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Autore: ZetaElle    16/05/2013    2 recensioni
"Quando Hunson Abadeer ricevette un invito da sua figlia rimase abbastanza sorpreso [...]
Chissà cosa volesse dirgli di così importante, ma non poteva di certo rifiutare una richiesta della sua bambina!"
Prima fiction su Adventure Time dedicata a Miky (sperando che la smetta di assilarmi! XD)
Spero possa piacervi, buona lettura!
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altri, Marceline, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando Hunson Abadeer ricevette un invito da sua figlia rimase abbastanza sorpreso.
Ricordava bene il giorno il cui Marceline se ne andò sbattendo la porta di casa con una tale forza da far cadere dell'intonaco dal soffitto, urlando che si sarebbe fatta viva solo il giorno del suo funerale. E lui era immortale! 
Doveva ammetterlo, nessuno lo avrebbe mai eletto "il padre dell'anno", non era mai stato molto presente nella "vita" di sua figlia e capiva bene per quale motivo fosse così diffidente nei suoi confronti. Grazie all'intervento di quel ragazzo di nome Finn il loro rapporto si era leggermente rafforzato, ma non immaginava fino a questo punto! 
Marceline che lo invita nella terra di Ooo, affermando di dovergli parlare di una questione importante e delicata. Ancora non era riuscito a reprimere il suo stupore.
Chissà cosa volesse dirgli di così importante, ma non poteva di certo rifiutare una richiesta della sua bambina, per quanto misteriosa e strana fosse.
+
Quando raggiunse la verde e raggiante terra di Ooo dovette trattenersi dal ringhiare; quel posto così luminoso e incontaminato era una pugnalata negli occhi per lui, lo detestava. Chissà come faceva Marceline a vivere li col rischio di venire bruciata dal sole ogni giorno. A volte quella vampira era un mistero per lui.
Dopo essersi ripreso si diresse in fretta verso la casa di sua figlia, passando attraverso i boschi per evitare la luce e, soprattutto, qualche succulenta anima.
Marceline gli aveva esplicitamente chiesto di non divorare anime mentre si trovava li e voleva mantenere la sua promessa, soprattutto per evitare un altro disastro familiare come quello capitato a causa delle patatine che aveva erroneamente mangiato, anche se le aveva giurato cinque minuti prima che non le avrebbe toccate. Quella volta aveva imparato una lezione importante: mai infrangere una promessa fatta a sua figlia.
Raggiunse la casa di Marceline in poco tempo, ed indugiò per qualche minuto davanti alla porta; che doveva fare? Come doveva comportarsi?
Oh quanto odiava dover fare il padre! Anche se aveva più di mille anni ancora non aveva capito come trattare sua figlia, era irrecuperabile.
Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, Marceline aprì di scatto la porta, facendolo sobbalzare dal rumore improvviso dei calcinacci. Padre e figlia si guardarono a lungo negli occhi, immobili e silenziosi; nessuno dei due muoveva un muscolo e sembrava volessero rimanere li per l'eternità (cosa possibile per due vampiri). Hunson, però, decise finalmente di fare il primo passo e si schiarì la voce con un colpo di tosse, dipingendosi sulla faccia il sorriso più largo e sincero che fosse capace di fare.

-Ehilà Marceline, come stai? Non ci vediamo da un pò-

-Già, da quella volta in cui hai tentato di portare via il mio amato basso-rispose la vampira, fulminandolo. Hunson era parecchio a disagio; non era bravo a sostenere conversazioni con sua figlia. Sapeva sempre metterlo con le spalle al muro, per cui tentò di evitare le solite litigate e si schiarì la voce con un altro colpo di tosse, fingendo di non aver sentito ciò che gli aveva detto.

-Dunque, come mai hai voluto chiamarmi? Per me è una novità ricevere tue notizie- Marceline sbuffò, distogliendo lo sguardo da lui.

-Non farti strane idee papà, fosse stato per me non ti avrei mai fatto venire fin qui, ma c'era qualcuno che ci teneva ad incontrarti e quindi...-

-Marceline, posso sapere cosa sta succedendo?- la vide mordersi le labbra e arrossire. Era abbastanza agitata, cosa strana per quella spaccona e insensibile vampira che era sua figlia.

-Entra in casa-disse semplicemente, spostandosi di lato per farlo passare. Hunson non se lo fece ripetere due volte; la tensone tra loro era palpabile e Marceline sembrava più nervosa del solito. Si stava torturando una ciocca di capelli ed evitava che i loro occhi si incrociassero. Iniziò a guardarsi intorno, notando che la casa era molto pulita. Troppo pulita per appartenere a quella fannullona di sua figlia. Lei aveva sempre odiato le faccende domestiche, chissà se chiamava qualcuno per farle al suo posto.

-Hai una bella casa- disse Hunson, con la vana speranza di alleggerire la situazione.

Sì lo so-rispose atona la vampira, superandolo fluttuando-Seguimi, papà-


Lo portò in una piccola cucina; c'era un odore di biscotti appena sfornati. Anche questo era molto strano!

-Da quando cucini?-a quella domanda il pallido volto di sua figlia ottenne un'intensa sfumatura rossa.

-Ehm...non sono stata io a farli...-prima che Hunson potesse dire qualcosa un rumore proveniente dal piano di sopra lo incuriosì.

-C'è qualcun'altro qui?-

-Papà per favore, smettila con queste stupide domande e siediti-sbottò Marceline.

-Ma non ho bisogno di sedermi-rispose con tranquillità Hunson
.
-Fallo e basta!-ringhiò di rimando la vampira scoprendo i canini affilati. Il padre decise di ubbidire per non rendere la situazione ancora più tesa di quanto fosse. Chiunque ci fosse al piano di sopra stava scendendo, e ad ogni passo che risuonava sulle scale Marceline diventava sempre più nervosa. Lui, d'altro canto, non riusciva a capire cosa stesse accadendo, e odiava non capire le cose. Per di più l'atteggiamento di sua figlia non era affatto rassicurante. Che diavolo stava succedendo?!
Il rumore di passi si fece sempre più vicino e all'improvviso fece la sua comparsa in cucina una strana ragazza che, con enorme sorpresa da parte del vampiro, era completamente rosa. Capelli rosa, pelle rosa, vestiti rosa, un viso dolce, delicato,e una camminata aggraziata.

-Salve, signor Abadeer- disse con voce flebile. La dolcezza che emanava quella ragazza era incredibile, solo a guardarla Hunson si sentì leggermente male. Era la personificazione dello zucchero. Che ci faceva una ragazza simile con quel freddo maschiaccio che era sua figlia?

-Ciao, immagino tu sia un'amica di Marceline-a quelle parole le due ragazze si guardarono, e la donna-confetto pose una mano sulla spalla della vampira sorridendo, come per farle coraggio. Sua figlia la guardò un attimo, prima di ricambiare il sorriso e avvicinarsi al tavolo dov'era suo padre. Le due ragazze si sedettero di fronte a lui, entrambe imbarazzate. Rimasero in silenzio per altri cinque insostenibili minuti, osservando il morbido legno marrone chiaro del tavolo, e a quel punto Hunson perse la pazienza.

-Marceline, sono stufo di questa situazione! Puoi dirmi perché mi hai chiamato?!-

-E non urlare! Non è una cosa semplice da dire-gridò a sua volta la vampira.

-Mi dici cosa sta succedendo? Che hai combinato?-

-Niente! Perché devo sempre combinare qualcosa di brutto secondo te?!-

-Marce, calmati-la donna-confetto le accarezzò il braccio per poi stringerle la mano. Davanti a quella scena Hunson tacque improvvisamente; non conosceva usi e costumi degli abitanti di quel luogo, ma il modo in cui quella ragazza sfiorava e guardava la sua bambina era molto strano. Marceline fece un respiro profondo, stringendo a sua volta la mano della ragazza e puntando gli occhi sul volto di suo padre, che non osava muovere un muscolo.

-Ti ho chiamato perché volevo presentarti lei-

-Bene-fu tutto quello che Hunson riuscì a dire in quel momento, continuando a fissare entrambe le ragazze e aspettando una notizia che, era certo, lo avrebbe lasciato stecchito. Marceline chiuse un attimo gli occhi, sospirando. 

-Papà-disse con voce spezzata-Ti presento Bubblegum, la mia ragazza-

Hunson rimase muto e immobile, gli occhi sgranati e fissi sulle due giovani. I suoi pensieri si erano improvvisamente bloccari, e l'ultima frase che aveva detto sua figlia continuava a ronzargli in testa.

"La mia ragazza. La mia ragazza. La mia ragazza"

-Papà!-gridò Marceline, probabilmente per la decima volta in quegli ultimi minuti. Il cervello di Hunson, che era partito per la tangenziale, decise di tornare alla sua originale postazione per una manciata di secondi.

-Sì?-disse con una tranquillità troppo anormale.

-Stai bene?-

-Sì-

-Vuoi che ti accompagnamo a casa?-

-Sì-

-L'hai presa male, vero?-chiese Marceline sconsolata.

-Sì...cioè no! Non farci caso piccola mia io...non ho problemi, sono contento per voi e...auguri e figli mas..no scusate! Me ne vado, è stato un piacere conoscerti, Bubblegum-stava facendo l'idiota, lo notava dallo sguardo triste di sua figlia. No, Marceline non poteva continuare a stare così male a causa sua, l'aveva già fatta soffrire abbastanza durante quegli ultimi secoli. Anche se quella situazione era strana, incomprensibile e stravolgente, la vampira che aveva di fronte era pur sempre la sua bambina, ed era giunto il momento di comportarsi da padre. Si avvicinò alle due ragazze e, con la sorpresa di entrambe, le abbracciò.

-Marceline, mi basta che tu sia felice, nient'altro-sentì la figlia irrigidirsi, per poi stringerlo più forte a se.

-Vi verrò a trovare qualche volta, se volete-disse separandosi dalle due.

-Certo, signor Abadeer- disse Bubblegum con un sorriso.

-Tze, se proprio ci tieni-replicò Marceline con uno sbuffo; Bubblegum le strinse dolcemente la mano.

-Non essere così scortese, so che ti piacerebbe se venisse-

-Non è vero!-esclamò Marceline, arrossendo, per poi rivolgersi al padre, guardandolo per la priva volta in tanti secoli con affetto-A presto, papà-. E davanti a quella scena allo spietato re della Nottesfera vennero le lacrime agli occhi.

Quando Hunson se ne andò il viso di sua figlia continuava a ronzargli nella testa; non l'aveva mai vista così felice. Quella strana ragazza rosa le aveva dato ciò che nessuno, lui compreso, era mai stato davvero in grado di donargli.

-Sii felice, bambina mia-disse osservando il cielo azzurro con un sorriso, prima di tornare nella sua Nottesfera.





  
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