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Autore: Leopoldo    14/05/2013    2 recensioni
Raccolta di one-shot a tema vario (Au, crossover, what if, future fic, etc) e a vario rating, tutte incentrate su Quinn e Puck.
Capitolo 1: Mi concede questo ballo? (what if, tema Prom with Beth, fine terza stagione, verde).
Capitolo 2: Los Angeles è il posto giusto (futurfic, angst, verde).
Capitolo 3: Super Mario? Sei serio?! (missing moments, tema Mario Hospital, post 3x14, verde)
Capitolo 4: Protego (crossover, Harry Potter AU, Gryffindor!Puck, Beauxbatons!Quinn, verde)
Capitolo 5: Foto ricordo (futur fic, missing moments, what if, verde)
Puck fa visita a Beth poco prima del giorno di Natale. Mentre aiuta sua figlia con le pulizie della soffitta, una foto fa capolino da una pila di cianfrusaglie e creerà scompiglio. Per quale motivo? Cosa raffigura? E l'intervento di Quinn in videochiamata, cosa determinerà?
Una foto non è un fermo immagine di una vita lontana, ma l'incipit da cui riesumare ricordi ormai dimenticati.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi: Noah Puckerman, Quinn Fabray, Beth (menzionata), un po’ tutti (brevissime apparizioni).
Note: what if, ambientato alla fine della terza stagione di Glee.
Rating: verde.
Genere: fluff, (appena appena) introspettivo, (credo anche leggermente) slice of life.
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di qualcuno che li odia Ryan Murphy e della Fox (credo); questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per dare un po' di spazio ad una coppia mai approfondita. 

 

"Mi concede questo ballo?"

 

 

“Ho detto di no” sbotta Quinn Fabray, richiudendo con forza l’anta del suo armadietto. Un clang piuttosto secco che, complice il silenzio del corridoio, sembra ancora più potente. “Per quel che mi riguarda il discorso è ampiamente chiuso”

 

Noah Puckerman, appoggiato con la schiena sull’armadietto proprio di fianco a quella della bionda, sbuffa sonoramente, stringendosi nelle proprie spalle.

Vistosi recapitare l’ennesimo rifiuto, decide di contare mentalmente fino a dieci per riprendere il controllo sui propri nervi, un trucco piuttosto semplice che, però, gli ha già permesso molte volte di finire a dormire sul divano.

“Io capisco che tu non voglia andarci, baby” le fa, inseguendola. “Solo … spiegami almeno il perché”

 

Quinn digrigna i denti, anche lei sforzandosi di mantenere i nervi saldi. È stanca di sentirsi ripetere la stessa domanda da mesi ormai, almeno quanto lo è di rispondergli, seppur a malincuore, con un deciso no.

“Non me la sento, ok? Sarei a disagio, penserei a tutto fuorché a quello stupido Prom e rovinerei la serata a te e agli altri”

 

L’ex giocatore dei Titans afferra la mano intorno alle spalle della biondina, obbligandola a fermarsi nel bel mezzo del corridoio.

“Ascoltami un secondo” le mormora, sornione, facendo appena leva sulla presa per avvicinarla a sé e stringersela al petto.

 

“Guarda che … facciamo tardi a lezione” tenta di fare resistenza lei, molto poca a dire il vero visto quanto ci mette a trasformare il suo broncio in un sorriso. Quanto si mette d’impegno e la fissa in questo modo, con quel onnipresente desiderio e quella venerazione che ha conosciuto negli ultimi anni, Quinn fatica a mantenere connessi i propri neuroni.

 

“Oh, sì, faremo tardi alle prove del Glee per le canzoni da portare al Prom a cui nemmeno parteciperemo” ridacchia lui, alzando suggestivamente le sopracciglia. “Puoi fare di meglio, Q”

 

La biondina sospira, rassegnandosi. “E va bene, testone. Ne abbiamo parlato mille volte negli ultimi mesi ma … avanti, dimmi pure”

 

“Ok, senti questo piano geniale” gongola, evidentemente entusiasta dell’idea partorita dalla propria mente. “Non diciamo a nessuno che andiamo, così possiamo sempre rinunciare all’ultimo e rimanere a casa. Poi, solo se abbiamo voglia, andiamo un’oretta, giusto per ballare il lento e per fare la foto ricordo” spiega, scrutando il volto di Quinn per osservarne eventuali smorfie schifate. “È pur sempre il nostro ultimo anno

 

“Il nostro ultimo anno” ripete stancamente Quinn, lasciandosi andare un sospiro affranto. Chiude gli occhi nocciola, perdendosi nei suoi pensieri e a quanto veloce il tempo sia passato. “A me piacerebbe anche andarci, lo sai. Però …” riapre le palpebre, cercando di incrociare lo sguardo del ragazzo “… tra vestito, smoking e tutte le cose che saremmo costretti a comprare spenderemmo un patrimonio”

 

“Oh” mormora il ragazzo, intuendo la piega che sta prendendo il discorso. “Se è per questo abbiamo da parte dei risparmi”

 

“Risparmi che ci serviranno dopo il diploma” gli ricorda Quinn, più dura di quanto sia necessario, tanto da mordersi il labbro non appena sente Noah togliere le braccia dalla sua schiena facendole mancare l’appoggio. Può sembrare stupido ma, la sola perdita di questo semplice contatto, la fa sentire un po’ più malinconica per la situazione.

 

“Non trattarmi come un idiota” grugnisce, visibilmente irritato, ficcando le mani nella tasca dei jeans. “So che abbiamo delle spese alte da affrontare, lo so bene quanto te. Non moriremo di fame se affittiamo due vestiti”

 

Sembrerebbe un litigio tra un coppia di coniugi sulle bollette e su come arrivare a fine mese più che una discussione tra due ‘poco più che adolescenti’ alle prese con il ballo di fine anno.

In un certo senso, però, un po’ sposati Quinn e Puck lo sono visto che hanno passato gli ultimi due anni a condividere una stanza di casa Fabray, un letto e, cosa più importante, le loro vite.

 

“Noah” lo richiama, pentita, indecisa se allungare la mano verso il ragazzo o meno. “Non volevo … ecco … fare la stronza”

 

Puck solleva le spalle, il grugno di quanto è arrabbiato ben impresso sul volto.  

 

“Scusa, è che sono sotto pressione” mormora, sinceramente dispiaciuta, decidendo finalmente di allungare la mano per accarezzandogli il braccio. “È che questa storia del college e di trasferirsi a Columbus … non so, sono in ansia e anche solo nominarla mi … insomma, scusami”

 

“Siamo tutti sotto pressione” le ricorda lui, ancora scocciato. “Stiamo parlando di trasferirci in un’altra città, gestire una casa da soli, senza contare Beth” sospira, grattandosi il collo in un gesto nervoso. “Ci sei dentro tu come lo sono io”

 

“Mi dispiace” sussurra ancora, sporgendo appena il labbro inferiore e abbassando il capo. Se Brittany le ha insegnato bene, considerando che sotto certi aspetti Puck e Santana si somigliano …

 

“Ehi, n-non fa niente, ok?” le fa immediatamente lui, alzandole il mento con una mano per mostrargli il suo sorriso. “Non ha senso continuare ad insistere, mi sembra chiaro” aggiunge, visibilmente dispiaciuto. “Se la mia baby non si sente di andare al Prom, vorrà dire che rimarremo a casa”

 

Un po’ si sente in colpa, sia per il bieco trucchetto che per il non andare al ballo di fine anno. Si alza sulle punte dei piedi per incrociare le labbra di Noah con le proprie e appoggia la mano sulla sua nuca per tirarlo più vicino, staccandosi poi per scivolare tra le sue braccia sicure.

Mentre si gode il momento, però, non può fare a meno di sentirsi anche un po’ sollevata.

È vero che il suo sogno di diventare reginetta del ballo è terminato più o meno due anni fa ma si conosce troppo bene per non sapere che, in ogni caso, una parte di lei continuerà a sentirsi inadatta e a soffrire se, andando al Prom, qualcun'altra indosserà la corona al posto suo.

Non è il motivo principale della sua ansia per il ballo, è vero, di certo però ha la sua notevole importanza.

Tanto è piuttosto sicura –o, per meglio dire, se ne sta convincendo da mesi– che il Prom sarà una di quelle cose che, ripensando a ciò che ha rinunciato e a ciò che ha scelto di tenere, finirà nel dimenticatoio.

 

“Andiamo a salutare gli altri e poi a casa?”

 

La voce di Puck la riscuote dal turbinio dei suoi pensieri. Annuisce, porgendo la mano al ragazzo che l’afferra subito, quasi non stesse aspettando altro.

La trasformazione da Pucksauro a ragazzo ‘ogni tanto, quando gli va, semiquasi’ perfetto, discretamente dolce e piuttosto premuroso, è stata talmente repentina che nessuno è riuscito a crederci nei primi tempi.

Forse è stato merito di Quinn, forse di Beth, o forse Puck aveva solo bisogno di qualcuno che gli desse un po’ di fiducia e di amore, quello vero, non quello meramente fisico che ha avuto di sperimentare fino a … beh, prima di lei.

 

Quinn non saprebbe dare una risposta, perciò si limita a godersi il suo ragazzo e quella meravigliosa creatura che l’aspetta a casa. Beth.

 

--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--

 

Quando suo padre l’aveva sbattuta fuori di casa e si era ritrovata senza sapere cosa fare e dove andare, la sua fede aveva vacillato. E non si parla solo di fede religiosa, perché Quinn aveva soprattutto perso fiducia nelle persone, nel futuro e, soprattutto, in sé stessa.

 

A distanza di due anni e diversi mesi da quel giorno, però, tutto è diverso.

Senza le persone che la circondano, senza una forte speranza in un futuro per sé e per la sua famiglia e senza una rinnovata fiducia in sé stessa, Quinn Fabray non avrebbe ottenuto tutto quello che ha ora.

Se sua madre non si fosse presentata da lei in lacrime proprio pochi attimi della rottura delle acque offrendole la possibilità di tenere la bimba, se suo padre non avesse tradito sua moglie con un’altra donna, se Puck non fosse stato incredibile con lei durante tutta la gravidanza e non le avesse detto per la prima volta di amarla proprio in quel momento, e … e se Beth non l’avesse trafitta al cuore nell’esatto istante in cui l’infermiera gliela aveva messa in braccio, ora starebbe vivendo una vita completamente diversa.

E Quinn non ha nessuna vergogna ad ammettere che il modo in cui tutti questi ‘se’ si sono incatenati insieme le ha fatto riacquistare anche la fede in Dio, oltre che in tutto il resto. 

 

Pensa spesso a cosa ne sarebbe stato di lei in altre circostanze, ovvero senza l’aiuto o l’appoggio di nessuno. Sarebbe stata così sciocca da pensare di poter crescere sua figlia completamente da sola, da liceale senza lavoro e senza casa, o sarebbe riuscita ad essere abbastanza forte da lasciare andare Beth ad una vita probabilmente migliore con una famiglia vera?

Ogni volta non riesce a trovare una risposta. Preferisce prendere sua figlia, tenerla in braccio, cullarla o semplicemente guardarla dormire.

 

Oggi, però, mentre si rigira tra le lenzuola sottili del suo letto, i suoi pensieri sono concentrati su qualcos’altro: Puck.

Controlla l’ora sulla sveglia, cercando di fare due calcoli. Sono le 23.46, quindi non dovrebbe tardare ancora molto.

Già, perché ora Noah, il suo uomo, lavora. Come cameriere in un locale piuttosto nuovo nella zona nuova di Lima, certo, ma guadagna molto di più di quanto non facesse quando lavava piscine.

Aveva iniziato di sua spontanea iniziativa quando Quinn si era trasferita a casa Puckerman per non far pesare l’aggiunta di una –facciamo due, dai– bocche da sfamare su un bilancio famigliare non troppo roseo. Ovviamente, dopo la decisione di crescere la piccola, aveva continuato.

 

Uno dei tanti sacrifici che ha fatto e che continua a fare per lei, per loro. Ed è esattamente questo a cui sta pensando mentre chiude gli occhi per riposarli un attimo.  

Puck ha rinunciato a tanto, forse persino quanto lei. Ha detto addio ai Titans e al football all’inizio del suo terzo anno, alle continue serate fuori con gli amici già da molto prima; si è precluso qualsiasi possibilità di un futuro diverso da quello di semplice cameriere pur di permettere a Quinn di andare al college ad Ohio State; ha addirittura iniziato a studiare con regolarità e a frequentare tutte le lezioni per essere sicuro di essere promosso e non tenerla ancorata a Lima.

Di fronte a tutto questo, cosa può costarle andare un paio d’ore ad un stupido Prom per una foto ricordo e un lento?

 

Riapre le sue gemme verdi di scatto, guardandosi intorno stranita. Ci mette un paio di secondi a capire in quale pianeta si trovi e poi, inaspettata, una voce familiare le giunge all’orecchie.

 

“Scusa, non volevo svegliarti”

È Noah, già tornato da lavoro a quanto pare, appollaiato sul bordo del letto con l’aria di chi l’ha combinata grossa.

 

Quinn si passa una mano sugli occhi appena appena assonnati, mettendosi il dorso della mano davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio.

“In realtà ti stavo aspettando …” si guarda intorno, cercando di vedere l’ora sulla sveglia che, effettivamente, segna le 0.29 “… qualcosa è andato storto” biascica con la bocca impastata, mettendosi a sedere e tirandosi le ginocchia vicine in modo da fargli spazio.

 

Puck ridacchia, praticamente gettandosi sul materasso per finire vicino a Quinn, la stanchezza per la serata passata a servire ai tavoli dimenticata di fronte a quel viso così bello da far male, nonostante il sonno e la poca luce proveniente dalla lampada del comodino.

“Sono andato a controllare Beth, dorme della grossa” le sorride, sapendo bene quale la domanda le stia frullando nella mentre tra i neuroni addormentati. “Tornando a noi … mi stavi aspettando per qualcosa in particolare?” farfuglia in tono lascivo, addirittura alzando le sopracciglia e pompando il bicipite del braccio.

 

“Non stasera” decreta, lapidaria, mettendolo a cuccia con un semplice sguardo. “Avevo bisogno di parlarti di una … cosa

 

“Riguarda il Prom?” chiede in un borbottio sconsolato Noah, sistemandosi meglio sul letto, intrecciando le mani sul cuscino e appoggiandovi sopra la testa. Povero, chissà che viaggi si era già fatto nella sua mente.

 

“Sì” annuisce lei, stendendosi su un fianco per stare più comoda e poterlo comunque guardare in faccia senza farsi venire un torcicollo. “È così importante andarci per te?”

 

“Per me? No, assolutamente” risponde lui, cogliendola alla sprovvista. “Lo è per te

 

“Lo era, forse. Ora non più” lo corregge, capendo comunque parzialmente il significato dei suoi gesti. “Ho altre sogni e desideri, molto più importanti di una stupida coroncina di plastica. Sono una mamma, adesso”

 

 “Ma sei … anzi, siamo, anche dei diplomandi” riprende Puck, stranamente serio. “Mi sono accorto … o meglio, mia madre me ne ha accennato … e anche gli altri, a dire il vero. Ok, mi sto perdendo. Diciamo che mi sono accorto che forse tendiamo a dimenticarci che non siamo solo genitori e … tralasciamo cose a cui non dobbiamo per forza rinunciare”

 

“Non credo di seguirti” risponde Quinn, un po’ piccata.

 

“Due settimane fa i ragazzi sono andati al lago per un weekend e noi invece siamo rimasti a casa” le spiega. “Avremmo potuto lasciare Beth alle nostri madri e andare con loro, se solo avessimo voluto. Invece non abbiamo preso nemmeno in considerazione l’idea di parlarne”

 

Sento puzza di Santana in questo discorso” sentenzia la biondina dopo un attimo di silenzio, facendo sbuffare Noah.

 

“Indipendentemente da chi l’abbia detto-”

 

“È stata lei, vero?” lo interrompe, piuttosto scura in volto.

 

“Sì, è stata lei ma-”

 

“Che razza di … di impicciona latina del … della malora” sbotta Quinn, facendo sfoggio della nobile arte del ‘non usare parolacce’, abilità che è stata costretta ad acquisire dalla nascita di Beth.

 

“Non importa chi l’abbia detto …” tenta di nuovo Puck, appoggiandosi anche lui sul fianco in modo da essere faccia a faccia con la sua baby “… perché, anche solo in parte, è vero”

 

“Non sanno cosa vuol dire mettere la propria vita, il proprio tempo, le proprie energie e i propri sogni in secondo piano rispetto a qualcun altro” sibila Quinn, furente. Avrà anche scodellato un pargolo ma, quando vuole, sa ancora tirare fuori il suo vecchio caratterino!

 

“Hai ragione” concorda lui, annuendo pure. “Perfettamente ragione. Solo che ce l’hanno anche loro. Qualche volta possiamo anche smettere per un istante di essere genitori e fare i ragazzi” aggiunge, muovendo la mano libera fino ad appoggiarla sulla guancia di Quinn, iniziando poi a sfiorarla con i polpastrelli. “Non sto dicendo di fare le cinque di mattina tutte le notti, ecco, ma uscire una volta da soli non è vietato. Per un misero paio d’ore, poi”

 

“Non so” concede solamente la ragazza, pensierosa. “Forse … forse hai ragione, non ci farebbe male staccare un po’, però … non sono ancora convinta che sia una buona idea. Senza contare che staremmo via anche per le Nazionali di canto, perciò … ci penserò

 

“Tranquilla, non c’è fretta” sorride furbescamente Noah. “Mancano ben tre giorni al Prom”

 

“Stupido” mormora trattenendo un sorriso mentre lo colpisce con uno schiaffo non troppo forte sul braccio.

Poi, vedendolo ridere di gusto per il goffo tentativo, il sorriso svanisce e ci riprova una, due, tre volte. Ne arriverebbe anche una quinta se non fosse per Noah che, rapido come una saetta, decide di porre fine al giochino catturandole la mano tra le dita della sua, molto più grande, portandola poi alle labbra con un gesto molto tenero.

 

“Ora che sei bella sveglia potremmo anche-”

 

“Ho detto non stasera, Noah” lo gela, rigirandosi poi sul fianco in modo da voltarsi dall’altra parte. “Buonanotte” aggiunge, lapidaria, senza però chiudere gli occhi.

 

Il borbottio del ragazzo è l’unica cosa che rompe il silenzio della stanza, insieme al clik del pulsante della lampada del comodino che viene spenta e al cigolio del letto che si muove sotto il peso di Noah che si sposta.

 

Quinn chiude finalmente gli occhi qualche istante dopo, quando il braccio del ragazzo le circonda la vita e il calore del suo corpo le riscalda la schiena.

“Buonanotte, baby” le sussurra, dandole un bacio tra i capelli biondi.

 

--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--Glee--Mi concede questo ballo?--Quick what if--

 

Venire al Prom, alla fine dei conti, non è stata un’idea così malvagia. Sta avendo modo di vedere tutti i loro amici e compagni di canto agghindati, felici ed eccitati ma al tempo stesso resi un po’ cupi –Tina piange a dirotto da ben prima del suo arrivo, però lei non fa testo– dalla consapevolezza di essere ormai alla fine di un viaggio bellissimi, unico ed incredibile.

“Non farai mai parola con nessuno di quello che è successo qui. Né ora, né mai. Capito, Lucy?”

 

Poi c’è questo, ovvero Santana, meravigliosa nel suo vestito rosso al tempo stesso elegante e sensuale, che ha appena fatto uno di quei gesti che riecheggeranno nei secoli, almeno per quanto la riguarda.

“Tranquilla, Lima Heights. Nessuno verrà mai a sapere che hai un cuore”

 

“Sarà meglio” le sorride, dandole poi un sonoro colpo di palmo sul sedere. “Ora vado da Figghy a dargli i due nomi. Ci vediamo dopo”

 

Quinn sorride di rimando, dirigendosi poi verso l’ingresso principale della palestra. Prima di entrare e tornare nella mischia del bellissimo ballo a tema ‘Dinosauri’ inventato da Brittany, sempre più geniale, controlla se sua madre abbia risposto al suo settimo messaggio della serata per sapere come vadano le cose a casa con Beth.

 

“Tua madre mi ha appena mandato un sms pregandomi di staccarti dal cellulare” le spunta alle spalle Noah, facendola sobbalzare per lo spavento. “Cosa mi avevi promesso?”

 

“Lo so, lo so” farfuglia Quinn, appoggiandosi una mano sul petto per cercare di regolarizzare i battiti del cuore. “Avevi detto meno di dieci ed infatti siamo ancora a sette” gli fa notare, infilando il cellulare nella borsetta.

 

“Siamo qui da un’ora a dir tanto” sbuffa, offrendole comunque il braccio che la sua ragazza accetta volentieri. “Almeno ti stai divertendo un pochino?”

 

“Certo” lo rassicura, sorridendo smagliante. Ed è la pura verità. Rimanere qualche minuto con Santana a contare le schede per l’elezione di Re e Reginetta del Prom le ha permesso di riportare a galla aneddoti di quattro anni di liceo estremamente intensi oltre che da morire dal ridere.

 

A Puck sembra bastare a giudicare dal modo in cui sorride a sua volta, conducendo la sua accompagnatrice in mezzo alla folla. 

La musica è spenta, segno che è quasi giunto il momento della premiazione, mentre gli studenti si sono radunati in gruppetti per parlare del più del meno, bere qualcosa –sempre ammesso che la Sylvester non voglia fare qualche tortura/interrogatorio– e smangiucchiare una fetta di pizza in attesa del ballo dei sovrani.

 

“Qualche anticipazione?” le chiede avvicinandosi al tavolo dove sono seduti Sam, Mercedes, Tina e Mike, intenti molto probabilmente a provare di trovare divertente una delle imitazioni di Bocca di Trota.

 

“Finn” risponde svogliata, estremamente tentata dalla voglia di afferrare il cellulare e mandare a quel paese sua madre, non tanto per aver messo in mezzo Noah quanto per non averle effettivamente risposto.

 

“Uff ... va beh, meglio lui di Rick ciuffo rosso” sospira, prendendo posto su una sedia. Se gliene fregasse qualcosa, probabilmente gli scoccerebbe vedere Hudson premiato. Invece …

“E la Reginetta?”

 

“Silenzio ragazzi, un attimo di attenzione”

 

Quinn fa spallucce, voltandosi poi verso il palco per osservare Figgins alle prese con un annuncio sui rettili, la più grande piaga mai vista nei bagni del McKinley. Dopo i vampiri, ovviamente.

 

“Perfida” le sussurra divertito, cingendole la vita con un braccio.

 

“È una sorpresa” ridacchia in risposta, cercando di far muovere Puck per farlo avvicinare il più possibile al palco.

 

Con una fretta quasi irreale, Figgins fa salire tutti i candidati sul palco, invitando poi Kurt ad unirsi a loro per incoronare i vincitori in quanto ‘Reginetta in carica’. Più passano gli anni più è difficile capire quanto il preside del McKinley sia effettivamente tonto o quanto, in realtà, si diverta a fingere di esserlo.

 

Quando Figgins fa il nome di ‘Mr. Finn Hudson’ e Kurt gli appoggia la corona sulla testa, tutta la palestra si lascia andare ad un lungo e convinto applauso. In fin dei conti è ancora il quarterback dei Titans anche se, dopo la vittoria inaspettata dell’anno scorso, la squadra di football ha avuto un crollo clamoroso.

 

L’unico a non applaudire è Noah e non per cattiveria o invidia. È infatti impegnato a scrutare il volto di Quinn per capire chi sia la Reginetta, in attesa che una smorfia o uno sguardo la tradisca.

Tra le tre candidate, Santana è quella che sulla carta dovrebbe stravincere alla grande. Ma ha parlato di sorpresa, quindi …

“Dai, avanti, dimmi chi è”

 

“Un attimo di pazienza, testone” ridacchia, prendendogli il volto con una mano e girandolo verso il palco.

 

“La Reginetta del ballo di quest’anno è …” prende tempo Figgins, aprendo la busta. Dopo aver letto il nome, però, si lascia andare ad uno sbuffo divertito. “Per il secondo anno consecutivo alle urne abbiamo avuto l’anarchia” fa, sinceramente compiaciuto, mentre Kurt alle sue spalle sembra pronto ad avere un infarto fulminante.

“Avendo ricevuto la maggioranza dei voti di preferenza, salga sul palcoscenico … Miss Rachel Berry

 

Silenzio. Roboante, incredulo, spiazzato silenzio.

Poi qualcuno applaude, timidamente. È Artie. Gli altri lo imitano, sempre più convinti, finché l’intero corpo studentesco non batte le mani, incitando una scioccata Rachel a salire sul parco.

 

“Cosa … cosa diavolo avete combinato?” farfuglia Puck, applaudendo a bocca aperta. Dire che è sbalordito sarebbe usare un eufemismo. Senza considerare che ha visto perfettamente l’occhiolino che Santana ha fatto verso di loro, più precisamente verso Quinn.

 

“Abbiamo solo pensato di chiedere scusa a Rachel per quello che le abbiamo fatto passare e di ringraziarla per il Glee” spiega lei, continuando ad applaudire l’incoronazione della Reginetta. “Avrebbe vinto Santana, ma ... tu non dirlo a nessuno, ok?”

 

“Non c’è pericolo, sono troppo sconvolto per aprire bocca”

Santana Lopez che rinuncia all’ennesimo riconoscimento celebrativo utile ad incrementare il proprio ego è di per sé una notizia clamorosa, figurarsi se lo cede ad una delle persone che, almeno in teoria, meno sopporta in tutto l’Universo. Evidentemente Noah Puckerman non sa della foto di Rachel che la sua ex tiene nell’armadietto.

 

“Studenti del McKinley, accogliete i vostri nuovi sovrani” riprende il preside Figgins, interrompendosi per permettere agli applausi di scemare. “Ed ora, il primo ballo del Re e della Regina di quest’anno”

 

“Sembra impaurita” ridacchia Quinn, voltandosi verso Puck.

 

“Si aspetterà come minimo un attentato a colpi di fango” ghigna lui, sistemandosi i risvolti della giacca dello smoking che ha affittato per la serata. “Mi concede questo ballo, Miss Fabray?” chiede offrendole la mano, mentre la coppia reale ha già preso posto in mezzo alla sala.

 

Watching every motion
In my foolish lovers game
On this endless ocean
Finally lovers know no shame

 

 

“Avete fatto una cosa bellissima” le sorride, stringendole la mano destra nella propria sinistra e sistemandole l’altro braccio sulla schiena, iniziando a muoversi lentamente. “E tu sei bellissima, te l’ho già detto?”

 

“Giusto un paio di volte, però mi piace sentirtelo dire spesso” sorride Quinn, imbarazzata, prima di appoggiare il capo sulla sua spalla. “Sono contenta di essermi fatta convincere”

 

“Anche io” risponde lui, appoggiandole la guancia sui capelli biondi raccolti ed accarezzandole lentamente la schiena da sopra il tessuto violetto.

 

Turning and returning
To some secret place inside
Watching in slow motion
As you turn around and say

 

“Sono già passati due anni, ti rendi conto?” mormora ad un certo punto Quinn, senza muoversi dalla spalla di Noah.

 

“A volte faccio fatica a crederci anche io” la rassicura, senza smettere di muovere i piedi. “Mi sembra che l’estate che abbiamo passato senza chiudere un occhio, quella dopo la sua nascita, sia appena finita”

 

“Quelli sono incubi” ride lei, stringendosi appena di più al suo corpo al solo pensiero di quei giorni brutalmente estenuanti. “La fatica che abbiamo fatto a tornare a scuola, invece? Quanto eravamo distrutti i primi mesi?”

 

“Lo siamo ancora, se è per quello” ridacchia lui questa volta. “Ci abbiamo solo fatto un po’ l’abitudine”

 

“Già” sospira Quinn, rimanendo poi in silenzio ad ascoltare la fantastica voce di Santana.

 

Take my breath away
Take my breath away

 

“Ancora un mese e saremo diplomati” fa Noah, dopo qualche attimo di silenzio. “Come pensi che sarà la vita … dopo?”

 

“Difficile” risponde lei senza giri di parole, staccandosi per guardare Puck dritto negli occhi. “Saremo solo noi e Beth, lontani da mia madre, da tua madre e dai nostri amici. Sarà molto più dura di quanto lo sia stata fin’ora”

 

“Columbus non è poi così lontana” tenta una battuta, senza però avere successo.

 

“Sai di cosa parlo” gli fa seria, incastonando lo sguardo nelle iridi chiare del suo ragazzo. Deve fargli capire cosa ne pensi ad ogni costo. “Ma … io penso che ce la faremo”

 

“Pensi?” ghigna lui, gonfiando il petto e facendo come al solito lo sbruffone quando è nervoso per qualcosa. “Volevi dire ne sono sicura

 

“Sono sicura che ce la faremo”

 

Watching I keep waiting
Still anticipating love
Never hesitating
To become the fated ones
 

 

“Mentre contavo i voti della Reginetta, ho trovato una scheda strana” farfuglia, appoggiandosi di nuovo al suo petto.

 

“Volevo solo farti sapere che per me sei tu la Reginetta del Prom, la mia Reginetta” sorride, mentre lei arrossisce. “Sono nei guai, non è vero?” ghigna poi, soddisfatto.

 

“Sì che lo sei” mormora contro la sua giacca. “Hai scritto la mia baby … sempre il solito stupido, a momenti mi commuovo davanti a Santana Lopez”

 

“Sono troppo romantico, ne sono perfettamente consapevole” ridacchia Puck, cercando di evitare di terminare la frase con una battuta sporca come suo solito.

 

“Sì, come no” sorride, muovendo ancora la testa per poterlo guardare dritto in faccia.

 

Puck si china un secondo dopo, appoggiando le labbra sulle sue, famelico e bramoso di lei come ogni volta in cui lui prende l’iniziativa. Quinn muove la testa appena indietro prima di rispondere al bacio con la stessa intensità, sorridendo quando la mano di Noah scivola dalla schiena al sedere senza però –chissà per quale miracolo– palparla. Per una volta, si limita solamente a tirarlo per la manica della giacca per farlo tornare al proprio posto.

 

“Riesci sempre a fare in modo di rovinare un bel momento, vero?” gli sorride dopo essersi separata molto lentamente dalle sue labbra e avergli lasciato un rapido bacio a stampo per non  farlo protestare.

 

“È per questo che mi ami”

 

Quinn scuote la testa e sorride, senza aggiungere altro, perché qualunque cosa le possa venire in mente di dire rovinerebbe una grande verità o, in alternativa, per non alimentare un ego già mastodontico. 

Semplicemente, come le ha detto Sam una volta, parafrasando Batman, Puck non è il ragazzo perfetto, proprio no, ma è esattamente ciò di cui ha avuto e ha ancora oggi bisogno.

 

“Ricordati che dobbiamo fare la foto prima di andare via” le ricorda Noah quando la canzone è finita, ridestandola dai suoi pensieri.

 

“Certo” concorda Quinn anche se la sua vocina interiore le sta dicendo chiaramente che, anche senza quella foto ricordo, faticherà a dimenticare questo momento, come qualsiasi passato con loro. La sua famiglia.

 

 

 

  

Note dell’autore.

 

Come promesso, ecco la prima one-shot della raccolta Quick. Il titolo, come al solito, è un po’ così. Non sono proprio capace di trovarne, peccato.

 

Passiamo ora ad un paio di spiegazioni. Innanzitutto, anche se non penso ci sia bisogno di ribadirlo, la one-shot si colloca temporalmente alla fine di una ipotetica terza stagione in cui i nostri ragazzi hanno compiuto una scelta bella tosta: tenere Beth. Lo so, sembra banalina come cosa, però ho provato a cambiare un po’ le cose.

Ho usato come ‘ispirazione’ uno dei temi di una delle Quick week –dell’anno scorso o di quello prima, non so, l’ho trovato su internet–, Prom with Beth, perché sì, è ingiusto che non siano mai andati al ballo insieme. Mi sembrava una buona idea.

 

Avrei potuto mettere l’avvertimento AU adesso che ci penso, soprattutto perché Quinn non ha avuto l’incidente e non è mai stata in carrozzina, però nella mia testa andando a modificare una cosa a monte, ovvero alla fine della prima stagione, quello che è venuto dopo si è modificato, anche solo di qualche dettaglio ……… mi sa che ho visto troppe volte ‘Butterfly effect’.

L’unica cosa che mi dispiace è aver tolto uno dei momenti più bella della terza stagione, ovvero Puck che si comporta in maniera incredibilmente dolce con Becky. E va beh, è andata così.

Spero vi sia piaciuta.

 

Ora, invece, inizierei a parlare del secondo capitolo di questa raccolta –di cui non ho ancora deciso la lunghezza, vedrò in base all’ispirazione, alla voglia e al seguito, né il tempo di aggiornamento.

Come ho scritto nell'introduzione, ci saranno one-shot praticamente di ogni tipo e di ogni rating -per ora è verde, quando cambierà lo modificherò e, comunque, lo scriverò nella mascherina che metterò in ogni capitolo. 

Pensavo di mettere, alla fine di ogni one-shot, la lista dei capitoli che sto scrivendo o che ho in mente di fare. Sarete voi a decidere quale vi ispira di più: quella con più preferenze, verrà pubblicata la volta successiva. Ovviamente, in caso di parità –poco probabile– o di mancanza di voti –molto più probabile–, lascerò decidere al caso. O metterò quelle già finite. O finirò quelle in cui sono più avanti.

 

Direi che … possiamo provare, dai.

1) Crossover con Game of Thrones, rating rosso. Per evitare spiegazioni di casate, intrighi, etc, piuttosto incomprensibili per chi non ha visto il telefilm –o letto i libri– ed evitare spoiler involontari, tratterò uno degli argomenti che mi incuriosiscono di più e al tempo stesso lasciano molto spazio all’inventiva: i Bruti. Ci saranno anche i Guardiani della Notte? Sì. Ma non Jon Snow.

 

2) AU apocalittica, con zombie, rating ovviamente rosso. Non ho molto da dire, se non che … splatter, splatter ovunque. Ma non aspettatevi eroi immortali e giustizieri con la spada che uccidono migliaia di non morti. Non ci saranno.

 

3) Futur fic, rating verde, angst. Non aggiungo altro.

 

Per il momento direi basta così, la prossima volta ne metterò altri. O magari potreste essere voi a lanciare suggerimenti o, perché no, a scriverne direttamente una –se non ho letto male, si possono fare raccolte a più autori. Sbaglio? Nel dubbio, chiedo a voi.

E … boh, grazie a chi leggerà, a chi arriverà fin qui e non proverà l’impulso di mandarmi a quel paese :)

Chiudo queste note chilometriche dicendo a chi segue ancora ‘Home’, la mia long Quick, che, se vi interessa ancora, aggiornerò giovedì/venerdì. Grazie a chi ha letto e commentato l’ultimo capitolo e mi scuso ancora per il ritardo.

Passo e chiudo, a presto!

Pace. 

  
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