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Autore: Valy_Tina    16/05/2013    4 recensioni
Ho sempre odiato quanto Cato e Clove siano stati trascurati, sia nel libro che nel film. Quindi ho provato ad immaginare ciò che non era stato detto, quello che c'era dietro all'enorme finzione degli Hunger Games. Ho provato a guardare nei loro cuori, e questo è quello che ho visto.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Katniss Everdeen, Thresh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insieme.




Ce l'aveva quasi fatta. Bastava soltanto un piccolo movimento della mano ed il coltello avrebbe trapassato la gola di Katniss.

«Se riuscissimo a vincere...» iniziò Cato, gli occhi colmi di speranza. «potremmo tornare a casa. Insieme.»
Era impossibile spiegare a parole i mille significati nascosti dietro a quella semplice parola.
Insieme.

Il sorrisetto di sadica soddisfazione di Clove si allargò, mentre lasciava che la lama del coltello "solleticasse" la gola della ragazza bloccata sotto di sé. I suoi occhi trasudavano pura soddisfazione, in quel momento.

Le loro labbra si sfiorarono per quell'attimo in cui neanche gli Hunger Games avevano più importanza. C'erano solo loro due, chiusi in una piccola e fragile bolla di felicità.

Un solo movimento. Uno solo, e avrebbe risolto buona parte dei suoi problemi. Quella ragazza era una minaccia da eliminare. Un ostacolo. Da lì in poi, per lei e Cato vincere i giochi sarebbe stata una passeggiata. Erano anni che venivano addestrati per questo. Per uccidere. Eppure erano stanchi. Erano stanchi di essere degli assassini.
«Dai, chiama il tuo innamorato.» disse in una risata. Aveva ormai deciso di andare avanti così, rigirando il coltello nella piaga.

Per loro, la revoca della regola che decretava un solo vincitore parve come un dono. Un miracolo. Avevano la possibilità di lasciarsi tutti quei massacri alle spalle e ricominciare da capo. Insieme. Non dovevano più preoccuparsi di doversi lasciare per sempre. La morte non era più un tormento, per loro. Erano sicuri di potercela fare.

Clove non lo sapeva, o probabilmente non immaginava che le cose sarebbero cambiate così radicalmente, ma toccò un tasto estremamente delicato. Rue. La situazione le sfuggì di mano prima che potesse fare qualcosa per cambiare la sua sorte. Lei non lo sapeva, ma era bastato quel nome per mettere la parola 'fine' a tutto ciò che lei e Cato avrebbero potuto costruire.

Si baciarono di nuovo, tra sospiri e lievi tremori. Ma lo sparo di un cannone ad annunciare nuove morti li riportò alla realtà.

«Sei stata tu?» la possente figura di Thresh, in piedi a pochi passi da loro, la fece sobbalzare.
Avrebbe voluto replicare, tentare disperatamente di salvarsi la vita. Ma quello la sollevò come se fosse una piuma. Non poteva competere con la sua forza, e questo lo sapeva bene. In meno di un secondo sentì, la propria schiena urtare la parete metallica della Cornucopia.
Poi arrivò il dolore, a scoppio ritardato, come se il suo corpo non fosse stato in grado di percepirlo subito.

Dovevano vincere. E per farlo non potevano permettersi grandi distrazioni. C'era un'unica soluzione: reprimere quei sentimenti.
Questa era l'unica cosa che dovevano fare, almeno di fronte agli altri e, peggio, in presenza di telecamere. Ormai andavano avanti così da giorni, ma non aveva importanza. Loro non erano come quella coppietta di sventurati, o come cavolo li chiamavano. Avrebbero fatto qualunque cosa pur di sopravvivere entrambi.


Sentì le accuse di Thresh come se avesse dei tappi alle orecchie. La sua voce era ovattata, e non aveva idea di cosa uscisse dalle proprie labbra. Urlava frasi sconnesse, urlava di non aver ucciso lei Rue. Si sentì urlare dal dolore. Sentì che quelle urla pian piano si tramutavano in un nome.
Cato.
Quel nome ormai diventò fin troppo definito, troppo chiaro, per tentare di mascherarlo. Così continuò ad urlare il suo nome, continuò ad urlare con tutto il fiato che aveva.

A differenza di quei due, non avevano alcuna intenzione di diventare il "gioccatolino" di Capitol City. Non sarebbero mai diventati oggetto di gossip o divertimento. I sorrisi, le affettuose prese in giro... Tutto questo apparteneva a loro. A loro e a nessun altro.

Se l'adrenalina non avesse completamente invaso il suo corpo, in quel momento non avrebbe avuto la forza di continuare ad urlare. Se non avesse il viso di Cato impiantato in testa, avrebbe perfino potuto pensare di arrendersi. Thresh la gettò a terra, ma lei non smise mai di urlare quel nome. Perché Clove sapeva che sarebbe andato da lei. Ne aveva la totale certezza. Ciò che non sapeva, però, era che ormai non aveva più tempo. Era troppo tardi.

Il ragazzo, guardandola dritta negli occhi, le giurò di proteggerla ad ogni costo. Sempre. E Clove sapeva di potersi fidare. Sapeva quanto quelle parole fossero sincere, e si sentì felice come non mai. Sapeva che lui desiderava esattamente la stessa cosa che voleva lei.

Cato non venne meno alle sue promesse. Arrivò davanti alla Cornucopia, ma inizialmente ciò che vide furono solo Thresh e Katniss che correvano via in direzioni opposte.
Ma Clove dov'era?
L'aveva sentita. Aveva sentito la sua voce rimbombare nell'aria. Il suo nome. Tutta la disperazione con cui lo stava urlando. Era certo di non esserselo immaginato. Ed aveva girato i tacchi per inseguire la sua voce, pronto a mantenere le sue promesse.

«Cato» la sua voce tremò, dissolvendosi nell'aria, ma parlò ugualmente. «io ti amo.» quell'ammissione in un filo di voce le imporporò lievemente le guance di rosso.
«Ti amo anch'io.» sussurrò lui a sua volta, incapace di spostarsi di lì, mentre gli altri li chiamavano a gran voce.


Si avvicinò ancora alla struttura di metallo. E lì la vide. La vide stesa a terra, il viso deformato tanta era stata la forza impiegata da Thresh. Il masso che aveva scagliato contro di lei giaceva a terra, accanto al corpo senza vita della ragazza. Cato si lasciò cadere in ginocchio accanto a lei, sconvolto, ferito, vuoto.

«Cato, Clove!» quella era più o meno la millesima volta in cui li avevano chiamati.
Clove levò gli occhi al cielo. «Andiamo, prima che io decida di ucciderli ora.» borbottò, seguita dalla risata del ragazzo.


«Clove!» quell'improvviso vuoto dentro di sé sparì per un attimo, lasciando spazio alla disperazione. «Clove, resta con me!» ma era inutile continuare a scuotere il corpo della ragazza. Non avrebbe ricevuto risposta. I suoi occhi non si sarebbero più aperti. «Ti prego...»
Mai si sentì più patetico e solo. Mai si sentì tanto distrutto. Era peggio di qualunque altro tipo di dolore. Gli bruciava dentro, come una grossa scottatura nel cuore. E faceva così male, che quel dolore non poteva essere minimamente paragonato né all'inferno, né ai giochi.

Quando raggiunsero gli altri, avevano già ripreso a fingere. Tutti quei sorrisi, le battute, i complimenti reciproci. Era tutta un'enorme farsa. Tutto loro sapevano che prima o poi sarebbe arrivato il momento di sfidarsi. Ma a loro andava bene così.

Lacrime calde e colme d'odio bagnarono le guance pallide di Clove, mentre Cato tramava già la propria vendetta. Prima avrebbe ucciso Thresh, poi sarebbe arrivato il momento di Katniss.
Era colpa loro.

Avrebbero vinto.

Loro avevano rovinato tutto.

Avrebbero potuto amarsi.

Loro avevano spazzato via l'unico brandello di futuro che aveva.

Avrebbero dimenticato tutto.

Loro gli avevano portato via l'unica cosa in grado di farlo sentire vivo.

Sarebbero tornati a casa.

Loro gli avevano tolto l'unica persona in grado di farlo sentire se stesso, Cato. Non il tributo del distretto due. Non il perfetto assassino. Cato e basta.

Sarebbero ripartiti da capo, costruendosi una nuova vita.

Loro gli avevano tolto tutto.

Insieme.



Angolo di Tina:
Buonasera a tutti!
Premetto che mi son messa tristezza da sola con questa storia. T_T" In ogni caso, spero che vi piaccia! Spero soprattutto che non sia troppo contorta. D: Ringrazio tutti coloro che decideranno di perdere un po' del loro tempo per leggerla. :3
-Tina.
  
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