Anime & Manga > Togainu no Chi
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Autore: Mari Kazeshini    16/05/2013    1 recensioni
Questa è una songfic incentrata su Akira, subito dopo il brusco rientro da Toshima e immediatamente prima della decisione di tornare a Toshima. Ho creato questa songfic l'anno scorso, appena finito di vedere Togainu no Chi, con la rabbia in corpo, perché mi sembrava ingiusta la superficialità con cui venisse trattato un determinato avvenimento incentrato su Keisuke e come, in generale, questo personaggio venisse trattato con marginalità. Ho cercato di esprimere i sentimenti di Akira, interpretandoli a modo mio. Spero vi piaccia! Ps: la canzone è A new hope, dei Broken Iris. Non so perché, ma appena l'ho sentita, ho pensato subito ad Akira e Keisuke. :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Akira è sotto la pioggia, in piedi davanti a una piccola lapide che ha fatto costruire dopo essere tornato da Toshima. "Keisuke" è tutto ciò che vi è inciso. Non riesce a piangere, perché stenta ancora a crederci. La mente è inceppata e nega, nega e nega ancora ciò che è successo. Si fissa le mani e ricorda che tra quelle mani c’era il corpo senza vita di Keisuke… Che è reale, ciò che è successo è maledettamente reale, anche se la sua mente si impegna a negarlo.
 

To your grave I spoke,
holding a red, red rose.
Gust of freezing cold air
whispers to me that you are gone
.

 

«Non... Non è stato possibile, mi dispiace» Rin abbassa lo sguardo, triste. Posa una mano sulla spalla di Akira, che non proferisce parola.
«Motomi ci ha provato in tutti i modi. Ma... Come sai... Dopo tutto ciò che è successo, è impossibile tornare a Toshima. E non si può fare molto affidamento su quelli rimasti vivi laggiù» Rin abbassa nuovamente lo sguardo, incapace di sostenere il dolore sconfinato proveniente dagli occhi bui di Akira.
«Il corpo di Keisuke... Non può essere recuperato. Questo è quanto», conclude Rin, passando oltre Akira e andando via, senza più voltarsi. E Akira rimane lì, di fronte all’ospedale, in attesa di qualcosa. Vuole il corpo di Keisuke, vuole che la sua mente accetti che non tornerà mai più. Alla fine, quando ricomincia a piovere, si incammina verso casa. Appena entra, squilla un telefono. È Motomi… «Aki, sono io. Ti andrebbe stasera di passare da casa mia? Beviamo un po’, mangiamo qualcosa… C’è anche Rin» Akira soppesa quelle parole. Sa che tutti cercano di farlo stare meglio, ma sa di non averne bisogno. Eppure non rifiuta. Va a riposare per qualche ora e di sera esce. Prima di chiudere la porta di casa, il suo sguardo cade su quella foto in cui Keisuke sorride, appesa al frigorifero vuoto. Per un folle istante si domanda se Motomi abbia invitato anche lui a casa sua. Ma poi la fitta nel cuore e il pugno nello stomaco gli ricordano che questo piccolo party è stato organizzato proprio perché lui non pensi al fatto che Keisuke sia morto.

 

Always,
always asking the question,
why life is overrated.
But I never,
Never expected that I'd
underestimated my
love for you.

   

Risate. Una serata tranquilla. A quel piccolo party non c’è solo Rin, ma anche altra gente. Forse sconosciuti, forse conoscenti. Akira non ne ricorda nessuno. E ancora risate. Risate, scherzi, cibo, alcool. Ma zero allegria. Akira guarda Rin sorridere e giocare come sempre, ma si rende conto quanta fatica gli costi. Motomi cerca di mantenere la solita facciata da uomo adulto maturo, ma dopo un paio di bicchieri anche lui non riesce più a fingere di essere allegro. Akira sospira e senza farsi notare decide di sgattaiolare via. Apprezza i loro sforzi, ma sta bene, è questo che si ripete costantemente. Lungo il viale che lo riporta a casa, alla luce fioca dei lampioni, rivive una scena di qualche tempo prima. Si sente chiamare. 

                               «Akira!» Keisuke lo saluta con la mano, sorridendo, correndo verso di lui. Akira è fermo sotto il lampione, ad aspettare di decidere cosa fare. E Keisuke gli racconta qualcosa a cui lui non presta ascolto. Dopodiché, distrattamente, gli cinge le spalle e Keisuke arrossisce, come ogni volta che lui cerca un contatto fisico. La purezza e la timidezza di Keisuke lo sorprendono sempre.

Quel ricordo lo fa rallentare. Akira abbassa la testa, si concentra sul marciapiede. Avverte qualcosa nello stomaco, a cui non sa dare nome. Dolore? Disperazione? Oppressione? Solitudine? Forse semplicemente un grido muto. Poi il suo sguardo incontra dei fiori ai piedi di un lampione. Lì dove qualche mese prima un ragazzo appena ventenne ha perso la vita in un incidente, fiori e frasi di amici e parenti, oggetti che gli sono appartenuti. Deglutisce. È quasi uno schiaffo in pieno viso. Prima di allora non ci ha mai neppure fatto caso, ora si sofferma. Pensa che alla fine, dopotutto, ciò che rimane non sono altro che oggetti. Pensa che Keisuke ha lottato pur consapevole della propria debolezza, ha affrontato una vita di stenti come lui, per poi morire ammazzato a Toshima, solo perché voleva stargli vicino sempre e comunque. Questo pensiero gli rende la consapevolezza di ciò che sta provando. Corre a casa.

 

Always,
always just out of reach from my
over frustrated shameful hands.
And I never,
never expected that I would ever,
no never take for granted your precious time.



Spalanca la porta, grida il nome di Keisuke. Prende la foto dal frigo, toglie gli appunti che Keisuke di volta in volta gli aveva lasciato per ricordargli cose come buttare la spazzatura, o riempire il frigo. Apre i cassetti, trova gli snack aromatizzati al curry verde, i preferiti di Keisuke e li butta per aria. Scombina il letto già sfatto, lacera il cuscino. Poi inizia a dare pugni all’anta dell’armadio, che inizia pian piano a sfasciarsi del tutto. E finalmente si ferma. Con l’anta ormai a terra, staccata dai cardini, l’armadio aperto gli mostra, nel caos, qualcosa. Una maglietta bianca. La maglietta di Keisuke. E di colpo ricorda l’esatto momento in cui è stata messa lì. La prende, l’annusa. La guarda. E finalmente capisce. Capisce che Keisuke non è più da nessuna parte. Che il suo corpo rimarrà a marcire a Toshima, in mezzo alla strada, nel proprio sangue mischiato al sangue di tante altre vittime. Capisce che il tempo è perduto, che non passerà mai più dei momenti con lui, il suo amico d’infanzia, colui che lo aveva sempre capito e appoggiato. Colui che, nonostante la debolezza, si era eretto a suo protettore, per poi perdere la vita nel modo peggiore. Pensa che Keisuke non avrebbe meritato questo. Non lui. Sente il peso dell’ingiustizia e la rabbia che gli monta. Urla, urla tutto il dolore. Poi, con quella maglietta stretta in un pugno, esce di casa. Ha ripreso a piovere. Ma c’è solo un posto dove vuole andare e ci si reca con lentezza e determinazione, mischiando alla pioggia le lacrime.
 

Spent a lifetime of holding on,
just to let go.
I guess I'll spend another lifetime
searching for a new hope.

 
 
La piccola lapide è sempre lì, fredda e bagnata. E quella rosa rossa ai piedi di essa è fradicia e sembra piangere lacrime rosse. Akira se ne sta fermo, ad assorbire la pioggia e a riflettere. Cade in ginocchio, sporcandosi di fango. Avverte presenze dietro di sé, e capisce subito.
 «Lui… Non tornerà, vero? Se n’è andato… No, me lo hanno portato via.»
Motomi sospira. Rin si avvicina ad Akira, sconvolto da quello slancio emotivo. Si abbassa e lo abbraccia da dietro.
«Lui… Non è più da nessuna parte.» Akira piange, ma non si volta e non ricambia l'abbraccio. Posa le mani sul terreno freddo e bagnato e stringe la terra con rabbia.
«Era qui, pensavo che ci sarebbe sempre stato. E invece non c’è più. Per colpa mia, lui non c’è più. Ero io che dovevo proteggere lui, e invece dov’ero?! Dov'ero quando l'ammazzavano?!» Akira urla la sua rabbia.

 

 ►To your grave I spoke,
holding a red, red rose.
Gust of freezing cold air
whispers to me that you are gone
.


 
Sono le prime luci dell’alba. Akira è rimasto tutta la notte davanti alla piccola lapide di Keisuke. Motomi e Rin non sono riusciti a fargli cambiare idea. Ma quella notte è servita. Ora una nuova determinazione è presente negli occhi di Akira. Dà un ultimo sguardo verso il basso e sospira. Sa che probabilmente non tornerà più, perché ha preso la sua decisione. Eppure, anche se quella lapide verrà ignorata da tutti e nessuno porterà mai più un fiore, Keisuke non sarà dimenticato. Sarà sempre la luce che guiderà Akira e Akira Passerà la vita a cercare di essere un po’ di più come lui. È una promessa a sé stesso… E anche a Keisuke.
«Farò in modo che la tua morte non sia stata invano» pronuncia ad alta voce. Poi si volta e se ne va.


Mentre cammina a testa alta, per un folle istante, gli sembra di vederlo. Di vedere Keisuke davanti a sé che gli sorride, con sguardo fiero. È un segno. Akira ricambia il sorriso. Manterrà la promessa.
Tornerà a Toshima, con una nuova consapevolezza. Niente di tutto ciò sarà stato vano.



 

I guess I'll spend another lifetime
searching for a new hope.
A new hope.
A new hope.
A new hope.
A new hope.

  
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