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Autore: _Ery1999_    16/05/2013    2 recensioni
Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Una giornata da dimenticare


Hermione Granger quella mattina era decisamente di cattivo umore. Grattastinchi l’aveva tenuta sveglia tutta la notte, miagolando disperato ininterrottamente. Lei, allora, era uscita dal dormitorio e lo aveva coccolato fino all’alba nella speranza che smettesse di lamentarsi e che la lasciasse dormire almeno per qualche ora. I suoi sforzi però erano stati nulli fino al mattino seguente, quando il suo povero amico era finalmente crollato sulle sue ginocchia, mentre lei si era ritrovata con un mal di testa tremendo e una dura giornata d’avanti che, da come era iniziata, non prometteva niente di buono. Controllò l’ora e si accorse di essere già in ritardo. Maledisse mentalmente Grattastinchi e si diede una ripulita nel miglior modo possibile. Eppure la sua immagine non era neanche lontanamente quella di una ragazza fresca e riposata: due profonde occhiaie le oscuravano il viso e, come se non bastasse, i capelli erano più indomabili e crespi del solito.

Non si immaginava di certo così il suo ultimo anno ad Hogwarts, Hermione Granger. Non dopo tutto quello che c’era stato. Non dopo tutto quello che era successo. A lei. Ai suoi amici. Al mondo. Avrebbe voluto sentirsi fiera di se stessa, di avercela fatta, di aver vinto, di essere semplicemente viva. Eppure più ci pensava, più alla mente riaffioravano nient’altro che i corpi e le grida e il sangue versato di innocenti che avevano avuto soltanto la colpa di esistere, di respirare. La vittoria era costata troppo cara ad ognuno di loro e lei stessa si chiedeva se ne fosse valsa davvero la pena. C’erano quelle volte in cui si sentiva addirittura in colpa, per essere diversa. Era a causa di folli ideali di gente come i Purosangue o il Signore Oscuro che era accaduto ciò che era accaduto, ma d’altra parte era anche a causa di persone come lei, portatrici di sangue impuro. Quante volte aveva pensato di abbandonare tutto – il suo futuro, i suoi sogni, la sua vita – e scomparire, per spezzare il ciclo della sua linfa – sporca – che le inzuppava il corpo, l’anima. Quella linfa che, come un marchio indelebile, non si vede, non si tocca, eppure c’è, la si porta dentro, la si sente, simile ad un figlio indesiderato che il grembo accoglie ugualmente. Il sangue di Hermione Granger era la sola cosa che l’avrebbe resa sempre e per sempre diversa, e lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo. Adesso, così come in passato, il sentirsi chiamare Mezzosangue, anche solo per scherzo, riusciva ancora a ferirla nel profondo. E certe volte credeva ci fosse solo rabbia dentro di sé, un morbo che ti divora da dentro e ti distrugge. Esattamente come la solitudine. Oh, quella era diventata la peggior nemica di Hermione Granger. Per i corridoi, nelle aule, anche nel sonno, la consapevolezza di essere completamente sola la coglieva all’improvviso, come un cappio al collo che le mozzava il respiro e le appannava i sensi. Non conosceva  nessuno quell’anno. O meglio, nessuno che le rivolgesse anche semplicemente un saluto. Nessuno. Harry aveva deciso di intraprendere la sua già promettente carriera per divenire un Auror, mentre Ginny e Ron si erano rimboccati le maniche e ora aiutavano il fratello George nel negozio di famiglia. Ron. Lui era un altro dei suoi ormai innumerevoli problemi. Quel bacio nella Camera dei Segreti durante la guerra era stata la miccia che aveva finalmente fatto esplodere la loro storia. Da parte di Hermione però, quel fuoco si era affievolito, se non del tutto spento, già da un po’ ormai. Si sentiva soffocata dalle sue continue ed insistenti lettere nelle quali le scriveva quanto l’amasse, quanto gli mancasse, quanto la desiderasse. A dir la verità, non rispondeva quasi mai a quelle lettere, usando come scusa ora lo studio, ora la stanchezza, ora un malore improvviso. Non che fosse stanca di loro, no, ma c’era qualcosa di sbagliato in quella relazione. Qualcosa che la annoiava terribilmente e che non la prendeva, non la travolgeva. Era proprio questo il termine adatto: Hermione Granger voleva essere travolta, devastata. Voleva essere colta da una ventata d’aria fresca che la facesse tornare a respirare – ad essere felice.

Quello, però, era un desiderio che aveva messo da parte da molto tempo. Non era una di quelle ragazze che credono nell’amore eterno, o nei colpi di fulmine, o nel principe azzurro. Se il momento e la persona giusta fossero arrivati, lei sarebbe stata lì ad aspettarli, ma si era ripromessa che non avrebbe mosso un dito per accelerare i tempi che il Fato aveva in serbo per lei.
Una cosa che accelerò fu invece il passo, dopo aver afferrato cartella e bacchetta. Era quasi arrivata a destinazione quando, mentre frugava freneticamente fra i libri alla ricerca dei suoi preziosi appunti, qualcosa di duro e consistente come un pezzo di legno le urtò la spalla. Si voltò e le bastarono pochi attimi per riconoscere la causa di quell’intoppo.
- Attento a dove metti i piedi, Malfoy! – sbottò, rossa in viso per la frustrazione data dagli eventi spiacevoli che si accavallavano uno dopo l’altro e che non sembravano avere fine. Eppure in quel momento, Hermione Granger sperò con tutta se stessa che lui la offendesse pesantemente come aveva sempre fatto dall’inizio. Avrebbe avuto una giustificazione più che valida per il ritardo alla lezione di Lumacorno e una valvola di sfogo che l’avrebbe sgonfiata di tutto il marciume che sentiva in corpo. Restò quindi sbigottita, se non delusa, quando Draco Malfoy non le rivolse altro che uno sguardo indecifrabile – smarrito – e le diede le spalle proseguendo con un’andatura che aveva un non so che di innaturale per un essere umano. Un non so che di meccanico. Era più magro e pallido di come lo ricordava e la divisa gli andava decisamente larga. Aveva un aspetto trascurato, i capelli sporchi e il viso stravolto. Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.  
 

Angolo Autrice...

Ciaooo!!! Eccomi di nuovo con una nuova fic :) Questa però non sarà una one-shot... ho un paio di idee in mente e che spero di riuscire a portare a compimento... Fatemi sapere se il primo capitolo vi ha incuriosito. Ringrazio chi è arrivata fin qui, chi non è ci è arrivata, chi ha apprezzato o disprezzato il capitolo. Insomma... ringrazio tutte. Lasciatemi un commentino però! :D Vi aspetto.


Vostra,
_Ery1999_
  
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