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Autore: _Diane_    03/12/2007    2 recensioni
Mia prima fan fiction, in cui si approfondiscono alcuni punti di Heroes lasciati in sospeso... A partire dall'ultimo episodio della prima serie. Raccontati dal punto di vista di Nathan Petrelli.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Nathan Petrelli, Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco, ci siamo.
Finalmente mi sono decisa a pubblicare la mia prima fan fiction! E' da tempo che desideravo pubblicare una mia "creazione" su questo sito... Finalmente posso dire di avercela fatta! E sono entusiasta di cominciare con una fan-fiction su Heroes, un telefilm a cui mi appassiona tantissimo!
In questi capitoli rivisiterò alcuni episodi chiave di Heroes, visti con gli occhi di Nathan Petrelli (certo che un personaggio meno complicato per la prima storia potevo scegliermelo, eh?) a partire dall'ultima puntata della seconda serie, per andare a curiosare nella seconda.

Avviso: Contiene SPOILER dell'ultima puntata della prima serie, e di alcune puntate della seconda! Il primo capitolo parla solo dell'ultima puntata della prima serie... Quindi se l'avete vista in tv, state tranquilli! In questo capitolo non svelerò nulla di ciò che succederà poi!
Bene. Spero di avere detto tutto, per ora! Buona lettura!


**************


Claire aveva sciolto il nostro abbraccio, si era diretta verso la finestra più vicina, e dopo averla facilmente scavalcata, si era buttata di sotto.
Si era buttata di sotto.

Poteva essere una cosa normale scavalcare una finestra, e discendere dalla pianta rampicante sulla parete esterna. Anche io forse avevo provato a fare qualcosa di simile, molti anni addietro, per uscire di nascosto ed andare a qualche festicciola…. Quando certamente ero più stupido e meno maturo.
Ma ora sono un uomo. Sono Nathan Petrelli, ex- candidato e ora membro del congresso degli Stati Uniti d’America. Sono un uomo con grandi ambizioni, grandi progetti, una grande carriera nel mondo politico.
Eppure ora sento qualcosa andare in frantumi. Qualcosa si rompe dentro di me, qualcosa che pensavo fosse molto meno fragile.
Forse il mio orgoglio. Forse la convinzione di avere sempre tutto sotto il mio controllo. Forse la certezza che tutto stesse andando per il verso giusto.

Ma mentre mi sporgo alla finestra, in tempo per vedere Claire schiantarsi a terra, questo rumore mi pervade il cervello. E tutto si ferma, per un attimo.
Nathan, sa rigenerare qualsiasi tessuto della sua pelle…. Non preoccuparti per lei”. Diceva una vocina fastidiosa, che ronzava in un angolo della mia testa.
E aveva perfettamente ragione. Dovevo a lei il fatto che Peter fosse ancora vivo, lo dovevo alla sua miracolosa abilità. In questo momento starei a piangere sulla tomba di mio fratello, se lei non l’avesse incontrato quel giorno. Anche quando tornai a casa, e lo vidi steso sul divano, gli occhi vitrei. Peter era morto.
Forse in quel giorno quel vetro che ora era in frantumi, si era irrimediabilmente incrinato. Si era creata una profonda crepa, che nessuno avrebbe potuto più riparare…
Nessuno, tranne una giovane Cheerlader di nome Claire Bennet, con strani poteri di rigenerazione cellulare.
Una graziosa ragazza sedicenne.
E non un’adolescente come le altre.
Mia figlia.

Lei, che aveva estratto quel pezzo di vetro appuntito dal cranio di Peter.
Lei, che ora giaceva inerme sul marciapiede, qualche piano di sotto.
Avrei scavalcato anch’io la finestra, mi sarei precipitato là, fregandomene delle conseguenze. Eppure, proprio in quel momento, una voce mi parla, penso sia la mia coscienza. Poi l’ascolto meglio. E’ solo mia madre.

-So cosa stai pensando. Non farlo, lasciala andare-.

Mia madre, che sta fissando al mio fianco la ragazza che si è appena lanciata dalla finestra. Mi blocco un attimo, ma continuo a guardare di sotto.
La ragazza che stava sconvolgendo la mia vita, si era ora rialzata, e con le sue gambe si stava allontanando a piedi da quel posto, verso chissà dove.


-Come potete permettere che succeda ciò? Come vi sentirete dopo che accadrà?-
Le parole che mi rivolgeva pochi istanti prima Claire, mi rimbombano ora per la testa. Dopo che il rumore di vetro infranto è svanito completamente.
-Lo lascerete scoppiare così? Uccidendo milioni di persone? E’ tuo fratello!-


Peter non sarebbe morto comunque. E anche in questo centrava lei, Claire. Anche lui poteva rigenerarsi. Per quanto non fossi ancora convinto che la rigenerazione spontanea dei tessuti fosse una cosa reale, purtroppo dovevo contare su quello.
Peter sarebbe sopravvissuto. Pensare che sarebbe scoppiato letteralmente, mi faceva stare male. Ma c’era un progetto da portare avanti. Ormai il dado era tratto, e non potevo più tirarmi indietro.

Distolgo lo sguardo dalla strada, buia e deserta, tornando alla realtà. Nella quale Angela mi sta fissando, quasi voglia sondarmi e capire cosa mi passi per la testa.
-Mi hai sentito? Con o Senza di lei, noi dobbiamo andarcene il prima possibile, Nathan-.

Già, l’elicottero. Quello che doveva portarci in salvo, lontano da qual posto nel quale, tra pochi minuti, si sarebbe scatenato l’inferno. Nel quale io e la mia famiglia saremmo tornati, dopo la fine di tutto ciò.
0,07 %.
Lo 0,07 % di tutta la popolazione mondiale sarebbe morta, dopo lo scoppio della bomba. Dopo lo scoppio di “Peter”.
-Una percentuale irrilevante, rispetto ai grandi benefici che comporterà ciò.-
Ora sono le parole di Linderman a risuonarmi in testa.

Sto per diventare pazzo. Lo sento. Lo so.
E’ buffo, ho sempre pensato che il pazzo fosse Peter. Evidentemente è un’altra malattia di famiglia. Come quella di volare. Forse Peter si era messo in testa che questa strana ricombinazione del nostro dna avrebbe accorciato le distanze, diminuito le montagne che si erano formate pian-piano tra noi, allontanandoci sempre più. Purtroppo queste speranze che nutriva si erano rivelate vane.

La cosa aveva finito per allontanarci sempre di più. Per situarci ai rispettivi antipodi. Se prima tra noi poteva esserci almeno un legame fraterno, ora si era irrimediabilmente compromesso.
E la gran parte della colpa, è da addossare agli avvenimenti accaduti nelle ultime settimane.

Mi accorgo che sto fissando un punto imprecisato sulla parete, alle spalle di mia madre, che mi sta ancora osservando. La quale sicuramente ha visto quel velo d’incertezza che ora ricompre i miei occhi.
Mi sento dannatamente inutile, mi sento una foglia trascinata dal vento. Mi sento come mi sentivo a quindici anni, quando i miei mi lodavano per qualsiasi cosa facessi, e mi davano dritte e consigli per il futuro. Mentre Peter se ne stava in disparte, piccolo, a disegnare. Forse incompreso da un mondo che non era così colorato come dipingeva con i suoi pastelli.
La mano di mia madre che si posa sulla mia spalla, mi fa definitivamente tornare al presente.

-Non possiamo aspettare ancora. E lo sai-.

Mi stava guardando dritto negli occhi. Come quando da bambino, mi faceva mille complimenti. Come quando contava su di me. Come se io fossi ancora quel bambino testardo ma incapace totalmente di reagire.
Qualcosa doveva cambiare. Il futuro non è scritto nella pietra. Siamo noi a deciderlo. Benchè quelle erano le parole che avevo pronunciato poco prima, durante il discorso seguito alla mia elezione in congresso, non ne ero mai stato convinto.
Almeno fino a quel momento.

-Ci sono tante cose che pensavo fossero le scelte giuste da fare, durante la mia vita-. Comincio a parlare, ricambiando il suo sguardo, fisso sui miei occhi. La mia mano sposta la sua, che era ancora poggiata sulla mia spalla.
-Solo ora mi rendo conto che il futuro è realmente nelle nostre mani-.

Sposto lo sguardo alla finestra, dalla quale pochi attimi prima si era lanciata Claire. Faccio qualche passo, e mi ci avvicino. Alzo lo sguardo. Osservo il cielo, pieno di colori, coperto da qualche sporadica nube. Quasi come in un vecchio disegno di Peter, fatto con i pastelli.

-Nathan…-

Dice una voce flebile, alle mie spalle. Mi giro piano su me stesso, per vedere mia madre fragile come non l’avevo mai vista. Era sempre stata una donna forte, mai un attimo di debolezza. Ora sembrava sul punto di una crisi di pianto.
-Non so se è la cosa giusta da fare. Per una volta non lo so, e non voglio neanche saperlo.- Torno a guardare la finestra, e appoggio un piede su legno più basso, scostando un po’ le tende con la mano.

-Finché penserai solo agli altri, l'ultimo sarai sempre tu-. Dico, citando una frase detta qualche tempo prima da mia madre.

-Se essere l’ultimo significa salvare la vita di milioni di persone innocenti, preferisco essere l’ultimo-.

Non mi giro indietro. Non la guardo negli occhi. Non voglio vedere la faccia che fa a sentirsi dire queste parole. Avrei voluto aggiungere: “E stai tranquilla, magari ti saluto anche papà”.

Ma non l’ho fatto. E’ troppo tardi. Il vento mi accarezza il viso, mentre quello che doveva essere il futuro presidente degli Stati Uniti d’America, svolazza a velocità stratosferica, per trovare un fratello sul punto di esplodere.
Forse il mondo non è impazzito del tutto… Penso, mentre sul mio volto appare un sorriso divertito.


***********

Commenti dell'autrice:
Da subito, quando ho visto l'ultima puntata di Heroes, mi sono chiesta: Da dove arriva Nathan, prima del finale della storia? Che cosa lo ha spinto ad agire così?
In questa fan-fiction cerco di dare risposta alle domande che erano rimaste in sospeso.. Cercando di entrare nel lato del carattere di Nathan più fraterno, forse più "umano".
Aggiungo anche che Nathan Petrelli non è un personaggio semplice da gestire. Però è anche il mio preferito nella serie di Heores! Forse perchè anche io sono una sorella maggiore.. Mah.

Comunque aspetto critiche/consigli/e tutto ciò che potrà servire a migliorarmi! Esprimete il vostro parere, mi fa davvero piacere, sia negativo, che positivo!
Sperando in un continuo della storia...

A presto!
   
 
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