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Autore: annejane    16/05/2013    1 recensioni
Raccolta di lettere mai spedite per una amica lontana ormai vicina ai 18 anni.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Nuovi inizi

A Settembre Milano era ancora carina. 
C’era chi poteva ancora prendere il caffè con gli occhiali da sole e raccontarsi delle vacanze. 
Chi poteva ancora stare fuori fino a tardi, che tanto non fa freddo, che tanto non ti devi imbozzolare nel cappotto dell'anno scorso (che di sicuro quest'anno farà cagare).
Chi poteva ancora andare in giro con le gonnelline svolazzanti, con i golfini leggeri, con le ballerine senza calze, beandosi dell'ultima strascico di abbronzatura.
Era tutto un cazzeggiamento senza fine, tutto un fluttuare di felicità e gridolini.
Ecco. Li odiavo tutti.

Avevo passato la più brutta estate della mia vita, fra un cesso e l’altro a pulire specchi ed essere torturata psicologicamente dalla mia capa d’albergo che aveva una vista a raggi x per gli aloni che si formavano sugli ascensori. Novità dell’ultimo minuto: se premi sul pulsante dell’ascensore lascerai pure la tua impronta digitale, e allora? A chi importa?! A me no! Pensavo fosse solo Tom Cruise ad andare in giro a copiare impronte dagli ascensori per crearsi una doppia identità e fin qui posso capirla, ma farmi uscire alle sette del mattino a buttare la pattumiera penso possa definirsi terrorismo.

Le cose peggiorarono per l’inizio della scuola, camminare in un corridoio pieno di persone che ti guardano con compassione, affiancarti alla Valeria Signorini che non ride di cattiveria perché prova tristezza per te è stata la cosa più umiliante che abbia mai vissuto. Tutti allegri , felici di ritrovarsi belli e abbronzati freschi con le loro abbronzature da Maldive. Io NON ERO felice, NON ERO abbronzata: ero un verme schifoso, una pallida imitazione della vecchia me. 
Mi infilavo ogni giorno in  biblioteca e lasciavo che il tempo scorresse inesorabile, intervallando lo 'studio' di diritto, materia che dovevo recuperare e avevo imparato ad odiare con ogni singola fibra del mio corpo, con il controllo semi-ossessivo dello stato, sempre più preoccupante, di untuosità dei miei capelli.
Ero circondata da persone adorabili che studiavano tranquille per i loro esami a Settembre. 
Io NO. 
A me non sembrava di stare studiando per gli esami: io vivevo un CATACLISMA.
Mi sentivo come una di quelle cesse a pedali che entrano per sbaglio nelle foto delle star di Hollywood sui red carpet: inutile. E fastidiosa.
Non facevo altro che lamentarmi, come se stessi lavorando in miniera da anni, come se stessi cercando delle patate in un campo. In un campo gelato. In Polonia. Con le crocs. La cosa peggiore è che mi lamentavo con me stessa, la bocciatura era stato il punto massimo per cui avevo perso la mia migliore amica, la fiducia della mia famiglia, il mio fidanzato e ovviamente la scuola. Mi fa ricordare di come una volta ruppi sette bicchieri con una manata mentre ballavo per casa. Che genio incompreso.

Mangiavo come se non ci fosse un domani, fregandomene allegramente della dieta (io sono SEMPRE  a dieta), "devo nutrirmi per studiare bene" pensavo. Il cassiere di McDonald mi guardava compassionevole mentre cercavo gli ultimi settanta centesimi nelle tasche dei jeans, nevrotica e cicciona.
Sottolineavo, facevo i riassunti, i riassunti dei riassunti, gli schemi dei riassunti dei riassunti. L’ esame arrivò ed io lo superai brillantemente. Ero stata ammessa e avrei frequentato la la classe assieme alla Barbara, la classica perfetta bambola di porcellana che tutti amano anche se è oca. Yey. Che felicità
Più andavano avanti i giorni, più mi sembrava che i miei compagni di classe mi girassero attorno come dei condor ad un povero cavallino ferito. Da una parte mi piaceva, essere la nuova arrivata, quella interessante, da un'altra mi sentivo sola. Non riuscivo a fare la simpatica e mi sembrava che la roba da studiare per recuperare aumentasse, come quelle maledette coppe nella camera blindata della Gringott.

Stavo cominciando a pensare di uccidermi, o di scappare in un qualche paese nordico e darmi alla pesca delle aringhe. 
Poi, d'improvviso...eccoti!
Fastidiosamente sorridente ti sei offerta di aiutarmi in latino, ricordo ancora le tue espressioni facciali dipinte dall’ orrore quando hai scoperto delle mie scarse conoscenze sulla terza declinazione.
Due settimane fa a psicologia applicata, quando abbiamo dovuto organizzare i giochi, uno di questi era personale e bisognava scrivere l’evento che più ti ha cambiata : io ho risposto che è stato questo giorno. Con un gelato e un paio di sigarette hai reso un po’ meno triste il mio rientro a scuola.
Eccomi qui 2 anni e sei mesi (sto scrivendo a marzo) dopo ad augurarti un buon compleanno

Il fatto è che mi manchi, vorrei averti qui vicina a me e non ci sei più. non più per me. Sembra che tutti se ne stiano dimenticando, io non posso dimenticarti
  
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