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Autore: _itsforgabbe    15/05/2013    2 recensioni
Chiusi gli occhi e sorrisi, i miei bambini, loro sarebbero per sempre rimasti i miei bambini.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maryse Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buogiorno Shadowhunters, Nascosti e Dimenticati.
Con questa OS volevo prendere in considerazione il punto di vista di Maryse.
Mi sono sempre chiesta come si sia sentita per la morte di Max, e così ho scritto tutto ciò che leggerete di seguito.
Spero solo che vi piaccia.
Buona lettura,
Baci Giada.



 

 Ero nella biblioteca, seduta dietro a quella che una volta era stata la scrivania di Hodge.
La battaglia che si era tenuta ad Alicante si era conclusa ormai da una settimana.
Potevo dire che si era portata via una grande parte del mio essere.
Presi il calice pieno di vino rosso e ne bevvi un lungo sorso, con la mano tremante appoggiai quel fragile bicchiere di cristallo, poi chiusi gli occhi e uno sprazzo di ricordo invase la mia mente.Erano due occhioni grigi nascosti dietro a degli occhiali dalla montatura sottile, un'aria imbronciata come suo fratello maggiore, era Maxwell che veniva a lamentarsi da me dicendo che i suo fratelli lo ritenevano troppo piccolo per farlo rimanere con loro.Ricordavo il peso del suo corpicino fra le mie braccia, la testa mollemente appoggiata al mio grembo, quegli occhi che solitamente erano pieni di vita erano chiusi, il suo piccolo viso solitamente sorridente era privo d'espressione.Ricordavo le mie urla alla vista del piccolo Max senza vita, ricordavo Isabelle che cercava di farsi perdonare per non averlo protetto, ricordavo Alexander che la porta via per poi sparire, ricordavo le forti braccia di Robert che mi stringevano.Robert, mi era stato accanto, ma sapevo che l'altra metà della sua mente era concentrata sulla morte di Annamarie, la donna che l'aveva fatto allontanare da me, la donna che si era presa il mio uomo.

Pensavo che la nostra relazione era giunta al termine da diverso tempo, ma come potevo volere la sua protezione? Ero stata debole, non ero stata capace di superare da sola la morte di Max.
Com'ero apparsa davanti agli occhi degli altri? Una donna ormai senza dignità che si faceva forza tramite il marito che la tradiva.
Aprii gli occhi, mi alzai lentamente dalla poltrona, come se tutto quel pensare mi avesse tolto le forze, come se il ricordo del mio bambino avesse nuovamente lacerato una parte del mio cuore.
Alzai lo sguardo al soffitto reprimendo così delle lacrime che premevano per uscire.
Quando uscii dalla biblioteca il soffuso chiarore delle pietre runiche mi accolse e per tutto il corridoio mi accompagnò come se fosse la mia anima che veniva respinta da tutto il dolore che avevo in corpo e non poteva far altro che seguirmi.
Nell'istituto non c'era minimo rumore, erano le quattro di notte, Robert era a Idris e i ragazzi stavano dormendo tranquilli nelle loro stanze.
Arrivai davanti alla porta della camera di Max, l'aprii e un senso di vuoto mi pervase fino alle viscere.
Tutto era come prima, il letto ben fatto con il trapuntino blu risvoltato sotto il materasso, dei fumetti impilati sulla scrivania ancora troppo grande per il bambino.
Dei soldatini erano in fila sul comodino di fianco al letto, mi sedetti sul materasso e ne presi in mano uno per poi rigirarlo fra le dita instabili e tremanti.
Mi manchi Max” dissi al vuoto, stavolta una lacrima mi rigò il viso, “a volte mi sembra di sentire la tua voce, o di vederti addormentato da qualche parte, mi sembra d'impazzire, penso sia il dolore”.
Presi un profondo respiro, scossi la testa, era inutile, nessuno mi avrebbe portato indietro il mio piccolo “mi spiace così tanto amore mio, eri così piccolo, avrei dovuto proteggerti... Isabelle si sente tanto in colpa e Alec pure.. Sono una pessima madre, dovrei stare vicino a loro ora ma non riesco” la frase mi morì sulle labbra e un singhiozzo mi percorse tutto il corpo.
Vorrei stringerti fra le mie braccia per un'ultima volta, vorrei dirti quanto ti voglio bene, vorrei sentire la tua voce, ho paura di dimenticarla” asciugandomi le lacrime e dando un ultimo sguardo alla stanza mi diressi verso le stanze dei ragazzi.
La prima porta che incontrai fu quella di Jace, senza far rumore l'aprii e lo guardai dormire beatamente, il respiro pesante di chi era perso nel mondo dei sogni, con la mano gli soffia un bacio poi sempre senza far rumore mi avviai verso la stanza di Isabelle.
Si stava muovendo, irrequieta, persa in un incubo di cui non era padrona, mi avvicinai al letto e mi sedetti piano, iniziai ad accarezzarle la guancia “amore mio, va tutto bene”.
Si voltò verso di me e quando si accorse della mia presenza si strinse al mio grembo “mamma, stavo facendo un incubo” disse tirandosi sempre più vicina a me.
Iniziai a cantare una dolce melodia, quella che cantavo sempre ai miei bimbi quando avevano paura del buio “a la claire fontaine, m'en allant promener. Il y a longtemps que je t'aime. Jamais je ne t'oublierai...” notai che Isabelle si era addormentata, così dolcemente le appoggiai il viso al cuscino per dirigermi alla camera di Alexander.
Quando aprii la scura porta trovai le coperte del letto tirate indietro e la stanza vuota, sospirai e con un gesto ormai automatico, mi avviai verso la serra.
Salii le strette scale a chiocciola cercando di non far rumore e quando arrivai finalmente in cima lo vidi, mi stava dando le spalle, lo sguardo perso nel cielo scoperto, che mostrava le sue più belle stelle.
Alexander” al suono della mia voce si girò di scatto, “mamma che... come mai se venuta qui?” chiese abbassando lo sguardo.
Potrei farti la stessa domanda sai...?” mi avvicinai a lui alzai lo sguardo verso il suo volto, ormai mi sorpassava di una spanna, e lo strinsi a me “tesoro mio, vai a dormire sono le quattro del mattino” gli diedi una dolce carezza sulla guancia e lui si strinse a me.
Mi manca” disse a bassa voce, io annuii “manca anche a me, ma dovete essere forti per lui, ora vai Alexander”.
Si districò dall'abbraccio, mi guardò per qualche istante negli occhi, poi voltandosi lasciò la serra, avviandosi verso la sua camera da letto.
Per un momento mi sembrò di tornare indietro di dieci anni, quando ancora li mettevo a letto e a volte leggevo loro delle fiabe o raccontavo delle storie.
Chiusi gli occhi e sorrisi, i miei bambini, loro sarebbero per sempre rimasti i miei bambini.

 
  
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