Il
Sapore delle sue labbra
Incorniciate da
lineamenti gentili e da rosee guance
vellutate, le sue labbra spiccavano illuminandole dolcemente il volto.
Morbide,
succose, cangianti. Teneramente arricciate da quella piccola e
seducente
fossetta fra naso e bocca, il loro sorriso rischiarava le giornate più
buie,
donando un confortevole calore.
Un piacere intenso dilagava al solo sfiorarle con le dita, mentre
l’irrefrenabile
passione di baciarle, desiderandole come il frutto della proibizione,
s’impadroniva della propria mente, accelerando i battiti del cuore.
Un arcobaleno di colori e variegate sfumature stuzzicanti,
accarezzavano quelle
soffici labbra rendendo l’incanto stregato.
Acquerellate come pesche,
dolci come albicocche si
muovevano con una
delicatezza quasi disarmante.
Tinteggiate di bronzo e
golose come cioccolata, tormentavano il palato,
ricercando il piacere di essere assaggiate.
Dipinte di arancio e
frizzanti come l’acqua d’estate, danzavano birbanti,
succose come arance.
Sfumate da pigmenti più scuri, allietavano il volto come i coralli
facevano
nelle profondità marine.
E quando l’allegria sbarazzina di bambina bussava a
gran voce, donando candidi sorrisi in fiore, quelle sue magiche labbra
si
tingevano di uno sfavillante rosa
ciclamino, annichilendo ogni dolore.
Saporite come amarene e
invitanti quanto le ciliegie più rosse, seducevano
insaziabilmente a ogni loro sguardo. Aggraziate come leggere farfalle e
impetuose come selvagge pantere, di rosso cremisi si vestivano,
suscitando
l’inganno e l’amore che solo una rosa senza spine poteva dare.
Solo le sue labbra potevano annebbiargli la vista a tal punto da
stordirlo,
assecondando la sua umile volontà ai teneri capricci che pendevano da
quella
cospicua bocca traboccante di desiderio.
E anche adesso, mentre le sue voluttuose labbra impregnate di vinaccia a poco a
poco stingevano, il desiderio di sfiorarle ancora s’istigava nel suo
cuore.
Nella sua mente, feroci ricordi di un breve attimo consumato dall’odio,
s’istoriavano vorticosi, consumando lentamente il suo amore.
Macchiate di quel rosso scarlatto che
sfacciatamente ne sciupava la bellezza
eterea, le sue soffici labbra agonizzavano preda di un dolore
lancinante.
Le aveva viste esalare l’ultimo respiro alla ricerca della propria voce
paralizzata dalla paura.
Per mano di un folle, ora dopo ora, le sue labbra avevano smesso di
tinteggiare
il suo mondo, regalandogli gioia e amore. Quelle labbra, ora spente e
livide,
giacevano inermi come lo era tutto il suo corpo, stretto nella morsa di
un
destino tiranno.
Non avrebbe più potuto udire alcun suono uscir fuori da quelle labbra
che tanto
amava.
E malgrado quelle labbra gli apparissero irriconoscibili e del tutto
vuote, il
desiderio di poterle toccare ancora una volta gli trafisse il cuore. E
cullandole dolcemente fra le proprie, traghettandole in un sonno senza
risveglio, le assaporò con ingordigia per l’ultima volta.
Erano le labbra più
incantevoli che i suoi occhi avessero
mai visto e il loro sapore era così variegato che assomigliava al
gelato.
Eppure, ora stavano sfiorendo come un qualsiasi fiore privo di vita.
Candide come la neve e fredde come il ghiaccio, il loro addio uccideva
il suo
cuore, stritolandolo nelle profondità di un freddo artico.
E l’amore, a sua volta, aveva ammazzato la sua stessa esistenza, privandolo di ciò che per lui era davvero importante.
Abbandonato, straziato e disperatamente aggrappato ai soli ricordi, si sentiva come un guscio vuoto, privo di ogni valore.
Non avrebbe mai scordato l’ inconfondibile sapore di quelle labbra, perché solo quelle labbra gli avevano saputo donare la vita.
© LADY ROSIEL/
Luna Azzurra