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Autore: Aqua24    17/05/2013    1 recensioni
E forse per disperazione, forse per pazzia, forse per solitudine, per un bisogno più grande di quanto si possa immaginare di affetto, Celeste fece ciò che Celeste le disse di fare.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25/03/2003

"Hai una bella casa." Affermò lo psicologo affondando nella poltrona marrone. 
La bambina non rispose, continuò ad accarezzare i capelli della bambola che teneva sulle ginocchia, osservandola con i suoi grandi occhi azzurri e vitrei. 
"A te piace la tua casa, Celeste?" 
La bambina scosse la testa dopo un minuto, lentamente.
"Perché no?"
"Ci sono troppi specchi."
"Non ti piace guardarti?"
La bambina non rispose, i due rimasero in silenzio per qualche minuto.
Era ovvio che lo psicologo occhialuto attendeva una risposta.
"Non posso guardarmi negli specchi, lui non vuole."
"Lui chi?"
" Il riflesso. "
"Il riflesso sei tu, Celeste." 
Lei tacque, continuando ad accarezzare la bambola con sguardo assente.
"Solo tu."

18/12/2008

"Devi smetterla di parlare di me, Celeste..." 
Echeggiò una voce dal bagno.
"Non devi parlare di me con nessuno."
La rimproverò.
Celeste, seduta sul pavimento freddo, si strinse le gambe al petto. 
"Mi sento tanto sola..." 
Mormorò, con la voce rotta dal pianto.
"Trova i miei cinque cuori, ti prometto che non sarai più sola... Mai più.
Celeste, tremando, annuì al buio che la circondava.

06/02/13

Celeste non aveva mai avuto amici, fin dalle elementari gli altri bambini dicevano che fosse strana, che parlasse da sola.
I bambini si sa, a volte possono essere crudeli, e crudele fu il modo in cui trattarono Celeste.
E forse per disperazione, forse per pazzia, forse per solitudine, per un bisogno più grande di quanto si possa immaginare di affetto, Celeste fece ciò che Celeste le disse di fare.
Con un grande coltello da cucina pugnalò l'unica amica che si fosse mai fatta. 
La pugnalò mentre dormiva, proprio alla gola, per poi lacerarle il petto e la pancia mentre il sangue le schizzava sul viso, sulle mani, sui vestiti.
Schizzava sui muri, sul letto e sul pavimento, riempiendo di cattivo odore la stanzetta. 
Poi Celeste barcollò verso il salone, dove pugnalò più e più volte sua madre al centro del petto. 
E poi toccò a suo fratello, suo padre ed infine sua sorella. 
Zuppa di sangue, trascinò i cadaveri nell'ingresso e li ammucchiò, uno sopra l'altro.
Poi rise, con una risata da far gelare il sangue nelle vene.
E gridò al suo riflesso alla destra della porta: "Prendi i tuoi cinque fottuti cuori!" 
Sorrise barcollando sul posto.
Gettò indietro la testa e cadde in ginocchio, gridando ancora: "Ecco i tuoi cinque cuori!"

Nessuno le rispose.

Brandì così il mattarello dalla cucina e ruppe tutte le fonti di riflesso della casa: Specchi, vetri, tv, cristalli...
E dopo diede fuoco a tutte le tende.  
In poco tempo la casa era in fiamme, e Celeste trovò la pace, sdraiata nell'ingresso mentre osservava, sorridendo, l'unica cosa riflettente in casa che non aveva rotto: gli occhi sgranati di sua madre.
Il mostro le sorrise di rimando.
Il suo riflesso, niente più, niente meno.
  
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