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Autore: SerMisty    16/05/2013    3 recensioni
«Pensavo a quanto ho speso per questa dannatissima festa. Perderò il titolo di papero più ricco del mondo appena conquistato, se continua così.»
«Scrooge, le tue azioni saranno salite di almeno venti punti mentre parlavi.»
«Se lo dici tu, Goldie.»

ScroogeXGoldie con un pò di famiglia dietro. E' la prima storia che scrivo qui, siate clementi ^////^
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Propongo un altro brindisi! A Scrooge McDuck – il papero più ricco del mondo!»
«Cin cin!»
L’ufficio del Deposito echeggiò degli innumerevoli tintinnii di decine di bicchieri uno contro l’altro. Il che non aveva neanche senso, era lui l’unico che avrebbe dovuto brindare, cosa c’entravano gli altri?
Eppure il vecchio papero rise, buttando giù un altro sorso di champagne. Non ne beveva da una vita – ne aveva mai bevuto? – ma in fondo per una simile occasione poteva anche dimenticarsi di quanto costasse quell’annata.
Seduto sulla comoda sedia davanti alla sua scrivania – non per stanchezza, bensì confinato lì dai suoi parenti con questa strana idea che fosse una specie di posto d’onore – posò il bicchiere accanto a uno dei telefoni e si guardò attorno.
Huey, Dewey e Louie impilavano le numerose monetine sparse sul pavimento, dando vita pian piano ad un castello dorato e luccicante. Della Duck, la madre, era appoggiata alla parete, buttandogli un occhio di tanto in tanto, il bicchiere in una mano e il cellulare nell’altra, parlando con suo marito che non aveva potuto venire e apparendo piuttosto irritata.
Grandma – no, no, Elvira. Lui non era un ragazzino, santo cielo! – agitava minacciosamente il mattarello in direzione di Fethry e Gus, che rei confessi abbassavano gli occhi con il becco ancora sporco di cioccolato, davanti al piatto della torta ormai vuoto.
Dalla stanza attigua si udivano gli strilli acuti di Hortense e Quackmore, provocati da chissà quale futile motivo. Il loro carattere non era cambiato con l’età. Sperava che qualcuno li andasse a chiamare in fretta, o li avrebbero trovati a limonare come ai vecchi tempi.  
Accanto all’unica finestra dell’ufficio, Gyro Gearloose, l’inventore, faceva roteare lo champagne nel bicchiere con la tipica aria di chi sta per sfornare un’idea vincente. Edi, la piccola lampadina robotica, lo guardava – ma aveva gli occhi? – da sopra la sua testa, in attesa. Lì vicino, Gladstone rigirava quasi annoiato il tappo della bottiglia fra le mani. Sicuramente c’era scritto “Hai vinto!” o qualcosa di simile, come al solito.
Donald, Daisy e Matilda chiacchieravano allegramente fra loro. Sua sorella aveva le lacrime agli occhi, ma ciò non era una novità, non per niente era la più sentimentale della famiglia. Più sorprendente era invece l’anello che Daisy le stava mostrando. Che Donald avesse finalmente messo la testa a posto? Lo sperava, perché anche se non gli doveva più niente, nulla gli impediva di richiamarlo al Deposito per qualche viaggio o per lucidare monete.
«A cosa stai pensando, Scrooge?»
 Lui sorrise, mentre due braccia gli si posavano dolcemente sulle spalle.
«Pensavo a quanto ho speso per questa dannatissima festa. Perderò il titolo di papero più ricco del mondo appena conquistato, se continua così.»
«Scrooge, le tue azioni saranno salite di almeno venti punti mentre parlavi.»
«Se lo dici tu, Goldie.»
La papera ridacchiò, prendendo posto accanto a lui sull’altra poltrona. Scrooge la fissò: era bellissima, come sempre. I capelli, da dorati che erano, si erano trasformati in argento puro, mentre gli occhi rimanevano verdi come smeraldi. Indossava il suo vecchio costume da scena, che aveva dovuto allargare con l’aiuto di Daisy per poi non finirla più di commentare quanto fosse ingrassata, e le obiezioni di lui erano state stroncate da una ferma tirata di basette – nessuno poteva contestare Glittering Goldie, in nessun caso. Proprio così, l’antica Stella del Nord continuava a brillare, e a bruciare, se necessario.
«Piuttosto, dove sono Fergus e Jake? Avrebbero già dovuto essere qui.»
Scrooge si guardò attorno, corrucciando la fronte. Goldie gli accarezzò la mano che si era chiusa in un pugno sulla scrivania, rilassandolo.
«Probabilmente saranno al Club dei Miliardari a godersi la rabbia di quel pivello di Rockerduck. Non sono più bambini, Scrooge, sanno badare a se stessi: sono piume delle tue piume!»
«Bhe, anche delle tue, per fortuna.»
Il vecchio papero alzò gli occhi al cielo, perdendosi nelle memorie per un istante. Poi si voltò di nuovo.
«Sai, alle volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi mai aperto la tua lettera.»
Goldie annuì piano, come se anche lei spesso considerasse una simile ipotesi.
«Probabilmente saresti già il papero più ricco del mondo da un pezzo. Io e i bambini abbiamo rallentato molto la tua ascesa.»
Scrooge la fissò, sorpreso.
«Goldie, ma che dici? Sai che non è vero.»
Si guardarono negli occhi, parlandosi senza proferir parola. Non erano più i due paperi orgogliosi e irritanti di un tempo, che non potevano stare per due minuti nella stessa stanza senza tirarsi gli oggetti addosso – o almeno, non più così tanto. Qualche volta i figli erano stati costretti a separarli, preoccupati, senza capire che era anche e forse soprattutto quello il loro modo per dimostrarsi amore eterno.
Scrooge sorrise.
«Grazie.»
«E di che cosa?»
«Di avermi aiutato ad arrivare qui, di avermi impedito di perdere la mia famiglia. Di essermi stata accanto nonostante tutti gli sbagli che ho fatto.»
«Hai ragione, ne hai fatti parecchi.»
«E grazie tante…»
Goldie rise, e poi gli diede un rapido bacio sulla guancia. Gli parve sussurrasse “ti amo”, ma non poteva esserne sicuro – e si guardò bene dal chiederlo, perché Goldie O’ Gilt non dice “ti amo” ad alta voce, mai.
Gli invitati, che li avevano visti, cominciarono a ridere o a sollevare nuovamente il bicchiere, proponendo un brindisi alla coppia più ricca del mondo, Scrooge McDuck e Glittering Goldie.
In mezzo a tutto quel trambusto, però, sembrava che Donald si agitasse, cercando di chiedergli qualcosa. Tese l’orecchio, la mano di Goldie ancora stretta nella sua, ma non riusciva a sentirlo bene.
«Zio Scrooge… Zio Scrooge...»

«…Zio Scrooge!»
Sobbalzò sulla sedia, aprendo gli occhi di scatto e rendendosi conto di avere la vista un po’ appannata da qualcosa che non riusciva a definire.
Donald era davanti a lui, solo con i nipotini, e si grattava imbarazzato la nuca.
«Scusa, zio, mi chiedevo se potevi concedermi un altro prestito…»
Lui non rispose. Aveva ancora negli occhi la festa e le sorelle, il sapore dello champagne sulla lingua e il calore della mano di Goldie nella sua.
«Zione, ma stai piangendo?»
Nascose la debolezza dietro un battito di ciglia e scosse la testa.
Era ancora il solito sogno.
 



 
Angolino d’autrice: Emm… Salve, popolo di Disney Italiano! ^^’’’’ So di avervi scandalizzato con questa storia indegna e mostruosa, ma sentivo il bisogno fisico di scrivere qualcosa su Scrooge e Goldie, li adoro troppo! (anche se poi è diventato quasi un pairing secondario... Forse non dovevo rileggermi anche Una Lettera Da Casa prima di scrivere...) E in effetti mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se invece di abbandonarla Scrooge avesse letto quella lettera, e fosse tornato da Goldie. Sì, in pratica questa storia è un gigantesco headcanon: Goldie è rimasta, lo ha aiutato a non perdere i contatti con le sorelle (lo smembramento della famiglia è la seconda scena più triste di tutto Life and Times of Scrooge McDuck, dopo ovviamente Hearts of the Yukon), nella mia idea impedisce anche a Della di andarsene e lasciare i bambini, Donald (non riesco a chiamarlo Paperino, scusate) in qualche modo viene aiutato stesso da lei con i debiti e Scrooge è sì diventato il papero più ricco del mondo, ma ci è voluto più tempo, praticamente lo è diventato al giorno d’oggi, e forse sarà un po’ meno avaro del normale. Ah, e sì, Fergus e Jake sono i nomi dei figli di Scrooge ù.ù Per me il padre e lo zio sono state due figure importanti, specie il padre, quindi… Sì, e basta. E comunque anche io sono stata contagiata dalla “sindrome di Don Rosa” in questa storia e l’ho fatta finire malissimo.
Non me la sento di dire che sono OOC, perché proprio con tutti questi cambiamenti il loro carattere deve essere un po’ diverso. E poi è un sogno. In ogni caso, non ho mai scritto su di loro, prima, quindi… Potrebbero anche esserlo e chiedo scusa ^^’’’
Va bhe, ora vi lascio in pace. Mi dispiace avervi sottoposto a questo orrore (mi sa che lo cancellerò...), comunque se volete recensire per dirmi quanto fa schifo siete liberissimi XD
Grazie per aver letto!
Ser
  
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