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Autore: AlBer    17/05/2013    1 recensioni
A volte è giusto chiedersi se le cose siano sempre andate così come ci raccontano i tempi che viviamo...
Dedicato a tutti quelli che non si arrenderanno mai e avranno sempre il coraggio di manifestare il proprio dissenso.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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L'ULTIMA VOLTA CHE SCESI IN PIAZZA...



Finalmente si scendeva in piazza. Era ora! Ed ero  in ritardo. Correvo più veloce del mio affanno verso il centro della città…
Volevo essere in prima fila, ma ero in ritardo. Dannatamente in ritardo.
Quando si trattava di scendere in piazza per difendere i nostri diritti non mi ero mai tirato indietro e questa volta il motivo era di quelli importanti... Manifestare per la Giustizia... Contro i soprusi… Ma io ero in ritardo!
Continuavo a correre con la speranza di raggiungere i miei compagni e urlare insieme a loro la nostra richiesta. Sostenere senza remore la nostra causa. Contro qualsiasi politicante. Avremmo gridato contro qualsiasi potente si fosse presentato, fin quando le nostre parole non sarebbero state ascoltate…

 
Le vie erano deserte.
Potevo sentire il calpestio dei miei piedi prendere il sopravvento sui battiti del mio cuore e poi ancora le pulsazioni sorpassare il ritmo dei passi... sorpassi e controsorpassi.
A giudicare dalla desolazione in cui correvo, tutta la città doveva trovarsi già adunata nella piazza…
Sembravo essere l’ultimo di un’intera città.
Ero in ritardo, ma allo stesso tempo le vie che vedevo scorrere vuote  mi rendevano più felice che mai… Questa volta il popolo stava partecipando in massa!


Più mi avvicinavo e più il rumore prodotto dalle suole che impattavano sul ciottolato veniva sovrastato dal clamore della folla che stavo per raggiungere…
Il cuore sconquassava il petto e quasi raddoppiava il lavoro per l’emozione di vivere un momento che sarebbe entrato nella Storia. 

 
Quando finalmente raggiunsi la piazza, lo spettacolo mi riempì gli occhi e l’anima.
Gremita. Colma. Straripante.
Brulicante di gente in ogni luogo…in ogni angolo… e molti altri continuavano ad affluire in una piazza al limite dell’esondazione.
Cercai i miei compagni, ma era davvero complicato muoversi tra la folla.

 
Fa niente!  Pensai.  Tanto siamo qui tutti per la stessa causa e questa volta ci faremo sentire!
 
In fondo, tutte le persone che avevo intorno le potevo considerare come fossero miei fratelli.
Sarebbero stati i miei nuovi compagni. I compagni di una giornata da ricordare.


Faceva caldo e la folla era lì da ore… Mi ritrovai a riflettere sulla pazienza di quegli eroi…  sulla loro tenacia… la loro forza.
Sorrisi… Alzai il viso al cielo e con gli occhi chiusi donai quel sorriso al sole.
Ero soddisfatto e la mia anima rideva eccitata.

 
In quel preciso momento dietro di me si avvicinò qualcuno che sussurrò a chissà chi:  «Attenzione! È pieno di manifestanti mercenari. Sporchi venduti! Forse sono addirittura più di noi.»
 
Mi girai di scatto ma quello era già travolto dalla corrente della folla… «Hey!» gridai, ma la sua ombra si disciolse nella miriade di persone.
 
Cosa voleva dire? Cosa diavolo voleva dire? Non eravamo lì tutti per lo stesso motivo?
Non eravamo lì tutti per gli stessi ideali? Per difendere la Giustizia dall’ingiustizia più grande?

 
Cominciai a guardare sospettoso i volti di chi mi era accanto. Non potevo credere che quella voce avesse detto il vero… mi immersi tra la folla lasciandomi trasportare dai flutti della calca…
Origliai i loro discorsi… Mi lasciai trascinare a fondo da quelle onde umane… Attraversai la piazza ascoltando le parole che si scambiavano, fin quando emersi da quella marea con il viso solcato da mille lacrime… Era vero! Era tutto dannatamente vero!

 
Tra la folla c’era un’altra folla. Una moltitudine di persone pagate per venire a manifestare il pensiero opposto al mio… opposto al nostro. Persone pagate, sobillate, fomentate per andare contro i nostri ideali. Per andare contro le nostre richieste e la nostra volontà.
Avevano accettato quel compito in cambio di denaro o anche solo di un semplice viaggio spesato in questa città.

 
Il giorno che per me doveva essere l’inizio della Rivoluzione mi si presentò agli occhi come un incubo di incommensurabile mostruosità.
La rabbia mi paralizzò braccia e gambe. I nervi divennero tesi … poi iniziai ad avvertire il flusso del sangue arrivare alla testa. Il cuore pompava sangue in canali gonfi che inondavano il cervello.

 
La traversata della piazza mi aveva devastato e ora mi stava trasformando.
 
Ero giunto nel punto opposto. Ero nel punto più distante rispetto a quello dove si sarebbero dovuti presentare i governanti e i vari rappresentanti…
Mi arrampicai su un vecchio edificio e raggiunto il tetto iniziai a gridare verso la folla:

 
«Quanto vi hanno PAGATO? Quanto costa la vostra VILE ANIMAAAA!?
Per quanto avete venduto il buco che le idee hanno lasciato nella vostra mente!?
Quanto è costato il noleggio di quel vuoto per farvi mettere le idee e la foga di altri?»

 
«FRATELLI!!!!» e in quel momento mi rivolsi idealmente a quelli che sarebbero stati dalla mia parte «Ascoltatemi! Questo posto è pieno di mercenari dell’anima che urleranno e manifesteranno contro i nostri ideali e non perché la pensano in maniera opposta a noi, ma perché sono stati pagati per farlo… A voi mercenari dico: mi fate schifo! MI  FATE SCHIFO! Schifo! SCHIFOOOOO!»
 
Nella zona sottostante l’edificio si accese una baruffa furibonda.
C’era gente che inveiva contro di me, altri che tentavano di difendermi.  
Ma si trattò solo di qualche focolaio di risse che vennero presto sedate.
Del resto solo un decimo della piazza si poteva accorgere che un pazzo urlava qualcosa da un tetto.

 
«Bestemmiatori di voi stessi! Tornatevene a CASA!
Lasciate che oggi le nostre grida possano alzarsi in difesa dei nostri valori. SONO I NOSTRI VALORI, CAPITE? E’ quello per cui noi siamo disposti anche a MORIRE!
Non venite a calpestare quello che per noi è la vita lordandolo con la vostra anima corrotta!
Non lasciate che la nostra protesta venga soffocata da voci comprate con i soldi.
Non permettete che ciò accada, perché se oggi venderete la vostra voce e la vostra persona, ne trarrà beneficio solo chi l’avrà comprata.
Il potente di turno che oggi vi regala qualcosa, domani schiaccerà anche voi!»

 
Urlavo mentre le lacrime rigavano il viso e un’incontenibile rabbia premeva nelle vene della testa.
 
Dalla parte opposta della piazza accadeva qualcos’altro… intravedevo alcuni uomini politici e altri personaggi influenti che parlavano tra loro e a volte con la folla. C’era un ferito sul palco! Qualcuno era stato ferito e ora stava sul palco!
Per il resto non capivo nulla di cosa stesse accadendo, ma non servì più capire, perché in quel momento venni raggiunto sul tetto da un gruppo di energumeni… mi trascinarono giù con una violenza inaudita.
Mi portarono in un vicolo isolato. Erano in quattro o cinque. Mi pestarono. Calci. Pugni. Sputi.

 
«Eccoti i tuoi ideali! Merda che non sei altro!» questo fu l’ultimo messaggio accompagnato dall’ennesimo calcio nello stomaco.
Se ne andarono.

 
Restai a terra qualche minuto prima di capire se fossi ancora vivo, fino a quando il sibilo nelle orecchie venne sovrastato dal clamore della folla nella piazza adiacente.
 
Ancora riverso a terra riuscii a  sentire il silenzio impossessarsi della piazza…
poi, l’improvviso urlo del governatore:
 
“Chi volete libero? Barabba o Gesù?”…
 
Rispose il clamore scomposto della folla. Riuscivo a sentire il netto prevalere della voce puttana, che scandiva il nome di Barabba. Non ricordo più altro. Svenni.
 
Mi risvegliò dopo alcune ore la pioggia che cadde quel giorno a Gerusalemme.
Quella fu l'ultima volta che scesi in piazza...

 
 
  
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