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Autore: vardakas93    17/05/2013    0 recensioni
Yan Williams è sempre stato un ragazzo strano, per tutti: compagni di classe, insegnanti, persino per il padre adottivo, che non aveva mai capito cosa avesse spinto la moglie a tenere in casa il bambino trovato sulle scale sedici anni prima. Ma dopo quella notte, tutti capirono la cosa fondamentale di Yan: non era normale. "Hai talento. Invece della prigione ti propongo uno scambio equo, la tua libertà, vigilata, s'intende, in cambio della tua maestria nell'uccidere così, a sangue freddo" ".....e chi dovrei uccidere?" "Non chi... cosa, piuttosto".
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Le mani piene di sangue.
Ci impiega un momento per capire cosa diavolo è successo.
Come era successo?
Yan si aggrappa allo stipite della porta, la testa gli fischia terribilmente. Come se fosse mezzo intontito, sente la sua sorellina che urla a squarciagola. 
“Basta Donna…” cerca di parlare ma quelle parole restano nella sua gola, nella sua mente. Che diavolo aveva fatto??
“Cazzo!”. È più spaventato di quanto vorrebbe ammettere. Cerca di ricostruire gli ultimi minuti. Era tornato da scuola, come al solito, aveva lanciato lo zaino in qualche angolo dell’enorme villa Williams, l’unica dimora di cui avesse memoria.
Aveva sentito sua sorella piangere. Quel maiale del suo padre adottivo le stava ancora mettendo le mani addosso? 
Solo qualche settimana prima la sua sorellina era andata da lui mostrandogli strani lividi sulla schiena, attribuendoli al padre. E da qual giorno Yan aveva osservato quell’uomo. Aveva visto strani comportamenti e strani sguardi nei confronti della piccola Donna. Aveva giurato che se lo avesse beccato a farle del male, ci avrebbe pensato lui.
Quel momento era davvero giunto?
Aveva fatto le scale a due a due ed era entrato nella biblioteca al secondo piano come una furia.
Il signor Williams, un uomo alto e spallato aveva appena dato un manrovescio alla bambina di otto anni.
Troppo da sopportare per il fratello maggiore. Senza neanche pensarci gli aveva urlato qualcosa.
L’uomo, come al solito. Doveva averlo insultato “sei solo un piccolo bastardo” e altri.. in genere erano quelli gli insulti che gli rivolgeva.
Si era scagliato sull’uomo. Avevano lottato, forse il signor Williams lo aveva anche colpito in testa con un fermacarte o con il posacenere.
Yan lo aveva afferrato alla gola. Certo! Era lì che era successo!
Non sa come, ma dalle sue mani era uscita una lastra di ghiaccio! Ghiaccio! Assurdo! Una specie di stalattite appuntita come un rasoio. Aveva bucato la carotide dell’uomo in meno di un secondo.
Yan si sente sporco di sangue. Cerca di riprendere il controllo.
Deglutisce più volte e guarda il corpo che ha lasciato lì a terra da pochi minuti.
La sua sorellina urla ancora.
-Donnie.. tesoro… dobbiamo…- dobbiamo cosa? Nemmeno lui lo sa con certezza.
Raggiunge il telefono. La polizia, certo.
Beh, ovviamente è come tirarsi la zappa sui piedi, ma deve prima di tutto pensare a Donna.
Non passano nemmeno cinque minuti dalla chiamata alla polizia che già sente le sirene.
Si guarda le mani. Un enorme buco su entrambe. Come stigmate, solo molto più larghe di quelle che ha visto nei quadri.
Probabilmente sono state lasciate da quella lastra di ghiaccio. O qualsiasi cosa fosse!
Da lì in poi tutto accade molto velocemente: due poliziotti si assicurano che lui e la bambina stiano bene, un paramedico gli fascia e disinfetta le mani, poi lui confessa tutto a due agenti.
In meno di due secondi si trova seduto in una stanza dai colori freddi. 
Ma ancora nessuno lo aveva interrogato. Neanche a pensarlo un uomo entra nella stanza e si siede di fronte a lui.
-Ciao Yan. Stai bene?-.
-Io…-.  Non sa bene cosa rispondere.
-Ah, so già tutto, non devi spiegarmi nulla. Lo volevi proprio uccidere vero?-.
Il ragazzo si passa le mani nella cresta color platino. -No!- ma nel momento in cui parla si rende conto immediatamente che è una bugia. Lo voleva, come non mai.
-Mmmmm – l’uomo è perplesso – allora non si spiega perché tu sia riuscito ad usare i tuoi poteri-.
Poteri? Yan è confuso. Non dice nulla.
-Certo è strano che tu ti sia manifestato a noi così. Un atto davvero violento-.
-Lei non è un poliziotto-.
-No. È vero. Faccio parte della Lega Aquario. È molto tempo che ti tengo d’occhio, Yan. Tua madre mi chiese di farlo, molto tempo fa, quando fu costretta a lasciarti. Persino da dove vengo io sono in pochi ad avere i poteri simili ai tuoi. Direi che sei quasi unico nel tuo genere. Con noi imparerai ad usarli-.
-Aspetti… cosa?-.
L’uomo alza gli occhi al cielo. -Yan, la tua alternativa è credermi e vedere poi da te con i tuoi occhi, oppure restare qui, subire un processo e essere imputato per omicidio, sicuramente condannato a reclusione. E scommetto che in pochi non ti reputeranno pazzo quando dirai che dalle tua mani si è materializzata una lama di ghiaccio-.
Il ragazzo deglutisce, incerto. -Okay… mi parli della Lega-.
-Ogni cosa a tempo debito. Non posso raccontarti tutto subito. Sarebbero decisamente troppe informazioni tutte in una volta…-.
-Signore, ho un quoziente intellettivo più alto delle media statale. Credo di poter assimilare qualche informazione-. È diventato più sbruffone. L’uomo lo osserva. Il ragazzo sembra essersi tranquillizzato e sembra trovarsi a suo agio anche in quella conversazione.
“Molto versatile”
-Sì, lo sono-.
-Come?-.
-Sono un ragazzo versatile-. L’uomo lo guarda. -Io non l’ho detto-.
-Sì, invece!-.
-No, io l’ho pensato. Credo che sia un altro dei tuoi molti interessanti poteri. Ti capita spesso? Leggere il pensiero-.
-Solo a volte… lo scambio con vere parole-. Incrocia le braccia al petto.
-Allora, da dove vuoi che inizi? Col fatto che vengo da un mondo parallelo a questo? E che anche tu vieni da lì?-.
Yan assottiglia gli occhi. -Un mondo dove esiste la magia-.
Il ragazzo scoppia a ridere -Certo-.
-Come la chiami la cosa che hai fatto tu nella biblioteca di famiglia?-.
Il ragazzo si zittisce.
-Bene. Ti porterò a vederlo, un giorno. Ma è qui che la Lega Aquario opera: si sono formati squarci tra i due mondi. Con la differenza che gli uomini non li vedono. Invece gli abitanti dell’altro mondo sì. La maggior parte avvertono le autorità e li fanno chiudere. Ma nessuno si preoccupa di ciò che viene da questa parte. Mostri in genere. Demoni, chiamali come più ti piace. La Lega è una società segreta che cerca di far sparire tutte le aberrazioni arrivate da questi squarci. Ultimamente ci sono dei mostri che ci preoccupano, soprattutto perché sono creature di cui le leggendo umane parlano molto, così tanto che in troppi le considerano solo finzione per rendersi conto della minaccia.
-Abbiamo bisogno di quanti più uomini possibile. Soprattutto con il tuo potenziale, Yan. Se hai manifestato il tuo potere in una maniera così violenta significa che sei portato per le azioni violente. Vai mai a botte coi i tuoi compagni?-.
-Sempre-.
-Vedi? Ho bisogno della tua violenza. Voglio che tu impari a contenerla. Hai talento. Invece della prigione ti propongo uno scambio equo, la tua libertà, vigilata, s’intende, in cambio della tua capacità di uccidere così a sangue freddo-.
Yan lo guarda: -Non ho ucciso a sangue freddo-.
-No? Io dico di sì. Se tu avessi visto la tua faccia nello specchio in quel momento. Solo quando tua sorella ha iniziato a piangere ti sei preoccupato.  E ti sei preoccupato per lei. Non per l’uomo che hai ucciso-.
-… e chi dovrei uccidere?-
-Non chi, ma cosa, piuttosto-.
Cala il silenzio. -Quelle cose, vero? Le aberrazioni come lei le ha chiamate-.
L’uomo annuisce. -Soprattutto quelle nuove, dato che sembra che abbiano bisogno di essere fatte letteralmente a pezzi per essere fermate. Sto parlando di creature che qui sulla Terra voi chiamate zombie-.
Yan resta in silenzio. O quell’uomo le sparava molto grosse, o lui stava per finire in una faccenda di dimensioni apocalittiche.
 
Sono passati due mesi. E no, quell’uomo non le sparava grosse.
Yan ricarica il fucile a pompa dietro il cassone. Esce allo scoperto e spara. La testa di una zombie esplode nell’impatto, ma quel coso continua ad avanzare.
-Ehi! Papà l’aveva detto che ci sapevi fare!- un ragazzo fa fuoco contro le gambe dello zombie. La sua arma non spara proiettile, ma due pesi legati da una catena. L’impatto della catena spezza letteralmente le game della creatura che si trascina avanti strisciando solo con la forza delle braccia.
-Questi bastardi sono fottutamente ostinati!- un altro dei ragazzi della squadra sputa a terra.
-Ehi! Qui c’è una signorina! Limita quel linguaggio da scaricatore di porto Devis!-. In tutta risposta il ragazzo fa spallucce.
Joel è l’unica ragazza del gruppo. E su dieci sono rimasti solo loro quattro.
La ragazza si appoggia al cassone, esausta. -Era davvero l’ultimo?-.
Yan si guarda intorno. Una buona quindicina di zombie sono a terra e si dimenano come possono.
-A quanto pare…-.
-Bisogna farli a pezzi…- Yanez, il capo della squadra non finisce la frase: Yan ha già messo in moto la sua motosega e sta facendo a pezzi quei mostri.
Devis ridacchia: -Beh non c’è neanche bisogno di chiederlo eh?-.
-No, infatti. Ehi Yan, perché quella cosa non la usi in battaglia?-.
 -Beh per usarla devo avvicinarmi un po’ a questi stronzi… e per ora, ancora non ci tengo. Non finché ho un buon fucile!- ridono tutti.
Yan è il più alto di tutti, nei suoi due metri.
-E perché non usi i tuoi poteri?- Joel gli sorride.
-Come dire che un po’ d’acqua e ghiaccio fa qualcosa a queste bestioline. Ho i miei limiti anche io, sai?-.
E di nuovo ridono tutti.
Yanez guarda il suo orologio da taschino. -Manca dieci alle otto… oh-oh Yan e Devis… qualcuno è in ritardo per la scuola eh?-.
I due corrono fuori senza neanche fiatare. Essere puntali a scuola era quasi fondamentale: Yan era praticamente sorvegliato giorno e notte e Devis non poteva certo permettersi di essere scoperto: era uno dei pochi umani a militare nella Lega Aquario, solo perché si era ritrovato faccia a faccia con uno zombie e lo aveva miracolosamente distrutto. Così per il bene della sua famiglia aveva intrapreso quella strada. Ma siccome nessuno sapeva, non poteva permettersi di destare sospetti saltando scuola.
Si fermano in un vicolo, dove, come al solito, hanno lasciato dei cambi e gli zaini con i libri, poi raggiungono la scuola.
-Bene. Ci dividiamo qui, amico. Ricorda che oggi pomeriggio devi vederti con il capo per parlare dei tuoi poteri!-. 
Yan fa spallucce e dopo aver individuato l’uomo incaricato dal capo di controllarlo, lo raggiunge, per poi entrare nella sua aula.
 
   
 
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