Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Shaina    16/05/2013    6 recensioni
Sappiamo tutti come si è conclusa la quinta stagione della serie. E il finale di Rudi e Alice, benché sia uno di quelli più dolorosi, anche se funzionale alla storia, ha fomentato la mia ispirazione da un bel po'. Dopo il primo video musicale su di loro, e mentre ne ho all'attivo un secondo ancora in corso, sono riuscita a scrivere la mia prima fanfic in assoluto sui Cesaroni, dedicata proprio a Rudi e Alice. ATTENZIONE: l'ispirazione mi è arrivata anche dal libro 'Amici di Letto' (in originale 'Seducing Cinderella') di Gina L. Maxwell, e dal film, che in Italia ha il medesimo titolo 'Amici di Letto', mentre in originale s'intitola 'Friends with Benefits', con Mila Kunis e Justin Timberlake. In fondo, le scene piccanti sono pane per i denti dei due protagonisti... Buona lettura!
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cudicini, Rodolfo Cesaroni
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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IN FONDO AL CUORE

Non lo dirò a nessuno

lo terrò lì nascosto

senza lasciare segno,

il segno in nessun posto.

Eppure è grande, tanto grande

che il silenzio a volte mi fa soffocare

non è un tesoro negli abissi

è invece tutto il mare.

Il nostro amore è segreto

amore sottovoce,

amor che non si vede

amore che non avrà mai luce

amore maledetto,

amore latitante,

amore senza nome o direzione

solo amore…

(Alessandra Amoroso – Segreto)


«Non è solo un capriccio!»

La ragazza chiuse bruscamente la telefonata, lasciandosi cadere sul letto: quel giorno, aveva telefonato al padre, Sergio Cudicini, nella speranza che l’aiutasse a trovare una valida scuola di moda a cui iscriversi: invece, non appena l’uomo aveva alzato la cornetta, e gliel’aveva sentita nominare, aveva alzato il solito muro di ostilità e pregiudizi senza fondamento.

«Non è possibile…»mormorò Alice.

Per convincere sua madre Lucia che la sua passione per la moda fosse una cosa seria, non era bastata la sua parola: era stato Francesco, a convincerla, facendole vedere il suo book. E poi, quando Alice aveva deciso di andare a vivere con lui, la donna l’aveva lasciata libera di farlo soltanto dopo l’intercessione di Rudi.

Ma che adesso, anche suo padre le remasse contro era davvero troppo!

Alice lo aveva chiamato piena d’entusiasmo, e invece, prima ancora che lei potesse iniziare il discorso che le interessava, Sergio aveva spostato la conversazione sulla sorella: «Ma Eva come sta? Cosa ha deciso? Tornerà a Parigi?»

Erano bastate quelle tre semplici domande, messe in fila nella stessa frase, con quell’apprensione, perché l’entusiasmo lasciasse il posto alla delusione, sul viso di Alice: «Papà, non lo so.» lo aveva interrotto, finalmente, soffocando la frustrazione. «Non ne abbiamo parlato.»

Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta che si era confidata con la sorella!

Nel momento in cui Alice aveva tentato di riportare il discorso su se stessa, e di affrontare l’argomento che più le premeva, cioè il suo interesse per la moda, aveva sentito l’atmosfera appesantirsi terribilmente, attraverso la cornetta: «Non puoi fare una cosa del genere, Alice!»

Non c’era nessuna possibilità di discutere. E invece, Alice ribadì ostinatamente le sue intenzioni: «Io farò la scuola di moda, papà. In un modo o nell’altro! Troverò un sistema!»

Così, alla fine, la conversazione era sfociata in un litigio. E arrivarono i confronti con Eva, affilati come stiletti: «Guarda com’è stata brava tua sorella, invece. Perché non segui il suo esempio?»

«Seguire il suo esempio? Dovrei abbandonare l’università e farmi mettere incinta?!»

«Alice!»

«È questo che vuoi da me, papà?!»

Era sempre così: ogni volta che parlava con il padre, tre quarti della conversazione riguardavano sua sorella. Alice voleva sinceramente bene ad Eva, ma era stanca di essere messa in disparte: era già abbastanza essere coinvolta nelle sue vicende sentimentali sempre e comunque!

Succedeva continuamente: Alice si era sempre trovata coinvolta nei drammi d’amore di sua sorella. E a dirla tutta, in cuor suo, aveva sempre pensato che avesse dei gusti discutibili, in fatto di uomini.

All’età di tredici anni, la sola idea di andare a impelagarsi in una storia senza speranza come quella che Eva stava vivendo con il fratellastro le faceva venire la pelle d’oca: la prospettiva di incasinare il loro equilibrio familiare a quel livello, solo per una sbandata, o qualunque altra cosa fossero i sentimenti che la sorella maggiore nutriva per Marco, le sembrava assolutamente assurda e fuori luogo.

Si mise seduta sul letto, lasciando scorrere lo sguardo sulle fotografie appese alla parete. Erano quasi tutte foto insieme a Rudi: la sua presenza si era rivelata un toccasana insperato, i primi tempi in cui era entrata in quella famiglia. Una famiglia che sua madre aveva formato insieme a Giulio Cesaroni. E che a lei piaceva! Con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. In Giulio, Alice aveva trovato un padre affettuoso: quel padre che, con lei, Sergio non era mai stato.

Il suo padre biologico aveva sempre avuto un debole per Eva: in tutti gli anni trascorsi a Milano, Alice lo aveva sentito elogiarla continuamente. «Eva è in gamba, farà grandi cose nella sua vita, ne sono certo.»

Di quei complimenti, lei non ne ricordava nemmeno uno che fosse mai stato rivolto a lei. Non ricordava una sola occasione, in cui Sergio avesse usato quelle parole di apprezzamento nei suoi confronti.

Tutte le occasioni buone per Eva dovevano essere afferrate al volo: invece, quando era Alice, la sua figlia più piccola, a prospettargli una nuova occasione che la riguardasse, Sergio la liquidava in quattro e quattr’otto, senza nemmeno darle il tempo di parlare. Se doveva essere sincera, poi, le cose non andavano tanto diversamente, con sua madre: se non altro, però, con Lucia era più facile parlare.

Forse era stato per questo che, una volta entrata nella famiglia Cesaroni, ad Alice era venuto spontaneo avvicinarsi a Rudi: la sensazione di estraneità al suo stesso nucleo familiare era stato il primo punto di contatto che aveva trovato con lui.

Anche Giulio, spesso, metteva da parte Rudi in favore di Marco, o di Mimmo. E proprio perché sapeva come ci si sentiva, Alice stava ancora più male, per questo: Rudi aveva mille difetti, ma aveva bisogno del sostegno di suo padre quanto i suoi fratelli.

Per carità, se si fosse azzardata a fargli notare la cosa, il fratellastro le avrebbe riso in faccia, negando fino alla morte. Così, alla fine, lei si era limitata a farsi trovare pronta a sostenerlo, nei momenti di difficoltà.

«Tutto bene?»

«Sei nervoso?»

«Ti sei innamorato di lei?»

«Guarda che dicevo seriamente: sei stato bravo.»

«Il solito scemo. Gentile ma scemo. Comunque grazie… Anche se dici di non averlo fatto per me… mi fa piacere lo stesso.»

 

È vero, il novanta per cento delle volte si concludevano con litigi interminabili, ma se inizialmente, ritrovarsi sempre in mezzo ai piedi l’uno o l’altra era una sorta di oscura maledizione, con l’andare del tempo, fare le cose insieme era diventata un’abitudine, e alla fine si era rivelata anche un’esperienza piacevole.

Pian piano, Rudi e Alice avevano imparato ad accorgersi di piccoli dettagli che al resto della famiglia sfuggivano, e a riservarsi piccole premure.

Ogni volta s’inventavano una scusa differente per giustificarsi, ma ormai avevano accettato quella necessità di contare le balle come un modo per ristabilire gli equilibri, lasciare le cose a posto, e col tempo, quelle piccole attenzioni erano divenute naturali.

La loro intesa si rafforzava ogni giorno di più: ogni volta che la vedeva giù di morale, Rudi trovava quasi sempre il modo di far tornare ad Alice il sorriso. E nei momenti di difficoltà non mancava mai di metterla in guardia e di sostenerla.

«La mamma di Jolanda esce, e lei passa la serata chiusa in bagno, e non può risponderti al telefono. Ma okay, va bene. Occhio non vede, cuore non duole.»

«C’è la festa a casa di Regina, stasera e non sappiamo se andarci o no. Non ci sembra giusto nei tuoi confronti, lo sai.»

«Non ti ho convinto per lo stesso motivo per cui tu non hai convinto me che stai bene. Lo so che piangi di nascosto.»

«Beh, forse… è un po’ troppo presto per innamorarsi di nuovo, no? Alice… io, non sopporterei di vederti soffrire un’altra volta. Che te ne fai di uno che torna in Argentina, eh?»

 

Alice sorrise, ripensando a quei momenti: per essere passati da «Sardina fuori dalle scatole» e «Deficiente, sei tu che sei sempre in mezzo ai piedi» a «Rudi, io non sarei mai riuscita a rimettermi in piedi, senza di te» e «Lo sai che puoi contare su di me, io ci sarò sempre.» di passi avanti ne avevano fatti, in quei cinque anni!

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli: ripensare a quei momenti le aveva fatto sbollire la rabbia, almeno un po’. L’occhio le cadde su una fotografia scattata nell’estate prima del terzo anno di liceo, verso fine agosto o inizio settembre al parco dove correvano insieme, che la ritraeva vicino ad un albero, mentre Rudi, dietro il tronco alle sue spalle, sembrava sul punto di tenderle un agguato.

Quell’estate era stata cruciale per loro: aveva segnato la svolta del loro rapporto: pur di chiederle scusa, il ragazzo l’aveva inseguita fino alla stazione dell’autobus, prima che partisse per tornare a Roma.

Come poteva dimenticare quella conversazione?

«Scusa, sono stato un coglione.»

«Lo so, ma anch’io sono stata abbastanza stronza.»

«Già, ma sai come si dice. Tra due stronze, meglio scegliere la stronza minore, no?»

«Lo prendo per un complimento.»

«Prendilo come vuoi, basta che resti. Dai, passiamo il resto delle vacanze tranquilli, senza litigare. Divertiamoci e fine.»

«Comodo dirlo adesso. Mancano solo due settimane.»

«Appunto! Gli ultimi giorni di solito sono i più duri. Sei disperato che l’estate sta finendo e sei più portato a fare cavolate.»

«E quindi hai bisogno di un grillo parlante?»

«No. Di una migliore amica.»*

Era stato in quel periodo che aveva iniziato a fargli da consulente sentimentale. E guarda adesso com’era andata a finire!

Proprio in quel momento, i pensieri di Alice vennero interrotti dal rumore della porta d’ingresso che sbatteva. Dal piano di sotto, sentì le urla di Rudi: «Ora basta! Mi sono davvero stancato!»

«Rudi finiscila!»

D’istinto, si precipitò fuori dalla stanza, proprio mentre il ragazzo aveva imboccato le scale: si scontrarono in corridoio. Come sempre. L’urto sbalzò Alice all’indietro, facendole perdere l’equilibrio, ma prima che franasse a terra, Rudi le afferrò il gomito, rimettendola in posizione verticale: «Ehi…Che è successo?» gli domandò, preoccupata. «Ho sentito le urla...»

Il fratellastro sospirò, la prese per mano, e senza dire una parola, la trascinò in camera con lui. Si buttò sul letto, sbuffando: era di pessimo umore. «Al solito.» disse, finalmente. «‘Guarda tuo fratello, com’è diventato bravo, dovresti prendere l’esempio’. Non ne posso davvero più!»

Alice chiuse la porta alle loro spalle: «Benvenuto nel club.» commentò, sedendosi vicino a lui. «Ho appena avuto un’altra discussione con mio padre. Il solito discorso, secondo il quale, con la moda non otterrò un bel niente. E mamma in questi momenti non è di grande aiuto.»

«Almeno, Lucia si è ricreduta…»

«Ne sei convinto?»

La ragazza scosse la testa: «E allora perché ha chiesto a mio padre di smuovere mari e monti per farmi cambiare idea? Ha fatto la stessa cosa quando Eva stava per partire insieme ad Alex… E tanto per cambiare, al telefono, papà non ha fatto altro che chiedere di lei… A volte mi sembra che per i miei io esisto solo come ‘la sorellina di Eva’, e non come Alice.»

«Conosco la sensazione…» mormorò lui, mettendosi seduto.

«Non ti pesa mai, questa condizione?»

«Ogni giorno.» ammise Rudi. «E ci sono volte in cui avrei voglia di prendere a pugni mio padre... Ma non credo di poterci fare molto… Lui non si accorge nemmeno quando lo evito…»

Alice gli sorrise, comprensiva: «Una bella rogna, eh?» commentò, abbassando lo sguardo. Poi lo rivolse di nuovo a Rudi e si accorse dell’immensa tristezza sul suo volto. «Ehi…»

Fece per accarezzargli il viso, ma il ragazzo la spinse con forza sul letto, e la baciò, senza darle il tempo di reagire.

«Che cavolo fai?» ringhiò Alice, sottovoce, divincolandosi.

«Non lo so.» ammise lui, testardo, ma mantenendo la calma. «Levati di dosso! Se ci beccano succede il finimondo!» Stava mantenendo basso il volume della voce, ma sentiva la collera crescerle dentro.

«No. Non voglio. Non ancora.»

Perché adesso? Lei sorrise, trattenendo un singhiozzo, ma aveva già le lacrime agli occhi. Così come era arrivata, tuttavia, la rabbia scomparve, lasciando che la tristezza prendesse il sopravvento. «Rudi piantala!» insistette. «È una follia. Lo abbiamo sempre detto…» Diceva cosi, ma nel frattempo, si rese conto di desiderarlo ancora. Nonostante tutto.

Lo so… Rudi sorrise: «Se ci vedesse mio padre, è la volta che muore sul serio.» Ma non voglio fermarmi...

«Rudi… Se succede di nuovo… se succede un’altra volta… dovremo per forza chiamare le cose con il giusto nome…»

Lui scosse la testa, lasciandola libera: «Alice… seriamente.» mormorò. «Di Francesco te n’è mai importato davvero qualcosa, oppure…?»

«Che importanza ha? Non abbiamo conti in sospeso io e te…»

«Invece sì.» ribatté il fratellastro. Ma tu non puoi saperlo…

«Se pensi questo… se ci tieni tanto, perché hai detto a mia madre di lasciarmi partire con lui?» domandò Alice, saltando tutti i preamboli.

Il ragazzo restò allibito, per un attimo. Lo sai? Poi cambiò espressione, guardandola con fermezza: «Perché credevo che fosse quello che volevi. Tutto qui. Non volevo incasinarti la vita, dicendoti…» A quel punto s’interruppe, scuotendo la testa. «Lasciamo perdere…»

Si era rialzato, e stava per andarsene, ma lei, invece, gli afferrò un braccio: «Dicendomi cosa, Rudi?»

«Non ha importanza, lascia stare...»

La ragazza non demorse: infilò la mano nella tasca dei jeans, tirando fuori un foglietto quadrato giallo. «Quello che tu hai scritto su questo post-it, forse?»

Cosa diav…? «Dove l’hai trovato?»

Alice abbassò lo sguardo: «La sera prima degli esami di maturità, l’anno scorso… » mormorò, passandosi una mano tra i capelli. «Tu ti eri addormentato, ma io stavo ancora ripassando. E ho dovuto cercare nel cestino uno dei post-it che avevamo messo via. Così, mi è capitato in mano il bigliettino su cui avevi scritto il mio nome. Ho rovistato ancora per capirci qualcosa e alla fine, l’ho trovato. Con quel post-it sei riuscito a distrarmi per cinque ore di fila, sai?»

Rudi la guardò stralunato: «È per questo che ti sono andati male gli scritti, l’anno scorso?» esclamò. «Però sei partita ugualmente…» concluse, con un filo di voce.

«Non è così. Dopo tutto quello che era successo, avevo bisogno di sentirtelo dire. Non avrei sopportato di prendere un altro abbaglio.» spiegò Alice, stringendosi nelle spalle. «Ricordi quello che è successo al parco, poco dopo la fine dell’estate, l’anno scorso, no?»

«Non potrei mai scordarmelo…» ammise lui. Sono arrivato in ritardo, come al solito.

Alice strinse le labbra: «La sera in cui stavamo ripassando assieme, ti chiesi se dovevi dirmi qualcosa…» mormorò. «Poi è arrivata mamma…»

«Quella sera te l’avrei detto sul serio…. Stavo per farlo.»

«Davvero? Ma la sera prima della partenza con Francesco, ti ho lasciato una lettera. E il giorno dopo, tu non sei venuto.»

«Ho letto la tua lettera troppo tardi, Alice.» spiegò Rudi. «Era caduta per terra. Quando l’ho vista, l’ho letta tutta d’un fiato, e ho fatto una corsa fino al porto da farmi uscire i polmoni dal torace, ma ormai la barca di Francesco aveva preso il largo…»

Abbassò lo sguardo: «L’ho conservata, sai?» mormorò, alzandosi in piedi. Tirò fuori dall’armadio una scatola di latta rettangolare. Alice la riconobbe subito: era la scatola in cui Rudi conservava i ricordi di Marta.

«L’hai messa tra i ricordi di tua madre?»

«In questa scatola ci metto tutti i miei ricordi più preziosi. Non solo di mia madre.» rettificò Rudi. «E comunque… tanto perché tu lo sappia… ricordo ogni singola parola della tua lettera, Alice.»

Lei lo fissò, seria, in viso: «Se è così… perché non mi rispondi adesso? Dimmi la verità. Dimmela in faccia.»

«Giusto per incasinarti ancora di più?» Quel misero tentativo di fare ironia sulla loro situazione non andò a segno, ma Rudi questo se l’era aspettato, dopotutto. A spiazzarlo fu l’assoluta serietà con cui Alice continuava a fissarlo: ancora una volta, le lacrime fecero capolino dai suoi occhi. E a lui venne un nodo alla gola. Sto solo peggiorando la situazione…

Si slanciò in avanti, attirandola verso di sé: Alice appoggiò la testa sulla spalla di Rudi, nascondendo il viso nella sua maglietta. Strinse le labbra: «Rudi… non posso più continuare in questo modo. Mi sono stancata di scappare, o di girare intorno alla questione… Ho bisogno di sapere… cosa devo aspettarmi?»

Siamo proprio alla resa dei conti, vero? «Vieni qui…» Si sdraiarono uno accanto all’altra, sul letto: Rudi circondo le spalle di Alice, e lei appoggiò la testa al suo petto, in silenzio. «Ali… quando sono tornato a casa, il giorno della tua partenza, quest’estate… probabilmente tu eri ancora al molo.» mormorò. «Ho attraversato tutta casa come uno zombi… Quando mi sono affacciato alla tua stanza, e ho visto le foto appese alla parete, ho avuto la sensazione che mi si aprisse una voragine, dentro. Sin da quando ho pregato Lucia di lasciarti partire, sapevo che starti lontano mi avrebbe fatto star male, ma era giusto così. Era giusto che tu vivessi la vita che volevi, anche senza di me. Io non avevo alcun diritto di fermarti, dopo quello che è successo. E in ogni caso, me la sarei cavata.»

Sei incorreggibile… Alice sentì un groppo alla gola, e le lacrime salirle agli occhi. Scosse la testa: «Siamo alle solite, Paperino… » lo prese in giro, per alleggerire la tensione. «Non hai ancora imparato che la tua bella vuole solo vederti lottare per lei?»

Il suo tono canzonatorio faceva il verso sia al papero perennemente perseguitato dalla sfortuna, sia al pulcino caduto nel fango, e sortì l’effetto sperato, perché Rudi scoppiò a ridere di gusto: «Sai com’è… Paperina, dopo aver sopportato prima Paperoga e poi Gastone, dovrai perdonarmi, se sono leggermente esaurito…»*

A quel punto, fu Alice a morire dal ridere: si agitò talmente tanto che finì per trovarsi, ancora una volta, con le labbra ad un filo di distanza da quelle di Rudi. Come quel giorno alla spiaggia… e alle terme.

La ragazza si spostò leggermente, ristabilendo le distanze, pur intrecciando le mani a quelle del fratellastro: c’erano ancora troppe cose da spiegare. «Rudi… lo sai che vederti felice è ancora ciò che desidero di più, vero?» gli chiese, tenendo lo sguardo fisso sulle loro dita incrociate.

A quelle parole, il sorriso sul viso di Rudi si esaurì: «Al momento, per me, è impossibile…» ammise, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Senti… mi dici la verità?»

«Su cosa?» chiese la sorellastra, alzando la testa verso di lui.

Rudi sospirò pesantemente, concentrandosi sui movimenti delle loro mani, che continuavano a cercarsi: «La notte alle terme… è stata davvero un’incidente, per te?»

Quella domanda colpì Alice come un fulmine a ciel sereno. Si sentì completamente svuotata: i sentimenti, nel suo cuore, erano talmente contrastanti che non avrebbe saputo se baciarlo, svenire o mollargli un ceffone. Strinse le labbra, mordendosele: con quelle parole, Rudi le stava sbattendo in faccia la sua fuga, all’indomani di quella fatidica, meravigliosa notte. La stava mettendo di fronte alla sua ritirata strategica: «Senti… non voglio rovinare tutto. Facciamo come se non fosse successo.»

 

A fare come se non fosse successo non ci siamo mai arrivati davvero... Adesso però, Alice poteva scegliere se gettare la spugna per la seconda volta, o tenere duro e aspettare che a cedere fosse lui. Ma quanto sarebbe ancora potuta durare quella pantomima? Stavano ancora girando intorno alla questione, senza arrivare al punto. Si rese conto di non poter più scappare. Di dovergli dare una risposta. «Rudi… non voglio rivivere quello che abbiamo passato l’anno scorso. Non voglio ricominciare ad evitarti.»

«Siamo in due, Sardina.»

Quella frase riesumò ricordi del passato, di quando si confrontavano alla pari. Come alle terme: quella notte era già amore.

«Mi prometti di non tagliare la corda appena mi giro dall’altra parte, questa volta?»

Soltanto in quel momento, Alice capì. Ciò che ti ha ferito non è stato il fatto che io abbia scelto Francesco, ma il modo in cui l’ho fatto.

Rimasero occhi negli occhi per qualche secondo, poi Rudi si piegò con decisione sulle sue labbra. «Scusami se ti ho fatto stare male.» mormorò, finalmente.

«Scusami tu…» Cambiarono posizione talmente in fretta che non ebbero il tempo di capire cosa stessero facendo: Alice aveva divaricato le gambe, istintivamente, permettendogli di avvicinarsi.

Lo sfregamento dei jeans accentuava qualunque sensazione: le dita di Rudi scesero velocemente alla chiusura dei pantaloni, facendo scivolare il bottone metallico nell’asola e abbassando la cerniera.

Di riflesso, lei aveva iniziato a sbottonargli la camicia, e per un attimo, Rudi sentì l’impulso di trattenerla: «Senti…»

«Cosa c’è?»

Al diavolo… Si rigirò nel letto, fino a spingere Alice sopra di sé. Ritieniti fortunata, Sardina… solo a te ho permesso un simile affronto.

La guardò sistemarsi a cavalcioni su di lui, appoggiandosi al suo petto, e finire di aprirgli i bottoni. Quando le sollevò l’orlo del maglione, Alice se lo fece passare sopra la testa.

La baciò, stringendole i fianchi, e lei gli mise le braccia attorno al collo. Quando Alice aprì l’apertura dei suoi jeans, Rudi ribaltò le posizioni, per sfilarle i pantaloni di dosso. Si tolsero le canottiere, aggiungendole al mucchio di vestiti sul pavimento. Non appena lei tentò d’infilarsi sotto le coperte, il ragazzo l’avvicinò a sé, costringendola a desistere: «Rudi…non è meglio se… »

«Non ancora.» la interruppe. Scese a baciarle la guancia, il collo, scendendo sempre più in basso. Le sue dita scivolarono sotto il pizzo del reggiseno, frementi d’impazienza. Le abbassò una delle spalline, baciando l’incavo del suo collo, dolcemente. «Oggi non vuoi sfilarmelo?» domandò Alice, sorridendo maliziosamente.

Lui ridacchiò, compiaciuto: «Ogni cosa a suo tempo, Sardina…» replicò, affondando le dita tra i suoi capelli.

«A proposito… » sussurrò la ragazza, facendo passare le mani tra i suoi ciuffi ribelli. «Da chi hai imparato ad aprire reggiseni con tanta disinvoltura?»

«Questo non lo saprai mai, Sardina…» obiettò Rudi. «Non vorrei proprio fare la fine della mosca nella tela del ragno!»

«Temo che tu debba assumerti questo rischio a tempo pieno, Rudi.» commentò lei, decisa. «Dovresti smetterla di fare tanto il galletto…»

«Stai scherzando? Non ci penso nemmeno!» La baciò sulla fronte, sulla guancia, e la punta del naso. «Adesso che ho trovato la mia pollastrella preferita, non mi ferma più nessuno…»

Ah sì? «Attento a quello che dici, Cesaroni…» sussurrò Alice, vicino al suo orecchio. «Potrebbe mettersi male per te…»

Per tutta risposta, lui scostò i capelli dal suo viso, mordicchiandole dolcemente il lobo dell’orecchio. Il sospiro che Alice si lasciò sfuggire gli fece capire di aver colpito il bersaglio. «Stavi dicendo?» la provocò, aprendo il gancetto del reggiseno.

«Attento a quello che dici!» ripeté la ragazza, aggirandolo e inginocchiandosi alle sue spalle. «Dovresti saperlo, ormai, che con me non hai la partita facile…» mormorò, circondandogli i fianchi, e aprendo la patta dei suoi jeans.

Iniziò a baciargli il collo, a piccole dosi, con una sensualità disarmante: poi, la sua mano scivolò sotto il tessuto. Cazz…

Decise di concedergli un attimo di respiro e lo spinse dolcemente sul letto, sfilandogli i pantaloni. Eppure, la sua espressione era ancora troppo maliziosa, perché non ci fosse sotto qualcosa.

Rudi deglutì a vuoto. Prima che avesse il tempo di fare il punto della situazione, le dita di Alice erano tornate a stuzzicare la stoffa sottile dei boxer: bastò una semplice carezza, perché la sua eccitazione schizzasse alle stelle. Cavolo…

Ma il meglio doveva ancora venire: un attimo dopo, la ragazza lo fissò con un’espressione maliziosa negli occhi e una luce birichina nello sguardo. Era solo l’inizio, vero?

Prima che lei avesse il tempo di scomparire sotto le coperte, Rudi le afferrò il viso tra le mani, attirandola verso di sé. «Hai già trasgredito una regola, lo sai?» gli disse, quando le loro labbra si staccarono. Poco dopo, Alice riuscì a sfuggirgli, spiazzandolo: «Decido io se obbedire o trasgredire le tue regole, Sardina…» mormorò. «Tu sei matta!»

Può darsi, ma non fare tante storie… Alice era scoppiata a ridere e la sua risata cristallina era risuonata in tutta la stanza. Ma a dispetto della sua voce così dolce, sua sorella non faceva complimenti. E lui impiegò pochi secondi per capire con quali parti del suo corpo stesse armeggiando: le sue labbra erano calde e umide, ed incredibilmente gentili, mentre solleticano i suoi attributi più intimi. Rudi era scosso dai brividi, sempre più intensi. Si aggrappò al bordo del letto, alla ricerca disperata di un appiglio.

Ti stai proprio… dando… alla pazza gioia, oggi…

Estasi.

Si lasciò ricadere all’indietro, ansimando. Me l’hai fatta… Si rese conto a malapena che lei si stava allontanando: i suoi boxer dovevano essere finiti sul pavimento. Poco dopo, la chioma scura di Alice, completamente arruffata, sbucò dalle coperte: l’unico aggettivo che gli veniva in mente per descriverla era adorabile. Almeno fino a quando non vide l’espressione vittoriosa e compiaciuta sul suo viso: «Tregua.» implorò. «Finirai per uccidermi…»

«Ma come? Ti sei già arreso?» mormorò la ragazza, schioccandogli un bacio sulla bocca. «Non ho nemmeno cominciato…»

Il cuore di Rudi si sciolse, letteralmente: «Togliti quell’espressione da gatta che ha mangiato il topo dalla faccia.» esclamò. «Se non fossi mia sorella, ti avrei già conciata per le feste.»

«E siccome sei solo il mio fratellino, posso divertirmi a stuzzicarti quanto mi pare…»* sospirò Alice, sulle sue labbra. Vuoi proprio il gioco duro, eh?, rifletté Rudi, prima di baciarla.

Dopo il primo contatto, il ragazzo si tirò su, le afferrò i fianchi, e le prese il mento tra le mani, guidando i suoi movimenti fino a condurre le sue labbra sulle sue: l’urgenza di sentirla dentro di sé, stava diventando incontrollabile.

Tra l’altro, se pochi secondi prima avrebbe voluto proprio tanto fargliela pagare, dovette prendere atto del fatto che il suo spirito vendicativo si era preso una vacanza, lasciando posto a un altro sentimento, di tutt’altro genere. Come faccio a dirti che ho il terrore che un giorno tu possa davvero andare via, Sardina?

Le baciò il collo, scendendo poco a poco sul suo corpo, fino al seno. A quel seno che, inconsciamente, sin da ragazzino, aveva desiderato di sentire sotto le sue dita.

 

In tanti anni assieme, Rudi era riuscito a malapena a scattare una foto ad Alice mezza nuda. E l’aveva anche pagata cara.

Col tempo, però, si era reso conto di aver trovato qualcosa di molto più prezioso: un’amica fidata, una confidente affidabile, la fonte della sua forza. E poi, proprio a lei, senza volerlo, aveva dato il primo bacio.

Ricordava ancora l’imbarazzo tra loro, il giorno dopo. E come, ogni volta che era successo negli anni successivi, avesse reagito come se di fronte a lui ci fosse uno scarafaggio, o qualche altra orrenda creatura.

Non si era mai trattato di qualcosa di serio. A farsi le ossa sull’universo femminile, Rudi c’era arrivato con altre ragazze: Lorena, Fabiana, Miriam. Ma tutte le volte, alla fine, dell’emozione e dell’euforia iniziale, non gli era rimasto nulla: al di là dei baci, al di là del sesso, era sempre andato tutto storto.

E nemmeno Alice se l’era passata meglio: si era innamorata di Umberto Signorile, un tipo abituato a conquiste ben più appetitose, che poteva permettersi il lusso di prendersi gratuitamente gioco di lei, soltanto perché, ovunque andasse, faceva sempre strage di cuori. Non era finita bene, anche se la sua sorellina aveva saputo prendersi la sua rivincita.

L’anno dopo, c’era stato Walter: la prima volta che Rudi si era reso conto che tra loro stava nascendo qualcosa, era stato al circuito. Mentre il giovane Masetti faceva di tutto per conquistarsi la fiducia di Bottazzi, Alice lo spiava di nascosto dallo schermo della telecamera, incantandosi spesso a guardarlo, e il fatto che riprendesse quasi esclusivamente il suo viso, era un ulteriore conferma.

Rudi aveva fatto di tutto per dissuaderla, ma inutilmente. Del resto, conosceva fin troppo bene la testardaggine di Alice. Quello che lui temeva, tuttavia, era soprattutto che i problemi creatisi quando era stata scoperta la storia di Marco ed Eva tornassero nuovamente. Almeno, questo era ciò di cui era convinto, a livello consapevole.

Ripensando ora, a quell’episodio, invece, Rudi si rendeva conto forse, c’era anche dell’altro: quando aveva visto Walter correre incontro ad Alice e abbracciarla, sulla strada, davanti a tutte quelle macchine in coda, aveva provato qualcosa. Fastidio? Inquietudine? O soltanto apprensione? In quel momento, non era in grado di stabilirlo.

Non voleva vederla soffrire: il fatto era che, chiunque fosse il belloccio di turno su cui lei metteva gli occhi, nessuno di loro, la conosceva davvero: al contrario di lui, che aveva imparato a capire se e quando la freccia di Cupido avesse colpito il cuore di Alice. Allora perché, quando era arrivato il momento in cui capire che Alice si era innamorata sarebbe stato fondamentale anche per se stesso, non c’era arrivato?

Aveva pensato tutt’altro, guardando oltre, come se lei fosse stata trasparente.

Quand’è successo esattamente?, si chiese all’improvviso, mentre le circondava il viso, accarezzandole le guance con i pollici. Possibile che mi sia accorto di tutte le volte in cui Alice si è innamorata, meno che…

«Alice… Quando ti sei resa conto… di esserti innamorata di me?» le chiese, di punto in bianco, con la voce arrochita dall’emozione.

«Rudi… sei sicuro di essere…» Alice fece una pausa, mordendosi le labbra. «… come dire, ben attrezzato?»

Cosa? La frase suonava decisamente ambigua: Rudi stava per risponderle che a lui funzionava tutto alla perfezione, quando improvvisamente capì di cosa stesse parlando la ragazza: non appena incrociò il suo sguardo, infatti, la vide mordersi il labbro, preoccupata.

Sorrise: «Non confondermi con Marco, Sardina… » mormorò, con una punta d’ironia nella voce. Ed evita di saltare di palo in frasca…

Allungò una mano verso il comodino: poco dopo, mostrò ad Alice la bustina tra le sue dita.*

Alice tirò un sospiro di sollievo: «Scusa…» mormorò, sorridendo.

«Sai cosa mi spaventa di più in questo momento?» le chiese Rudi, baciandole la fronte.

«Cosa?»

«L’idea di perdere te…in tutti i sensi.»

La voce gli era uscita arrochita dall’emozione: il dolore, la paura di perderla che lo avevano invaso il giorno della sua partenza stavano riprendendo il sopravvento. Insieme al desiderio di averla per sé. «Allora?» le chiese di nuovo, soffocando, con un bacio, l’istinto di farla sua in quel preciso momento.

Le aveva bloccato le mani sopra la testa, intrecciando le dita alle sue, anche se non stava facendo una forte pressione: le stava imponendo di rispondergli, prima di continuare.

«Più o meno… nel periodo in cui stavi progettando di partire insieme a Miriam per l’estate… David… in realtà, non c’entrava niente…»

Non è possibile… Quelle parole scatenarono emozioni contrastanti nel cuore di Rudi e fecero scendere un fitto velo di tristezza sui suoi occhi. Si chinò su di lei, fino a sfiorarle il naso con il suo. La baciò, lasciandole finalmente libere le braccia, e le circondò i fianchi. Sentì le mani di Alice sul viso, mentre lei lo spingeva a guardarla negli occhi: «Non avrei voluto essere io la persona che ti avrebbe fatto soffrire così tanto, Rudi…»

Le parole le erano uscite di bocca tutte in una volta, fuori controllo.

«Nemmeno io.» mormorò lui, sorridendo. «Dovresti smetterla di battermi sul tempo, sai?» protestò, poco dopo.

La ragazza strabuzzò gli occhi: «E io che credevo di semplificarti le cose…»

«Adesso è diverso, Sardina…» sussurrò il fratellastro. Scese a baciarle il collo, e poi più in basso, fino al petto, al seno, sempre più giù.

Arrivò all’elastico degli slip, e lo tirò giù, baciando ogni centimetro di pelle che scopriva. Si stava muovendo con lentezza esasperante, ma Alice sapeva di non aver alcun diritto di replica. Ricevuto. È il tuo turno di goderti la festa.

Artigliò il cuscino, mordicchiandosi il labbro, mentre sentiva le labbra di Rudi lambirle il Monte di Venere, arrivando sempre più a fondo: lui continuò a stuzzicarle la vulva, e l’eccitazione cresceva sempre di più.

Alice afferrò la sua mano, accompagnando i suoi movimenti e incitandolo, tacitamente, con lo sguardo. Poco dopo, il ragazzo scivolò sopra di lei: i loro corpi aderirono l’uno all’altro, come se fossero stati creati apposta per questo.

Poi, le sue mani gli circondarono i fianchi, con una presa gentile, ma sicura. Forte e protettiva. Come era lei.

Col senno di poi, Rudi si rendeva conto, che in fondo, era sempre stato proprio il suo istinto di protezione a farla diventare, a tratti, invadente. Ed era anche vero che se Alice non fosse stata la ‘cagacazzi precisina’*, che gli aveva tanto reso la vita impossibile da ragazzini, non sarebbe mai riuscita a sfondare il muro di ghiaccio che lui si era costruito attorno.

Le spostò dietro l’orecchio una ciocca ribelle di capelli: voleva guardare il suo viso più a lungo possibile. E sentiva, lo sguardo di Alice su di sé, che si soffermava sui dettagli del suo viso. Particolari che, magari, lei conosceva da sempre, ma che prima di quella sera, non aveva mai guardato davvero: le labbra, carnose, la barba, pungente, che era cresciuta sul suo viso, i suoi lineamenti, così cambiati nel corso degli anni.

Sei cresciuto, Rudi… e molto meglio di quanto tuo padre avrebbe potuto pensare. Anche se lui questo non lo sa… Soltanto i suoi occhi, sebbene portassero addosso il peso degli anni passati, erano sempre gli stessi. La sua espressione era sempre la stessa: ferita, anche quando il suo viso sorrideva.

Il suo cuore, nonostante il tempo avesse lenito il dolore delle ferite, era graffiato da solchi profondi. Marta… Per Alice la madre di Rudi era sempre stata un’entità distante, una fotografia in bianco e nero. Eppure, ogni giorno trascorso insieme a Rudi, aggiungeva un tocco di colore a quell’immagine.

La sera in cui, nel giardino di casa, aveva ascoltato Marco che leggeva la sua ultima lettera, Alice aveva intuito che tra tutti i suoi figli, Rudi era quello per cui Marta, prima di morire, si era maggiormente preoccupata. E il tempo, le aveva fatto capire perché.

Rudi non era mai stato un debole, ma sotto la corazza, in fondo al suo cuore, si nascondeva il lato più vulnerabile della sua personalità, quello che quasi nessuno conosceva.

Marta invece sì.

E dopo di lei, Alice era stata l’unica in grado di scoprire quell’aspetto della sua personalità: e col tempo, Rudi aveva imparato a non temerla, e a mostrare spontaneamente quel lato del suo carattere.

Ma soltanto a lei: non lo faceva con i suoi amici, non lo faceva con i suoi fratelli e dopo Fabiana, aveva smesso di farlo anche con suo padre. Alice sentì una punta d’amarezza nel profondo. Giulio non ti conosce più, ormai…ma quella fragilità è anche la tua forza, Rudi.

Lo baciò, sulla guancia, in un impeto di amore e compassione. Poi, poco a poco scese a baciargli il mento. Stava per mettergli le braccia attorno al collo, ma lui la costrinse dolcemente a divaricare le gambe, facendole perdere l’equilibrio.

Era bagnata: in passato quella sensazione di umido tra le cosce lo aveva eccitato ancora di più. Ma adesso, tra le sue braccia c’era Alice. E lei non era come le altre. Quando sentì l’eccitazione schizzare alle stelle, dentro di lui si fece spazio anche una sensazione di terrore improvviso. Come alle terme… ma… perché adesso?

Trovò la risposta nei suoi occhi, lucidi di piacere.

Quando era successo alle terme, Rudi si era ritratto dal corpo di Alice quasi come se si fosse scottato. Gli era sembrato quasi di aver oltrepassato un confine proibito: entrambi avevano avuto la loro prima volta già da tempo, con altre persone, ma la naturalezza e l’intimità con cui anche loro, persino loro, avevano condiviso quell’esperienza, erano disarmanti.

Tuttavia, questa volta, quella sensazione così simile, non aveva niente a che vedere con la paura: era desiderio. Deglutì, tentando di inghiottire quelle sensazioni: un desiderio tanto forte non l’aveva provato per nessuna.

Scartò il preservativo, e se lo mise addosso. Poi, lentamente, entrò dentro di lei.

All’improvviso, si rese conto di tremare. Perfetto. Ora faccio la mia bella figura di merda…

Invece, Alice non si era mossa: non aveva fiatato. Guardandola in viso, per un attimo pensò che fosse assorta nei suoi pensieri. E gli venne un dubbio atroce. Non dirmi che… stai pensando a qualcun altro, in questo momento…

Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Rimase dentro di lei, appoggiando la testa alla sua spalla, e sentì le braccia di Alice avvolgerlo con dolcezza.

Gli stava accarezzando i capelli, dolcemente. E le sue dita che gli accarezzavano la nuca, erano qualcosa di estremamente piacevole.

Restò fermo per un po’, dandole il tempo di abituarsi a quell’intrusione: Alice gli aveva confidato che quando arrivava il momento clou, una parte di lei si era sempre sentita a disagio, anche se ogni volta aveva ignorato quella sensazione. Chiedersi perché, nel momento più importante, la sua testa rientrasse in azione equivaleva ad ammettere che il coinvolgimento emotivo si era completamente azzerato. E poi, subentrava quella fitta di dolore.

Con Rudi non era successo. Qualunque contatto sia avvenuto tra noi, è avvenuto naturalmente. Senza forzature…

Era ancora chino su di lei, fronte contro fronte.

Si ritrasse appena, assaporando quella confortevole sensazione di tepore. Poi, si spinse dentro di lei ancora una volta, più a fondo. Cercò le sue labbra, sulle quali indugiò per diversi istanti.

Incitato dal suo sguardo, iniziò a muoversi dentro di lei, e un attimo più tardi, sentì i suoi fianchi rispondere al richiamo. Il bacino di Alice si stava spingendo dolcemente verso di lui, mentre minuscole gocce di sudore iniziavano a formarsi sulla loro pelle.

La sentì tremare, sotto di sé, e la cosa lo spiazzò: quando i loro sguardi s’incrociarono, un ricordo riaffiorò, nella sua mente. Una mattina, al parco, due anni fa. Non avevamo aspettato che Miriam si svegliasse ed eravamo andati a correre, insieme.

«Senti, Rudi… io ti volevo ringraziare, per esserci sempre stato, e non avermi mai permesso di lasciarmi andare… e pensare che fino a poco tempo fa neanche ci sopportavamo, e adesso, invece, non riesco neanche a pensare alla mia vita, senza di te…»

Intrecciò le dita alle sue, rendendosi conto di non poter più rimandare: voleva che lei fosse sua, che gli appartenesse in tutto e per tutto. Voglio sentirti chiamare il mio nome... «Rudi…»

Allora è vero che mi leggi nel pensiero… «Alice…»

Lei inarcò la schiena, spingendo ancora una volta il bacino contro di lui. Si sentiva come scossa da scariche elettriche. Gli strinse il viso tra le mani, per baciarlo, e Rudi le afferrò la testa, di rimando. «Fammi...»

Le prese la nuca, attirandola dolcemente a sé. Alice gli mise le braccia attorno al collo, stringendolo con tutta la forza che aveva: era cambiato qualcosa. E Rudi sorrise. Sei al limite, vero? Forse qualcosa posso concedertela adesso…

Invece, proprio in quel momento, la porta d’ingresso sbatté violentemente. Ma porca… Il ragazzo le ricadde addosso, affondando la testa nel cuscino. Game over… «È iniziata l’invasione dei barbari…» commentò.

Alice alzò gli occhi al cielo, sbuffando: «Che guastafeste!»

«Non provarci nemmeno, Sardina!» la minacciò Rudi, quando lei tentò di scendere dal letto. Aveva ritrovato all’improvviso tutte le energie. «Mi è venuta un’idea…» aggiunse, accoccolandosi dietro di lei. Tirò su le coperte, in modo da coprirli entrambi, e poi le sollevò sopra la testa della sorellastra: «Tu qui non ci sei, Sardina. Resisti finché non ce ne liberiamo, siamo intesi?»

«Ok.» bisbigliò lei, schioccandogli l’ennesimo bacio prima di seppellirsi di nuovo nel letto. Appena in tempo perché Giulio non la vedesse, affacciandosi nella stanza: «Ma guarda! Quella testa matta di Rudi sta già dormendo!» borbottò l’uomo, prima di richiudere la porta, con un fastidioso cigolio.

Per un istante il ragazzo restò con i sensi all’erta, sentendo i passi di suo padre allontanarsi: poi, quando tutto fu silenzio, riprese fiato, sollevato.

«È andata… l’abbiamo scampata anche stavolta.» concluse, mentre Alice spuntava nuovamente fuori dalle coperte.

«Inizio a capire cosa ci trovassero di eccitante, Marco ed Eva in questo genere di situazioni…»

«Anch’io.» ammise lui, sorridendo. Ma questo è meglio che papà e Lucia non lo sappiano…

«Meglio che vada nella mia stanza. Già tuo padre non ha notato i vestiti sparsi sul pavimento. Non vorrei sfidare la sorte!» concluse Alice, baciandolo sulla bocca per l’ultima volta.

«Hai ragione.» convenne Rudi. «Però, abbiamo ancora un po’ di tempo… E poi dobbiamo decidere come far sapere loro questa storia… Non mi pare il caso di seguire l’esempio di Marco ed Eva…»

«Decisamente no…» ammise la sorellastra. Ma quella era l’ultima cosa a cui voleva pensare in quel momento: «Mi sta venendo sonno…» mormorò, sbadigliando.

«Allora forse è il caso che mi assuma il rischio di farmi scoprire e ti lasci riposare…» replicò lui, sorridendo. L’abbracciò forte, e la vide sorridere, mentre si stringeva a lui: accostò le labbra al suo orecchio, scostandole i capelli. Poi, finalmente riuscì a dire l’unica cosa che avrebbe voluto farle sapere. Quelle parole che aveva custodito in fondo al cuore dalla notte alle terme, e poi trascritto su un post-it, finalmente uscirono dalle sue labbra, arrivando ad Alice come il soffio di una brezza gentile.

«Ti amo.»

Alzò lo sguardo, per guardarla negli occhi. E tu? Mi vuoi ancora?

«Mi sei mancato. Non immagini quanto, Rudi.» mormorò, sfiorandogli le labbra per l’ultima volta. «Ti amo anch’io.»

Si addormentarono così, stretti l’uno all’altra, scivolando dolcemente nel sonno. Per la prima volta, quella notte, Rudi sognò di lei.

Alice aveva aperto la porta di casa. Era splendida, fasciata in un lungo abito bianco, i capelli raccolti in una treccia che le cadeva dolcemente sulla spalla, con un bouquet di fiori in mano. Qualcuno la teneva sottobraccio, mentre Giulio, Lucia, Eva e Sergio la seguivano.

Erano tutti indaffarati con i preparativi per il pranzo di nozze. E alla fine la lasciarono sola, nell’atrio d’ingresso, con il suo sposo.

Alice era radiosa, sollevò l’orlo del vestito, avanzando di qualche passo, e si voltò a baciare il ragazzo accanto a lei...

Per sempre.*

Io sono qui

lo stesso di ieri

con un giorno in più.

E butto via il mio tempo migliore

aspettando un amore.

E arrivi tu

nei miei pensieri

e mi riaccendi

così com’eri,

ma se qualcosa ci farà sognare

impareremo a chiamarlo amore…

(Pooh– E arrivi tu)

  
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