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Autore: pallade    16/05/2013    1 recensioni
Un quarto d’ora dopo, si era ritrovato ad intavolare un monologo con un essere che splendeva nel buio galleggiando a pochi centimetri dal suo letto.
– Quindi – disse Mario, aggrottando le sopracciglia – tu sei un fantasma. –
Genere: Demenziale, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fantasma che chiudeva le porte
(ed apriva i portoni)

 
 

 






Mario si era finalmente addormentato quando lo schianto di una porta che sbatteva lo svegliò. Subito dopo, si chiuse di botto anche la finestra ed i vetri tremarono per qualche secondo.

Un quarto d’ora più tardi, si era ritrovato ad intavolare un monologo con un essere che splendeva nel buio galleggiando a pochi centimetri dal suo letto.


– Quindi – disse Mario, aggrottando le sopracciglia –  tu sei un fantasma. –

Il fantasma annuì. O, meglio, la parte superiore della sua massa informe si chinò leggermente due volte, generando un immotivato spostamento d’aria.

– E perché sei qui? – domandò, incrociando le braccia al petto.

L’ectoplasma fluttuò tentennante, cercando un modo per spiegarsi. Il ragazzo si sporse in avanti, come ad invitare l’ospite ad esprimere il suo disagio.

Il fantasma, allora, gonfiò il petto con decisione (o quella parte del suo corpo inconsistente che si supponeva fosse il petto) e si spostò accanto alla scrivania, sul lato opposto della stanza.
Il mobile era ingombro di testi universitari, libri, fumetti ed un plico di lettere dalla carta azzurrina.

Mario lo seguì, rabbrividendo al contatto con il pavimento.
In piedi davanti alla scrivania, afferrò le lettere, accarezzando i bordi ruvidi dei francobolli.

– È per queste? – li sollevò, mostrandoli al fantasma, che di nuovo annuì.

– Ma chi sei? O eri, magari. –

L’ectoplasma si sporse verso di lui e Mario si sorprese di quanto calore emanasse quella creatura.

Quando sembrò che il fantasma avesse trovato il modo per parlargli, una sirena d’allarme esplose per le strade, in ogni dove.

L’intruso si ricordò di essere tale. Emise un gemito acuto e si gettò dalla finestra, trapassando il vetro e lasciandosi dietro solo una flebile scia pulsante.

Il campanello iniziò a squillare con prepotenza e Mario corse ad aprire, ancora con le lettere fra le mani.

– Nel nome della legge, apra! Servizio Acchiappafantasmi! Abbiamo percepito un FQS! –

Sull’uscio, stavano tre individui in tutine luccicanti ed aderenti, i berretti calati sugli occhi ed apparecchi fantascientifici fra le braccia.

– No, no, non c’è proprio niente qui! – tentò di negare Mario, ma il capogruppo, una ragazza minuta dai modi dittatoriali, gli passò davanti senza badargli ed ordinò ai compagni di mettergli a soqquadro la casa, alla ricerca del fantasma.

– Non tralasciate un angolo! – gridò, buttando giù la libreria.
 
La perquisizione durò due ore ed alla fine gli Acchiappafantasmi ammisero di essere arrivati troppo tardi.
Ilda, la capogruppo, ficcò fra le mani di Mario trecento euro per i danni.

– Ci capita spesso, purtroppo. Questi stronzi si fanno sempre più furbi – disse lei, mordendosi l’interno della guancia.
Mario si infilò i soldi nelle mutande e le sorrise.

– Che fantasma era? –

– Un FQS, Fantasma delle Questioni Sospese. Dilagano, ormai. Crescono come un cespuglietti di muffa ovunque ci sia qualche situazione irrisolta. Preferiscono la corrispondenza, ma proliferano anche nei vecchi regali o antichi cimeli. Ora si sono addirittura computerizzati. La gente apre le email vecchie di secoli e la notte si ritrova uno di questi FQS per casa, a sbattere contro i muri e gridare. –
Si girò a guardarlo, socchiudendo gli occhi. – Lei cosa può aver fatto per averne evocato uno? –

– Ieri ho tirato fuori queste vecchie lettere di mia madre con un suo fidanzato. – le sollevò per permettere a Ilda di notarle: – Forse il fantasma è cresciuto qua, non ha idea di quello che si scrivevano lei e questo Osvaldo. –

Ilda gliele sfilò dalle mani. – Probabilmente è questo il luogo d’origine. Le consiglio di parlarne con sua madre, che dovrà agire di conseguenza. A volte i fantasmi se ne stanno buoni anche solo se la serenità è ristabilita. Però chiudere la questione è più sicuro. Ed è sempre meglio che sradicarlo con la forza. –

Calò un silenzio imbarazzato.
Ilde, poi, si schiarì la gola. – Cosa ha fatto esattamente il fantasma? –

– Oh, ehm. Ecco, ha solo sbattuto qualche porta e finestra. Perché? –

La donna sembrò sollevata. – Il FQS possono essere parecchio aggressivi. Sa, prendono forza da repressioni antiche, rabbia macerata per anni. Ci sono stati casi di violenza, traumi psicologici. Non è un bell’incontro. –

Mario scrollò le spalle. – Non mi sembrava male. –

– Allora la questione nello specifico non è grave. Parli con sua madre. –

Gli sorrise e fece per andarsene, ma lui la trattenne per il braccio.

– Senta, le andrebbe un caffè? –

Lei deglutì, in imbarazzo. – Sono le quattro del mattino. È un po’ presto per… –

– Insisto – la interruppe lui.

L’espressione di Ilda si addolcì.

– Allora va bene. –
 

Il fantasma, che aveva assistito da dietro lo schermo del televisore, sorrise.

O, beh, ci fu qualche movimento tendente verso l’alto nella parte superiore del suo corpo sfocato. Ma emanava felicità mentre sbiadiva nel buio e scompariva per sempre. 




   
 
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