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Autore: telesette    15/05/2013    1 recensioni
Alzando gli occhi di scatto, Miko incrociò lo sguardo serio e triste di Dosuroku.
Questi non disse niente, semplicemente le fece capire ciò che provava attraverso un semplice gesto.
Miko sbarrò gli occhi incredula.
Dosuroku si era chinato a baciarla sulle labbra, senza rabbrividire.
La stava baciando, senza inorridire, e le sue braccia anzi la strinsero teneramente dietro la schiena.
Per un attimo i due rimasero così abbracciati poi, interrompendosi solo per rivolgerle un sorriso autentico, Dosuroku le sussurrò qualcosa di appena udibile...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa. 
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazioneDISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore... 
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era. 
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme. 

Ciao Gina!

***

Il coraggio di amare

( immagini tratte da internet )

Miko aveva smesso da un bel po' di credere alle favole.
Da quando quell'abominio di Tollg le si era appiccicato addosso, oltre a rendere il suo corpo un'arma naturale orribile a vedersi, si ritrovava del tutto incapace di amare ed essere amata da qualcuno.
Chi mai avrebbe potuto amare un "mostro" come lei, adesso?
Già per un uomo è difficile, se non impossibile, accettare la propria deformità... figuriamoci per una donna!
La povera Miko era costretta a tenere nascosto il suo corpo, forsanche a dimenticare il suo sesso, e ad accettare la sua triste condizione di Devilman: metà demone e metà essere umano, la forza ottenuta attraverso sembianze demoniache insieme all'animo e alla coscienza umana che ancora le appartenevano...
Ma ai suoi stessi occhi, senza neppure il coraggio di guardarsi allo specchio per il disgusto e la vergogna, non era più neanche una ragazza.
Se Miko non avesse conosciuto Akira Fudo e i Devilmen, pure evitando la triste sorte delle sue amiche Kei e Kyoko ( uccise barbaramente dalle Forze Speciali Anti-Demoni ), avrebbe finito forse col suicidarsi.
Era troppo penosa quella condizione, per poterla accettare.
Tante volte aveva pregato, supplicando gli dei del cielo di avere pietà di lei, ma le sue preghiere non potevano certo farle riavere indietro il suo corpo normale.
Tollg era un parassita e, una volta sistematosi, rimaneva addosso all'organismo "ospite" per tutta la vita.
Per colpa sua, Miko aveva perso la femminilità di cui andava fiera.
Qualunque uomo sarebbe inorridito, nel vederla nuda.
Qualunque uomo si sarebbe messo ad urlare, nel vedere cosa nascondeva sotto ai vestiti.
E anche rifiutandosi di accettarlo, la realtà era comunque quella.
Stando coi Devilmen, aveva imparato che il suo destino era combattere. Doveva combattere contro i veri mostri, umani e non, per la propria sopravvivenza e quella dei suoi compagni. Piangere non serviva a nulla, se non ad annebbiarle la mente e i sensi, ciononostante le lacrime si dimostravano spesso ribelli alla sua volontà.

- Miko - esclamò d'un tratto una voce alle sue spalle. - Che ci fai qui da sola?
- Dosuroku - mormorò lei, sollevando tristemente lo sguardo verso il compagno. - Per favore, vai via, non voglio parlare con nessuno!

Silenzio.
Dosuroku rimase immobile ad osservarla.
Lui e Miko erano cresciuti assieme da bambini, facendo i teppistelli e combinandone di tutti i colori, ed erano sempre andati molto d'accordo. Ma qualunque cosa il giovane potesse fare o dire, pur con tutta la sincerità e l'affetto del mondo, certo non sarebbe riuscito a consolarla con le parole. Miko era unDevilman, mentre lui era rimasto un semplice essere umano; per quanto Dosuroku potesse sforzarsi di immaginare, in realtà non poteva certo capire fino in fondo la sofferenza di un corpo come quello... La sofferenza di assumere un aspetto orribile ed essere "mostri" agli occhi del mondo!
No, Dosuroku non poteva capire, Miko ne era certa.

- Sei ancora qui - disse. - Ti avevo chiesto di andartene!
- Oh, Miko - sussurrò l'altro, sbarrando gli occhi. - Perché non ti confidi con me? Siamo sempre stati amici, io e te, ci siamo sempre raccontati tutto; lo sai che puoi contare su di me per...
- Lascia perdere - tagliò corto lei, alzandosi dal giaciglio ov'era seduta, facendo così per andarsene. - Devo andare, tra poco è il mio turno!
- Miko, aspetta!

La ragazza avvertì la mano di Dosuroku sulla propria spalla, leggera e forte allo stesso tempo, e vi percepì chiaramente tutta l'ansia e la preoccupazione di lui. Dosuroku non era un Devilman ma non era neppure ottuso come tutti gli altri umani; un tempo forse, quando era ancora il cinico "bullo" di periferia, avrebbe voltato le spalle all'amica senza riflettere; ma da quando era venuto a parte del segreto di Akira, e del piano con cui i demoni intendevano impadronirsi del mondo, i suoi occhi vedevano molto più chiaramente di prima.

- Ti prego - esclamò lui debolmente. - Se non vuoi parlarmi, va bene... Ma non mettere da parte la nostra amicizia, te ne prego!
- Ma di che amicizia stai parlando - rispose Miko, scoccandogli un'occhiata piena di rabbia. - Tu non sei come me, o come tutti quelli simili a me, e questo ti rende di fatto simile a loro!
- "Loro" chi... Di che cosa stai parlando?
- Non far finta di non capire - strillò Miko furibonda. - Lo sai benissimo, non fingere che sia tutto normale perché sai benissimo che non lo è!
- Miko, io...
- Cos'è, non credi a quello che dico? Credi veramente di sapere ciò che sento e quello che provo? Credi che il mio corpo sia ancora quello di un normale essere umano?
- No Miko, per favore, ascolta...
- Non ne hai ancora abbastanza, non hai visto come sono fatta realmente? - sentenziò Miko, sfilandosi la giubba di dosso con un solo gesto e mostrando così le sue orribili fattezze. - Hai ancora il coraggio di dire che siamo amici, dopo aver visto QUESTO ?!?

Dosuroku rimase zitto e immobile, incapace di replicare, con gli occhi fissi sul corpo nudo di Miko.
A partire dalle sue spalle e dal collo, i grossi filamenti carnosi del demone Tollg scendevano ad avvolgere completamente il busto e l'addome della ragazza: concentrandosi soprattutto all'altezza dei seni, dell'ombelico e nella zona pubica; al posto dei capezzoli, due orrende cavità servivano a spruzzare l'acido corrosivo di Tollg; mentre sugli orifizi, raccapricciante a vedersi, gli occhi di Tollg scrutavano ovunque intorno stando al centro di una specie di maschera grottesca...
Quell'incubo, quel groviglio indescrivibile di carne rossastra, aveva fatto di Miko un ibrido dal volto umano. Era terribile come, dall'attraente ragazza che era, sul suo corpo fosse sparito ogni simbolo femminile di cui andare fiera. I suoi seni, un tempo morbidi e vellutati al tocco, e la sua piccola intimità in mezzo alle gambe... Quella "cosa", quella orribile escrescenza gelatinosa con occhi triangolari, costituiva ora il corpo che lei detestava con tutta sé stessa.

- Sei soddisfatto, adesso? - chiese Miko con le lacrime agli occhi. - Vuoi ancora dirti mio amico, dopo aver visto con i tuoi occhi il "mostro" che sono diventata?
- Tu non sei un mostro, Miko - rispose Dosuroku senza la benché minima punta di esitazione nella voce. - Non sei un mostro, più di quanto non lo sia io o Akira... 
- E allora come ti spieghi il ribrezzo che questo mio corpo suscita solo a vederlo?
- Ti sbagli - aggiunse ancora Dosuroku. - E' sufficiente guardarti negli occhi, per capire come sei veramente Miko, e te lo ripeto: non sei un mostro!
- Sta zitto...
- E' la verità, devi credermi, non ti sto mentendo!
- Sta zitto, sta zitto... Basta, sta zitto !!!

Miko si premette le mani sulle orecchie, pur di non ascoltarlo, ma Dosuroku era fermamente convinto di ciò che diceva.
Lui non vedeva Miko in base al suo aspetto fisico, bensì per ciò che era realmente, e ai suoi occhi era ancora la dolce compagna di giochi della sua infanzia. Avevano pianto, riso e scherzato assieme, condividendo sia i momenti felici che quelli tristi; il suo animo era sempre lo stesso, lei era la stessa, e Dosuroku non avrebbe mai potuto rinnegare la ragazza che conosceva negli occhi della fanciulla in lacrime che aveva davanti.

- Ascolta, Miko - disse ancora lui, avvicinandosi lentamente in modo da cingerle affettuosamente le spalle. - Qualunque sia il tuo aspetto, qualunque cosa possano dire gli altri, tu sei esattamente come me: un essere umano, con un cuore ed un animo umano, perciò non puoi definirti un mostro!
- Anche Kei lo diceva - singhiozzò Miko, senza alzare il volto per quanto le faceva male ricordare. - Lei e Kyoko gridarono di non essere mostri, urlando con tutta la loro disperazione, eppure le hanno uccise... così, spietatamente, le hanno fatte a pezzi davanti ai miei occhi... Loro erano mie amiche, erano come me, e sono state uccise... Come puoi dire che io sia uguale a te, se il tuo è un corpo normale ?!?

Alzando gli occhi di scatto, Miko incrociò lo sguardo serio e triste di Dosuroku.
Questi non disse niente, semplicemente le fece capire ciò che provava attraverso un semplice gesto.
Miko sbarrò gli occhi incredula.
Dosuroku si era chinato a baciarla sulle labbra, senza rabbrividire.
La stava baciando, senza inorridire, e le sue braccia anzi la strinsero teneramente dietro la schiena.
Per un attimo i due rimasero così abbracciati poi, interrompendosi solo per rivolgerle un sorriso autentico, Dosuroku le sussurrò qualcosa di appena udibile.

- Tu sei bellissima, Miko - disse lui convinto. - Bellissima!
- Do... Dosu... roku...

Fu in quel momento che Miko comprese.
Ancora un bacio e gli ultimi dubbi scomparvero.
E poi un altro.
E un altro ancora.
Dosuroku stava baciando lei, la Miko di cui era chiaramente e sinceramente innamorato, e nessun aspetto avrebbe potuto cancellare l'amore che provava nei suoi confronti. Forse non avrebbe mai potuto amarla fisicamente, non avrebbe mai potuto sentirla accanto a sé carnalmente, ma questo non era sufficiente a tenerlo lontano dalle sue labbra. Amore è coraggio, il coraggio dei propri sentimenti, aldilà delle differenze fisiche e di qualsiasi altra cosa...
Il coraggio di amare!

FINE

   
 
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