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Autore: parveth    16/05/2013    4 recensioni
[California Solo]
Lachlan McAldonich e' emigrato negli Stati Uniti colpevolizzandosi dopo la morte del fratello, una sera viene fermato per guida in stato d'ebbrezza e il suo permesso di soggiorno viene contestato: per rimanere dovra' ricorrere all' "estremo disagio" ossia trovare qualcuno che provi che la sua presenza li sia fondamentale ma tutti glielo rifiutano: il socio in affari, l'ex moglie, la figlia. Non e' detta l'ultima parola...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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american dream Al solito il locale era pieno e Susan faceva allegramente la spola tra i tavoli e il bancone col vassoio carico perlopiu' di birre,  d'altronde in cinque anni che vi lavorava aveva visto pochissime donne che si sa, non amano tutte quella bevanda e comunque piu' che a bere solitamente venivano a recuperare mariti, fratelli e fidanzati sbronzi.

"Ehi Brian, mi dai un goccio? Ciao Susie"  disse una voce familiare  "ciao Lachlan"  sorrise lei tornando col vassoio vuoto per riempirlo nuovamente, conosceva quell'uomo da quando lavorava al bar si puo' dire dato che veniva praticamente una sera si e una no, sapeva che lui e Warren il suo socio, gestivano una piccola azienda agricola e che vendevano i loro prodotti al mercato assieme al figlio maggiore di quest'ultimo perche' li aveva sentiti parlare spesso del loro lavoro tuttavia aveva l'impressione che nascondesse qualcosa, nulla di brutto intendiamoci ma pensava che ci fosse anche "altro" oltre al lavoratore agricolo che quasi tutte le sere se ne andava di li' brillo se non ubriaco, era inoltre convinta che chi come lei lavorava nei bar o comunque nei locali pubblici a furia di stare a contatto con la gente ne sapeva quanto uno psicologo o quasi.

Quella sera pero' era perfino peggio del solito visto che tra un bicchierino e l'altro due bottiglie di whisky se le era scolate tutte e quando Brian si era rifiutato di versargliene ancora si era messo prima ad imprecare poi si era attaccato al juke-box, nel frattempo era arrivato Warren per portarlo a casa ma lui l'aveva deriso dicendo "hai gia' messo a letto i bambini? I tuoi bambini col costume da ciliege e banane..."  e pronunciando  "banane" in un modo cosi comico che a Susan sfuggirono di mano un paio di bicchieri, per fortuna erano di plastica e scoppio' a ridere cosi forte che dovette chinarsi sotto il bancone e prendere due respiri profondi mentre li raccoglieva.

Poco dopo pero' aveva cominciato a blaterare qualche frase che chiarirono completamente la situazione alla ragazza, certo li per li' sembravano insulse ma dopotutto si dice "in vino veritas"

Lachlan fino a quindici anni prima era chitarrista nella rock band dove suo fratello maggiore Jed cantava e per un periodo le cose gli andarono discretamente bene, avevano fama e successo, finche' una sera mentre registrava il suo primo album lui pensando di aiutarlo ad andare avanti gli diede certe pastiglie, non disse di che tipo ma comunque abbastanza pericolose perche' Jed morisse a neanche trent'anni lasciando il fratello disperato e pieno di sensi di colpa tanto da non avere il coraggio di affrontare ne' i fans ne' tantomeno la famiglia e costringendolo a venire a vivere li'.

Si sedette su una sedia e scoppio' a piangere prendendosi la faccia tra le mani,  Susan rimase esterrefatta: non tanto per quello che aveva appena sentito quanto perche' nessuno ebbe il coraggio di mettergli la mano sulla spalla e consolarlo, nemmeno Warren che pure lo conosceva da una vita, cosi' usci' da dietro il bancone e s'inginocchio' davanti a lui costringendolo a guardarla negli occhi  "ehi, va tutto bene, non e' stata colpa tua, non hai fatto apposta e' stato un incidente" gli mormoro' , Lachlan commosso dalla gentilezza di quella ragazza pianse ancora piu' forte circondandole le spalle con le braccia,  lei ne rimase un poco sorpresa ma capiva che in quel momento ne aveva bisogno, poco importa se c'era gente a guardarli.

Pochi minuti dopo stava per andare in macchina ma Susan lo blocco'  "ti accompagno io, dimmi dove abiti"   "no non e' necessario"  rispose lui  "non provarci nemmeno Lachlan McAldonich: fila dall'altra parte" disse lei in un tono talmente imperioso da farlo sedere precipitosamente sul sedile del passeggero  " ehi! sveglia, dimmi da che parte andare"  disse lei dandogli uno schiaffetto leggero sulla guancia   "vai avanti e alla seconda giri a destra"  biascico' lui rannicchiandosi sul sedile.


Infine arrivarono e la ragazza dovette accompagnarlo fin dentro e farlo stendere sul divano  "hai del caffe'?"  chiese dopo averlo aiutato a sistemarsi per bene  "in cucina" rispose socchiudendo gli occhi  "puoi spegnere la luce per favore?"   "ma certo"  disse Susan  andando a preparare il caffe' per entrambi,   quando torno' con le tazze in mano vide che aveva di nuovo le guance rigate di lacrime  "ehi, che succede?"  chiese posandole entrambe sul tavolino  "sono in grossi guai Susie: rischio di essere espulso dal Paese perche' mi hanno beccato ubriaco al volante e la mia green card non vale niente! Dopo tanti anni in cui ormai mi consideravo americano mi vogliono cacciare come un criminale"  urlo' furioso   "possibile che non si possa fare niente?"  gli chiese  "in realta' si potrebbe fare qualcosa, si chiama estremo disagio: in pratica qualcuno dovrebbe firmare dei documenti dimostrando che io conto qualcosa per lui ma nessuno lo vuol fare nemmeno la mia ex-moglie e mia figlia"  disse scoppiando di nuovo in singhiozzi.

"Lo faro' io"  disse Susan di getto  "non dire cazzate, mi conosci a malapena..."  mormoro' lui sul punto di addormentarsi  "puo' darsi ma anche se ti sembrera' strano sei molto importante per me"  rispose lei abbassando la voce  "rimani per favore"  disse lui stringendole le mani  "mai detto che me ne sarei andata" rispose lei togliendosi i sandali e sdraiandoglisi accanto  "se hai bisogno abbracciami pure non preoccuparti"  pensava che con tutto quello che gli era successo avesse bisogno almeno di un po' di calore e in questi casi cosa c'era di meglio di un abbraccio?

"Sei meravigliosa...grazie di tutto..."  rispose lui circondandole la vita con le braccia e stringendola a se' chiudendo gli occhi.

La mattina dopo Susan era in piedi fin dalle otto e aveva preparato la colazione: anche se era il suo giorno libero non le pesava alzarsi a quell'ora tanto si era abituata nel corso degli anni ad alzarsi presto  "Buongiorno"  disse vedendo Lachlan aprire gli occhi  "anche la colazione... cosa posso fare per ringraziarti?"  chiese stiracchiandosi  "niente, a parte alzarti e mangiare"  rispose sedendosi a tavola   "senti, oggi e' il mio giorno libero che ne dici di farmi vedere quei documenti dell'estremo disagio cosi ci ragioniamo un po' sopra?"  propose lei bevendo un sorso di caffe'.

Poche ore dopo avevano fogli sparpagliati su tutto il tavolo e tentavano di farsi venire un'idea, in realta' Susan non era molto ferrata in questioni legali ma pensava che un modo dovesse esserci  "ehi, perche' non tentiamo questa? Quella della malattia intendo"  disse lei   "E come si fa? Non hai mica bisogno della dialisi tu e poi c'e' sempre il rischio che facciano dei controlli ed entrambi rischieremmo la galera"  rispose lui  "non c'e' solo la dialisi: si parla anche di malattia in generale, comincia a chiamare l'avvocato che poi ci pensiamo"  dichiaro' lei con una luce trionfante negli occhi.

Il giorno dopo andarono dall'avvocato davanti al quale Susan firmo' i documenti "bene signorina Bailey ora non ci resta che consegnarli al tribunale ma non e' finita qui: verra' convocata e dovra' dichiarare le sue motivazioni al giudice se la sente di farlo?"   le chiese   "ma certo" rispose lei convinta  "posso chiederle quali sono? Piu' che altro per vedere se siano convincenti, dopotutto da esse dipende la permanenza del signor McAldonich qui"  disse l'uomo gentilmente.

Susan inizio' a raccontare: lei era originaria di San Diego ma appena diplomata volle venire li' per essere indipendente dalla sua famiglia, i Bailey erano ricchi commercianti e lei era cresciuta se non nel lusso almeno in uno sfrenato benessere, certo la tranquillita' economica le dava sicurezza da un lato, ma dall'altro sentiva di vivere circondata da gente pigra e snob che non le si addiceva affatto, per questo volle andar via di casa e trovarsi un lavoro normale: a furia di vivere come non desiderava era precipitata in una lieve depressione, nulla di grave certo, ma abbastanza da non permetterle una vita normale "Il periodo antecedente al mio lavoro al bar fu pessimo: dormivo spesso, quasi non riuscivo ad alzarmi dal letto, mi sentivo apatica"  disse   "Beh ma allora e' merito di Brian, io che c'entro?" chiese Lachlan.

Susan sorrise sistemandosi meglio la molletta sui corti capelli biondi  "c'entri eccome: e' stato da quando ho cominciato a conoscerti che sono stata meglio"  puntualizzo' lei ricordando i primi tempi in cui durante le sue pause lavorative si sedevano insieme a bere una birra ridendo e scherzando.

"Allora arrivederci, vi faremo sapere la data dell'udienza"  disse l'avvocato alzandosi e stringendo la mano ad entrambi.


Il martedi' successivo erano in tribunale, lui in camicia azzurra e jeans, lei in pantaloni neri e camicia azzurrina a fiori,  dopo circa mezzora di attesa la fecero entrare per la deposizione.

Fu una cosa piuttosto veloce, dopo venti minuti era gia' fuori ma il peggio fu l'attesa della decisione del giudice: gli tocco' aspettare quasi due ore, e quando l'avvocato usci' dall'aula Susan era cosi agitata che dovette correre in bagno a vomitare.

Tornata nel corridoio scruto' preoccupata il suo amico ma le basto' una sola occhiata per capire com'erano andate le cose,   senza dire una sola parola Lachlan le prese la testa sotto braccio strofinadole le nocche in alto  "lasciami scemo che sono andata dal parrucchiere!"  disse ridendo  "Quale onore" rispose lui con finto fare serioso e baciandola in fronte.

"Sai, ho promesso a me stesso che se ce la facevo, d'ora in poi avrei bevuto due volte alla settimana al massimo"  le disse mentre uscivano  "approvo in pieno, certo spiace perderti come cliente, ma almeno non dovro' mai piu' vederti ridotto ad uno straccio"  disse lei mentre salivano in macchina  "pero' potresti sempre ricambiare con una fornitura gratuita a vita di uova al locale..."  inizio' Susan, poi vedendo lo sguardo di Lachlan rispose  "tranquillo, scherzavo."



angolo autrice: ho visto california solo in rete sottotitolato perche' ovviamente non uscira' MAI in Italia, tuttavia non ho gradito particolarmente il finale cosi ho voluto cambiarlo inserendo anche un nuovo personaggio, spero che vi piaccia
  
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