Adoro osservare la pioggia del tardo pomeriggio.
Come se il mondo si liberasse dalla tensione di ogni giorno.
Ecco perché d'estate non piove, non ci sono tensioni e tutto scorre liscio come l'olio.
La pioggia mi ricorda il pianto del mondo, quasi una liberazione.
Ma poi torna il sole, per quanto io possa essere un ragazzo solare odio il bel tempo, non riflette le mie sensazioni e questo mi da un po' fastidio.
Dal mio balcone la vista è spettacolare e in un tiepido giorno di maggio, dove le nuvole sono appena scomparse, si riesce anche a vedere il mare.
Forse l'unica cosa che mi distrae è questa fantastica veduta sulla spiaggia che placa tutto il mio torpore.
Entrai dentro casa e mi stesi sul divano del salone.
Era rimasta accesa solo la luce della cucina, che era vicino al salone, a dare un po' di luce alla casa, prendo in mano il joystick e accendo la Playstation, quello era il mio mondo, non come questo mondo infame che ogni giorno ha qualcosa di nuovo da dire.
Nel mio mondo c'ero solo io, non avevo bisogno d'altro.
Appunto, sto parlando al passato. Per quanto adorassi starmene nel mio mondo non potevo vivere lì in eterno quindi presi il cellulare e iniziai a scorrere tra i numeri in rubrica finché non trovai quello di Marco.
Lui era l'unico ragazzo che anche dopo 16 anni di vita passati insieme riusciva a capirmi come nessun'altro.
«Pronto?>> disse con aria stranamente seria.
«Ehi coglione, che stai facendo?»  risposi per provare a smorzare la telefonata.
«mah, niente,volevo uscire un po' andiamo alla cornetteria?»
«Tu si che mi conosci, ci vediamo lì tra 10 minuti» risposi, chiudendo la chiamata.
 Andai davanti allo specchio e iniziai a pettinarmi i folti capelli neri e a sistemarmi la giacca poi presi le chiavi di casa, il telefonino e i soldi quindi andai alla cornetteria.
Marco era già lì, indossava i suoi soliti jeans azzurro cielo e una maglietta a righe rosse e bianche e il New Era che gli copriva i capelli color nocciola.
«Ciao Fabio» disse in modo serioso.
«Oi Marco, che cazzo hai oggi?»
«Niente…» rispose, ancora più serio, »Roberta…»
L'espressione sul suo volto era una delle più tragiche che avesse mai fatto, non l'avevo mai visto così, era devastato.
Roberta era la ragazza dei suoi sogni, quelle ragazze difficili da conquistare, alte, capelli biondi e occhi verdi.
Marco era davvero attratto dai suoi occhi, ne faceva una descrizione accurata ogni volta che la vedeva.
Dopo che si lasciarono persero confidenza, non erano più affiatati come prima.
Diceva sempre che quelli furono stati i 7 mesi più belli della sua vita e che era stato un idiota a lasciarla andare.
Io lo guardai ancora più stupito di prima.
«Che è successo?»
«Si è fidanzata.» rispose accennando tristezza.
«Madonna santa, non puoi abbatterti per cose del genere..» dissi cercando di confortarlo.
«Fà, quella ragazza non è la solita troietta, la conosco bene.»
«Senti, prendiamoci sto cornetto e ne parliamo dopo» risposi esortandolo a entrare in cornetteria.
Quello era il nostro posto, un po' come il McLaren's Pub di How I Met Your Mother.
Se il mio posto era l'adorata Playstation, il nostro posto era lì, come sempre al secondo tavolo della corsetteria a mangiare il solito cornetto alla nutella bianca.
Tirai un morso al cornetto e dissi: «Allora, ora puoi inziare a raccontare…».