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Autore: Flarya    15/05/2013    5 recensioni
Difficilmente Kensi Blye parlava dei suoi problemi agli altri, cercava sempre di risolvere tutto da sola. Era questo che l’aveva spinto a farsi avanti: voleva mostrarle che a volte i problemi si risolvono più in fretta in due.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quella mattina, Kensi Blye entrò negli uffici a passo veloce, scaraventò la borsa sulla scrivania e sedette al suo posto con violenza, quindi guardò torva i suoi compagni di squadra. Sam e Callen si scambiarono uno sguardo intenso, prima che Deeks rompesse il silenzio.
«Mi sembra di capire che qualcosa non va.»
«Ma dai, da cosa l’hai capito?» lo stuzzicò Sam.
«Ho fiuto per queste cose.»
«…woof!» commentò G. Poi girò la sedia verso Kensi e si rivolse a lei. «Coraggio, vuoi condividere con noi il motivo del tuo malumore?»
Kensi appoggiò i gomiti sulla scrivania e intrecciò le dita. Rimase in silenzio ancora qualche momento, quindi si girò verso Callen corrugando la fronte. «In realtà è solo una cosa un po’ strana.
Dunque, la settimana scorsa stavo accompagnando mia madre a casa, dopo cena, e quando eravamo quasi arrivate ho tamponato un tizio.» Sam cercò di nascondere un sorriso, ma non vi riuscì. «…beh sì, fin qui tutto nella norma. Se non che scopro che il suddetto tizio è il vicino di casa di mia madre….nonché mio vecchio compagno di scuola.»
Deeks rise. «Oh mio Dio, qualcuno che conosceva Kensi prima che diventasse 007! Dobbiamo farlo sparire!»
«Idiota, non è questo il punto. Ho detto che l’ho incontrato una settimana fa, no? Beh, da allora l’ho incontrato ovunque
Sam si protese sulla scrivania, rinnovando la sua attenzione. «Che intendi con “ovunque”?»
«Nel senso proprio dappertutto, praticamente tutti i giorni! Al supermercato, al bar, al parco, al pub… eppure abita a venti minuti buoni da casa mia, ed io non frequento posti fissi, né percorro sempre le stesse strade…»
A quel punto, anche il sorriso di Deeks era sparito.
Kensi li scrutò uno per uno, stringendo le sopracciglia. «C’è di più. L’ho incontrato stamattina, mentre venivo qui. Ah, ma non sono stata seguita, ho controllato. L’ho liquidato abilmente.»
G. la scrutò intensamente. «Bisogna dirlo ad Hetty, se tu sei stata compromessa…»
«…dovrò tagliare i ponti fino a nuovo avviso, lo so. È che non sono sicura, in verità…»
«Magari la sta solo seguendo perché è bella.» Ipotizzò Deeks. «Cioè, appetibile. Insomma, voglio dire-»
«Hai detto abbastanza Deeks, basta, è inquietante» lo interruppe la partner.
«Magari è vero» Commentò Sam. «Perché non provi a cavargli fuori qualcosa?»
«Mh.» Kensi annuì poco convinta, rilassandosi sulla sedia.
«Ti aiuterò io.» Si offrì il detective. «Sono il tuo partner, i tuoi problemi sono anche i miei.»
«…Sam, tu non mi tratti così.»
«Ti ripeto che la maggior parte dei tuoi problemi si risolverebbe con una brava ragazza al fianco ed una camomilla prima di andare a dormire, G.»
«Sì, mamma.» Callen chiuse la conversazione riprendendo in mano la penna e dedicandosi nuovamente alle scartoffie.
Deeks rimase immobile, fissando il vuoto sovrappensiero. Difficilmente Kensi Blye parlava dei suoi problemi agli altri, cercava sempre di risolvere tutto da sola. Era questo che l’aveva spinto a farsi avanti: voleva mostrarle che a volte i problemi si risolvono più in fretta in due.

 

Eric ciondolava. Non si poteva dire in altro modo. Era difficile che stesse nella OPS senza fare nulla, eppure quel giorno era proprio quello che stava facendo. Fissava lo schermo senza leggere, forse sovrappensiero, e faceva girare la sedia prima un po’ a sinistra, poi un po’ a destra, facendo perno su un piede. Nell Jones lo ignorò quanto poté, infine smise di digitare sulla tastiera e si girò verso di lui. «Qualcosa non va?»
Il biondino si riscosse immediatamente: si raddrizzò, sedette composto e allungò le mani sulla tastiera della sua postazione. «No, tutto okay!»
Dopo pochi secondi però si voltò verso di lei. «Ieri sera mi è capitato di vedere un poliziesco in TV.»
«E…quindi?»
«Beh, forse è perché io più o meno lo vivo, ma la struttura mi lascia un po' perplesso.
Dunque, all'inizio c'è il morto. Assassinio cruento e raccapricciante, molto ben curato visivamente, che poi più ci si avvicina alla fine più si arricchisce di particolari macabri da horror, opera di uno squilibrato sanguinario ricco di fantasia. Poi la squadra investigativa...cioè, o i personaggi sono caratterizzati malissimo, o sono tutti molto tristi. Voglio dire, dall'inizio alla fine non parlano che del delitto: non una battuta, non due chiacchiere, niente. E poi non si scompongono quasi per niente! Sono umani o no?» Scrutò per un istante Nell, che lo guardava a bocca aperta.
«...quello che volevo dire è che se qui parlassimo soltanto del nostro morto quotidiano, nel giro di due giorni mi suiciderei» concluse in fretta, e si dedicò al computer.
«Mh, capisco quel che intendi.»
«Ah sì?»
«Sì.»


Erano in silenzio, ognuno immerso nelle proprie attività, quando il cellulare di Kensi squillò. Lei osservò per un lungo momento il numero sconosciuto prima di rispondere.
«Pronto? »
«Ahem, Kensi Blye? Sono Kevin.»
«Kevin? Come hai avuto questo numero?» chiese sorpresa. I suoi colleghi s'interessarono alla conversazione. Deeks in particolare incrociò le braccia sulla scrivania e si mise in ascolto, quasi gli stessero raccontando una fiaba.
«...ho chiesto a tua madre, in realtà.»
«Aaah, capisco.» Cercò di apparire cortese, ma non le riuscì troppo bene. Si chiese se gli altri riuscissero a sentire il suo interlocutore anche se non aveva attivato il vivavoce. Callen probabilmente sì, era a neanche venti centimetri di distanza.
«Ecco, volevo chiederti, stasera sei libera?» Callen cercò di reprimere un sorriso, Deeks lo fissò corrucciato.
«Credo di sì, perché?»
«Ti va di andare a prendere...non so, una birra?» Kensi studiò Sam, che la guardò senza capire.
«Va bene. Alle otto e mezzo?»
«Vai a bere birra alle otto e mezzo?!» le sussurrò G. Kensi coprì il microfono del telefono. «Non voglio fare tardi» sibilò.
«Ok! Passo a prenderti, magari?»
«No, torno da lavoro. Passo a prenderti io, se vuoi.»
«Hah, vuoi spaventarlo con le tue abilità da pilota?» scherzò Deeks.
«Oh, va bene! A stasera allora!»
«Ciao.» Chiuse la chiamata e scrutò truce i suoi compagni di squadra.
«Quindi la nostra 007 stasera esce?» cantilenò il detective.
«Così sembra» rispose Callen.
«Ragazzi, basta così.» intervenne Sam. «Kensi, che ne pensi?»
«Mh, per quel che ricordo è un idiota, non dovrei avere problemi. E se c'è qualcosa sotto, devo stroncarlo di persona.»
«Woah, spaventosa.»
«Sta' zitto, Deeks.»


Era stata una giornata tranquilla. Nell aveva fatto alcune consegne per conto di Hetty, e quando, tra una e l'altra, si sedeva alla propria postazione, Eric mormorava motivetti allegri per accompagnarli nel lavoro.
Quando raccolsero le proprie cose per andarsene, negli uffici erano rimasti pochi addetti, e Deeks. Era ancora seduto alla sua scrivania. Nell si fermò sulla soglia e lo guardò. «C'è qualche problema?»
Deeks si alzò immediatamente. «No, stavo solo...pensando a come passare la serata. Tutto a posto.»
«Ooookay.» disse perplessa, scrutandolo. Poi si riprese, e lei ed Eric si avviarono all'uscita. «Eric, sai...mi piace questo lavoro. E mi piacciono i colleghi che ho trovato qui.»
«...sì?»
«Sì, siamo una bella squadra.»
Eric sorrise di cuore.

 

Kensi a volte si comportava come una bambina. Per questo era andata ad incontrare quel tizio da sola.
«Kevin.» mormorò il detective a denti stretti, mimando il tono che, nella sua testa, la partner avrebbe utilizzato.
Magari sì, poteva tenergli testa da sola. O magari non voleva privarsi del piacere di fare la carina ad un “appuntamento”. Ma Kensi non doveva dimenticare che era un agente federale. Loro non esistevano, ne andava della sicurezza della squadra.
Marty Deeks invece esisteva. Esisteva eccome. Aveva un bel distintivo lucido di cui vantarsi con le ragazze -ed infatti lo faceva. Lui poteva, perché non era un fantasma come gli agenti dell'NCIS.
Quella sera andò in un bar dove non andava da parecchi mesi.
Si guardò intorno per bene, scrutò gli ospiti, osservò attentamente le ospiti, e salutò il barista al bancone con un cenno.
«Hey, Marty! È un pezzo che non ti si vede!»
«Già.» Sedette al banco.
«Il solito?»
«Yup.»
Sorseggiò il suo drink un po' ascoltando la musica, un po' le voci dei numerosi clienti. Dopo averne serviti alcuni, il barista tornò da lui.
«Sai, ultimamente ti hanno visto con una brunetta niente male» disse con un sorriso malizioso.
«Ah sì?» rispose Deeks sorpreso. «Strano, ti sarai accorto anche tu che a me piacciono le bionde, no?» continuò con tono complice.
Il barista rise fragorosamente. «Me ne sono accorto, me ne sono accorto!»
Poi entrò una donna, e sedette proprio accanto a lui.
La prima cosa che notò, fu che era bionda.
La seconda, che aveva un fisico da paura.
Marty guardò l'orologio. Probabilmente la sua partner in quel momento era alla seconda birra, forse terza, mentre faceva parlare il fantomatico Kevin. Si chiese se fosse un bell'uomo. Poteva quasi vederli, seduti ad un tavolino di un pub, con lei che rideva falsamente per una battuta di Kevin che, se l'avesse detta lui, gli avrebbe sicuramente procurato uno sguardo glaciale ed un livido.
«Oi, Jim» si rivolse al barista. «Portamene un altro. E qualcosa anche per...» e accennò alla giovane donna al suo fianco, voltandosi verso di lei.
«Susanne.» Dal modo in cui rispose, Deeks poté intuire come si sarebbe conclusa la serata.
«Marty» si presentò. Susanne aveva anche un bel viso, labbra piene, e, notò, occhi chiari. Occhi chiari di due colori diversi: uno di un bell'azzurro, che forse sfumava un po' nel grigio, l'altro di un verde brillante.
«I tuoi occhi sono...»
«Inquietanti?» lo interruppe, sostenendo il suo sguardo.
«Beh, stavo per dire stupendi, ma se preferisci inquietanti...»
Lei arrossì.
«Un mio collega ha un occhio nero ed uno castano, perciò non mi sorprende.» Parlare di un'altra donna non aiutava la causa. «Però...non sono come i tuoi.»
«Ah sì?» accavallò le gambe elegantemente. «Dovresti presentarmelo, potrebbe essere interessante.»
«Oh, questo è un po' difficile. Sai, sono abbastanza sicuro che mi odi.» Si sporse verso di lei con aria confidenziale. «Perché sono più affascinante di lui.»
Susanne rise.
«Oh, ma queste sono sentenze che lascio agli altri» e le sorrise.
«Sì, hai un certo fascino, Marty» disse lei divertita, prima di assaggiare il suo Sweet Martini.

 

Diversi drink più tardi, le chiacchiere si erano spostate in auto. E le chiacchiere erano diventate poi un abbraccio molto poco casto. Così, nel mezzo di un bacio appassionato, il cellulare del detective squillò. Deeks osservò il numero infastidito, ma cambiò subito espressione leggendo il nome di Kensi. Rispose immediatamente, sforzandosi di non apparire a corto d'aria.
«Kens...?»
«Hey Deeks, disturbo? Dormivi?»
«No, no, per niente! C'è qualche problema?» Susanne gli mordicchiò l'orecchio libero, scendendo sul collo con baci delicati.
«Oh beh, volevo dirti che è andato tutto tranquillo, non credo abbia secondi fini che minaccino l'NCIS.»
«...bene.»
«Però sono abbastanza sicura abbia messo un segnalatore sulla mia auto, perciò...mica passeresti a prendermi, domani?»
«Va bene, a domani!»
«...a domani, 'notte.» La sua voce suonò un po' perplessa.
Chiuse il telefono e lo gettò sul sedile posteriore, ricambiando le attenzioni appassionate della bionda.

 

 

 

 

 

 

 

 

≈ In realtà non volevo pubblicarlo prima di aver pronto un altro capitolo, così da non far attendere esageratamente un seguito, ma non ce l'ho fatta. Gli ultimi episodi mi hanno gasata tantissimo, e dovevo condividere con qualcuno l'OTP causa della mia instabilità mentale. 
E adesso attenderò la 4x24 con meno agitazione. 
Grazie per aver letto!

 

   
 
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