Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ichigo    08/09/2004    9 recensioni
Una song-fic sulle note della canzone di Avril Lavigne che parla del dolore per una perdita, di un velo che torna ad ondeggiare impassibile, di un vuoto che ti scava dentro. *vi consiglio leggerla con la canzone in sottofondo*
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: Tutti i personaggi qui sotto elencati, ad eccezione di Phaedra Halliwell che è un parto della mia mente, appartengono a J

Disclaimer: Tutti i personaggi qui sotto elencati, ad eccezione di Phaedra Halliwell che è un parto della mia mente, appartengono a J.K.Rowling e ai titolari dei diritti di Harry Potter. Io li utilizzo, non per fini lucrosi, ma per puro diletto letterario.

Slipped away

“D’accordo! Con questo la riunione è aggiornata” esclamò Albus Silente, alzandosi facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento di pietra.

I membri dell’Ordine della Fenice si congedarono rapidamente e uscirono in silenzio dalla scura villa di Grimmauld Place, riversandosi nella piazza deserta.

In un angolo della cucina Severus Piton riferiva a bassa voce ciò che aveva scoperto con il suo lavoro di spia tra le fila dei Mangiamorte, mentre l’anziano preside annuiva pensieroso, torturandosi la lunga barba argentea.

Sembrava tutto tornato alla normalità dall’attacco al Ministero. Tutto tranne l’aria pesante che si respirava al quartiere generale ogni qual volta si teneva una riunione.

L’imbarazzo era palpabile. Tutti erano sinceramente dispiaciuti della recente perdita degli abitanti della casa e non facevano che domandare a Remus e alla donna come potessero rendersi utili o se si sentissero bene.

“Va tutto bene?” era diventata la domanda abituale, ormai l’esordio di ogni conversazione.

Lei aveva la sensazione che quelle tre parole fossero diventate quasi un mezzo di espiazione, un tentativo di scusarsi per non essere arrivati in tempo, per non averlo impedito. Una totale ammissione di colpa, per cercare di alleviare il loro dolore.

Ma lei sapeva di chi era la colpa, di chi era stato il silenzio che aveva causato tutta quella devastazione, fisica e mentale.

Lanciò un’occhiata in tralice al canuto preside, continuando a picchiettare ritmicamente le lunghe unghie squadrate sul vecchio tavolo di legno.

Evanesco” sussurrò Remus accanto a lei, facendo sparire i calici e le brocche, usate durante la riunione, con un gesto fluido della bacchetta.

La voce dell’amico la riscosse dai suoi pensieri. Si alzò con delicatezza e si diresse verso la porta della cucina senza degnare i presenti di uno sguardo.

“Phaedra, aspetta un attimo per cortesia” disse il preside, mentre lei si fermava con un piede sul primo gradino.

Attese in silenzio senza voltarsi, scostandosi appena per far passare Piton, che spariva con il solito fruscio del mantello scuro in cima alle scale.

“Avvoltoio” sussurrò tra i denti, impercettibile.

“Volevo avvisarvi che Lunedì prossimo, Harry si trasferirà qui per il resto delle vacanze, poiché ritengo che il Giuramento del Sangue sia stato riconfermato.”

“Bene!” esclamò Remus, aprendosi in un sorriso e voltandosi verso l’amica.

“Meraviglioso, e grazie per aver chiesto il nostro parere” disse asciutta, rimanendo sempre di spalle “Buona notte, Remi” concluse poi allontanandosi con passo deciso per le scale.

Phaedra si fermò nell’ingresso e con un semplice gesto della bacchetta eburnea chiuse le numerose serrature magiche che ricoprivano il legno muffito del portone.

Al piano di sotto, un famigliare CRAC le comunicò che Silente aveva fatto ritorno a Hogwarts, mentre dei leggeri passi avvertivano che il suo coinquilino si avvicinava.

Non aveva decisamente voglia di sorbirsi un’altra predica sul suo comportamento con il Generale dell’Ordine, quindi decise di darsi alla fuga.

La voce dell’amico la raggiunse quando ormai aveva messo un piano fra sé e Remus “Fede, va tutto bene?” le chiese alzando la voce, senza però esagerare per non svegliare la Signora Black.

“Si, Lunastorta. Va tutto a meraviglia” disse prima di chiudersi la porta della camera da letto alle spalle “Tutto a meraviglia” ripeté, respirando profondamente e facendo vagare lo sguardo nella stanza buia.

Lo soffermò sulla bella cornice rosa antico, che troneggiava sul suo comodino; conteneva una foto animata che risaliva al periodo della scuola: vi erano ritratti lei e Sirius, abbracciati e sorridenti, sullo sfondo il castello.

Gli occhi presero a pizzicarle mentre le lacrime si facevano strada. Com’erano tristi quelle foto, i cui protagonisti erano costretti a sorridere in eterno, inconsapevoli del loro destino.

Scivolò lentamente fino a ritrovarsi seduta, con ancora le iridi viola fisse sulla fotografia, che non metteva più a fuoco.

Na na

Na na na na na

I miss you

I miss you so bad

I don’t forget you

Oh it’s so sad

Si riscosse all’improvviso sentendo una voce ben conosciuta, e fortemente odiata, al di là della porta su cui poggiava la schiena.

“Schifosi invasori, della casa dei miei nobili padroni…ibridi e mezzosangue…ah, ma la pagheranno…si, si…come lui, traditore del suo sangue…si, si ha avuto quello che si meritava” sibilò la voce, in tono servile.

Scattò in piedi e spalancò la porta come una furia, scagliandosi sulla creaturina, che, colta di sorpresa, la fissava stranito.

“NON-OSARE-MAI-PIU`-PARLARE-DI-LUI!” gridò afferrandolo per il collo e accompagnando ogni parola con uno strattone, così da far sbattere la testolina calva sul tappeto, con tonfi attutiti.

“Kreacher non ha fatto niente, padroncina” piagnucolò il piccolo elfo domestico, portandosi le manine davanti agli occhi, come a volersi proteggere da quello sguardo perforante “Kreacher ha sempre servito la nobile e antica Casata dei Black!” la sua voce diventava sempre più roca, man mano che andava in debito di ossigeno.

“Certo! E hai dato il ben servito all’ultimo erede, vero? Schifoso bastardo!”

“Ma cosa…Phaedra, lascialo!” gridò Remus afferrandole i polsi e cercando di allentare la presa della dita diafane sul collo dell’elfo “Smettila! Così lo ucciderai!”

“E' proprio quello che voglio fare!” sbottò lei di rimando, cercando di fare resistenza.

“Basta!” con uno strattone più forte riuscì a farla cedere.

“Levati di mezzo tu” disse poi rivolto all’elfo, stringendosi al petto le mani della mora, bloccandole definitivamente.

“Si, padrone…Grazie, padrone” sibilò Kreacher, massaggiandosi il collo con una manina ossuta e poi, cambiando voce “Sudicio ibrido, difende la sgualdrinella mezzosan…” ma non poté finire la frase, perchè Remus lo scagliò giù dalle scale con un poderoso calcio.

“Cos’ha fatto?” chiese il lupo mannaro, con ancora un lieve affanno.

“Respira ancora” disse Phaedra gelida “Non solo Silente mi ha proibito di ucciderlo, ma lo ha fatto restare qui, nonostante quello che ha fatto. Non lo sopporto!”

Ritornò in camera senza dargli il tempo di replicare.

Si buttò sul letto, ancora vestita, schiacciando il viso nel cuscino nel vano tentativo di scacciare le lacrime.

“Dio quanto mi manchi…” sussurrò sulla stoffa, guardando tristemente il Sirius della fotografia, che le rivolse uno sguardo mortificato, pigiando una mano sul vetro della cornice.

I hope you can hear me

Un sommesso bussare alla finestra la risvegliò da un sonno senza sogni.

Sbatté le palpebre lentamente, per mettere a fuoco la stanza, ancora immersa nel buio, ad eccezione di un piccolo triangolo accanto alla finestra, illuminato da un tiepido raggio di sole, che filtrava dalle tende.

Proprio dalla finestra proveniva la richiesta di attenzione: un elegante barbagianni dal piumaggio fulvo beccava con insistenza il vetro, impaziente di consegnare una grossa busta, legata alla sua zampa.

Phaedra si alzò con malavoglia e si diresse alla finestra, scostandosi i fastidiosi ciuffi corvini che le ricadevano sugli occhi.

Dopo pochi istanti il gufo si allontanò con un frullo d’ali, soddisfatto della consegna; intanto la mora si rigirava la busta color panna tra le dita affusolate.

Spezzò il sigillo di ceralacca color cremisi ed estrasse l’avviso ufficiale.

Si richiede la presenza di tutti i comandanti della sezione Auror

nella sede della Corte Plenaria,

per il processo che vedrà il Wizengamot contro Alexander Byles,

accusato di omicidio volontario di sette babbani

nella strage di New Castle, in data 13 giugno.

Cornelius Caramell, Ministro della Magia

Delizioso, pensò, quell’idiota di Caramell è la persona giusta da rivedere in questo periodo.

Sbuffando scocciata, iniziò a prepararsi per il processo, ma soprattutto per affrontare gli sguardi di rimprovero di Remus a colazione.

Arrivata di sotto però, scoprì con un leggero sollievo che il lupo non si era ancora svegliato, così gli lasciò un biglietto e si diresse al Ministero con la Metropolvere, masticando un toast.

In un batter d’occhio giunse al Ministero con una fiammata smeraldina. Rispose cordialmente ai saluti di Auror e dipendenti, che, non poté fare a meno di notare, la guardavano con una punta di pietà.

Facendo spallucce Phaedra superò la rinata Fontana dei Fratelli e si diresse agli ascensori, salutando con un cenno della mano il nuovo custode e gettando in un cestino l’avanzo di toast, ricoperto di cenere.

“Settimo piano” disse una voce metallica, mentre le porte dell’ascensore si aprivano sferragliando “Buona giornata.”

Avanzò con passo malfermo nel corridoio dell’Ufficio Misteri, guardando la porta nera con una stretta allo stomaco.

Un rapido sguardo all’orologio; “Sono in anticipo” si disse e posò la mano sul pomello dorato.

Le ci volle un’eternità per raggiungere la stanza dell’arco e impiegò altrettanto tempo per raggiungere la piattaforma, circondata dalle tribune di legno.

L’arco era lì, freddo e imponente come l’ultima volta che lo aveva visto, un gigante di pietra fredda come ciò che nascondeva il suo velo azzurro sporco, che ancora ondeggiava silenzioso.

La donna appoggiò la palma destra sulla pietra, fissò per un istante il sottile anello su cui era montata un’ametista quadrata. I ricordi giunsero in un flusso delicato, forse smossi dalla leggera brezza che agitava il velo…

“Sposami” la voce calda di Sirius, che le porgeva la scatolina di velluto blu, come i suoi occhi, sorridenti e speranzosi.

Si rivide, come in un pensatoio, saltare al collo del ragazzo e poche ore dopo chiamare Lily e sentire il suo gridolino stridulo, a cui poi si unì quello di James. I festeggiamenti e l’abbraccio di Remus.

Ma era rimasto solo un fidanzamento…

“Sirius” mormorò implorante “Ti prego, ritorna”.

Ma a risponderle non fu la voce calda del compagno di una vita, solo i freddi sussurri di spiriti inquieti al di là del velo.

Spero che tu senta i miei singhiozzi, i frammenti del mio essere che precipitano nel vuoto di morte in cui mi trovo ormai da mesi.

Ti prego sentili cadere a terra.

Torna da me e rimettili insieme.

I remember it clearly

(Chorus)

The day you slipped away

Was the day I found

It won’t be the same

Oh

“Ciao, già finito il processo?” domandò Remus, sorridendo al suo ingresso nel luminoso salotto verde salvia.

“Aha. E' stupefacente come, circondati da dieci Dissennatori –tra l’altro gli unici rimasti fedeli al Ministero- i Mangiamorte confessino anche di aver rubato delle caramelle a Mielandia, nella speranza di non restare con quegli affari un solo minuto di più.”

“Colpevole?” chiese l’uomo, con disinteresse, tornando a scorrere l’indice della Gazzetta del Profeta.

“Ovvio, ma non finirà ad Azkaban” sospirò Phaedra, lasciandosi cadere sulla poltrona di fronte a lui. Uno sguardo curioso la spinse a continuare “Non possono chiuderlo ad Azkaban, perchè così gli sarebbe garantita una fuga in meno di due giorni, visto che non disponiamo più di guardie utili. Caramell dovrebbe pensare a rendere sicura la sua prigione, prima di riempirla. Ora come ora, persino un bambino babbano riuscirebbe a scappare e non avrebbe compagni privi di scrupoli all’esterno ad aiutarlo. Fornirà informazioni.” concluse, prima di sfilare la pagina dello sport dal quotidiano di Remus.

“Sempre meglio di lasciarlo tra i Mangiamorte” disse lui, ottenendo un cenno di assenso che non vide.

“Ehm…Sei andata da qualche parte?” chiese esitante, guardandola in tralice.

“Tipo?” ribatté lei, vaga, rispondendo allo sguardo.

Gli occhi d’ambra la scrutavano attenti, pronti a cogliere ogni minimo tentennamento ed ogni bugia. Odiava quello sguardo, sembrava passarla da parte a parte.

Prima che Remus potesse dire ciò che non voleva sentire, si alzò di scatto “Senti, vado a darmi una rinfrescata prima della riunione di oggi pomeriggio. A dopo” e si diresse spedita al piano di sopra.

“Prima o poi dovrai farci i conti” sussurrò il lupo mannaro, fissando malinconico il corridoio vuoto.

Phaedra si chiuse la porta del bagno alle spalle, tirando un sospiro di sollievo. Si costrinse a non pensare allo sguardo di Remus, tanto simile a sguardi ormai famigliari, giornalieri.

Aprì il rubinetto dell’acqua calda. Una doccia era decisamente il rimedio giusto; l’acqua aveva la grandiosa capacità di portarsi via tutti i problemi, insieme alla stanchezza della giornata.

Si infilò sotto il getto caldo, puntellando le mani sulle piastrelle rosa cipria. Le goccioline calde che scorrevano sulla pelle sembravano portarsi via il dolore, oltre la fatica di una finzione che andava avanti da mesi.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle sensazioni di piacere e appagamento, ma, come succede ogni volta che si abbassano le difese, i ricordi la travolsero come un’ondata di marea…

“Avanti, puoi fare di meglio!” e la sua risata simile ad un latrato, bloccata sul nascere da un secondo fiotto di luce.

Il velo che riprende ad ondeggiare come niente fosse.

Le grida disperate di Harry, che risuonano nella sala di pietra e nella sua testa improvvisamente vuota…

“Basta” una preghiera si leva tra i singhiozzi, coperti dallo scrosciare dell’acqua, che si unisce alle lacrime impietose.

Lo ricordo così chiaramente.

Come potrei dimenticare? Come? Quando ogni volta che chiudo gli occhi ti rivedo cadere con dolcezza dietro quel velo?

Mi sei scivolato tra le dita come acqua pura e cristallina.

Quante volte da bambina ho cercato invano di tenere dell’acqua tra le mani; tutte le volte che credevo di avercela fatta, di averla in pugno, quella scorreva via tra le fessure delle mie piccole manine.

Così anche la tua mano, la tua salda presa mi è scivolata tra le dita.

I don’t get around to kiss you

Goodbye on the hand

I wish that I could see you again

I know that I can’t

“Sudici ibridi, traditori del loro sangue, bastardi infestanti…” la Signora Black iniziò a strillare insulti, con voce gracchiante, riempiendo la villa di improperi e maledizioni.

“Tonks!” gridarono all’unisono la signora Weasley nell’ingresso e Phaedra al piano superiore.

Entrambe si diressero di corsa alla sorgente del fracasso, mentre gli altri membri dell’Ordine se la ridevano sotto i baffi. Mentre Molly schiantava gli altri quadri, che avevano preso a strillare come invasati, Phaedra giunse in soccorso di Lunastorta, che tirava inutilmente le tende, cercando di chiuderle.

“Non ci riesco! Solo lui…” si bloccò mordendosi le labbra. Tutti i presenti si irrigidirono all’istante, ma Phaedra apparentemente non se ne accorse.

Con uno schiocco di dita creò una sfera di fuoco e la mise, prima, a pochi centimetri dal naso dipinto della vecchia megera così che la vedesse bene, e poi pericolosamente vicino alla cornice.

“Ascoltami vecchia pazza!” gridò cercando di sovrastare le sue imprecazioni “Taci, o quant’è vero Dio, ti do fuoco!”

La signora Black smise di strillare all’istante. Dopo aver soppesato brevemente la situazione, con un ultimo sguardo alla donna, si concentrò su una piega del suo vestito nero e lasciò che chiudessero la spessa tenda di velluto carminio, che la nascondeva alla vista.

“Bhè? Che aspettate? Iniziamo” esclamò Phaedra, assumendo un’aria efficiente e facendo segno agli altri di scendere in cucina.

Rimase immobile, mentre l’ultimo mantello spariva dietro la porta, le dita ancora strette sul velluto sanguigno.

Ogni centimetro di quella casa era legato ad un ricordo, a qualcosa di Sirius; dal quadro di sua madre al portaombrelli a forma di zampa di troll, tutto generava illusioni.

Le sembrava di galleggiare nella nebbiolina argentea del bacile magico che raccoglieva i ricordi, ma era sempre così difficile distogliere lo sguardo da quelle immagini, così faticoso abbandonare ogni desiderio di vederlo uscire dalla cucina con una tazza di caffé, augurandole il buongiorno.

Si avviò silenziosa giù per le scale di pietra, convincendo il suo corpo, così stanco di fingere, ad assumere un’aria serena, o per lo meno indifferente.

E' così difficile lasciare ogni speranza, staccarsi da quel fragile salvagente che ti tiene precariamente a galla.

Se lo lasciassi, non so se riuscirei più a tornare in superficie.

I hope you can hear me

I remember it clearly

(Chorus)

I’ve had my wake up

Won’t you wake up

I keep asking why

I can’t take it

It wasn’t fake

It appened you passed by

James e Remus fecero il loro ingresso in Sala Comune, discutendo animatamente circa lo strano comportamento di Lily, che sembrava, se possibile, più scortese del solito con il Cercatore.

“Te l’ho detto, Ramoso. E' perchè non la lasci in pace. La stai esasperando” diceva il prefetto, scuotendo la testa.

“Ma non la tartasso più del solito! Non capisco cosa le è preso! Schiantarmi in quel modo…” ribatté James, spalancando le braccia “Felpato, amico, sai cosa mi ha fatto la Evans?” chiese poi, cercando man forte.

I due nuovi arrivati si rivolsero all’interpellato, rimanendo per un attimo interdetti di fronte alla situazione. Felpato stava seduto con le gambe accavallate su una poltrona vicino al fuoco, si copriva gli occhi con una mano, prendendo grandi respiri. Di fronte a lui, Phaedra stava seduta con gambe e braccia incrociate, fissava il fuoco offesa, mentre due grosse lacrime di rabbia le rigavano il viso diafano.

“Cosa le hai fatto?” disse Remus, porgendo un fazzoletto all’amica.

“Niente! Perchè date di principio la colpa a me?” chiese il moro, in risposta agli sguardi di rimprovero.

“Bhè, non mi sembra che sia tu quello che piange” disse James, assumendo un’espressione da sto-per-prenderti-a-calci-perche`-hai-fatto-piangere-la-mia-sorellina.

“Non mi vuol dire il perchè” sbottò la ragazza.

“Ti ho detto che adesso non te lo posso dire!” le rispose Sirius, spazientito “Possibile che tu non possa aspettare un po'?”

“Soggetto, verbo e complemento, per favore” disse Lunastorta, appoggiandosi al caminetto.

“Io credo di aver capito. Fede, devi avere un po' di pazienza e poi lo riavrai come prima” intervenne James, rivolto alla ragazza.

“Ma perchè non adesso? Perchè devo aspettare così tanto?”

“Perchè la situazione in cui mi trovo non è facile, mi serve un po' per uscirne” Sirius si alzò lentamente e si risedette sul bracciolo della poltrona su cui sedeva la sua ragazza “Puoi aspettare?”

“Si” acconsentì Phaedra, dopo aver colto gli sguardi di incoraggiamento dei due amici.

“Bene” disse Sirius, posandole un dolce bacio sui capelli “Ti ho sentita, sai? Aspettami” le sussurrò poi all’orecchio.

Le iridi viola apparvero e scomparvero un paio di volte sotto le palpebre.

Ma che cavolo di sogno, pensò Phaedra, scostandosi una ciocca corvina dal viso, fissando il baldacchino sopra la sua testa.

Dopo una mezz’oretta scese in cucina, interrogandosi ancora sul significato dello strambo sogno, che non le sembrava appartenere ad un ricordo passato.

Pensierosa com’era non fece caso al saluto di Remus.

“Ehi, sei tra di noi?” chiese ironico, passandole una mano aperta davanti agli occhi.

“Aha, stavo pensando ad un sogno che ho fatto” annuì pensierosa.

“Hai sognato? Era da un po' che non sognavi più. Qualcosa di strano?”

Phaedra raccontò il sogno nel dettaglio, mentre il lupo ascoltava concentrato.

“Strano” disse a fine racconto “E' lo stesso sogno che ho fatto io.”

Lei lo guardò sgranando gli occhi, fissandolo in silenzio mentre si versava del caffé con indifferenza.

“Bisognerebbe avvisare Harry, per farlo venire qui” disse poi, con noncuranza “Non vorrai farlo aspettare” concluse, con un ghigno di soddisfazione.

Te ne sei andato, costringendomi a rimanere qui. Mi hai obbligata a continuare a vivere, perchè nessuno ti dimentichi.

Now you’re gone

Now you’re gone

There you go

There you go

Somewhere I can’t bring you back

Now you’re gone

Now you’re gone

There you go

There you go

Somewhere you’re not coming back

“Posta!” disse Remus, appena fece il suo ingresso in cucina, il mattino dopo.

La candida civetta Edvige si lisciava le piume, in equilibrio sullo schienale di una sedia.

Appena Phaedra si avvicinò, sollevò elegantemente una zampa e attese con aria solenne che il piccolo foglietto fosse ritirato.

Scorse brevemente il pezzetto di pergamena, con un accenno di sorriso.

“Viene” disse semplicemente, passando la lettera a Remus.

“Che c’è?” le chiese questi, osservandola accarezzare la civetta, che socchiuse gli occhi compiaciuta.

“E' un po' che ci penso, non credi che quel velo si possa risollevare?” disse lei a voce bassa, quasi esprimesse un pensiero ad alta voce.

“Non lo so. Potrebbe essere possibile, come potrebbe non esserlo rispose lui, soppesando le parole.

“Bella risposta, ne un si, ne un no. E` da te.”

“Già. Com’è che ti è nata quest’idea?” continuò il lupo, passando una strisciolina di bacon a Edvige, che tubò grata prima di ripartire.

“Il sogno di ieri, ma lasciamo perdere. Comunque, stavo pensando di invitare anche i Weasley e Hermione. Che ne dici?” domandò sedendosi al tavolo e versandosi del succo.

“Mi sembra un’ottima idea. In caso avessimo da fare per l’Ordine, Harry non rimarrebbe solo” rispose Remus con un lieve sorriso.

“Senti” disse poi, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare “Lui non ha mai mancato un appuntamento, dobbiamo solo aspettare un po'. L’ha detto anche lui, no?” concluse fissandola annuire sorridente.

Ora non ci sei più, te ne sei andato, da qualche parte da cui non posso riportarti indietro.

Da qualche parte da cui non puoi tornare indietro.

Ma io non smetto di sperare, Sirius.

Non credo neppure che nessuno di loro smetterà di farlo.

Continueremo ad immergere le mani nell’acqua limpida, nella speranza di afferrarti e di non permetterti mai più di scivolare via.

(Chorus)

I miss you

“Fede!” strillò Remus dal piano di sotto, senza badare alla Signora Black, che ormai aveva imparato a moderare i toni “Sono arrivati Harry, Hermione e i Weasley al completo! Vieni?”

“Un secondo!” gridò Phaedra in risposta, togliendosi l’asciugamano legato a mo’ di turbante e asciugando i capelli con un tocco della bacchetta.

Fissò per un minuto il suo riflesso sorridente nello specchio, il primo vero sorriso da mesi, e poi uscì di corsa dalla stanza, sbattendo rumorosamente la porta.

Questa si riaprì dopo pochi istanti, mentre una sottile lama di luce si allungava sul tappeto.

Le iridi viola si posarono sul ritratto sul comodino e Phaedra fissò i due protagonisti, di nuovo abbracciati e sorridenti.

“Ora ci siamo tutti, Sirius. Raggiungici presto.”

Stampò un lieve bacio sulla punta delle dita e si richiuse la porta alle spalle, seguita dallo sguardo di Sirius che le sorrise dolcemente nel buio.

Mi manchi, Sirius.

Fine.

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ichigo