La donna camminava per la strada polverosa di Suna, mentre il sole, alle sue
spalle, illuminava feroce quell’angolo di nulla.
Sospirò, raccogliendo tra le
dita una ciocca bionda, forse ingrigita, ma ancora incredibilmente
selvaggia.
Alcuni passanti, osservando le sue vesti a lutto, abbassarono lo
sguardo, bisbigliando parole reverenziali.
Lei li guardava con il suo solito
cipiglio severo, increspando le labbra però in un materno sorriso.
Materno
solo con il popolo di Suna.
Il sorriso si tramutò in una smorfia di
dolore.
Quaranta anni.
Vedova.
Nessun figlio.
Riprese a camminare,
mentre la sua ombra si andava allungando tra i ciottoli della stradina.
-
Temari-sama…- un uomo si inchinò, mostrandole il viso sfregiato.
- Baki…-
sospirò lei, aprendo un sorriso teso.
Il vecchio maestro si inchinò, mentre
le rughe attorno agli angoli della bocca si piegavano impercettibilmente.
-
condoglianze. Suo marito è morto con onore – sollevò lo sguardo sulla
donna.
Gli occhi di lei non tradivano la minima emozione.
Come accadeva
ormai sempre più spesso, Baki si chiese se davvero quella donna sapesse
provarle.
Eppure una volta, tanto tempo prima, quando lui era ancora un
temuto jonin e lei una genin avventata, Temari era stata diversa.
- lo so…-
bisbigliò in un sussurro, poggiando la mano ancora minuta sulla spalla dell’uomo
– porta i miei saluti agli Anziani – continuò poi – e ringraziali da parte mia –
concluse.
Baki si sforzò di sorridere.
Non c’era più la ferocia di un
tempo tra la famiglia Sabaku no e quel gruppo di cosiddetti "saggi" che
l’avevano portata quasi alla rovina, ma le vecchie ferite non si rimarginano
facilmente…
- sarà fatto, Temari-sama –
- per te solo Temari, Baki
–sensei… – sorrise –…mi fai sentire così vecchia –
No. Non era più la
vera Temari quella che ora gli si parava davanti.
Baki sospirò,
avvertendo il tocco di lei farsi più saldo
- sta andando al
mausoleo?-
Temari abbassò lo sguardo – doveri di una moglie devota –
La
folla del mercato si stava riunendo nella piazza alle loro spalle. Temari gettò
una rapida occhiata a quella massa palpitante che si andava snodando tra gli
stretti vicoli, sospirando pensierosa.
- è meglio che vada…- tirò il
cappuccio scuro sui capelli, che le scivolarono, sempre così incredibilmente
ribelli, sul collo abbronzato.
- Arrivederci, Baki – sensei – sussurrò,
fissandolo negli occhi.
- Arrivederci…Temari – rispose lui, annusando il
profumo fiorato di quella donna.
Quello era tutto ciò che era rimasto di
lei.
- permesso!- la ragazza scansò l’uomo che le si era parato davanti,
incrociando con i suoi occhi scuri un viso imbronciato.
- Qui a Suna c’è
qualcuno che conosce le buone maniere?- sibilò, avanzando tra la
calca.
Guadagnato, dopo qualche spinta e una notevole fatica, un riparo sotto
un porticato isolato, la ragazza spinse dietro l’orecchio ( con più foga del
necessario, a dir la verità) la ciocca chiara che le era sfuggita dalla presa
della coda.
Combattendo tra la foga di accasciarsi e riposare prima dello
scendere della notte e il suo innato buonsenso ( che le ricordava quanto potesse
essere pericoloso un villaggio straniero di notte), prese ad accarezzare il
coprifronte che teneva strettamente legato in fronte.
Sbuffò, brutto vizio
d’eredità, crocchiandosi le dita.
- volete la guerra?- chiese, fissando con
gli occhi scuri le persone sfilare incuranti accanto a lei – non crederete
davvero che io mi dia per vinta!- esclamò, rimboccandosi teatralmente le
maniche.
- Io non mi do mai per vinta…- sibilò, mentre la mente volava alla
notte di tre giorni prima.
Ad una scontata coperta arrotolata sotto le
lenzuola e ad un biglietto lasciato sul comodino.
- ehi ragazzina!- la voce
possente del venditore la riportò rapidamente alla realtà, facendola
indietreggiare – spostati, ci intralci il cammino! – urlò ancora lui, mentre
lei, mordendosi la lingua per non liberare uno di quegli insulti che le venivano
così facili ed arretrando ancora, venne urtata da ( o meglio, urtò ) qualcosa di
pesante e viscido.
- Il mio pesce! Qui vale più dell’oro! – una donna robusta
le si era avvicinata urlando, brandendo un coltellaccio arrugginito come arma –
vedi di filartela, prima che chiami le guardie! –
La ragazza alzò gli occhi
al cielo, sparendo tra le folla.
- che palle…- riuscì solo a sibilare, prima
di essere nuovamente risucchiata da quel vortice umano che poteva diventare
l’ora del mercato nella piazza principale di Suna.
Una sola domanda sulle
labbra.
- scusi…dov’è il palazzo del kazekage?-
Temari rispose ad altri sguardi apprensivi, si fermò persino a consolare una
vecchia mendicante che ripeteva che la morte di suo marito era stato un immenso
lutto per tutta Suna, prima di far sparire completamente la chioma bionda sotto
il mantello.
Trasse un sospiro di sollievo, voltando in una via
secondaria.
Poggiò le spalle alla parete arenosa, togliendosi la sabbia dalla
trama del vestito bordato a lutto.
Accarezzò l’elsa del kunai che teneva
stretto alla gamba destra, nonostante Gaara l’avesse, almeno per il tempo
necessario a metabolizzare la morte del marito, sospesa dai doveri
ninjia.
Eppure, senza quella sgradevole sensazione di freddo sulla pelle, non
riusciva proprio a camminare tranquillamente.
Respirò profondamente,
osservando con la coda dell’occhio un numero incredibile di persone agitarsi
frenetiche davanti un banco.
Lunedì…giornata del pesce, pensò
divertita.
Pensare che a lei non era mai piaciuta quella cosa viscida e
esotica.
Sparì dietro uno degli angoli, continuando la sua marcia verso il
mausoleo.
Verso quello che stava diventando il suo mausoleo.
Giorno
dopo giorno.
Ora dopo ora.
Ecco la mia nuova ficcy...è ambientata parecchi anni nel futuro di Naruto. I
nostri protagonisti sono ormai cresciuti, ognuno con i suoi scheletri
nell'armadio.
Non lasciatevi ingannare dalle apparenze...c'è molto di più di
qual che sembri.
Spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito. Un
bacione, fatemi sapere cosa ne pensate.
Aspetto le vostre recensioni
*_*...Scusate dal chappy un pò cortino, i prossimi saranno più sostanziosi.
Gli aggiornamenti saranno abbastanza regolari ( la fic è già scritta) ogni 2/3 giorni.
Un bacio Ale, un abbraccio Cami....senza voi forse questa fic non ci sarebbe.
Roberta