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Autore: sam_san    14/05/2013    5 recensioni
Hey, lettore/lettrice!
Allora, ho letto il primo capitolo di Goddess (l'ho piratato XD ) e c'è la storia della prima Elena di Troia, che ti metto qua sotto, quindi se lo vuoi leggere lo leggi, sennò lasci perdere e basta :)
Dedicata a HectorWife
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Helen vide se stessa correre lungo una spiaggia verso il più grande faro mai trovato in vita sua. All'inizio era strano. Com'era possibile che guardasse se stessa come se fosse un film? Non sembrava un sogno. Nessun sogno era mai sembrato così reale e logico. Senza riuscire a capire cosa stesse accadendo, Helen si fece prendere dalla storia e cominciò a seguire il sogno.

La Helen del sogno portava un lungo diafano vestito bianco, stretto da una fascia finemente ricamata. Un velo trasparente si staccò dai fermagli nei capelli e si perse alle sue spalle mentre correva. Sembrava spaventata. Mentre il faro gigante incombeva sempre più vicino, Helen vide il suo io-onirico riconoscere una figura in piedi davanti a uno degli angoli della base ottagonale. Vide un lampo di bronzo mentre la figura si slacciava le fibbie intorno al collo e alla vita, e lasciava cadere il pettorale sulla sabbia. Si osservò gridare per la gioia ed accelerare il passo.

Dopo essersi liberato di metà armatura, il giovanotto alto e bruno si girò perché aveva sentito quella voce e corse verso di lei, raggiungendola a metà strada. I due amanti si abbracciarono di slancio. Lui la strinse e la baciò. Helen si guardò lanciargli le braccia al collo e ricambiare il bacio, per poi staccarsi e potergli baciare il viso in una decina di punti diversi, come se volesse coprire ogni centimetro della sua pelle. La mente di Helen vagò sempre più vicina alla coppia avvinghiata, sapendo già chi era il giovanotto che l'altra Helen stava baciando.

Lucas. Era vestito in modo strano e aveva una spada appesa alla cinta. Portava dei sandali ai piedi e le mani erano avvolte da lacci di cuoio logorato e coperte da guanti di bronzo, ma era lui.

Non si poteva sbagliare. Era sua perfino la risata che fece quando l'altra Helen lo coprì di baci.

“Mi sei mancato!” gridò l'altra Helen.

“Una settimana è davvero troppo” concordò lui, con dolcezza.

Non parlavano in inglese, ma Helen capiva ugualmente tutto. Il significato le echeggiava nella testa, così come il sollievo di essersi congiunta al suo amore riverberava dentro di lei- come se fosse il suo corpo a premere contro quello di Lucas. All'improvviso Helen capì che quello era davvero il suo corpo o almeno lo era stato un tempo. Aveva già parlato quella lingua e aveva già sentito quel bacio. Questo non era un sogno. Sembrava più un ricordo.

“Allora verrai con me?” la incalzò lui, prendendole il viso tra le mani e costringendola a guardarlo. Aveva gli occhi pieni di speranza. “Lo farai?”

L'altra Helen ci rimase male. “Perché parli sempre al futuro? Non possiamo godere di questo momento?”

“La mia nave salpa domani” La lasciò andare e si scostò da lei, ferito.

“Paride...”

“Sei mia moglie!” gridò lui, camminando in cerchio e passandosi una mano fra i capelli proprio come faceva Lucas quand'era frustrato. “Ho dato ad Afrodite la mela d'oro. Ho scelto l'amore, ho scelto te al posto di tutto ciò che mi veniva offerto. E anche tu hai detto di volermi”

“L'ho fatto. Ed è ancora così. Ma mia sorella non capisce niente di politica. Afrodite non pensava che fosse importante riferire che tu non eri un pastore, come credevo, ma un principe di Troia, anche se quel giorno badavi al gregge” L'altra Helen trattenne un sospiro esasperato per sua sorella e poi scosse il capo, rinunciandoci. “Le mele d'oro e i pomeriggi rubati non importano. Non posso venire con te a Troia”

Lei cercò di abbracciarlo di nuovo. Per un attimo ebbe l'impressione che lui facesse resistenza, ma non fu così. Le prese la mano e la tirò a sé come se non riuscisse proprio a fare a meno di lei, nemmeno quand'era arrabbiato.

“Allora scappiamo. Lasciamoci tutto alle spalle. Smetteremo di essere nobili e ci dedicheremo alla pastorizia”

“Non c'è niente che desidero di più” rispose lei ardentemente. “Ma poco importa dove andremo, io resterò sempre figlia di Zeus e tu figlio di Apollo.”

“E se avremo dei figli, avranno il sangue degli Olimpici” disse, con l'impazienza che gli arrochiva la voce. A quanto sembrava, aveva già ascoltato innumerevoli volte questo argomento.

“Pensi davvero che questo basterà a creare un Tiranno? La profezia dice qualcosa sul mescolare il sangue di quattro case che discendono dagli dèi. Non è per nulla chiaro”

“Io non le capisco le profezie, ma tutti hanno paura che gli dèi mescolino il sangue” disse lei. Tutto a un tratto la voce le venne meno. “Ci daranno la caccia fino ai confini del pianeta”

Lui le posò le mani sul ventre, stringendolo con le mani a coppa, possessivamente. “Potresti già essere incinta...”

Lei gli bloccò le mani. Aveva un'espressione triste e, solo per un attimo, disperata. “É la cosa peggiore che possa capitarci”

“O la migliore”

“ Paride, basta!” rispose Helen con fermezza. “Mi fa male anche solo pensarci.”

Paride annuì e poggiò la fronte alla sua. “E se il tuo padre putativo, il re di Sparta, prova a darti in sposa a un barbaro come Menelao? Quanti sono i re che in questo momento chiedono la tua mano? Dieci o venti?”

“Non m'importa. Li rifiuterò tutti” disse l'altra Helen con fermezza. Poi fece un sorriso. “Nessuno può costringermi, capisci?”

Paride rise e la guardò negli occhi. “No. Anche se vorrei vederne un paio che ci provano. Mi domando se i greci hanno un odorino migliore quando vengono inceneriti da un fulmine. Puzzare peggio di così è sicuramente impossibile.”

“Non ammazzerei nessuno con i fulmini” ridacchiò lei, intrecciando le braccia intorno al suo collo e strofinando il corpo contro il suo “Magari gli darei giusto una scottatina.”

“Allora ti prego non farlo! I greci scottati potrebbero puzzare peggio che cucinati a puntino” disse Paride, con la voce che diventava sempre più cupa mentre le sorrideva. All'improvviso il buonumore svanì dai loro sguardi e venne rimpiazzato dal dispiacere. “Come farò a salpare senza di te, domattina?”

L'altra Helen non sapeva cosa rispondere. Le labbra di lui trovarono le sue e le passò le dita nei capelli, rovesciandole la testa all'indietro e sollevandola mentre lei gli si abbandonava. Proprio come faceva Lucas.

 

 

 

 

Qui Helen si sveglia e parla con Daphne, dicendo cose che non ci interessano in quanto non riguardano la storia di Elena e Paride.

Al prossimo capitolo...

Ah, vi ricordo che questo brano è tratto interamente dal primo capitolo di Goddess (piratato con Adobe Flash Reader da moi) e che quindi, questa, è la versione dell'Angelini.

 

 

 

 

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