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Autore: fuxiotta95    15/05/2013    2 recensioni
Una voce dal tono bambinesco, tono che celava la pazzia piú pura, una pazzia nata alla nascita del suo stesso portatore, non una pazzia portata dall’uso continuo di droghe, non una pazzia nata dalla vista della morte…una pazzia nata cosi come nasce una persona, con uno scopo ben preciso…veder soffrire le persone…questa era la pazzia di una delle piú grandi nazioni del mondo, una delle piú potenti e delle piú temute…Ivan Braginski la grande Russia. Osservó all’interno di quella cella, giá, una logora cella con all’interno una lettiga provvista di un materasso pieno di strappi, un gabinetto talmente lercio che si confondeva con il grigio della parete a cui era attaccato. Riversa a terra una figura esile celata da una sottile coperta da cui spuntavano le esili gambe dalla pelle chiara piena di lividi ed escoriazioni, non mosse neanche un muscolo, sembrava un cadavere che attendeva di decomporsi fino a diventare un mucchio di cenere per essere spazzato via insieme alla polvere, finalmente fuori da quel buco che poteva essere chiamato inferno. Russia si attaccó con una mano ad una delle sbarre e con espressione interessata osservava quel corpo che da alcuni mesi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Russia/Ivan Braginski, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Passi pesanti rimbombavano in quel corridoio scuro dalle pareti scrostate e dal penetrante odore di muffa. Passi lenti che preannunciavano il dolore, passi sempre piú vicini, troppo vicini e l’eco cessó lasciando posto al silenzio
-Eccoti mia piccola renna-
Una voce dal tono bambinesco, tono che celava la pazzia piú pura, una pazzia nata alla nascita del suo stesso portatore, non una pazzia portata dall’uso continuo di droghe, non una pazzia nata dalla vista della morte…una pazzia nata cosi come nasce una persona, con uno scopo ben preciso…veder  soffrire le persone…questa era la pazzia di una delle piú grandi nazioni del mondo, una delle piú potenti e delle piú temute…Ivan Braginski la grande Russia. Osservó all’interno di quella cella, giá, una logora cella con all’interno una lettiga provvista di un materasso pieno di strappi, un gabinetto talmente lercio che si confondeva con il grigio della parete a cui era attaccato. Riversa a terra una figura esile celata da una sottile coperta da cui spuntavano le esili gambe dalla pelle chiara piena di lividi ed escoriazioni, non mosse neanche un muscolo, sembrava un cadavere che attendeva di decomporsi fino a diventare un mucchio di cenere per essere spazzato via insieme alla polvere, finalmente fuori da quel buco che poteva essere chiamato inferno. Russia si attaccó con una mano ad una delle sbarre e con espressione interessata osservava quel corpo che da alcuni mesi era alla sua merce
-Non fare i capricci mia piccola renna, finalmente sei di nuovo a casa, da~-
Ancora nessun movimento, ormai stufo, Ivan, tiró fuori dalla tasca dell’enorme giubbotto una veccia chiave in ferro battuto, la inserí nella toppa e fece scattare la serratura, la porta si aprí con un tremendo cigolio lanciato dai cardini ormai arrugginiti dal tempo, con pochi passi raggiunse l’esile figura che si chiuse maggiormente in posizione fetale piegando le gambe sotto la coperta e lasciando fuori solo i piedi
-Siamo vivi, da~-
Constató il russo prima di afferrare un lembo della coperta e con uno strattone buttarla in un angolo della stanza non curante di dove potesse finire, si piegó sull’esile figura afferrandogli i capelli, li tiró finché il suo nuovo gioco non fú in piedi
-Siamo ridotti in maniera patetica vero, Finlandia?-
La piccola nazione non disse niente, ma tenne il proprio sguardo fisso in quello del Russo, le gambe gli tremavano per lo sforzo di stare in piedi
-Hai fame?-
Chiese con innocenza il russo spostando lo sguardo al ventre, una volta lievemente tondeggiante, di Tino. Non rispose, da quando aveva messo piede nella casa del russo si era chiuso in un silenzio proprio, non parlava con nessuno, lasciava che le giornate gli scorressero addosso silenziose come la morte, compagna che aveva desiderato avere al proprio fianco da quel giorno, quando si era visto riflesso negli occhi pieni di dolore e odio di Svezia mentre veniva trascinato via da Russia. Ivan l’osservó attentamente, i capelli una volta luminosi e morbidi ora erano unti e attaccati al volto per via del sudore e della sporcizia, uno zigomo leggermente gonfio, le labbra, una volta rosse e carnose, erano diventate pallide e piene di graffi, il collo presentava un’escoriazione lasciata di per certo da una corda, il petto costellato di lividi e graffi cosi come le braccia e le cosce. Ivan fece viaggiare a lungo lo sguardo sul corpo dell’altra nazione, osservó i segni del suo passaggio rimembrando ogni attimo…ma una strana sensazione lo invase quando incroció lo sguardo di Tino, si aspettava che quelle iridi fossero vuote e prive di ogni segno di vita, prive di ogni speranza di tornare ad essere libero…invece quelle iridi erano luminose come l’aurora boreale, il viola piú scuro danzava con quello piú chiaro formando mille sfumature sempre piú luminose, ma quella luce esisteva solo per Ivan, vide in quelle iridi riflesso un uomo, ma quell’uomo non era lui, no, lui non aveva il permesso di rispecchiarsi in quelle iridi cosi simili alle sue eppure cosi diverse. Lasció sfuggire un lamento prima di scaraventarlo senza troppi sforzi contro una parete, l’osservó spalancare la bocca per il colpo ricevuto e poi accasciarsi a terra tossendo violentemente. Russia cercó di calmarsi per sorridere nuovamente con dolcezza e quasi dispiacere, si avvicinó a Finlandia porgendogli una mano
-È ora della pappa, piccola renna, da~-
Finlandia alzó lo sguardo puntandolo in quello del Russo, di nuovo quel riflesso che a Ivan non sfuggí, strinse la mano a pugno cercando di calmarsi. Si rimise ritto in tutta la sua stazza per fissare dall’alto al basso quell’essere che piano a piano stava perdendo il suo interesse
-Come vuoi! Ma sappi che da oggi non mangerai mai piú, almeno fino a che non imparerai le buone educazioni!-
Ringhió facendo per uscire, ma ad un tratto un eco di diverse voci scese in quel corridoio scuro, voci miste a passi scanditi da un tempo immaginario. Russia si bloccó, li, al centro della cella, lo sguardo fisso sulle sbarre, sguardo che in realtá sembrava guardare da tutt’altra parte, su una distesa di neve ove miglaglia di uomini con gli stendardi al vento procedevano con passo deciso, ed eccolo, al comando di quello squadrone, in groppa al destriero dal manto bianco, lo sguardo fiero e in quei occhi un riflesso…
-Dannato!-
Ringhió Russia stringendo i denti con tale forza che la mascella scrocchió
-Hahah…-
Si voltó udendo quella leggera risata e vide che Tino stava ridendo, una spalla appoggiata al muro, lo sguardo fisso su di lui ancora piú luminoso e quel riflesso che diventava sempre piú nitido
-Hänon tulossa...- (lui stá arrivando)
Sussurró la piccola nazione schiudendo le carnose labbra, Russia lo guardó serio
-его, то кто?- (lui, chi?)
Chiese guardandolo negli occhi e lo vide, la casacca blu, la spada al fianco, lo sguardo freddo ma che celava l’odio piú puro
-Venäjällä on jotietää...sinä pelkäät?- (lo sai giá Russia...hai paura?)
Russia si giró di scatto sentendo dei passi rimbombare nel corridoio e vide giungere la figura di Lituania che tutto trafelato lanció un’occhiata prima a Finlandia e poi al suo superiore
-Mio signore...-
-Lo so! Chiamate Bielorussia, ditele che ho bisogno di supporto per l’esercito-
Ordinó uscendo dalla cella per poi chiuderla, Lituania ripercorse il corridoio e Russia guardó di nuovo il suo ”giocattolo”
-не сможетзабрать тебя у меня снова, мой маленький олень ... да- (non riuscirá a portarti di nuovo via da me, mia piccola renna...sí)
L’avvertí prima di ripercorre il corridoio. Tino rimase immobile finché l’eco dei passi del Russo non scomparvero igogliati dal buio, solo all’ora alzó lo sguardo verso una piccola finestra da cui giungeva il freddo dell’inverno Russo, chiuse gli occhi e annusó l’aria, gli sembrava di poter sentire l’odore della polvere da sparo e il profumo della sua terra mista a quella di un’altra terra a lui nota
-rikoitlupauksen...Ruotsi- (hai mantenuto la promessa...Svezia)
-HUSTRU!- (moglie)
Un urlo portato dal vento gelido della grande Russia, un urlo rivolto alla piccola Finlandia, come una promessa di salvezza e la guerra poté iniziare...

 
SPAZIO AUTRICE
Non só bene cosa dirvi...apparte grazie per aver letto questa mia nuova pazia nata vedendo alcune immagini, vi invito a recensire e a suggerire come migliorare XD perché ho mooooltaaaa strada da fare e lo só xD
Vi mando un bacione la qui presente pazza Fuxiotta95 oggi senza il suo Prussia perché é a letto con la febre XD
  
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