Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: _Zexion_    15/05/2013    3 recensioni
Tirò fuori le proprie armi, avvicinandosi in guardia, prima di riconoscere i capelli biondi di una persona a lui vicino. Sentì il ghiaccio impadronirsi delle sue vene quando, insieme ad essi, notò la pozza di sangue sotto il suo corpo.
“…Dino?”
Genere: Angst, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: I lied.
Fandom: KHR
Ratin Verde
Avvertimenti: O
ne-Shot; 
Note: Non avrei dovuto scrivere su di loro (altra storia tenuta a riposare nelle viscere dell'inferno (?)) ma quando l'ho fatto ero nel pieno del momento D18, così come avevo appena visto una strip triste su di loro ;_; Non me ne vogliate male, è la mia OTP. Solo che io e l'angst... andiamo d'accordo, ecco.

Ho messo OOC non perché ho stravolto il carattere, ma perché non so bene, a conti fatti, se Hibari si comporterebbe mai come alla fine xD Quindi diciamo, uomo avvisato mezzo salvato. (Credo.)

I lied.


“Kyouya, Kyouya!” Il ragazzo si girò, guardando dritto dritto quel piccolo pulcino che aveva preso con sé, chiedendosi per quale motivo fosse lì, a volte. Continuava incessantemente a gracchiare il suo nome e dopo un po’ diveniva alquanto molesto, lo doveva ammettere.Ritornò a leggere il proprio libro, ignorando quindi quel rumore di sottofondo, cercando di non pensarci troppo.

“Kyouya! Guarda!” un sorriso angelico, quasi, di sicuro radiante. Dino si fece avanti con le mani chiuse a pugno, come se contenessero qualcosa. Hibari lo guardò impassibile come sempre, come se non gli importasse e quando il ragazzo biondo fu dinanzi a lui attese, senza una parola.Il decimo boss della famiglia Cavallone rise, prima di aprire le mani.
“Guarda, da più vicino.” Hibari inarcò un sopracciglio, avvicinando giusto un po’ il volto, prima di sentire le labbra altrui sulle proprie. Si ritrasse, arrossendo leggermente e guardandolo un po’ sorpreso, non aspettandoselo e ritrovandosi quel sorriso radioso davanti.“Ho preso un bacio per te.”


Un rumore come di graffi dinanzi alla porta lo distrasse dalla lettura, facendolo alzare dalla poltrona, sospirando. Quando cercava di fare qualcosa di tranquillo o di utile al fine di sé stesso finiva per esser sempre interrotto da qualcosa o da qualcuno. Una volta dinanzi all’ingresso l’aprì, guardando fuori e vedendo un gatto. Aggrottò le sopracciglia, notando come quest’ultimo zompettasse in fretta indietro, verso il fondo del corridoio e assottigliò gli occhi per vedere meglio quando notò qualcuno seduto in fondo, sulle scale.Tirò fuori le proprie armi, avvicinandosi in guardia, prima di riconoscere i capelli biondi di una persona a lui vicino. Sentì il ghiaccio impadronirsi delle sue vene quando, insieme ad essi, notò la pozza di sangue sotto il suo corpo.
“…Dino?”


L’improvvisa ombra su di sé lo fece mugugnare, aprendo gli occhi infastidito, quando il viso troppo vicino del decimo Cavallone ricoprì la sua visuale. Si alzò ancora più nervoso, mettendosi a sedere e scostandolo da sé, sentendolo ridere. L’averlo sempre intorno iniziava ad essere aberrante quanto quel pulcino che gli faceva compagnia, benché apprezzasse di più l’ultimo, che non il primo. “… Cosa vuoi?”
“Sono venuto a trovarti! Ero passato per il Decimo ma…” voltò il viso per guardarlo meglio, aspettando continuasse, ma Dino sorrise ed inclinò il proprio capo, sporgendosi quanto bastava. Hibari prevenne le sue mosse, mettendo una mano sulle labbra altrui che si inclinarono appena, divertite.
“Beccato.”
“Non mi faccio fregare facilmente.”
“Ti amo, Kyouya.” Quelle parole improvvise lo distrassero, abbastanza da permettere a Dino di togliere la mano dalle proprie labbra e farle combaciare con le altre, restando su di esse a lungo, approfondendo e sentendone il sapore sulla lingua.
Hibari rimase fermo per un po’, prima di ricambiare il bacio, oramai abituato a quelle effusioni benché ancora dovesse decidersi come sentirsi a riguardo. Quando si separarono avevano entrambi il fiatone, e Kyouya prese un profondo respiro, alzandosi.
“Prima o poi ti morderò a morte.”
“Fingere che ti dispiaccia non ti salverà dal fartelo piacere.” Hibari rimase fermo, senza voltarsi, mentre sentiva dei rumori dietro di sé.
“Non mi piace. Ti sembro felice?” Sentì la risata di Dino e potè immaginarsi con familiarità il volto altrui felice, il sorriso, l’inclinazione del viso, la luce negli occhi.
“Sì. Non mi inganni, con quella maschera, Kyouya.” Sussultò a quell’insinuazione e strinse appena i pugni, voltandosi dopo qualche minuto.“Cosa vuoi di-” Ma Dino era scomparso, come portato via dal vento. E quell’insinuazione era rimasta ad aleggiare intorno a lui.


“Hibari-san.” La voce di Reborn giunse alle sue orecchie prima che potesse fermarla, distraendolo nuovamente. Si trovava all’ospedale, in piedi dinanzi alla finestra vicino alla sala delle operazioni urgenti. Quando aveva visto Dino in quel mare di sangue si era avvicinato a lui forse per la prima volta nel panico, ma vedendolo rispondere ai propri richiami aveva ripreso la sua solita impassibilità, chiamando immediatamente un ambulanza e con essa Reborn e Tsuna. Insieme a loro erano arrivati anche Sasagawa, Yamamoto e Gokudera ma non aveva detto nulla, lasciandoli in sala d’aspetto ed andandosene.Nella mente non riusciva a dimenticare per nessuna ragione il sorriso di Dino macchiato di sangue, mentre le labbra si muovevano.
Voltò il capo verso il bambino, uno dei sette Arcobaleno ed attese, senza una parola.
“Le condizioni di Dino erano critiche.” A volte Hibari si chiedeva perché la gente dicesse l’ovvio e perché facesse quelle lunghe pause della quale non si faceva niente, se non aggiungere ansia. Forse servivano per metabolizzare le parole che venivano dopo? Ma come faceva a sapere a cosa si riferisse, di preciso? Quindi aveva deciso, decisamente, che quel tipo di pausa lo facevano solamente incazzare. E se non fosse che voleva sapere le notizie, avrebbe già tentato di picchiare Reborn per il nervoso, pur sapendo di essere in netto svantaggio con lui.
“Hanno provato a fare di tutto.” E Reborn chinò il capo, il cappello ad oscurargli il volto. “Ma non ce l’ha fatta.”
Ci furono attimi di silenzio, per immagazzinare le parole altrui e furono attimi in cui Hibari si staccò dalla finestra, confuso.
“Cosa vuoi dire che non ce l’ha fatta?”
“Mi dispiace.” Sentì distantamente una lacrima solcargli il volto ma la coprì subito con una mano, sentendo uno strano dolore al petto.“Non essere assurdo.” Rispose solamente, prima di girarsi, voltandosi ed andandosene. Non voleva restare un attimo di più in quel posto assurdo.


“Kyouya!” Sbuffò, voltandosi verso Dino e guardandolo scocciato, interrotto nuovamente dalla sua normale passeggiata. Se solo avesse fatto qualcosa di strano o di contrario alla legge, avrebbe potuto morderlo o picchiarlo com’era giusto che fosse. Usare la violenza per riportare l’ordine era a fin di bene.Ma Dino veniva semplicemente verso di lui, con quel sorriso stupido sul volto. Riflettendoci il biondo era bello, certamente, ma non aveva intenzione di rivelarglielo. Tentò di ignorarlo quindi, sperando se ne andasse ma senza crederci sul serio.
“E’ bello vederti qui. Pensavo, visto che sei nei dintorni potresti venire a casa mia oggi!”
A quelle parole si fermò, guardandolo in maniera insistente, facendolo arrossire un po’ in imbarazzo.
“Se vuoi, ecco.” Hibari sembrò pensarci un attimo, prima di annuire e prendere la direzione per casa di Dino. L’altro sorrise, affiancandolo come se avesse appena ottenuto un premio.
“Eccola, eccola, la maschera che cade rivelando le tue intenzion-UGH!” Perché Hibari gli aveva appena tirato un pugno in un fianco, pur di farlo smettere. 


Si era sdraiato sul divano, tornando a casa, senza cambiarsi ne togliersi nulla. Si era semplicemente buttato lì, pensando e ripensando alle parole di Reborn, a Dino sul suo corridoio, al suo movimento con le labbra. Ci aveva pensato davvero, riflettendoci abbastanza sopra da sentirsi stupido e inconclusorio. Non era da lui avere quella reazione, a parer suo esagerata, eppure non poté fare a meno di portare un braccio sul viso, sentendo le lacrime calde solcarglielo, di più sempre di più, sino a bagnare il cuscino dietro di sé. Si morse il labbro, abbastanza forte da essere doloroso e prima uno, poi due mugolii uscirono dalle sue labbra, le mani strette sul viso.
“Dino…”
Erano mafiosi, Hibari lo sapeva. Sapeva che erano sempre in pericolo, che non era un gioco, che un giorno potevano essere lì a scherzare ed il giorno dopo si sparavano contro. Sapeva che c’erano pericoli, avversità, tradimenti. Sapeva che potevano spodestare qualcuno e l’attimo dopo lo rimpiazzavano, perché erano le regole e le regole erano dure. Ma quel giorno, in quel momento, Kyouya stava solo pensando che per colpa di qualcuno non avrebbe più visto il sorriso di Dino, non lo avrebbe più sentito venirgli dietro come se fosse un cagnolino, non lo avrebbe più baciato, non lo avrebbe più invitato a casa sua, non lo avrebbe più tormentato su cosa l’altro credeva stesse provando. Su com’era o quant’altro. Respirò forte, roco, mentre Hibird li a fianco ripeteva continuamente “Hibari, triste? Hibari, Triste?” e lui lo ignorava, statisticamente, come sempre. Anche quel piccolo uccellino non avrebbe più posato le proprie piume sulla testa bionda di quell’idiota del decimo Boss dei Cavallone. Quei tatuaggi che tanto gli aveva odiato addosso.

Ti amo, Kyouya.
“Idiota… sei un dannatissimo idiota!”Lo pronunciò abbastanza forte da farsi sentire nella stanza in cui era, ma non abbastanza per valicarne la soglia. Restò così, a piangere e borbottare incessantemente per lungo tempo, senza rispondere a nessuna chiamata o cose simili che sarebbe potuta arrivare.
Dino aveva ragione. Hibari aveva sempre indossato una maschera per evitare tutto quello, per non sentirsi solo, per non mostrare debolezze o quant’altro. Si era abituato a tutto quello fino a che non era diventato parte di lui. Ma poi era arrivato lui, stupido idiota che si insinuava nella sua vita con quel sorriso sfacciato e ci stava anche bene e tutto perdeva significato.
La maschera era crollata.
Ma Dino non sarebbe mai più stato lì, non ci sarebbe mai più stato per vederlo. E non gli avrebbe mai potuto sorridere dicendogli che alla fine aveva ragione lui.

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: _Zexion_