Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: lyssa    15/05/2013    4 recensioni
« Non ho mai visto un cane con la faccia bruciata. » A quelle parole Sandor Clegane aggrottò le sopracciglia – o meglio, il sopracciglio – e torse le labbra in una smorfia.
« Adesso lo hai visto. » La voce del Mastino era roca, simile allo stridere dell’acciaio.
[ Young!Joffrey & Sandor Clegane ]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joffrey Baratheon, Sandor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Parole: 1310.
Note: Salve! È la prima storia che pubblico nel fandom. Nulla di pretenzioso, semplicemente avevo voglia di scrivere del rapporto tra questi due personaggi. Mi piace immaginare Sandrone addetto a baby sitter (probabilmente scriverò ancora su di lui u v u)
Joffrey nella fic in questione ha otto anni. Non so quando Sandor abbia iniziato a diventare il cane di Joffrey, non ricordo neanche se nel libro se ne fa menzione, per cui ho scelto un età completamente arbitraria.
Spero vi piaccia ~
 










Fece dondolare le braccia ancora una volta, abbozzando qualche piccolo passo, ma senza spostarsi troppo dalla posizione nella quale si trovava. Lasciò sfuggire un piccolo sbuffo dalle labbra piene e continuò a guardarsi intorno freneticamente, come alla ricerca di qualcosa. No, non riusciva proprio a stare fermo; era come se dentro il suo piccolo corpo ci fosse qualcosa che lo punzecchiasse dall'interno, costringendolo a muoversi in continuazione.

« Mamma! » Esclamò, poggiandosi le mani sui fianchi e osservando la donna accanto a lui « Quando arriva il mio cane? »

« L’ho appena mandato a far chiamare, piccolo mio. » Gli sorrise, guardandolo dritto negli occhi. Avevano gli stessi occhi: stesso taglio, stesse iridi smeraldine, stesso sguardo pieno dello sprezzante senso di superiorità che accomunava gran parte delle nobili casate di Westeros e che i Lannister sembravano possedere in abbondanza.

« Arriverà a momenti . »

Una risposta quella che, ovviamente, non soddisfò Joffrey Baratheon, che incrociò le braccia al petto, visibilmente contrariato.

« Ma io lo voglio vedere adesso! »

“Un principe non dovrebbe aspettare,“ pensò “quando sarò Re farò punire ogni uomo che oserà farmi attendere!”

Aveva solo otto anni, eppure stava già progettando il suo futuro nei minimi dettagli. Poteva già vedersi seduto sull'alto scranno del padre, con una scintillante corona dorata poggiata sui riccioli biondi, i più grandi uomini del reame al suo fianco – o meglio, al suo servizio. Potevano anche essere i cavalieri più forti e abili dei Sette Regni, ma sarebbero stati comunque inferiori a lui, per cui, perché considerarli propri pari? Immaginò anche centinaia – anzi migliaia! – di persone inchinarsi davanti a lui, implorandolo di fare questa o quella cosa. “Come se un Re dovesse fare ciò che degli stupidi plebei gli ordinano. Assurdo!“ 

Sentì in sottofondo la voce della madre dirgli qualcosa, ma non vi prestò troppa attenzione, impegnato com’era a immaginare il suo futuro.

“Re Joffrey Baratheon, primo del suo nome, re degli Andali e dei Rhyonar, Signore dei Sette Regni e protettore del reame.“

Ripeté mentalmente quel nome, decidendo che sì, suonava proprio bene; sarebbe stato il Re migliore che Westeros avrebbe mai conosciuto.

Fu il leggero tocco sulla spalla che Cersei gli rivolse che riportò il bambino alla realtà, strappandolo brutalmente dai suoi sogni di gloria. Le lanciò uno sguardo leggermente seccato, ma ogni qualsivoglia traccia di fastidio scomparve dal volto di Joffrey non appena  posò gli occhi sull’uomo che si stava avvicinando a loro.

“Finalmente è arrivato!”

Era veramente grosso. Nonostante non possedesse il ventre prominente del padre o di tanti degli uomini di Approdo del Re, era una delle persone più grandi che avesse mai visto. Ma ciò che stupisse maggiormente il piccolo principe – al punto di fargli aprire le labbra rosee in una ‘o’ perfetta – fu il suo volto.

Metà della sua faccia era coperta da grossa cicatrice rossastra.

Joffrey alzò le sopracciglia bionde e continuò a fissarlo, incapace di distogliere lo sguardo dalla faccia dell’uomo che sua madre aveva appena chiamato “Il Mastino”. Aggiunse anche qualcosa su degli impegni urgenti da sbrigare e sul fatto che Sandor Clegane – quello era il suo vero nome – da quel momento in poi sarebbe stato incaricato di proteggerlo e sorvegliarlo in ogni momento, come ogni buon cane da guardia che si rispetti; dopodichè si congedò.

Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo, fino a quando il giovane Baratheon non decise di aprire bocca.

« Non ho mai visto un cane con la faccia bruciata. » A quelle parole Sandor Clegane aggrottò le sopracciglia – o meglio, il sopracciglio – e torse le labbra in una smorfia.

« Adesso lo hai visto. » La voce del Mastino era roca, simile allo stridere dell’acciaio.

“Sicuramente metterebbe paura a mio fratello Tommen“ pensò Joffrey. Tommen era piccolo e piangeva per qualunque cosa. Ma lui non era come il fratello; lui era il primogenito del Re, destinato a regnare a sua volta. Era forte e coraggioso e uno stupido cane non avrebbe mai potuto spaventarlo.

Per cui rimase immobile, con un mezzo sorrisetto dipinto sulle labbra, il capo alzato per poter guardare l’uomo di fronte a lui dritto negli occhi. “Un principe non dovrebbe guardare dal basso verso l’alto.” fu il pensiero che immediatamente passò per la sua mente.

« Cane, inginocchiati. Sono scomodo, non riesco a guardarti bene! » Joffrey poteva avere solo otto anni e una voce da bambino petulante che avrebbe fatto venire il mal di testa a chiunque nel giro di pochi minuti, eppure possedeva già il tono sicuro e strafottente di chi è abituato ad avere tutto subito.

« Aye, mio principe. » Dal canto suo, il Mastino non sembrava essere particolarmente contento. Si inginocchiò esattamente come gli era stato ordinato, puntando poi lo sguardo sul terreno, non prima di aver però lanciato un ultima occhiata a Joffrey. « Guarda ora; non avrai molte altre possibilità di farlo in futuro. »

Una risposta che non piacque al piccolo Baratheon, che aggrottò le sopracciglia ancora una volta e fece un passo verso Clegane, inginocchiato davanti a lui.

« Io sono il principe! Se voglio guardarti posso farlo quante volte voglio. Non ho certo bisogno della tua approvazione,cane. » Ma presto la curiosità ebbe la meglio sull’ira e i lineamenti di Joffrey si rilassarono rapidamente, prima che il Mastino potesse rispondere.  « Come hai fatto a procurarti quella cicatrice? »

Nonostante Sandor tenesse il volto abbassato, il principino potè notare i suoi lineamenti irrigidirsi. Questa volta dovette attendere qualche secondo in più per ottenere una risposta.

« Il mio letto ha preso fuoco quando ero piccolo. »

« Eh? » Il volto di Joffrey assunse un espressione delusa. « Tutto qui? » Si aspettava una storia più avvincente, fatta di guerra, sangue e fiamme. Magari con un drago. I draghi erano l’unica cosa bella che avevano avuto i Targaryen. Gli sarebbe piaciuto possederne uno. « E ha fatto male? »

Questa volta dalle labbra sfigurate del Mastino fuoriuscì quella che Joffrey intuì essere una risata, ma che assomigliava più al rantolare di un cane randagio.

«Se non avesse fatto male, non avrebbe lasciato questi segni, non credi, mio principe? »

Il ragazzino non lo degnò di una risposta e fece un altro passo verso di lui, arrivando in questo modo a pochi centimetri dal suo volto. Continuò ad osservarlo, lasciando vagare lo sguardo sulla pelle carbonizzata del Mastino. Era rossastra, gonfia e lucida.

Il principe non potè fare a meno di chiedersi come potesse essere al tatto. Una domanda che non intendeva lasciare senza risposta; allungò il braccio verso il volto dell’uomo, sfiorando la parte sfigurata del suo viso. Sentì l’altro sussultare non appena i morbidi polpastrelli di Joffrey entrarono in contatto con la bruciatura; ma a parte quello – e un qualche verso dalla natura indefinita – non reagì in alcun modo.

Era… strana; non avrebbe saputo descriverla in altro modo.

Per alcuni versi non avrebbe esitato a definirla disgustosa, eppure ne era in qualche modo attratto; uno spettacolo grottesco da cui non poteva – o forse non voleva – distogliere lo sguardo.

« Aye, hai guardato abbastanza adesso. » Rispose Sandor, la voce più bassa del normale. Joffrey questa volta non replicò, spostò la mano dal volto dell’uomo, appoggiandola sulla sua enorme spalla e dandogli una piccola pacca. Non appena i suoi occhi trovarono quelli del Mastino, aprì le labbra in un ampio sorriso, che mise in mostra tutti i suoi piccoli e perfetti denti da latte.

« Mi piacciono le tue cicatrici, ti rendono minaccioso!» Rise, facendogli segno di alzarsi. «Sarai il mio temibile cane da guardia e non ci sarà persona nei Sette Regni che non ti temerà! Adesso seguimi Mastino, ti farò vedere come sono bravo a combattere con la spada! Per ora ne uso solo una di legno, ma non appena sarò più grande mio padre me ne regalerà una vera, una spada di quelle importanti, con un bel nome!

Comunque anche così sono bravissimo; insomma, sono pur sempre il futuro Re, io! » 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: lyssa