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Autore: Darkmoon    07/09/2004    1 recensioni
La mia prima fic... pauraaaaa!!!!! vi prego apprezzatela!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IMMORTAL LOVE Era un freddo pomeriggio invernale quando la delegazione di Duinath giunse a Minas Tirith. Tutta la città bianca si era fermata a guardare quella fila di elfi dai mantelli argentati che su candidi cavalli stava raggiungendo il palazzo di sire Aragorn e di Dama Arwen. Si vociferava in giro che Duinath era stato da poco colpito da una serie di disgrazie, tra le quali vi erano vari agguati da parte di gruppi di orchetti che in breve tempo stavano seminando terrore nel fiabesco reame elfico. Re Amrod allora aveva inviato i figli a Gondor per chiedere aiuto e consiglio al saggio re Aragorn, ormai da una ventina d’anni sovrano del regno degli uomini in seguito alla disfatta di Sauron e dell’anello del potere. Le guardie del re accolsero i viaggiatori e li condussero all’interno del palazzo, dove il re e la regina erano seduti sui rispettivi troni; a destra del re vi era il suo giovane figlio Eldarion che discuteva con a Legolas Verdefoglia e a Gimli il nano, vecchi e cari amici del sovrano. Bereg, il maggiore dei tre figli di re Amrod, avanzava sicuro con i suoi occhi color del cielo fissi dinanzi a lui, seguito da suo fratello Annael, la cui somiglianza al maggiore era molto marcata, e da loro sorella Eledhwen. Tutti i presenti tacquero alla vista dei due principi ma soprattutto della principessa, che vestita d’argento aveva morbidi e lunghi capelli neri e due stupendi occhi dorati, fatto molto inconsueto per un elfo; il suo volto era preoccupato e fissava il pavimento davanti ai suoi piedi senza alzare lo sguardo. -Ben arrivati, dunque, principi di Duinath!- li accolse subito re Aragorn con un sorriso. I tre elfi si inchinarono, poi il maggiore parlò: -Vi ringrazio per l’accoglienza, sire Elessar. Esser ricevuti qui ci onora, come ci riempie di gioia rivedere la nostra cara cugina Arwen Undòmiel …- -Grazie Bereg, in effetti sono assai felice di rivedervi dopo così tanto tempo!- sorrise Arwen. I quattro cugini si sorrisero, poi Bereg continuò. -Ahimè siamo qui giunti con cattive notizie… La situazione a Duinath non migliora, sembra che parecchi orchi abbiano costruito insediamenti attorno al nostro regno, che essendo stato sempre pacifico si ritrova a dover affrontare una situazione nuova e difficile…- -Vostro padre ha capito per quale motivo siete diventati bersaglio degli orchi?- domandò Aragorn. -Temo di si mio signore…- parlò allora Annael –credo proprio che chiunque li comandi voglia Loth-Ariemir, il sacro gioiello che il popolo di Duinath da tempi immemorabili custodisce…- -Che uso può farne il nemico?- domandò il re dopo un istante di riflessione. -Il possessore del gioiello acquista poteri straordinari, e grazie ad esso può esaudire qualsiasi desiderio, purché il suo cuore sia puro… Può essere puro sia nel bene che nel male…- aggiunse Annael cupamente. -Dov’è ora il gioiello?- chiese Aragorn. -Al sicuro, in un posto che non verrà mai svelato, tuttavia in nostro paese è in pericolo, si rischia il devasto totale…- terminò il secondogenito. -Allora, domani manderò messaggeri a tutti i regni della Terra di Mezzo, convocando un consiglio militare che si terrà tra quattro giorni… Nel frattempo se per voi va bene, figli di Amrod, resterete miei ospiti e insieme inizieremo a studiare una prima tattica da esporre in consiglio…- I tre fratelli furono quindi condotti nelle camere che il sovrano aveva fatto preparare per loro in modo che si potessero riposare dopo il lungo viaggio che avevano fatto. Eledhwen si tolse il lungo mantello sotto il quale portava un abito viola finemente lavorato con fili d’argento e piccoli diamanti, poi si affacciò alla finestra dalla quale vedeva parte della città e della pianura circostante. Subito sentì bussare alla porta. -Avanti- disse con voce melodiosa e gentile. Arwen entrò sorridendo. -Allora cugina? Quanto tempo che non ci vediamo!- -Già, hai ragione Arwen… Purtroppo mio padre non voleva che uscissimo da Taur-Im-Duinath, se proprio il bisogno non ci opprimesse… E alla fine pare sia stato accontentato…- -Mi dispiace molto per la situazione che state passando, ma sono certa che Aragorn vi aiuterà a risolvere il conflitto…- -Lo spero… Noi confidiamo in lui…- -Allora, che ne dici di fare un giro? Ci sono dei bei giardini dietro il palazzo, molto rigogliosi… Ti sentirai un po’ a casa… Anche Legolas ci va spesso!- -Legolas?- -Si, il figlio di re Thranduil di Bosco Atro… L’elfo biondo che discorreva con il nano e mio figlio… Poi ti presenterò tutti… Ora andiamo!- -Come sei cambiata cugina…- sussurrò Eledhwen mentre seguiva la regina attraverso i corridoi del palazzo. Le due cugine passeggiavano lungo i giardini discorrendo del più e del meno, quando ad un tratto sentirono delle sonore risate provenienti da una radura. -Questo è senza dubbio Eldarion!- sorrise Arwen, per poi aumentare il passo prendendo per mano la cugina. Le due giunsero quindi alla radura, dove c’era una cascatina e un fiumiciattolo circondato da erba verde e folta. Eldarion, il figlio diciannovenne dei sovrani, somigliava al padre, se non era per gli occhi blu presi dalla madre che rendevano la sua bellezza superiore a quella di un uomo comune. Il ragazzo era seduto sull’erba accanto al biondo e bellissimo Legolas dagli occhi cristallini come l’acqua, mentre Gimli il nano era in piedi di fronte a loro intento a raccontare una delle tante avventure vissute con la compagnia dell’anello. -Madre!- sorrise felice Eldarion vedendo la regina, alla quale corse incontro per abbracciarla. -Figlio mio ciao, cosa state combinando voi tre qui?- domandò. -Nulla Arwen- si alzò in quel momento Legolas, seguito dal nano –Gimli stava raccontando a Eldarion una storia…- -Spero sia qualcosa d’istruttivo…- si raccomandò la regina –ad ogni modo, posso presentarvi mia cugina Eledhwen?- La principessa si fece coraggio, sorrise e disse un semplice e gentile “piacere di conoscervi” a tutti e tre, man mano che si presentavano. -Io non posso stare qui ancora per molto Eledhwen, ma spero che gradirai la compagnia di mio figlio in mia vece… Sei d’accordo Eldarion?- disse Arwen. -Certo madre, vedrai che io, Legolas e Gimli saremo d’ottima compagnia per lei! Possiamo portarla a fare un giro?- -Dovete chiedere a lei, non a me… Fatela sentire a suo agio, mi raccomando! A dopo!- e Arwen salutò lasciando così la principessa in compagnia dei tre amici. -Possiamo chiamarti per nome?- domandò con gentilezza Legolas alla ragazza. -Certo, se volete…- rispose lei con un filo di voce. -Non pensavo che gli elfi fossero persone timide! Coraggio signorina, non ti mangiamo mica!- esclamò Gimli. -Non sono affatto timida, mastro nano, solo non ero mai stata fuori dalla mia foresta e mi sembra tutto così strano qui….. Devo un attimo abituarmi all’ambiente!- disse allora Eledhwen facendo risuonare la sua voce cristallina. -Ah, così va meglio!!!- rise allora Gimli –Non usare mai più un tono di voce più basso di questo!!!- -Allora Eledhwen, sai andare a cavallo?- domandò Eldarion, curioso. -Certo…- -Bene, che ne dite di un giretto allora?- -Sempre a cavallo voi alti! Non potete andare a piedi?- sbuffò Gimli. -Avanti amico mio, sai che sono sempre lieto di averti dietro di me!- lo rincuorò Legolas, dopodiché i quattro s’incamminarono verso le scuderie. Eldarion diede alla principessa un bel cavallo bianco, dopodiché salì in groppa al suo destriero grigio. Eledhwen tolse la sella al cavallo, dopodiché gli salì in groppa con un abile ed elegante balzo. Il principino la guardò un po’ stupefatto, quindi i quattro s’incamminarono fuori dalle mura di Minas Tirith. Mentre andavano sia Legolas sia Eldarion restarono molto sorpresi dalla velocità della giovane principessa, che aveva in quel momento un bel sorriso di divertimento stampato sul suo bel faccino. -Dirigiamoci verso quel boschetto!- disse poi Eldarion. Tutti lo seguirono e giunsero davanti ad un lago piuttosto profondo circondato da rocce e da alberi piuttosto fitti. I cavalli furono lasciati a qualche metro dall’acqua, mentre i quattro si sedettero sulla riva. -Sembra profondo!- esclamò Eledhwen affacciandosi verso il lago. -Saranno una trentina di piedi di profondità… Si può fare anche il bagno, sapete?- disse Eldarion, che detto questo si tolse la camicia e rimase con solo i pantaloni, poi sorrise. -Venite anche voi a fare il bagno?- chiese agli altri. -Io non so nuotare…- disse Gimli con una voce piuttosto bassa. -Per questa volta passo anch’io… Devo parlare con Gimli…- aggiunse Legolas. -Io invece vengo….- e detto questo la principessa si tolse il vestito per rimanere con una semplice e leggera tunica bianca senza maniche, poi aggiunse: -Allora andiamo?- e iniziò ad arrampicarsi sulle rocce. -Aspetta dove vai?- urlò allora Eldarion, rimasto un po’ meravigliato. -A tuffarmi! Coraggio vieni!- e senza che se lo facesse ripetere due volte, il principe di Gondor iniziò a seguirla per le rocce. I due arrivarono ad un’altezza di circa 10 metri, poi si fermarono. -Non è un po’ troppo alto qua sopra?- si preoccupò il ragazzo. -Hai paura?- sorrise allora la fanciulla con l’intenzione di provocarlo. -No, lo dicevo per te…- -Io non ho alcun problema…- -Ok se lo dici tu… Allora ci buttiamo?- La ragazza si voltò verso di lui, sorrise con gli occhi che le brillavano, poi si voltò, si mise sul limite della roccia, allineò il corpo e dandosi lo slancio con le braccia si buttò a volo d’angelo per poi entrare in acqua di testa. Quando riemerse erano tutti strabiliati che si congratulavano con lei. Eledhwen arrossì e continuò a nuotare verso un’isolotto fatto di rocce, mentre Eldarion si tuffava; poi il ragazzo la raggiunse. -Cavolo sei stata stupenda! Mai visto un tuffo così!- esclamò sedendosi accanto alla principessa, che per coprire le trasparenze della tunica aveva le ginocchia strette dalle braccia verso il petto. -Anche la tua mamma si sa tuffare così! O almeno, l’ultima volta che ci siamo viste a Lòrien, poco prima della guerra dell’anello, lo sapeva fare… Ma ora è molto cambiata…- -Posso farti una domanda personale?- -Dimmi pure…- -Quanti… Si insomma… Quanti anni hai?- domandò il ragazzo arrossendo. -Centodieci il mese prossimo…- rispose, arrossendo anch’ella. -Hai solo novant’anni più di me…- -Per la mia gente sono ancora molto giovane, ho il corrispondente di circa diciotto anni mortali…- -Se tu rinunciassi all’immortalità cresceresti da diciotto anni in poi?- domandò curioso il giovane principe. -Suppongo di si… Tua madre è invecchiata, tuttavia ha qualcosa di stupendo che la rende ancora più bella… Credo sia l’allegria… O la spensieratezza…- -Se tu fossi stata lei avresti rinunciato a tutto per amore?- domandò serio Eldarion, guardando la ragazza negli occhi. Eledhwen restò per qualche istante imprigionata in quello sguardo dolce e al tempo stesso duro, poi distolse lo sguardo. -Non… Io non lo so…- balbettò. Eldarion allora le prese delicatamente il viso tra le mani, la guardò intensamente, poi le sue labbra sfiorarono per qualche interminabile attimo le labbra di Eledhwen, dopodiché si alzò e si tuffò in acqua lasciando la principessa senza parole… Nel frattempo Legolas e Gimli parlavano, ignari di ciò che succedeva dall’altra parte del lago. -Gimli… Hai mai pensato di sposarti?- -Nah… I nani non si sposano se hanno di meglio da fare… Perché questa domanda?- -Mio padre vorrebbe che mi sposassi e che avessi dei figli… E che prendessi il suo posto sul trono…- disse l’elfo un po’ cupo. -Ti vuole scegliere la moglie?- -Ha detto che vorrebbe la scegliessi io…- -Allora che problema c’è? Se non troverai la donna per te non dovrai né sposarti né avere figli!- esclamò Gimli sorridendo. -Però…Stavo pensando… Si insomma… Non mi dispiacerebbe se Eledhwen mi vedesse come qualcosa di più che un amico… Insomma… La sposerei volentieri…- farfugliò Legolas arrossendo fino alla punta (di nome e di fatto!) delle orecchie. -Ah Ahhhhh!!! Per quello tiri fuori la storia del matrimonio solo ora!!!- -Beh si… Indubbiamente è una bellissima fanciulla… Ha classe, eleganza, è una principessa, ed è sincera e di buon cuore…- -Potresti parlarne con Arwen, lei potrà di sicuro intercedere per te…- -Ne parlerò con lei…- disse l’elfo, dopodiché pose lo sguardo sul lago e sull’isolotto dietro il quale Eldarion e la principessa erano spariti. Dopo qualche istante vide il principino nuotare verso le rocce ed arrampicarsi per fare un altro tuffo. Trascorsero ancora mezz’ora al lago, poi decisero di tornare verso Minas Tirith poiché quella sera ci sarebbe stato un banchetto in onore degli ospiti. Verso le otto i partecipanti al banchetto cominciarono ad affluire nella grande sala delle feste dove era stato preparato un lunghissimo tavolo addobbato con fiori bianchi e blu. Il re era già presente, e discuteva con alcuni funzionari, Legolas e Gimli invece parlavano con Bereg e Annael. La regina Arwen, con un bellissimo abito azzurro e i capelli lunghi sciolti e mossi impreziositi dalla corona di diamanti e rubini, andò a chiamare la cugina e ad aiutarla con gli ultimi ritocchi. -Cugina, sei splendida! Gli occhi di tutta la sala saranno puntati su di te!- esclamò Arwen nel vedere Eledhwen nel suo incantevole abito bianco ornato di perle. -Grazie Arwen, anche tu! Non hai per nulla perso la bellezza dei Valar…- Arwen finì di intrecciare i capelli della cugina in piccole treccine dietro le orecchie e le applicò un diadema fatto con ithildin proveniente dalle miniere dei nani. Stavano facendo gli ultimi aggiusti quando Eldarion bussò alla porta, dicendo a sua madre di scendere nella sala del banchetto che era stata chiamata dal re. Così Eledhwen e il giovane rimasero soli, in uno stato di grande imbarazzo. -Sei splendida questa sera…- parlò allora il principe, arrossendo. -Grazie, anche te…- -Senti… Mi dispiace per oggi… Non volevo metterti in imbarazzo… Io… Non so cosa mi abbia preso… Perdonami…- -Non ti preoccupare… Va tutto bene…- disse Eledhwen, chiudendo un cofanetto e voltandosi verso di lui. I loro sguardi si incontrarono, Eldarion era quasi rapito dagli occhi scintillanti e profondi della principessa. Poi Eledhwen abbassò lo sguardo. -Cosa c’è?- le domandò Eldarion, vedendo lo sguardo turbato di lei. -Io… Io non posso guardarti negli occhi…- sussurrò Eledhwen mentre una lacrima dolcemente le attraversava una guancia. -Perché?- chiese il principe, avvicinandosi ed asciugandole la lacrima con un dito. I loro sguardi si incontrarono ancora una volta. -Ho paura di provare cose che non devo… Non devo assolutamente provare…- -Perché non devi? Perché non… Non possiamo stare insieme?- -No… Io sono di razza elfica, tu… Tu sei mortale…- mormorò Eledhwen. -Questo cosa cambia? Io sono mezzo mortale, avrò una vita molto più lunga di un qualsiasi altro uomo…- disse Eldarion, accarezzandole il viso. -Ma tu morirai… - -Tu… Tu non rinunceresti a tutto… Per me?- domandò timidamente il giovane. -Non lo so…- -Ora non pensiamoci… Andiamo a divertirci…- e i due, sorridendosi, scesero nella grande sala accolti da molti complimenti sul fatto che formavano una coppia perfetta. Passarono tre giorni, Eldarion e la principessa continuarono tra incertezze e dolcezza ad essere qualcosa di più che semplici amici, mentre Eledhwen aveva stretto un’ottima amicizia con Gimli e Legolas. Quest’ultimo aveva discusso con Arwen del suo possibile matrimonio, e la regina gli aveva assicurato un’intercessione da parte sua e gli aveva detto che ad ogni modo aveva molte probabilità di vedere realizzato il suo desiderio. I comandanti di tutta la Terra di Mezzo giunsero a Minas Tirith e il consiglio ebbe inizio. Re Aragorn espose a tutti la situazione, e fu unanime il desiderio di aiutare Duinath. Così nel giro di mezza giornata la strategia di offesa fu pronta, e ai piedi della città bianca fu radunato un numeroso esercito. Nella sala del trono il re diede l’annuncio della partenza immediata. Arwen corse ad abbracciarlo, poi abbracciò anche il figlio che avrebbe seguito il padre in quella impresa. Arwen poi si rivolse a Legolas e a Gimli. -Mi raccomando, conto su voi due per quanto riguarda la sicurezza di mio figlio…- disse con le lacrime agli occhi. -Non ti preoccupare… Lo abbiamo ben istruito… Può ben farcela, è pur sempre figlio di suo padre!- la rassicurò l’elfo. -Già, non hai nulla da temere, mia regina!- aggiunse il nano. Nel frattempo Eldarion raggiunse Eledhwen, seduta in un angolo. -Beh, sono in partenza… Non è che… Che mi daresti il bacio d’addio, mia dolce principessa?- -Non ti do il bacio d’addio, bensì quello dell’arrivederci…- disse debolmente lei piangendo. I due si strinsero in un caldo abbraccio e si baciarono, poi la principessa, che in precedenza aveva preso congedo con tutti gli altri, corse in camera sua. Da due giorni il palazzo sembrava vuoto, la regina al mattino si occupava della burocrazia, mentre di pomeriggio si svagava, cercando di non pensare al marito e al figlio. Eledhwen non si era più mossa dalla sua stanza, stava tutto il giorno seduta alla finestra, vestita di nero, con lo sguardo perso all’orizzonte, non mangiava e a mala pena dormiva. I suoi occhi, prima lucenti, erano diventati più scuri e il suo sorriso non l’aveva più visto nessuno. Arwen era seriamente preoccupata per la cugina, che oltretutto non le aveva detto perché era in quello stato. -Eledhwen… Ciao cara, come stai oggi?- le disse Arwen con dolcezza entrando nella stanza. -Sto così…- rispose Eledhwen con una debole voce. -Ti prego, cugina… Dimmi cosa ti affligge… So che sei in pena per il tuo popolo e i tuoi fratelli, ma ti prego reagisci…- la supplicò la regina mettendosi in ginocchio davanti a lei. -Loro non… Non centrano… Loro non sanno… La colpa è mia!- disse la principessa con lo sguardo perso nel vuoto, come se in quel momento non fosse stata presente in quella stanza con la mente. -Eledhwen… Cosa dici? Che colpa hai? Sfogati con me!- -Io… Io… Io sono innamorata… Di Eldarion… Io lo amo, lo amo tantissimo… E lui ama me… Ma lo porterò alla rovina! Porterò tutti verso la fine!- -Perché non mi hai mai detto di te e di Eldarion? Oh cugina, questo ti fa stare così male?- disse Arwen abbracciandola, e ricordandosi di quando anche lei soffriva per l’amore di Aragorn. -C’è… C’è dell’altro… Io sono… Loth-Ariemir…- -Cosa?- -Il gioiello… Il gioiello è in me… Lui è me e io sono lui… Quando nacqui lui mi scelse come sua custode… Per causa mia tuo marito e tuo figlio stanno rischiando la vita!- esclamò Eledhwen scoppiando a piangere. -Oh tesoro… Non è colpa tua… Però Aragorn deve sapere la verità… Tu stai qui, io arrivo subito…- e Arwen corse a scrivere una lettera al marito. Eledhwen restò immobile per qualche istante, poi velocemente prese il mantello e corse verso le scuderie. Prese il cavallo bianco che Eldarion le aveva assegnato e al galoppo lasciò Minas Tirith decisa a mettere la parola fine a questa inutile guerra. Nel frattempo, ai confini della Taur-Im-Duinath, gli schieramenti si stavano preparando alla battaglia finale. Da ambe due le parti erano state riportate parecchie perdite, e il giorno successivo sarebbe stato decisivo. Eldarion stava nella sua tenda, disteso a guardare il soffitto, quando Legolas entrò. -Eldarion… Ascolta… Devo parlarti di Eledhwen…- -Di Eledhwen? Dimmi…- -Tu… Voi… Tu l’ami?- domandò Legolas, imbarazzato. -Si… L’amo.- -Ah… E lei?- -Lei ama me, ma è confusa e non sa cosa fare… Dovrebbe rinunciare alla sua vita immortale per me… Come mia madre fece vent’anni…- -Tu le faresti buttare via tutto?- -La decisione spetta a lei… Se non vorrà rinunciare per me, allora tu potrai chiederle di diventare tua sposa- disse Eldarion amaramente. -Tu sai tutto… Va bene… Accetto la tua proposta.- Il pomeriggio successivo i due eserciti, uomini e elfi da una parte contro orchi dall’altra, erano schierati. Tutto era pronto, quando all’improvviso da est arrivò galoppando un cavallo bianco con una figura incappucciata di grigio, che si fermò proprio in mezzo ai due eserciti. Mormorii si levarono da entrambe le parti, poi re Aragorn parlò: -Chi sei, cavaliere? Mostra il tuo volto!- La misteriosa figura scese dal cavallo, poi con un gesto deciso si tolse il mantello. -Eledhwen!- urlò Eldarion, terrorizzato. Il ragazzo fece per avvicinarsi. -Non ti muovere! Che nessuno faccia un passo, o ciò che volete sparirà per sempre!- urlò la principessa, poi chiuse gli occhi e alzò le mani al cielo. Nuvole nere coprirono il sole ancora brillante, e una luce si concentrò nelle mani della ragazza. Qualche istante dopo la terra tra lei e gli orchi cedette, e si creò un vasto squarcio. Tutti rimasero increduli ad osservare. Gli orchetti spaventati cercarono di attaccarla con pietre e frecce, ma una barriera invisibile proteggeva Eledhwen. Ad un tratto la terra tremò sotto l’esercito nemico, poi gli orchetti vennero come inghiottiti dalla terra stessa, che quando scomparve l’ultimo essere ostile si ricompose creando un grande lago. Eledhwen allora plasmò dalla luce nelle sue mani un gioiello, che strinse al cuore. -Eledhwen!- urlò Aragorn. -Un attimo… Ho un desiderio da esprimere…- disse la ragazza, poi una luce accecò tutti. Quando la luce si spense Aragorn e tutti gli altri videro Eledhwen a terra. Subito Eldarion corse da lei. -Eledhwen! Eledhwen rispondi!- -Eldarion, è solo svenuta… Stai tranquillo…- lo rassicurò il padre. Eldarion poi guardò tra le mani della principessa. Vide una grossa gemma color rosso acceso, ma quando la sfiorò essa si trasformò in sabbia che fu spinta via dal vento. -La gemma ora è svanita… Il pericolo è passato… Possiamo tornare a casa…- disse il re rivolto al figlio. -Lei la portiamo con noi, vero?- -Si, se è questo che vuoi…- Quando Eledhwen si svegliò capì di essere di nuovo a Minas Tirith. Si guardò in torno, e vide che Eldarion era seduto al suo capezzale e la osservava, sorridendo. -Ben svegliata, principessa!- -Che cosa è successo?- domandò lei, frastornata. -Non ricordi?- le domandò dolcemente il principe. -No… Non ricordo nulla…- -Non ricordi neanche cosa mi hai fatto? Perché è da sei giorni, da quando siamo tornati a casa, che mi sento strano… Diverso, con nuove forze, non riesco neanche a dormire…- -Io… Io ho espresso un desiderio… Tu sei… Sei immortale… Così ora potremmo decidere insieme… Ti prego non arrabbiarti…- -Non sono arrabbiato con te, amore mio…- sorrise lui, poi la baciò. Due giorni dopo era festa a Minas Tirith: a palazzo l’erede al trono aveva la sua principessa, e presto insieme avrebbero regnato felici per tanto tempo. Entrambi avevano rinunciato all’immortalità, convinti che il loro amore era l’unica cosa degna di esistere per sempre.
  
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