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Autore: Botan    03/12/2007    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 2

                                                  CAPITOLO 2

 

 

 

 

Rude mi dà una pacca sulla spalla, mentre affogo il dispiacere scolandomi il quinto bicchiere di scotch whisky portatomi da Marlene, che mi osserva con viso impensierito:

- Non ti farà male? – Male? Bimba, ti va di scherzare forse? In passato ho fatto anche di peggio. L’alcool per me è acqua fresca!

 

- Ho uno stomaco d’acciaio!- le replico, mentre il viso mi s’ intinge completamente di rosso. Non per l’eccesso di spirito però.

Dove si è visto mai, uno sbarbatello di manco undici anni, capace di destreggiarsi maleficamente con le carte?!  

Sono a dir poco furioso quanto esterrefatto! Questa specie di mezzo omuncolo, ha osato battere il supremo Re dei giochi d’azzardo! Reno! Il sottoscritto!

Resto immobile, cercando di contenere il vulcano di rabbia racchiuso nel mio corpo.

L’unico capace di battermi finora, è stato Tseng, e lui di classe ne ha da vendere, eccome!

 

- Si può sapere chi diavolo ti ha insegnato a giocare così?!- urlo furioso, mentre inarco il sopracciglio sinistro e lo fisso agitato.

 

- Io! – risponde una vocina alle mie spalle. Sbando sobbalzando dalla sedia, fino a cascare quasi all’indietro. Mi afferro subito alla tavola, riuscendo a salvarmi così da una rovinosa caduta, e mi giro. 

 

- Tifa! Yuffie! Siete tornate!- Ho sentito bene? Rivolgo lo sguardo all’uscio della porta, e finisco ben presto facile preda dell’ansia.

Marlene si precipita da quelle due correndo con viso allegro. L’opposto di quello che ho assunto io in questo momento.

 

- Give me five, Denzel!- esclama la ninja battendo il cinque con il moccioso che mi ha appena vinto.

Tutto ciò può voler significare una sola cosa: la piccola principessina, ha assistito alla mia sconfitta!

 

- Da quanto tempo sei lì?!- replico scattando all’istante dalla sedia e lanciandole un’occhiataccia intimidatoria.

Yuffie assume una posa da snob, che mi irrita più del dovuto. Incrocia le braccia al petto e socchiude gli occhi con aria boriosa:

- Oh… non preoccuparti, non dirò a nessuno che sei stato battuto da un ragazzino con meno della metà dei tuoi anni!

 

Ok. Analizziamo un punto per volta:

O scendo a compromessi, oppure l’intero universo saprà della mia sconfitta!

 

- Quanto vuoi per tacere, nana?- le chiedo così, senza tanti preamboli. E’ inutile con lei.

Mi preparo di già ad una cifra esorbitante, quando qualcosa di inaspettato mi ferma:

- Con i bambini non te la cavi male… sei riuscito perfino a farti accettare da Denzel che non ha una buona simpatia verso voi Turks.- Ho sentito bene? È un complimento, o cosa? Forse la tipa non è poi tanto acida.- Resta il fatto però, che hai perso miseramente ad una banale partita di poker!- Ok, rimangio tutto ciò che ho detto! È acida!

Mi stizzisco all’istante. Non basta il dentifricio, adesso si mette anche ad offendere! Dovrei passare al contrattacco, ma qualcuno mi vieta di farlo. È Rude. Mi spintona leggermente, esortandomi a parlare.

 

- Ma non dovevi farlo tu?- chiedo parlottando a voce bassa. Dal suo silenzio, deduco di no.- Pupe, veniamo al dunque! Non siamo certo giunti fin qui, per niente!– mi porto le mani sui fianchi, e faccio qualche passo in avanti.- Ci serve qualcuno che prepari una torta.- dico tutto d’un fiato. Perché tocca sempre a me il lavoro duro? Dannazione!

La ninja inclina la testa, verso destra, e ci guarda di sottecchi:

- Fate un party?

Più o meno.

 

- Domani è il compleanno di Elena… ma ci serve qualcuno capace di cucinare…- E magari di farlo anche bene. Volto il capo lateralmente, fissando una parete- Tseng vuole che si prepari una torta, se fosse stato per me, avrei optato per quella di una pasticceria, anziché pasticciare tra i fornelli…però gli ordini vanno eseguiti e…- ritorno con gli occhi sulle due figure, trovando con mia sorpresa, l’assenza della mezza ninja.

Che fine ha fatto? Bella scostumata, io parlo e lei va via, ignorandomi completamente…! E’ davvero tosta questa ragazzina presuntuosa! 

 

- Se si tratta di questo, allora verrò io! Lo faccio con piacere!- dichiara Tifa poggiando le buste della spesa a terra. – Datemi il tempo di sistemare questa roba, e poi sarò libera!- Fossero tutte così, le donne! Belle, intelligenti e soprattutto, disponibili! Anche se io e Rude sappiamo benissimo di che pasta è fatta la Lockhart. Se penso a quante botte ho incassato negli scorsi anni dalla sottoscritta pantera, il dolore dei suoi pugni mi rispunta all’improvviso.

La brunetta si allontana, salendo così al piano di sopra. Percepisco una flebile allegria nell’espressione statica del mio socio.

Lo guardo di sottecchi, mentre la mia attenzione viene catturata dai sacchetti della spesa, lasciati incustoditi lì per terra.

Mi guardo attorno, furtivamente. Poi riprendo a fissare le buste. La scatola del dentifricio spunta maliziosa dal bordo di uno degli involucri.

L’ora della vendetta, è giunta.

Con scatto felino mi avvento sullo scatolo, facendolo magicamente sparire.

L’unico ad accorgersi della mia rapida azione, è Rude.

Scuote appena il capo, senza smuoversi troppo. Mi conosce bene, il socio. Gli lancio un sorriso, rizzando il pollice all’insù in segno di vittoria. A volte divento come un bambino, ma solo se mi fanno veramente arrabbiare. E la nanetta di Wutai, ci è riuscita in pieno.

 

 

 

Le donne vanno sempre fatte accomodare sul sedile anteriore. È una delle leggi del galateo.

Infatti, sono qui, che mi rilasso comodamente, sulla lunga poltrona posteriore della macchina, mentre scorgo il viso di Rude visibilmente teso e impacciato, effettuare una manovra di inversione.

Chissà perché, ma non gli è venuta tanto bene rispetto alle volte passate. La presenza di Tifa lo deve irrigidire parecchio.

Lancio un’occhiata posteriore alla casuccola di Cloud e compagnia bella.

Chissà che fine ha fatto la mocciosa di Wutai… e soprattutto, chissà che faccia farà non appena si renderà conto della scomparsa alquanto misteriosa del dentifricio…!

Me la rido di brutto, mentre lancio i miei occhi nello specchietto anteriore dell’auto.

Lenti a contatto…tsk!  Pensare che i miei iridi fossero coperti da delle semplici lentine colorate, è una follia! Se la gattina non può arrivare alla pappa, dice che non le piace. E’ così che funziona nella testolina malata di quel maschiaccio.

 

- Senti, ma tu e Cloud…- pronuncio rivolgendomi alla dolce donzella seduta davanti a me- Insomma, hai capito, no?- Vista la sua improvvisa reazione, penso proprio di sì.   

 

- Lui è il mio migliore amico!- replica istantaneamente. Si, come no, e io sono cappuccetto rosso, che del cappuccio ne può fare anche a meno, dato che il colore dei capelli può rimpiazzarlo anche fin troppo bene.

 

- Ok, ok, recepito!- dico scorgendo gli occhi di Rude, fissarmi minacciosamente nello specchietto di mezzo.

In genere sono un tipo che si fa gli affari suoi, ma io questi qui non li giustifico proprio…

Si conoscono da piccoli, dividono la stessa abitazione, sono entrambi single, e non succede nulla? Eppure l’interesse di Tifa nei riguardi dell’ex-soldier, è abbastanza evidente. In più lei non ha proprio nulla da invidiare alle altre ragazze. Ad ogni modo, lo sguardo fulmineo di Rude mi fa capire una cosa: è meglio tacere.

 

 

 

- Prego madame!- dico galantemente, allungando un braccio nell’ingresso principale del Sanatorium.

Tifa si guarda intorno, assai rapita dal posto. Ora che ci penso, non è mai stata qui a differenza di Cloud.

Faccio strada alla giovane ragazza, conducendola alla cucina, mentre Rude si accinge a portare la spesa dentro.

Il Sanatorium è diviso in tre livelli.

Piano terra, primo piano e secondo, o penultimo se contiamo il mezzo cupolino che funge da mezza terrazza e da mezza soffitta che c’è in cima.

Al piano terra, ci sono la sala delle cucine, la sala da pranzo abbastanza grande (forse anche troppo) e la hall principale, arredata da noi con tavolini e poltrone.

Il primo piano, lo si potrebbe intitolare “angolo notte”, visto che ci sono solo le camere da letto, ognuna di esse compresa di bagno. Io, Rude, Elena e Tseng, dormiamo lì, naturalmente ciascuno in camere separate e soprattutto molto distanti l’una dall’altra.

Voglio la mia privacy. Qualora una sera mi venisse lo schiribizzo di portare qualche bella presenza nella mia umile suite, desidero almeno tranquillità. E con Elena tra i piedi, non si riesce a concludere granché. Ha un udito impressionante quella donna.

Il Presidente, invece, dormiva al piano di sopra. Adesso a dirla tutta, nella sua nuova dimora non dorme quasi mai. E’ sempre fuori per i suoi “affari”.

Sopra ci sono degli uffici, per la maggior parte vuoti, dato che Rufus, quelle rare volte in cui viene a trovarci, ne utilizza soltanto uno. Un altro invece lo adopera il nostro capo, Tseng.

Infondo al corridoio dove sono situati gli uffici, invece, si trova una scaletta di ferro che usiamo per raggiungere la parte superiore dove risiede una bellissima loggia.

E quella, è la parte della struttura che amo di più. La notte, specialmente d’estate, si sta abbastanza bene. Il venticello notturno, il profumo dei boschi e dell’erba fresca, ti fanno tornare le forze, rimettendoti a nuovo. Quando non riesco a dormire per svariati motivi, me ne vado lì sopra, sgattaiolando come un gatto dalla sua calda cuccetta, per raggiungere il tetto e dialogare con mamma luna.

Ogni tanto vengo colto da questa vena di poesia, che il più delle volte mi imbarazza. Forse sono uguale a mia madre.

 

Sospiro malinconico, con lo sguardo un po’ perso.

 

Vorrei ricordarmi di lei, ma ogni anno il suo viso si fa sempre più sbiadito. Ne avevo sette, quando lei ritornò al flusso vitale.

L’unico ricordo che mi rimane di lei, è il profumo del suo shampoo alle more, e soprattutto… la lealtà. Spesso, anche troppo, penso che se avesse imparato ad infischiarsene di più degli altri, probabilmente sarebbe ancora qui, tra quegli stessi altri che lei rispettava così tanto.

Anche se io… beh, certo non posso dire di essere un tipo piuttosto indifferente agli eventi, anzi! Proprio per questo mio lato impulsivo, sono finito diverse volte all’ospedale, e in alcune di esse, c’è mancato davvero poco che io diventassi un flusso vitale.

In ogni caso, non mi è mai piaciuto farmi compatire, al contrario, preferisco fare l’eroe, almeno se devo morire, che sia in una maniera decente e soprattutto, nobile, come la mamma.

 

Tifa mi desta dagli improvvisi pensieri che mi hanno fatto per un attimo perdere la cognizione del tempo.

- Posso?- dice facendo un cenno alle cucine.

 

- Sono tutte tue!- esclamo gioiosamente. Prima prepara sta’ benedetta torta, e prima posso finalmente staccare la spina e magari farmi una doccia. Ho la felpa impregnata di fumo. Fumo troppo? No, solo quando sono stanco, nervoso, stressato, o mi rilasso. Praticamente sempre.

Mi infilo un chewing-gum a tavoletta, in bocca, per ammortizzare la voglia di sigarette. Non quelli del 1830, però! A meno che non decida di passare un’intera nottata a stretto contatto con la tazza del water… L’ultima volta che ho rimesso, è stato alla mia prima sbornia. Ricordo ancora la bottiglia di tequila vuota, causa del mio malore. Potrei scrivere un libro dal titolo: “Come farsi una bottiglia di tequila, in tre semplici mosse”. Stappare, tracannare e dar di stomaco.

 

Finalmente ecco sopraggiungere Rude.

Cammina normalmente, non risentendo affatto il peso di quelle pesanti buste. È veramente forzuto.

Le poggia sul lungo tavolo, mentre io resto con le spalle adagiate al ciglio della porta, a fissarlo.

 

- Avete preferenze, riguardo alla farcitura della torta?- domanda Tifa. Preferenze di che? Ci manca pure che Elena la voglia con le fragoline e la panna…!

 

- C’è il preparato alla cioccolata, lì da qualche parte. - Vado a rovistare nei sacchetti, con poco slancio, per trovare la scatola.- E’ questo. Tieni e buona fortuna!- Anche se non penso che ne avrai bisogno.

Tifa scruta attentamente la confezione, dopo aggiunge precisa:

- Però con della panna verrebbe molto meglio!

 

 Ok. Ho capito.

Le apro il frigo, e punto diretto l’indice sul contenuto.

 

- Fai come vuoi, per me puoi metterci anche le sardine…! La immagineresti la faccia di Elena, eh Rude?- mi rivolgo al compare, rappresentandomi la scena. Che spasso! Però ho come la vaga impressione che Tseng non sarebbe tanto d’accordo…

Il mio viso riprende serietà. Rude se ne sta lì, impalato come un bodyguard, senza fiatare.

 

- Ehi!- gli bisbiglio in sordina, senza che Tifa possa udirmi. Comincio a gesticolare facendogli capire di adottare una posa meno statica, e più di ogni altra cosa, di restare disteso, sereno e calmo. Nozione che in questo momento, sembra aver completamente dimenticato.

 

Fai come me, con le mani messe nelle tasche posteriori dei jeans, e il viso completamente spensierato, che con scioltezza mastucchio una gomma, rigirandomela poi tra la lingua.

Il socio cerca di darsi una scossa, assumendo un atteggiamento meno rigido.

Gli faccio l’Ok con il pollice e l’indice chiusi a cerchio. Così và un pochino meglio. E bravo Rude! Vedi cosa significa avere un grande maestro che ti insegni il savoir faire?

Sento un trillo. Il mio stramaledettissimo telefono, come sempre. Mi appiccico il chewing-gum sotto il palato, stendendolo bene con la lingua in modo che non mi impedisca di parlare liberamente.

 

- Reno, per servirla!- dico con galanteria.

Avverto il silenzio dall’altro filo. Seguito poi dal solito mugugno.

Indovinate un po’ chi si nasconde dal capo opposto?

- Non ti è piaciuto il mio annuncio, Elena? – finalmente c’è risposta:

 

- Preferisco sorvolare. – ti pareva… -  Le trattative per la costruzione della nuova Shin-Ra, sono appena terminate.

 

- Ah, allora com’è andata? Racconta!- chiedo curioso, tutto fremente.

 

- Correttamente. Il presidente Rufus ha appena dato il via ai lavori per la ricostruzione. Con dei calcoli approssimativi la struttura dovrebbe essere pronta tra un paio di mesi.- Un paio di mesi?! Questo vuol dire che per tutta l’estate dovrò restare nella mia stanza, con le finestre chiuse?! Comincio a detestare la mia sete di curiosità.

Si ode un tonfo dai suoni metallici, piuttosto pesante. Sbando, saettando la testa in avanti con fare confuso.

 

- Scusate! – esclama Tifa, chinandosi a terra per raccogliere la pentola che le è appena scivolata dalle mani.  

 

Prevedo… prevedo una domanda. Un’imminente domanda.

 

- Cosa state combinando?! E chi c’è lì con voi?!- Toh, sono un mago!

Lo avevo detto io, che la bionda Turk sente tutto.

Va beh che con un rumore del genere, un sordo non sarebbe da meno.

 

- Prima risposta: niente. Seconda risposta: nessuno. Contenta?- Secondo voi, mi crederà? Forse sono stato un po’ troppo vago…- Ok, abbiamo organizzato un party, e stiamo in compagnia di due belle fanciulle! Soddisfatta?

Sento l’acuto sconcertato di Elena fracassarmi la membrana dell'orecchio. Pudica e perfettina com’è, non poteva reagire diversamente. Ed io, d’altra parte, non potevo non cogliere al volo l’occasione di farle uno scherzetto!

 

- Scherzetto!- dico cacciando la lingua al telefono.

Si ode silenzio dall’altra parte. Segno che il mio happening non abbia riscosso così tanto successo.

 

Scuoto il capo:

- Elena, Elena… - replico sospirando- Possibile che ci reputi così sprovveduti? Se avessimo voluto divertirci, io e Rude sicuramente saremmo andati in uno dei locali di Midgar, a spassarcela. Portare delle ragazze qui, in questo posto così decadente, mi sembra il massimo dello squallore.- In più non c’è nemmeno un fottuto letto matrimoniale, nello stabile!- Poi, ricorda che stai parlando con il tuo vice capo!- dico in tono altero, da bravo superiore.

 

- S-si, ricevuto!- ribatte lei, tesa ed impacciata. Incredibile! Quella Elena è proprio una sempliciotta. Devota al suo lavoro, alla Shin-Ra, e in modo particolare, a Tseng.

 

- Quando torneranno?- mi domanda Rude, una volta finita la comunicazione.

Storco il muso, fissando il mio orologio da polso:

- Non prima delle sei, di domani mattina.

Rufus, Tseng, Elena, e una pattuglia di soldier, si trovano a Junon per concordare le ultime trattative affinché la costruzione della base venga finalmente avviata.

In questi ultimi mesi, la società dei Turks ha lavorato veramente poco. Come dire, la quiete dopo la tempesta, giusto?

Penso che quando la base sarà finalmente ultimata, avremo bisogno di reclutare nuovi soldier e principalmente, nuovi Turks.

Non vedo l’ora! Potrò comandare al fianco di Tseng, nella scelta. Sarà uno spasso, e in più, come prima regola, nessuna donna! Basta e avanza già la seccante Elena.

A meno che non si presenti una ragazza carina, gentile e disponibile. A quel punto forse dovrò ritrattare la mia decisione.

In cucina si avverte già un delizioso odore di cioccolato fuso… ed il mio stomaco si mette istantaneamente in movimento.

Non c’è che dire, l’amica di Cloud sa destreggiarsi abbastanza bene tra i fornelli, così come in battaglia.

È una donna completa, allora!

- Il biondo preferisce di più la tua cucina, oppure quella della nanetta di Wutai?- chiedo spinto da un’insaziabile forma di curiosità.

 

- Yuffie? Lei non sa cucinare, in casa chi prepara da mangiare sono io!

 

Non credo alle mie orecchie. Non so se ridere o divenire seriamente preoccupato. Tutte le donne in cucina pastrocchiano almeno qualcosa… Che la lei in questione sia in realtà un lui?

Sorrido.

Ecco che si scoprono le carte! Che scoop! La piccola non sa cucinare! Ora mi spiego il perché si è dileguata così all’improvviso, non appena ha sentito dell’aiuto che ci serviva in cucina! Dovevo immaginarmelo, da un simile soggetto, cosa potevi aspettarti?

Ecco la risposta che conferma la mia tesi:

E’ un maschiaccio!

Giro i tacchi, e mi avvio all’uscita.

 

- Se ti serve qualcosa, Rude sarà pienamente felice di procurartela, vero socio?!- Bella la mia trovata, eh? Con la scusa di farmi una doccia, li lascio soli soletti, per la gioia del compare!

Vedo il suo viso cadere in una smorfia di incertezza. Gli ammicco un sorriso, poi mi dileguo fra i meandri del Sanatorium, fischiettando allegramente il motivetto di una canzone che stonavo da piccolo.

Dopotutto, unisco l’utile al dilettevole. Cioè, fare un favore a me, lanciandomi sprofondare sotto l’acqua, e fare un favore al mio migliore amico, lasciandolo sprofondare tra le amorevoli braccia di una dolce compagnia. A volte sono così diabolico che quasi non mi riconosco.

Comincio ad abbassare la zip della felpa che vesto, man mano che salgo i gradini delle scale.

Mi dirigo dritto verso la mia camera, con la stanchezza dipinta sul volto.

Meglio lavarla via con un po’ d’acqua e sapone.

Getto la felpa sul letto, non prima di averle dato un’annusata. È senz’altro da lavare. Puzza di fumo… e di sconfitte! Sbottono il jeans, svogliato. Sono talmente stanco, che mi laverei vestito!

Sfilo anche quello, facendogli raggiungere la maglia, e mi avvio in bagno fischiettando alla leggera. Spalanco la porta con una punta di  fiacchezza, e per un attimo taccio.

Mi do una grattatina al capo, e resto fermo come un sasso d’innanzi alla soglia del tutto spalancata. Un po’ come le mie palpebre.

Un secondo dopo, la mia voce invade tutta la stanza con un urlo funesto.

 

Possibile?!

 

Sbotto colto alla sprovvista, e spalanco la bocca. Mi trovo tra l’inverosimile, e lo sconcertato!

 

Bene. Studiamo la situazione:

Vado in bagno con l’intento di farmi una doccia, apro la porta, e ci trovo un’estranea.

Yuffie, per l’appunto.  

 

YUFFIE?!?

 

Qualcuno mi dia un pizzico! Mi dia una botta sul viso!

Detto fatto. la mia richiesta non tarda molto ad essere accolta.

La tazza degli spazzolini, mi finisce presto in faccia. Un dolore…!

Ora sì, che sono sveglio.

Ora sì, che m’incazzo!!

- SEI IMPAZZITA?!- urlo come un matto massaggiandomi il naso che mi brucia ardentemente. Questa a momenti mi deturpa!- Che diavolo ci fai, TU qui?!- le punto un dito contro, mentre sento una forte voglia di scaraventarla di sotto. Non servirà a niente, data la sua scioltezza ed agilità. E’ un ninja, dopotutto. Un ninja fastidioso.

Non ottengo nessuna risposta, nessun chiarimento e cosa più importante, nessuna scusa! 

 

- Che educazione!- le esclamo borioso. La fisso con occhiata minatoria, aspettando una sua reazione. Incrocio le braccia, oramai spazientito. Tanto vale stuzzicarla un pochino affinché mi replichi. Inarco il sopracciglio destro all’insù:

- Vuoi fare la doccia con me?!

 

Certe frasi, se dette in un determinato tipo di contesto, funzionano.

E infatti, la pestifera bambina non impiega neppure un secondo a reagire.

Vedo le sue guance avvamparsi di botto, nonché le membrane oculari serrarsi di colpo tra i palmi tremolanti delle sue mani. Forse è a causa del mio inusuale “abbigliamento”?

Che ci sarà mai di tanto scandaloso, nel vedere un ragazzo in mutande…?! Per caso la novellina in questione gioca ancora con le bambole?

Sospiro, e per rispetto della mezza donna che mi sta davanti, cerco di fare il composto.

Sfilo un asciugamano dal suo appoggio avvolgendomelo alla vita come fosse un pareo.

 

Dopotutto, le donne vanno sempre rispettate, o no?

 

- Puoi guardare, se vuoi.- dico dopo, un po’ seccato dalla situazione. L’unica reazione che ricevo, è un urlo gracchiante. Mi volevi come prima, forse?!

 

- Depravato!!- Oh, si è decisa a parlare! Cominciando con un insulto, ovviamente.

 

- Tu lo chiameresti un “depravato” un povero uomo che dopo una pesante giornata di lavoro, torna a casa e ha il diritto di farsi una doccia ma scopre che non può perché nel suo cesso si annida un grosso parassita?!- Ho i nervi a fior di pelle. Chissà se Rude e la pantera hanno sentito le mie urla- Se sono un depravato, allora mi spieghi che diavolo ci fai nel MIO bagno?!- finisco la frase con un tono di voce ancora più elevato mentre comincio ad avanzare verso di lei, con aria minacciosa.

 

Esigo, anzi, pretendo un valido motivo affinché io non ti butti veramente di sotto!

 

- Per riprendermi ciò che mi appartiene! Ladro! – fa lei repentina, intrecciandosi le braccia al petto con aria di sfida.

 

Finalmente la situazione si fa chiara.

Adesso ho capito tutto! 

 

- Ti riferisci al dentifricio, eh piccola ladruncola di Wutai? Sei qui per quello?- Finalmente sto ottenendo la mia rivincita tanto bramata!

 

Lei mi guarda con un’aria saccente, ma indignata:

- Senti da che pulpito…! Io almeno mi limito a rubare oggetti importanti, come le Materia, e non un misero dentifricio! Mi sono imbattuta nel solito spiantato…!- parlotta con superiorità e volgendo lo sguardo al soffitto.

 

Adesso basta. La nana se l’è cercata.

- Vuoi proprio finire di sotto, eh? – mi sfrego le mani, inscenando una finta intenzione di acciuffarla, giusto per darle l’aggio di darsela a gambe. Come recita il famoso detto, “le donne non si picchiano nemmeno con un fiore”. Ed io detesto gli uomini che lo fanno anche con quello. Disgraziatamente però, nel mio lavoro se ti trovi a dover eseguire un certo tipo di ordini, e una carina quanto agguerrita fanciulla, è pronta a sbarrarti la strada con tutta l’intenzione di farti fuori, devi pur sempre difenderti! Però se posso, cerco sempre di evitarlo. Figuriamoci poi con una ragazzina del genere!

Anche se però l’ho vista lottare parecchie volte. Sono obbligato a sostenere che non và per nulla presa sotto gamba, al contrario, con la sua inaspettata velocità, sarebbe capace di farmi sparire dalla fronte il mio paio d’occhialetti, senza che io me ne accorga. E difatti, ecco il primo assaggio della sua destrezza. 

La vedo balzare all’indietro con la scioltezza di un gatto. E’ una rapida capriola eseguita piuttosto bene.

Eccola poi che salta per attraccare sul bordino della vasca, con braccia tese e una schiena ritta come una ginnasta che si allena sulle parallele. Molto coreografico, da parte sua.

Schiocco le mani, in un vigoroso applauso sarcastico. 

 

- Cerchi di metterti sempre in mostra, eh?!- Proprio come l’episodio del paracadute.

 

- Restituisci quello che hai rubato!- mi ringhia all’istante, avanzando sul lungo cornicione della conca.

Penso per un attimo alla mia felpa, messa sul letto, celante il conteso oggetto. Con la stanchezza che ho, mi sono scordato di toglierlo dalla tasca interna. 

Comunque non vedo perché io debba fare una simile cosa!

- Scordatelo!

 

- Ladro!- mi replica saltando ancora una volta in avanti.

 

- Grazie del complimento! Ma non credo di meritarmelo, non quanto te! – rido di brutto, punzecchiandola, poi aggiungo repentino -Quanto ti devo, piccola rompiscatole?!- Giusto per farti capire la mia onestà, intendiamoci!

 

Lei socchiude gli occhi, guardandomi furtivamente. Estrae una penna, dal taschino dei suoi pantaloncini, iniziando così a scarabocchiarsi il palmo della mano.

 

- Gradirei una risposta. Per i ghirigori c’è tempo…ma la mia doccia non aspetta!- In più non è piacevole starsene in mutande!

Mi rivolge il palmo della sua mano quasi subito, ficcandomelo sotto il naso.

Mi parte un sordo lamento non appena affino la vista. Deglutisco quasi strozzandomi con la mia stessa saliva. Avrei fatto meglio a non leggere.

- Ma sei forse impazzita? In matematica vali meno di zero!- Una cifra del genere, per una semplice pasta bianca? Con quei soldi potrei comprarmi un nuovo paio di occhialini da sole, all’ultima moda! – Anche stavolta, SCOR-DA-TE-LO!- sentenzio. Apro il rubinetto della doccia, immergendo la mano sotto la cascata d’acqua, per accertarmi della giusta temperatura. – Se non ti dispiace…-dico facendole capire di levarsi dalle scatole. Non ne posso più di aspettare! Se adesso non m’infilo in acqua, diventerò molto ma molto cattivo. Ti conviene farmi arrabbiare, eh bella bambina?

 

- Ok, ho capito!- mi fa lei, con una smorfietta strana. - Vorrà dire che Midgar avrà molto da parlare, in questi giorni!- Intuisco che c’è qualcosa di diabolico nelle sue parole sibilline. Le intimo di fermarsi con un “Alt!” non appena la vedo girare i tacchi, per spiccare il volo dalla finestra.  

 

- E’ una minaccia, ho indovinato?- Ma il cattivo in questione, non dovrei essere io?

 

- Chiamala così, se vuoi! Comunque, non voglio certo farti perdere altro tempo, oh no! Tu hai una doccia da fare, e di sicuro non sarai così interessato a sapere che tutta la città sparlerà di un membro dei Turks, che si è lasciato battere da un ragazzino mooolto più piccolo di lui! - Hai capito la baby-ninja…! Che organizzazione! Che piano spregevole!

Capisco di non avere scelta. Le parti s’invertono e in un lampo sono io a girare i tacchi per prelevare la somma richiesta.

 

- Ricattatrice!- sbotto subdolamente, mentre esco dal bagno.

 

- Hai forse detto qualcosa?- mi ribatte in tono derisorio e attizzando l’orecchio destro.

 

- Resta lì, e aspetta possibilmente senza spalancare quella tua stupida bocca!- Se ci riesci!

 

 

 

- Scommetto che l’importo è compreso d’ Iva, non è così?- le infilo la banconota di taglio grosso, tra l’indice e il medio, e la “dono” sgarbatamente alla piccola criminale.

 

- Grazie!- dice allungando un grosso sorriso. Una giornata niente male, non c’è che dire. Bene!- Comunque…-aggiunge in seguito, sventolando la cartamoneta- Questi gil serviranno per l’orfanotrofio… non sono avida come credi!

 

Cara la mia bimba, io non ho detto che sei avida, ma sicuramente insopportabile, quello sì!

Sta per avviarsi alla finestra, quando di lampo mi riaffiora qualcosa di assai importante, che per nessuna ragione posso lasciarmi scappare.

 

- Quando imparerai a cucinare, sarò il primo ad assaggiare i tuoi piatti, me lo prometti, zo to?!- le dico con un bel sorriso sulla faccia.

Vendetta! All’improvviso mi è tornata la carica! Dovrei farlo più spesso.

 

 

 

- Piccolo mostro…!- bofonchio davanti allo specchio, toccandomi poi il grosso livido situato su tutta la guancia sinistra.

Era proprio necessario tirarmi appresso la bottiglia del collutorio?!

Cos’è che l’avrà fatta tanto imbestialire, non so proprio. Forse si è sentita ferita nell’orgoglio per quel piccolo affare culinario?

Quel mostro è tutto strano.

- Ahi!- fa anche male, per giunta! E come se non bastasse, dovrò trovare un modo per occultarlo non appena diventerà più scuro… dubito fortemente che domani mattina cambierà in un colore chiaro .

L‘importante è che ho fatto la doccia!

Mi passo una mano tra i capelli, pettinandoli con le dita. Bagnata, la mia zazzera sembra ancora più rossa. Diversi ciuffi mi ricadono sulla faccia, regalandomi un aspetto buffo. Mi sorrido allo specchio, mettendo in mostra i miei denti bianchi.

Toh! Il chewing-gum che avevo iniziato a masticare più di un’ora fa, mi trotterella ancora nella bocca.

A furia di masticare, è diventato insipido e duro come un sasso. Caccio la lingua con la particella gommosa deposta su di essa. La guardo allo specchio. In questa poltiglia c’è tutto lo stress e la nervatura accumulata nell’arco di questa giornata.

La sputo senza tanti complimenti, nel gettacarte accanto all’armadio.        

Sono quasi le dieci di sera.

La brunetta avrà finito la sua opera culinaria, oppure no?

E soprattutto, Rude si sarà deciso a smuoversi un po’?

C’è un solo modo per saperlo:

Controllare di persona!
Sfilo l’asciugamano gettandolo sulla sedia, e mi vesto in fretta con gli indumenti che uso per dormire. Una giacca bianca con dei bottoni che non abbottono mai, e un pantalone con dei laccetti in vita, anch’esso bianco.

Afferro un nuovo asciugamano pulito dalla cassettiera vicino all’armadio, e me lo passo tra i capelli frizionandoli un po’ per asciugare l’acqua in eccesso.
Fatto questo, mi precipito di sotto.

 

- Ehilà tutto ok?- chiedo scherzosamente non appena il mio naso varca la soglia della cucina. Attizzo gli occhi aspettandomi di vedere il compare e la brava cuoca, ma apprendo di trovarmi in una stanza completamente vuota dove a farla da padrona, è una vistosa e magnifica torta tutta panna e cioccolato, posta sulla tavola. – Hai capito la Lockhart, eh?!- mi avvicino come un gatto in punta di zampe, presso il tavolo reggente il candido capolavoro. Saetto gli occhi da destra verso sinistra, accertandomi di essere veramente solo e poi…zaaak! Intingo un dito nella panna!

 

- Che stai facendo? - dice all’improvviso una voce. Sobbalzo come un felino girandomi immediatamente.

Si tratta di Rude.

 

- Niente!- rispondo alzando le mani.

 

Il compare mi squadra in silenzio dal retro delle sue lenti scure.

- Quella roba bianca sulle tue dita, è pittura?

 

- Ok, mi arrendo all’evidenza…- infilo l’indice in bocca assaporando quel piccolo candore di panna.- Mmh… però! Buono!- esclamo veramente sorpreso.- Dov’è la brunetta?- chiedo al socio, notando che Tifa non è con lui.

 

- E’ appena andata via.

 

- Da sola? A quest’ora?- Anche se la ragazza in quanto a cazzotti ci sa fare.

 

- No. L’ho accompagnata.

 

Una smorfia di stupore mi si dipinge sulla faccia:

- Voi due?! Da soli?!- dico con tono abbastanza chiaro e volutamente derisorio. Purtroppo però, e come sempre d’altronde, Rude si limita soltanto ad arrossire impercettibilmente.- Ok ok, ho capito. E bravo il mio compare!- esclamò andandogli incontro con una pacca sulla spalla.

 

- Prima ti ho sentito urlare.- enuncia lui, forse riferito all’episodio del bagno.

Faccio un bel sorriso, disteso e rilassato.

 

- Ho trovato un grosso parassita nel mio bagno!- un vero è proprio parassita a tutti gli effetti. – Piuttosto- continuo accingendomi a cambiare discorso. Faccio un cenno di capo all’indietro- Come la mettiamo con la bruna alla panna dietro di me? Elena tornerà domattina. Metterla in frigo non è rischioso? Quella la prima cosa che fa quando rientra da una missione, è spalancare il frigo e farsi un the…- e poi addio sorpresa. Dopo tutta questa fatica…

 

- Troviamo un modo per tenerla lontana dalla cucina.- Già, come sempre lui la fa alquanto semplice. Ho la strana sensazione che questa sera non andrò a letto presto. Chissà perché.

 

 

 

- Notte Rude! – Gli urlo sul pianerottolo del secondo piano. Lui mi saluta con un cenno di mano, sparendo poi nella sua camera. Alla fine dopo tanti inutili stratagemmi per trovare la giusta collocazione al dolce, abbiamo deciso semplicemente di metterlo nel frigo, chiudendo a chiave la porta della cucina. Tseng sicuramente capirà il perché, ma Elena no, ed è questo il bello!

Mi accingo a percorrere gli ultimi metri del corridoio, sbadigliando qua e là. Sono veramente stanco. Non mi sono mai sentito così. Di solito dopo una dura missione dovrei sentirmi in questo modo, però non succede. Tutto ciò mi capita quando sono “in vacanza”. Chiamiamola così. Fare la spesa mi fiacca più di una zuffa.

Non appena metto piede nella stanza, mi lascio cadere sul letto, e affondo la testa nel cuscino, sgattaiolando lentamente sotto le coperte. Tiro una fervida annusata al fresco pulito delle lenzuola. Quel delicato odore di bucato appena fatto, mi arriva subito al cervello. Ancora un’ ultimo sbadiglio, più lungo e profondo, e cado letteralmente addormentato come un ghiro al suo primo giorno di letargo.

 

 

 

 

 

Messaggi da parte dell’autrice:

 

Per Youffie: INFINITAMENTE GRAZIE per la tua lunghissima e dettagliatissima recensione! Leggere quelle righe, mi ha fatto davvero, davvero, daverro piacere! ^___^

Grazie alle tue piccole “notarelle”, mi sono accorta dell’errore che c’era nell’introduzione (sono una persona molto –ahimé- pigra, e abbastanza –tanto- distratta… -___-,) e l’ho subito corretto. Sai qual è il mio problema? La fretta!

Ti spiego meglio…

Sono una persona che lavora e commette meno strafalcioni, se lasciata lì, in pace, sola soletta a “lavorare”! Ma non sempre mi capita tutto ciò che ti ho appena menzionato…

Sto “lavorando” a Red Head, dal 2005, e dopo l’ennesimo tergiversare, mi sono finalmente convinta a pubblicarla sull’EFP. Purtroppo però, ero talmente tesa quando l’ho messa in rete, che alla fine ho fatto solo inutili, quanto banali, casini!

Sono una catastrofe umana, io! Non c’è rimedio alla mia dabbenaggine… zo to!  -___-

Non credo di apportare modifiche dell’ultima ora alla storia, per il semplice fatto che ci saranno sì e no una ventina di capitoli, da rileggere come si deve, e senza contorcersi mai le budella! Ti assicuro che li avrò letti e riletti almeno una decina di volte…! Forse è per questo motivo, che ho aspettato così tanto prima di metterla on-line…?

“Piacerà o no, ai fan della serie?”  “Riusciranno a comprendere al meglio i dialoghi?” “Non sarà troppo confusionaria?”

Ecco… questi che vedi qui sopra, sono più o meno i quesiti che ogni benedetta volta, puntualmente, mi auto-facevo, fino allo svenimento!

Poi però, d’un tratto, c’è stata la svolta definitiva, ed ho capito! Per la mia Red Head, era finalmente arrivato il momento di spiccare il volo. E così, via! Le ho aperto la gabbia e… lei ha finalmente iniziato a vivere! Proprio come fa Reno!

Ah! Per quanto riguarda quest’ultimo, non preoccuparti! Ahimé, so benissimo che non sia il classico “ragazzetto” scanzonato e pacifico, tutto zo to e linguacce! Eh, no!

Però, analizzando meglio le cose, ed analizzando anche alcuni suoi punti relativi al carattere, io me lo immagino all’incirca come nella fic. Uno spietato Turk, ma dal cuore tenero! Anche perché il cattivo per eccellenza lo faceva molto di più nel Final Fantasy VII, che negli altri prequel e sequel! Vale anche per Rufus Shin-Ra, credimi! (‘sto qui è da galera, ma nel DoC ti fa riflettere un pochettino… prestami fede!)

In parole povere, Reno è un ragazzo che vorrebbe giocare al cattivo, ci riesce pure, sotto diversi punti di vista, e in alcuni momenti ma… non del tutto! C’è sempre un alone di “bianco” che, anche se flebilmente, lo avvolge. E lo si capisce proprio dall’Advent Children!

La famosa scena di quando salva il moccioso, e quest’ultimo gli infila le dita nel naso, per esempio! Lì dice già tutto, o quasi. E poi, ancora, quando lui e Rude combattono contro i due fratellini pazzoidi, nella piazza di Midgar, e ancora… verso la fine, quando lui e gli altri compagni se ne stanno attorno al Presidente Rufus, e lo osservano.

Il ruolo da cattivo, gli riesce, ma se lo guardi a fondo, e fai molta attenzione, capisci che in realtà lui lo è solo in parte.

 E’ un “cattivo a metà”, zo to!

 

Sai, mi fa piacere scambiare qualche parola, delle informazioni, o anche solo pareri, con una persona come te che ha dimostrato di avere un così grande interesse verso uno dei character meglio azzeccati della Square! 

Non capita spesso di trovare la persona che ti capisce al volo! ^___^  

 

Per Rena-ta:  Beccata in pieno, ‘ccidenti! E’ proprio la dolce Shisune! Comunque, quel rosso scalmanato ne parlerà più avanti…, tranquilla! Premetto però che all’interno della fic le avevo assegnato un altro nome semplicemente perché la Shisune che avevo visto io, era ancora quella del Before Crisis. E lì, il nome al character che ti scegli per giocare, glielo dai tu. (infatti, lei nel BC la chiamano semplicemente “Shuriken”, per via dell’arma che usa. La stessa regola vale anche per gli altri Turks!)

Ad ogni modo, ti devo proprio ringraziare per avermi fornito le giuste indicazioni! Non cercavo informazioni sul Crisis Core da un secolo e… zaaak! Ecco che ti compare una bella lista di personaggi inediti, tutta da imparare!

Guarda caso, poi, come ex-fiamma di Reno, io mi vado a scegliere proprio quella che viene presa come new entry del gioco per la PSP…! Tutto per complicarmi l’esistenza… naturalmente! Sono da ricovero… Pazzesco!

E Shisune, poi, è pure un po’ simile a Yuffie! (l’arma, il carattere, il modo di fare, ed entrambe di Wutai!)

Per le scenette hot, invece, non voglio anticiparti nulla ma… qualcosina ci può anche stare! ^___-

 

 

 

Cosa posso dire a tutti gli altri che hanno lasciato una graditissima recensione?

Semplicemente, ed umilmente, GRAZIE!!!!! ^_____^

Credo molto in questa storia, semplicemente perché mi ha regalato, e continua tutt’ora a farlo, delle bellissime sensazioni tutte positive!

 

Continuare a scriverla, mi fa stare bene, zo to!  

 

Ah! Dimenticavo una cosa importante! Per chi non avesse letto quello che ho scritto a Youffie in risposta alla sua recensione, vi comunico che i capitoli della mia fanfic, saranno all’incirca 20! (non sono ancora arrivata al finale, attualmente!)

Spero proprio di non annoiarvi…!

 

Vostra affezionatissima

  

                                                                                                        Botan

 

 

 

   
 
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