osservare oltre la porta socchiusa. Vegeta era appoggiato al muro, una lattina di birra tra le mani, mentre Bulma fissava il pavimento di fronte a lui.
«Senti, ho capito qual è il problema» disse la scienziata. «Se vuoi partire con Goku, puoi farlo.»
Il sopracciglio di Vegeta vibrò un istante. «Che diamine stai dicendo adesso?»
Lei si morse il labbro. «Lui me l’ha detto. Mi ha detto che ti ha chiesto di andare e che tu hai rifiutato.»
Il principe distolse lo sguardo. «Tsk. Quell’idiota non sa mai quando è ora di stare zitti.»
«Vegeta…» Bulma allungò una mano sulla sua guancia. «Non devi sentirti imprigionato qui. Se desideri così tanto partire, non hai nessuna catena. Io non ti fermerò.»
Lui gettò la lattina nel cestino. «Imprigionato, io? Che assurdità. So benissimo di potermene andare quando voglio, non siete certo tu e i tuoi stupidi discorsi a trattenermi. Il fatto è che non ho niente da fare in giro per l’universo, dato che i guerrieri più forti sono tutti su questo pianeta.»
«Ma ci hai già combattuto» disse Bulma, e Goku la sentì deglutire. «In giro per lo spazio invece troveresti molte altre avventure ad attenderti, e so che la cosa ti diverterebbe molto.»
«Hai ragione.» Vegeta sollevò il braccio e afferrò quello della moglie, facendola staccare dal suo viso. Le sue labbra si incurvarono in un ghigno. «Potrei anche decidere di andare, in effetti. In fondo sono un saiyan.»
Lei sostenne il suo sguardo. «Segui la tua strada, se è questo che vuoi. L’importante è che tu non dia per scontato che la mia vita giri intorno alla tua, e così quella dei nostri figli.»
«Tsk, questo lo so benissimo. Scommetto che se tornassi dopo tre anni Bra non si ricorderebbe nemmeno chi sono, e Trunks non vorrebbe più vedermi.»
«Non credo proprio» disse la donna. «In fondo Gohan e Goten non hanno mai portato rancore al loro padre per le sue assenze. Non devi preoccuparti di questo.»
«Guarda che non sono affatto preoccupato!» sbottò lui, stringendo i pugni. «Non mi importa di quello che pensano!»
«E invece sì.»
«Beh, non è per quello che rimango» disse lui. «Qui sto bene, è vero, e negli anni ho imparato perfino a sopportare la vostra stupida compagnia. Ma non è per questo che resto, mettitelo bene in testa.»
Bulma sbatté le palpebre.
Goku tornò ad appiattirsi al muro.
Ma allora, perché?
«Non capisco, Vegeta. Se il motivo principale per cui resti non è il nostro affetto, che cosa ti spinge a non andare via? Potresti continuare a volerci bene anche da lontano, no? Goku ha sempre fatto così.»
«Kakaroth è diverso da me.»
Il saiyan al muro spalancò gli occhi.
“Non saremo mai la stessa persona.”
Bulma scoppiò a ridere. «Ora ho capito: quello di cui non puoi fare a meno è questo!»
«Questo cosa
Goku non sentì alcuna risposta, così decise di tornare a sporgersi oltre la porta.
Arrossì, e si scostò di scatto per l’imbarazzo. Bulma lo stava baciando.
Il suo udito fino avvertì il rumore delle dita di entrambi muoversi sulla stoffa, poi quello della donna che veniva spinta sul tavolo.
Goku fece per andarsene, sentendosi decisamente di troppo, ma la voce del principe lo attirò di nuovo.
«No, Bulma» stava dicendo. «Anche di questo potrei farne a meno.»
«Davvero?» mormorò lei.
«Sì, ma adesso non provare a staccarti.»
La risata della donna risuonò per la cucina. «Ma allora c’è un motivo ancora più importante? Più importante dell’amore che ricevi da me, Trunks e Bra?»
«Basta parlare.»
Goku fece un nuovo passo per allontanarsi dalla stanza, ma questa volta fu Bulma a farlo fermare inconsapevolmente.
«Eh no, ora me lo dici» mormorò.
«Non dire assurdità. Non puoi saltarmi addosso e poi pretendere di continuare a blaterare come se niente fosse.»
«Ma io ti ho baciato solo per capire, uffa!»
«Non ti credo, e comunque non mi interessa.»
«Beh, se non me lo dici non mi lascio più toccare.»
«Sono un saiyan, posso prenderti con la forza.»
«Provaci se ne hai il coraggio.»
Bulma lanciò un grido di terrore. Goku sussultò. È in pericolo!
«Razza di idiota!» sentì urlare la donna. «Hai idea di quanto mi è costato questo vestito?!»
Goku tirò un sospiro di sollievo, dandosi dello stupido. Era ovvio che non ci fosse motivo di preoccuparsi, ma sentire l’amica disperarsi in quel modo gli aveva fatto perdere lucidità.
«Lo vedi qual è il tuo problema, Bulma?»
Il saiyan dai capelli a palma tese le orecchie.
«Voi siete tutti dei rammolliti. Chiunque potrebbe uccidervi con uno schiocco di dita.»
«Non è vero» rispose la donna. «Bra è molto forte, non sai a quante bambole ha staccato la testa per sbaglio!»
«Sì, ma è ancora piccola per imparare a combattere. Forse potrebbe riuscire a stendere un ladro che ti ruba la borsetta, ma se vi attaccasse un vero nemico verreste fatte fuori in un batter d’occhio.»
«C’è sempre Trunks.»
Il saiyan nascosto inarcò un sopracciglio.
Dalla cucina risuonò una risata malefica. «Trunks? Accidenti a quello smidollato, non sono nemmeno sicuro che potrebbe battere uno come Cell!»
«Beh, in tal caso ci saresti tu.»
Goku si irrigidì.
“Tu mi hai voluto qui.”
Ma allora…?
“Mi hai voluto contagiare con i tuoi stupidi sentimenti umani, insegnandomi a combattere per valori diversi dall’orgoglio.”
Puntò gli occhi in avanti, persi in un punto casuale del corridoio.
«Ora ho capito!» La voce cristallina gli arrivò alle orecchie entusiasta. «Allora è questo che ti spinge a restare qui più dell’affetto che ricevi da noi. Tu vuoi proteggerci. Vuoi essere sempre pronto a difenderci dai pericoli.»
«Dannazione, vuoi piantarla di blaterare? Quand’è che ti deciderai a chiudere quella bocca?»
Goku sorrise.
“In fondo voi qui siete al sicuro, e se ci fosse qualche problema potremmo sempre raggiungervi con il teletrasporto.”
Si era sbagliato.
Nessun nemico più forte di Trunks avrebbe permesso loro di arrivare in tempo per salvarli.
Bisognava essere già qui, allenarsi tutti i giorni per farsi trovare preparati a qualunque minaccia.
Perché un saiyan ama la lotta, e talvolta la lotta può diventare la sua poesia d’amore.
«Ho capito anche perché dici che tu e Goku siete diversi» disse Bulma. «Lui è troppo buono, vuole sempre difendere tutti, per cui dà meno importanza al posto in cui si trova. Se sta sulla Terra non potrà salvare chi è in pericolo su altri pianeti, mentre se va su altri pianeti potrebbe non riuscire a salvare la Terra.»
«Ora mi sono davvero stancato.»
La donna gridò di nuovo. «Ehi, aspetta! Dove mi stai portando?!»
Goku si irrigidì. Si stavano spostando nel suo stesso corridoio?
«Sul divano» rispose Vegeta.
Il saiyan in ascolto tirò un lungo sospiro di sollievo. Il soggiorno era annesso alla cucina.
«E non provare a parlare ancora di Kakaroth e del suo maledetto viaggio, che ne ho avuto davvero abbastanza!»
Bulma rise. «Giuro che non dirò più una parola.»
Goku si allontanò a passo spedito, lo stomaco ancora brontolante. Sbuffò. A quanto pare per quella notte avrebbe dovuto rinunciare allo spuntino.
Percorse i corridoi che portavano verso le camere, illuminati dalla sola luce delle stelle d’inverno.
Aprì la porta della stanza di Ub, assicurandosi che stesse dormendo. Il bambino era steso supino sul letto, le gambe e le braccia allargate per tutto il materasso. Il riscaldamento era al massimo, permettendogli di riposare senza coperte pesanti anche in quella notte gelida.
Goku sorrise, fantasticando sul giorno in cui quel piccolo guerriero gli avrebbe mostrato tutta la sua potenza. Sul giorno in cui, finalmente, avrebbe combattuto contro un avversario fortissimo.
“Chi è più saiyan tra noi due adesso?”
Chiuse la porta, dirigendosi verso la propria camera.
Nessuno dei due. Il nostro amore per la lotta è uguale, e niente potrà mai cancellarlo.
Raggiunse l’uscio, bloccandosi di fronte a esso.
È il nostro amore per gli altri a renderci diversi, a portare te in questa casa e me sulla via delle stelle.
Entrò nella stanza, raggiungendo il proprio letto.
Forse, in fondo, era giusto così.
 

 

FINE

 

---

Per altre mie storie con Vegeta e Bulma o con Goku visitate il mio profilo. ^_^ Gradisco sempre molto le recensioni, anche a distanza di tempo. :D
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Phoenix3