Vivere senza di te…
La
pioggia cadeva lenta ed incessante quel giorno, sembrava che il cielo
stesse piangendo, se così fosse di certo non era
l’unico.
Su
una nave in mezzo all’oceano otto persone piangevano in
silenzio,
osservando quel che rimaneva della nave nemica che qualche minuto fa
li stava attaccando; di lei ora non era rimasto quasi niente, stava
lentamente affondando negli abissi del grande blu.
I pirati non
riuscivano a muoversi da quella posizione, fissi ad osservare un
qualcosa che ormai non c’era più.
Uno di loro era ancora a
terra inginocchiato sul quel duro e freddo legno del ponte,il quale
mostrava i segni della furia di un uomo che in un attimo aveva perso
tutto, aveva perso lei…
Voleva morire anche lui, doveva morire
anche lui, non avrebbe mai sopportato di vivere senza di lei, era
pieno di ferite ma, di certo non erano quelle che lo stavano
uccidendo ma, il senso di colpa…
La pioggia aumentava la sua
intensità, insieme al vento che pian piano si faceva sempre
più
forte, portando con se l’odore del fumo, lo stesso fumo che
aveva
impedito il suo salvataggio, lo stesso fumo che aveva portato via un
membro della ciurma di cappello di paglia.
La Sunny iniziava ad
oscillare pericolosamente, il mare si stava ingrossando, diventando
ancora più pericoloso, dovevano assolutamente fare qualcosa
o
sarebbero colati a picco.
Il capitano, asciugandosi le lacrime con
il braccio e stringendosi forte il cappello di paglia in testa,
pronunciò le parole che fecero riscuotere tutta la ciurma, o
quasi,
da quel oblio di dolore dove erano caduti
-Forza ciurma ognuno ai
propri posti c’è una tempesta
d’affrontare!-
I nakama lo
guardarono per pochi secondi e poi ognuno prese il proprio posto.
Tutti sapevano quanto fosse difficile per Rufy dire quelle parole, le
stesse che ripeteva sempre lei, ma era l’unico ed il solo in
grado
di avere la forza necessaria per affrontare quel momento, solo lui
che avrebbe preferito morire piuttosto che perdere un suo compagno,
di perdere la sua migliore amica.
Sapeva Rufy che avevano fatto il
possibile per salvarla ma non c’era stato niente da fare, lei
non
si trovava, lei era sprofondata in quell’oceano che da sempre
aveva
amato…
La maggior parte della ciurma stava eseguendo gli
ordini del capitano, Franky si era messo al timone mentre Chopper e
Usop si occupavano delle vele, Sanji, insieme a Brook, era corso in
cucina per assicurarsi che non si rompesse niente, visto il forte
oscillare della nave.
Rufy osservava il suo migliore amico ancora
in ginocchio sul ponte; aveva la testa chinata in giù, i
pugni
stretti così forte da far sbiancare le nocche, i suoi
vestiti erano
inzuppati di acqua e sangue, si era lanciato subito in mare appena si
era accorto di quello che era successo ma, non aveva potuto evitare
il peggio, aveva continuato a nuotare ed immergersi in quelle fredde
acque senza però scorgere quella figura tanto amata, intorno
a lui
solo fumo e i corpi dei vigliacchi che li avevano attaccati e che ora
all’inferno avrebbero pagato la colpa di aver ucciso
l’unica
persona che lui amava veramente, l’unica che aveva riscaldato
il
suo cuore freddo e duro come l’acciaio delle sue katane.
Rufy
non trovava le parole giuste da dire al suo amico, lui al suo posto
si sarebbe comportato nello stesso modo, non avrebbe mai accettato di
sopravvivere al suo grande amore, avrebbe voluto morire con lei ma,
questo non era stato concesso al suo compagno, lui non poteva morire,
doveva sopravvivere per lei, per loro.
Ad un certo punto una mano
femminile, dolce e delicata, si poggiò sulla spalla del
capitano.
Rufy poggiò la sua mano su quella della donna cercando in
lei la
forza di reagire a quel dolore che non accennava ad andarsene ma,
d'altronde come poteva pretendere che se ne andasse era troppo
presto, era impossibile dimenticarla ed accettare la sua morte.
-Va
da lui ha bisogno di te adesso!- disse Robin accarezzando il viso del
suo uomo;
Rufy le sorrise dolcemente, anche se quello non era il
suo solito sorriso allegro e spensierato, quello sarebbe mancato
sulla nave per un bel po.
Cappello di paglia accarezzò il ventre
gonfio della sua regina e si diresse verso l’amico.
Zoro non
accennava ad alzarsi, era in quella posizione da un pezzo, aveva
delle ferite molto gravi e doveva medicarle ma, la ferita
più
profonda era quella al cuore, il suo cuore era spezzato e non si
sarebbe ricongiunto molto facilmente.
-Zoro…- iniziò
Il
verde sentendosi chiamato dall’amico si irrigidì
impercettibilmente, il respiro era diventato incostante, veloce, come
se stesse per esplodere, infatti così fece.
Zoro, in un lampo, si
alzò e si scaraventò contro il suo capitano,
prendendolo dal
colletto del suo gilet e scuotendolo forte
-E’ TUTTA COLPA TUA!!
NON DOVEVAMO SALIRE SU QUELLA NAVE!!! E’ SOLO COLPA TUA SE
NAMI E’
MORTA!!!- disse infuriato lo spadaccino
Rufy restò in silenzio
mentre il verde continuava ad urlargli contro. Aveva abbassato lo
sguardo, il moro, sapeva che l’amico aveva perfettamente
ragione,
lui aveva ordinato di salire su quella nave ma era l’unica
soluzione per sconfiggerli e salvarsi o sarebbero colati a picco per
le numerose cannonate, questo però non lo faceva sentire
meglio,
aveva messo in pericolo la sua ciurma e Nami, rimasta prigioniera
delle macerie di quella nave, era morta.
-Zoro Calmati! Non è
stata colpa di Rufy!!- intervenì il cecchino
-No! E' solo colpa
sua!! Lui ci ha fatto salire sulla nave, lui mi ha impedito di
salvarla!!!!-
Anche questo era vero, almeno in parte, Zoro si era
buttato a mare per salvare la navigatrice ma non aveva nessuna
chance, le onde erano troppo alte e violente e la nave era
già
sprofondata, non avrebbe potuto fare niente così Rufy aveva
allungato un braccio e recuperato l’amico dal mare in
burrasca.
Zoro lasciò la presa sul capitano, le mani ancora gli
tremavano, era arrabbiato, ma non con Rufy, lui era solo la sua
valvola di sfogo, la vera persona con cui ce l’aveva era se
stesso.
Si incamminò verso il suo posto preferito, il campo di
mandarini, la pioggia si stava affievolendo ma il suo dolore
no.
-Zoro dove vai?- gli chiese preoccupato Chopper
Non
rispose, voleva stare solo, voleva chiudersi nel suo dolore, aveva
smesso di vivere con lei
Ad un certo punto qualcosa, o meglio dire
qualcuno, lo fermò
-Papà!- era la voce della piccola Bell,
figlia sua e di Nami, la piccola aveva solo un anno, somigliava tutta
a sua madre, lei era rimasta sulla nave con la zia Robin e poi si era
addormentata, non sapeva ancora quello che era successo, non sapeva
che la sua mamma non c’era più ma aveva percepito
qualcosa, seppur
piccola era molto intelligente e niente le sfuggiva. Voleva il suo
papà, voleva spiegazioni…
Zoro la osservò solo qualche
secondo, quei capelli rossi e quegli occhi color caramello, le
ricordavano troppo Nami…
Si girò e continuò per la sua
direzione, i mandarini, lasciando la bambina li, in piedi ad
osservarlo, singhiozzava…
Lo spadaccino non badò ai richiami
della figlia ,che ormai aveva iniziato a piangere e della ciurma,
continuò a camminare con la certezza che niente sarebbe
tornato più
come prima, lui era rimasto solo…
ANGOLO
AUTRICE:
Hola gente!!!! Che dire ecco una nuova fic!!!! Ok, ok
lo so che è molto triste ma non saranno così
tutti i capitoli!
Comunque spero che vi piaccia e se volete lasciatemi qualche
commento!
Spero che i personaggi non risultino OOC in caso
avvisatemi!!
Un grazie speciale alla mia tesora Vivian_1992 e
miyuki90 per il sostegno!!
Un abbraccio kiko90