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Autore: hello_crazy    14/05/2013    2 recensioni
.-Salutami, come l’ultima volta.-disse poi facendo lunghe pause tra una parola e l’altra ma stringendo più forte che poteva la mano di una Johanna ormai distrutta.
-Ciao ragazzo dagli occhi color ghiaccio.-disse la ragazza facendo una specie di sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Anne? -Dimmi Johanna. -Vado al bagno, vieni? -No, devo andare a prendermi qualcosa da mangiare. -Ok ci vediamo dopo. Detto questo Johanna si diresse verso la macchinetta del suo corridoio. Era la ricreazione, la parte della giornata che preferiva, il momento in cui tutti i ragazzi di potevano incontrare, liberi da ogni obbligo anche solo per 10 minuti, nel corridoio. Teneva in mano il libro di filosofia avrebbe approfittato della coda alla macchinetta per ripetere. Johanna era abbastanza conosciuta nella sua scuola: per la sua intelligenza e la media che spesso arrivava a toccare le vette più alte e per la sua bellezza indiscutibile e indimenticabile, i suoi ricci neri non facevano altro che far risaltare gli occhi blu profondo che risplendevano sul suo volto. Sorrideva sempre, aveva sempre una parola buona per tutti ma non sapeva di essere così bella; quando si guardava allo specchio non faceva altro che notare tutti i suoi difetti: i denti troppo grandi, e le gambe troppo magre, e il seno troppo prosperoso. I ragazzi la reputavano intoccabile, troppo bella per potercisi anche solo avvicinare, di conseguenza la sua tesi era confermata, lei non era bella. Prese una bevanda fresca ed un pacchetto di patatine e incominciò ad andare verso la sua classe. -Johanna?-chiamò una voce alle sue spalle. -Ehi Katie! Come stai? -Bene! Adesso meglio!-era una ragazza che aveva conosciuto per l’autobus che prendevano insieme e anche se si vedevano solo nel tragitto per andare a casa o per caso nei corridoi avevano legato molto. -Passata la febbre?-chiese Johanna mangiando una patatina. -Si, questa volta l’ho avuta molto alta. Poi oggi all’uscita ti racconto! Ci vediamo dopo!-disse la ragazza dandole un bacio sulla guancia e schizzando nella direzione opposta alla sua. Johanna si voltò, ma non poté muoversi perché si scontrò contro qualcosa anzi qualcuno su cui rovesciò la sua bevanda. -Oddio scusa!-fece la ragazza imbarazzata. -Ehm, non ti preoccupare.-rispose il ragazzo, con una voce forte ma tranquilla, prendendo il libro di Johanna da terra e passandoglielo. -Mi dispiace per la tua maglietta.-disse Johanna passando lo sguardo dalla sua maglietta ormai quasi trasparente ai suoi occhi. -Ne ho una di ricambio.-si alzarono da terra ma una volta in piedi furono davvero molto vicini, i loro nasi potevano toccarsi e Johanna poteva sentire il fiato del ragazzo sulle sue labbra; fissò i suoi occhi, aveva gli occhi color ghiaccio da cui riusciva a distogliere lo sguardo. Sentì il calore del suo corpo avvicinarsi al suo, ma lei era intenta a fissare i suoi occhi. Ad un tratto inspirarono profondamente, all’unisono, le loro labbra si sfiorarono per un micro secondo e si resero conto che non desideravano niente altro a parte che quel contatto, seppur minimo, continuasse. Era come se in quel corridoio non ci fosse nessun altro a parte loro due e i loro respiri, non sapevano se qualcuno li stesse guardando, non sapevano ciò che stava succedendo, nelle loro menti in quel momento c’erano solo due corpi, due respiri e un unico desiderio. -Hai visto Johanna?-chiese Anne ad un’altra amica. Sentì quella voce in lontananza, doveva andare ma non voleva, continuava a guardare i suoi occhi, finché in un secondo non fu assalita dal pensiero della realtà, strinse il suo libro tra le mani e scappò via. -Dov’eri? Ti sto cercando da un pezzo!-fece Anne prendendo un po’ delle sue patatine. -Ehm, alla macchinetta c’era una coda lunghissima.-fece per voltarsi ma il ragazzo dagli occhi color ghiaccio e le labbra perfette non c’era più. Entrò in classe e si sedette nel suo banco continuando a pensare a ciò che era successo poco prima, non riusciva a seguire la lezione la sua mente era come offuscata. -Prof, mi scusi non mi sento molto bene, potrei uscire?-chiese attirando l’attenzione dell’insegnante. -Certo, Johanna ma stai male?-chiese il professore, non era mai successo che Johanna uscisse durante un’ora di lezione. -Mi manca l’aria.-tagliò corto la ragazza dirigendosi verso la porta. Qualcuno bussò e appena entrò, Johanna si rese conto che era il ragazzo di prima, si fissarono per un secondo solo e mentre lui entrava per parlare con l’insegnante, lei usciva per prendere una boccata d’aria. Si erano guardati solo per un paio di secondi ma in quello sguardo c’erano le stesse emozioni di poco prima, per questo Johanna non si sorprese a ritrovarsi con quel ragazzo in un angolo sperduto della scuola solo 5 minuti dopo. La ragazza era con la schiena contro il muro e lo stesso il ragazzo ma era di fronte a lei, così che i loro occhi potessero guardarsi e le loro labbra desiderarsi. -Mi dici il tuo nome?-chiese Johanna al ragazzo dagli occhi color ghiaccio, mentre il desiderio di assaporare le sue labbra si faceva sempre più forte. -Perché lo vuoi sapere?-rispose, notò che Johanna batteva nervosamente un dito della mano contro il muro, ne conosceva la ragione, provava gli stessi sentimenti. -Perché devo sapere il nome di chi bacio.-disse la ragazza avvicinandosi e baciando per la prima volta in vita sua uno sconosciuto. Il ragazzo rispose al bacio, attirando la ragazza a sé tenendola per i fianchi quasi avesse paura di perderla. -Il mio nome non te lo dico, non voglio sapere il tuo, solo godiamoci questi momenti in cui non importa chi siamo.-fece il ragazzo guardandola negli occhi. -Io voglio che succeda di nuovo.-fece Johanna guardandolo a sua volta dritto negli occhi con sguardo implorante. -Allora succederà, però adesso è meglio che vai!-disse il ragazzo dandole un ultimo bacio e poi mollando la presa. -Ciao ragazzo dagli occhi di ghiaccio. -Ciao ragazza sorprendentemente bella. Passarono i giorni, Johanna non rivide il ragazzo dagli occhi color ghiaccio, 10 giorni dopo si convinse di aver immaginato tutto e che quel ragazzo non esisteva, non era possibile che tutto ciò che ricordava fosse realmente successo e che poi il ragazzo fosse scomparso nel nulla. Non ne parlò con nessuno, l’avrebbero sicuramente presa per pazza e magari le avrebbero anche detto che il troppo studio le stava dando alla testa; ma nonostante tutto non riusciva a dimenticare quella bocca e quegli occhi. Erano impressi nella sua mente e non volevano saperne di andarsene. Spesso lo sognava la notte: sognava che lui era con un’altra ragazza e che non si ricordava di lei, non si ricordava il suo nome. Ogni giorno rimpiangeva di non aver insistito per sapere il suo nome. Ogni giorno si svegliava con l’immagine dei suoi occhi nella testa e sperava di poterlo incontrare di nuovo ma passarono i giorni e anche i mesi e di quel ragazzo non c’era più traccia da nessuna parte. Pochi giorni dopo al telegiornale diedero informazioni aggiuntive ad un incidente successo un paio di giorni prima, un ragazzo 18 era in ospedale per essere stato letteralmente buttato in aria con la moto da un tir, era della sua stessa città e quando mostrarono la foto Johanna riconobbe il volto del ragazzo che tanto desiderava vedere. Ciò che riuscì a capire dal telegiornale fu: che era in condizioni molto gravi, il nome dell’ospedale dove si trovava e il suo nome. John. Decise che sarebbe andata a trovarlo a tutti i costi. Così la mattina successiva liquidò sua madre con la scusa del mal di testa e appena se ne fu andata prese l’autobus per arrivare all’ospedale. Di chi avrebbe chiesto? Come l’avrebbe trovato? Chiedere semplicemente di John sarebbe bastato? Queste le domande che si poneva ma si rispose che se fosse stato necessario avrebbe girato le stanze di tutto l’ospedale, doveva vederlo, doveva dirle come si chiama. Sembrava una motivazione stupida, ma voleva poterlo guardare per l’ultima volta in quei suoi occhi color ghiaccio, desiderare di nuovo un contatto con la sua bocca e dirgli il suo nome. Johanna. Sarebbe bastato un minuto o poco più, il necessario per risentire quel brivido sulla schiena che aveva provato solo in sua presenza. -Scusi, lo so sembra riduttivo ma cerco John, un 17enne, ferito in un incidente stradale, viene al liceo classico del centro… -Devi essere una sua amica.-disse una voce alle sue spalle.-Vieni John è al terzo piano.-disse una signora in cui ritrovò gli occhi del ragazzo. Presero l’ascensore e la madre spinse il tasto che le avrebbe portate al terzo piano.-Sai una cosa fondamentale,-disse la donna sorridendo.-quando vai alla reception di un ospedale, devi dire il cognome o non troveranno mai chi cerchi!-Johanna si limitò a sorridere, la madre non poteva sapere cosa fosse successo tra il figlio e quella ragazza. -E’ molto grave? -Si. Aspettiamo solo che faccia il suo ultimo respiro. -Ha paura? -Lui? No è forte. -Mi riferivo a lei. -Si,-disse la donna fermandosi nel corridoio è guardando in faccia Johanna.-da morire, non voglio perdere mio figlio. Ma lui crede in me-disse tirando su una lacrima-non posso piangere davanti a lui né tantomeno davanti ai suoi amici. -La posso abbracciare?-chiese la ragazza. -Certo.-si strinsero in un forte abbraccio e poi si sedettero sulle poltrone della sala d’attesa.-Sembrerà crudele ma io voglio che se ne vada. È troppo vederlo così, non ha forze per parlare, per mangiare; non si muove, apre solo gli occhi e cosa ancora peggiore non respira da solo è troppo faticoso anche questo. È crudele da parte di una madre dire una cosa del genere, vero? -Lei vuole solo che suo figlio stia meglio. -Cerco di ripetermelo anche io, ma entrando in quella stanza a incrociando il suo sguardo capisco che non posso fare a meno di lui. È il mio unico figlio, mio marito se n’è andato tempo fa io sarò sola, non avrò assolutamente nessuno. -Avrà me! Per quel che vale!-disse Johanna stringendo la madre di John in un abbraccio sincero mentre entrambe tiravano a fatica su le lacrime. -Adesso vai! Io rimango un po’ qui non mi può vedere in queste condizioni! -Ok! Mi aspetti non vada via!-disse Johanna stringendola in un abbraccio e dirigendosi verso la stanza indicata. Entrò, non c’era nessuno, solo un letto e qualcuno con una mascherina steso sopra. Si avvicinò al letto per vedere se fosse sveglio e gli sfiorò una mano, il ragazzo aprì gli occhi. -Ehy, ciao… John!-fece Johanna mentre qualche lacrima, che cercava di nascondere dietro un sorriso,rigava la sua faccia.-Sono venuta per presentarmi, visto che non l’abbiamo più fatto!-prese la sua mano, gliela strinse e guardandolo negli occhi disse il suo nome.-Sono Johanna. La ragazza che si è follemente innamorata dei tuoi occhi, sai non faccio altro che pensarti da quando ci siamo incontrati, o meglio da quando ti ho rovesciato addosso la mia bevanda!-sorrise avvicinando la sedia al letto e sedendosi.-Non ci conosciamo per niente, ci siamo solo baciati, una volta e ti devo confessare che quel bacio è impresso nella mia mente non lo dimenticherò mai.-le lacrime rigavano le guance di Johanna che però, questa volta, non le trattenne. Quando mi hai detto che ci saremmo incontrati ci ho creduto, volevo rivederti, perdermi nei tuoi occhi un’altra volta e sentire le tue labbra sulle mie di nuovo. Sembrerà eccessivo ma io…. Credo di amarti.-a quelle parole il ragazzo alzò il braccio e si tolse la mascherina, si voltò verso Johanna e con gli occhi pieni di lacrime le sorrise. -Ti amo anche io, ragazza sorprendentemente bella.-disse con il fiatone, come se avesse fatto una maratona, ma sorridendo.-Salutami, come l’ultima volta.-disse poi facendo lunghe pause tra una parola e l’altra ma stringendo più forte che poteva la mano di una Johanna ormai distrutta. -Ciao ragazzo dagli occhi color ghiaccio.-disse la ragazza facendo una specie di sorriso. -Ti proteggerò.-disse il ragazzo per poi chiudere gli occhi e non aprirli mai più e rilasciando la presa sulla mano di Johanna che scoppiò in singhiozzi. La madre di John entrò in camera e le cinse le spalle. Lei non pianse era stranamente felice. Johanna si alzò e strinse forte la madre di John. -Sai, parlava sempre di te.-disse la madre senza lasciare la presa.-Mi ripeteva sempre che avrebbe dovuto chiederti il nome, ma quando oggi ti ho vista alla reception ho capito che eri tu, ti aveva descritto così bene. -Cosa le aveva detto?-disse Johanna continuando a piangere abbracciata alla donna. -Beh mi aveva detto che eri una ragazza forte, determinata e con un sorriso bellissimo. -Avrei voluto conoscerlo prima. -Non è necessario sai tutto ciò che dovresti sapere su di lui: è forte, è bello, è simpatico e… -Non perde mai la speranza.-dissero all’unisono le due donne rilasciando la presa dell’abbraccio e sorridendosi tra le lacrime.
  
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