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Autore: SoloSabbiaAlVento    15/05/2013    1 recensioni
Klaus non si fida più di nessuno,crede che l'intero mondo stia complottando contro di lui. Sta per fare qualcosa che lo allontanerà per sempre dalla sua unica debolezza : Caroline . Quando arriva l'unica persona che riesce a vedere il suo lato buono,riesce ad apprezzarlo e forse,persino ad amarlo, ma se qualcuno minacciasse di prendere il suo posto nel cuore di colei che lo rende migliore? Cosa sarebbe disposto a fare Klaus pur di riprendersi quello che è suo ?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio, Originari, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.

             

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte
inciampi nei miei più segreti pensieri?

 
                
Caroline.Lei era sicuramente la ragazza a cui mi fossi interessato di più,per motivi che non riguardassero complotti o semplici piaceri,negli ultimi 1000 anni e anche se a mio sfavore,il mio interesse emotivo nei suoi confronti era diventato,ormai,il mio punto debole. E se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza,l’immagine che avevo per anni costruito di me,quella dell’essere immortale di cui tutti hanno e dovrebbero avere paura,cadrebbe,mandando in mille pezzi il lavoro di anni e il sacrificio di molti. Di certo questo non potevo permetterlo,soprattutto quando in giro c’era così tanta gente,a cui di certo non sarebbe dispiaciuto sbarazzarsi di me. Mi guardai attorno. Philip e Gregory erano in piedi accanto alla porta del salone,uno sulla destra e l’altro sulla sinistra,come delle buone guardie,i miei due ultimi ibridi,se ne stavano lì impalati come se niente fosse. Ormai mi era diventato difficile persino fidarmi di loro,nonostante il legame di asservimento. In giro,vedevo solo gente che dopo aver rinunciato ai sogni nel cassetto aveva,ora,come massima aspirazione solo una : togliermi la vita.

-Potete andare ragazzi,riposatevi,domani non dovrete deludermi!- asserì sistemandomi meglio sulla poltrona di pelle nera su cui era accomodato,da ormai 2 ore,a riflettere e rimuginare,domandarmi se quello che stavo per fare mi avrebbe tolto definitivamente ogni minima occasione di apparire migliore agli occhi della bella bionda maniaca del controllo. Probabilmente sarebbe stato così,Caroline mi avrebbe odiato per il resto della mia vita,ed essendo eterno,sarebbe stato un periodo molto lungo e in dolore,considerate le aspettative. I miei due sottomessi abbandonarono la stanza richiudendo la porta alle loro spalle,senza fare il minimo rumore. Fissai per alcuni minuti la fiamma del fuoco bruciare,come eravamo simili. Nessuno poteva avvicinarsi a noi perché eravamo capaci solo di ferire e far del male,eternamente dannato alla solitudine. Il campanello trillò insistente,mi pentì di aver mandato a casa i mie due ‘amici’,che ogni tanto erano utili anche da portieri. Mi diressi verso la porta leggermente scocciato e sbuffante,la spalancai in preda ad un attacco d’ira,odiavo essere interrotto,e chi mi stava intorno lo sapeva bene. La rabbia volo via appena i miei occhi si scontrarono con quelli color miele della fanciulla,inzuppata,che avevo davanti. Non mi ero accorto che fuori si era scatenato un acquazzone. La ragazzina tremante si strinse nella giacca e rabbrividì due o tre volte prima di incominciare a parlare.

-Mi dispiace disturbarla,ma mi sono persa e fa freddo e piove e..- la fermai posandole un dito sulle labbra. –Ho capito,fa come se fossi a casa tua.- dissi sorridendole famelico. Era così piccola che temevo che se fosse rimasta sotto l’intemperie ancora per un secondo non avrebbe superato la notte. Mi ringraziò con un sorriso enorme,il primo sorriso di gratitudine che ricevevo da molto tempo. Mi spostai su un lato per permetterle il passaggio e allora sentì il suo profumo di lavanda invadermi le narici. Mi ricordava quando ero ancora umano,amavo l’odore dei fiori e i loro colori. Quando diventi immortale e vivi per 1000 anni finisci con lo stancarti persino di te stesso. Richiusi la porta mentre lei tremava per l’ennesima volta. Alla luce della stanza riuscì a scorgere meglio il suo volto,la pelle pallida,per via del tempo passato al freddo,gli occhi gonfi e rossi,evidenti segni di chi ha pianto a lungo recentemente,e un espressione triste e dura allo stesso tempo,di chi combatte contro le proprie emozioni. -Dovresti liberarti di quei vestiti,finirai per ammalarti.-dissi con tono paterno. –Al piano di sopra,nella vecchia stanza di mia sorella potrai sicuramente trovare qualcosa.-Mi sorrise ancora una volta. –Grazie.-

Tornò poco dopo,decisamente più asciutta di prima,il colorito pallido e i segni del pianto erano svaniti,lasciando spazio ad una ragazzina sorridente dagli occhi color miele e i capelli rosso fuoco legati in una lunga coda di cavallo. –Ho usato il bagno per farmi una doccia calda,stavo morendo di freddo.- disse affiancandosi al caminetto. –Non preoccuparti. Come ti chiami?- le domandai porgendole una tazza di caffè bollente. –Flame.- sussurrò fissando il liquido scuro. –Flame- ripetei io assaporando ogni singola sillaba. Significava ‘fiamma’,probabilmente il suo nome era dovuto al colore dei suo capelli. –Potresti dirmi perché ti trovavi sotto un temporale?- la guardai mentre prendeva un sorso dalla sua tazza d caffè. –Sono scappata.- la guardai allarmato e non appena se ne accorse si affrettò a continuare –Dopo la morte dei miei genitori,i miei zii mi hanno rinchiuso in un colleggio a Richmond. Non volevo stare lì,vivere in mezzo a persone che sembrano esistere solo per rovinarti la vita è orribile,credimi.- sospirò come se raccontarlo le facesse male. –Ti credo- alzò gli occhi per controllare che non la stessi prendendo in giro,e dopo essersene assicurata continuò –Così sono scappata. Ho preso il primo autobus e ho aspettato l’ultima fermata per scendere. Ho camminato per alcune miglia dopodiché ha iniziato a piovere e la tua è stata la prima casa che ho visto. – terminò con l’ennesimo sospiro. –Quanti anni hai?- domandai curioso di conoscere di più della sua storia. -17.- Posò la tazza di caffè,ormai vuota, sul tavolino e poi si accomodò sulla poltrona accanto alla mia. –Non voglio tornare in collegio. So che dovrei soltanto aspettare un altro anno e poi sarei libera,ma non c’è la faccio! So che non sembra così terribile,ma lo è. Dopo la morte dei miei genitori l’unica cosa che volevo era poter stare accanto alla mia famiglia e invece loro mi hanno sbattuta in quel posto,rendendo ogni  giorno della mia vita un inferno.- sembrava distrutta. In quelle sue parole riuscivo a vederci un po’ di me,nel momento in cui avrei voluto la mia famiglia accanto loro avevano cercato di uccidermi,potevo capirla meglio di chiunque altro. –Tranquilla,non permetterò a nessuno di riportatrici.- Mi sorrise. Ancora. 
  
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