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Autore: Bale    17/05/2013    1 recensioni
Il famoso scrittore Noah Gallagher (già protagonista della mia FF "Amori Sbagliati") si trova in un grave momento di crisi.
Non sa più chi è, non scrive più. Si sente solo e smarrito nel mondo.
L'unica persona che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi si trova a Roma, ma lui non ha il coraggio di tornare da lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ricordi







Noah era seduto in giardino.

Si sentiva vuoto, sperduto nel mondo.

Recuperò il suo computer portatile e cominciò a scrivere.

Le parole uscirono lisce e fluide e alla fine ne venne fuori uno di quei racconti brevi che pubblicava ormai da due mesi sul suo blog.

Non aveva più scritto libri dopo aver pubblicato quello sulla sua gita a Roma e su Olga.

Si era ritrovato spesso a pensare a lei dopo la pubblicazione del romanzo, ma non aveva mai avuto il coraggio di prendere un aereo per andare a trovarla a Roma.

Gli piaceva pensare a lei come alla sua anima gemella, l’unica che potesse veramente comprendere i suoi timori e le sue preoccupazioni. Per lui Olga significava casa. Era il luogo in cui poteva rifugiarsi quando toccava il fondo, dove poteva essere se stesso, aprirsi, esprimere liberamente il suo essere.

Si erano frequentati poco, ma erano bastati pochi sguardi.

Aveva capito subito che sotto quel guscio ben rinforzato c’era una donna fragile, provata dalla vita.

Quando l’aveva vista con in mano la prima edizione di “Nuvole e Caffè”, poi, aveva capito tutto di lei.

Olga era la sua protagonista, al contrario di Katherine.

Olga era reale, vera, dolcemente complicata e sbagliata. Katherine invece era meschina e lui non si era realmente innamorato di lei, ma solo dell’idea che se ne era fatto.

Non aveva più visto neanche lei. Forse aveva divorziato, forse si era trasferita, forse aveva avuto dei figli.

All’improvviso Noah si sentì precipitare nell’abisso. Un figlio.

Il pensiero viaggiò lontano, raggiungendo automaticamente e irrimediabilmente il figlio che non aveva mai avuto da Katherine. Forse era stato meglio così. Se quel bambino fosse nato gli avrebbe impedito di dire addio a Katherine e soprattutto gli avrebbe impedito di andare avanti con la sua vita che non poteva essere accanto a quella donna.

Scosse la testa e cercò di trattenere le lacrime. Non poteva affatto rallegrarsi per la morte di suo figlio. Il suo bambino. Magari avrebbe avuto le sue stesse paure e probabilmente gli occhi di sua madre. Sarebbe stato un maschio, Noah lo sapeva. Le sue viscere lo sapevano.

Gettò il computer da un lato e andò in cucina. Trascinava i piedi, si sentiva stanco. Stanco della vita.

Una bellissima donna bionda uscì dalla sua camera da letto. Indossava soltanto un paio di slip.

Noah si era quasi dimenticato di lei.

L’aveva conosciuta la sera prima in un locale. Lei lo aveva riconosciuto subito, aveva fatto qualche moina, aveva detto che amava il suo modo di scrivere. Si erano ritrovati a letto insieme senza neanche sapere come.

Noah non era un playboy, non amava le avventure di una notte, ma quella sera c’era cascato.

La ragazza era molto bella, lui aveva bevuto. Si sentiva solo, incredibilmente smarrito e abbandonato.

Aveva bisogno di svegliarsi accanto a qualcuno, di sentire la voce di una donna in casa sua, di preparare la colazione non soltanto per lui.

-Buongiorno-   salutò la ragazza con un sorriso.

Si avvicinò a Noah e gli diede un bacio sulla guancia.

-Dovresti farti la barba-   disse poi.

Lui sorrise e andò verso il frigorifero.

-Hai fame?-   le chiese.

All’improvviso si ritrovò a desiderare di rimanere solo. Voleva che lei se ne andasse.

Non ricordava neanche il suo nome.

Voleva rimanere solo con se stesso, ma ovviamente non poteva cacciarla via.

Noah era un ragazzo dolce, di buon cuore. Aveva un gran rispetto per le donne, anche se la notte precedente lo aveva dimostrato in maniera un po’ bizzarra. Non l’avrebbe mai mandata via. Avrebbe gentilmente aspettato che fosse stata lei ad andarsene dal suo appartamento.

-No, grazie-   rispose lei sbadigliando   -Devo andare a lavorare-

Faceva la cameriera in un bar. Era l’unico dettaglio che Noah ricordava di lei, ancora meglio de suo nome.

-Dove sono i miei vestiti?-

Lui richiuse il frigorifero e andò verso di lei.

-Credo siano sparsi un po’ per tutta la casa-   disse trattenendo un sorrisino compiaciuto   -Ti aiuto a recuperarli-

La ragazza lasciò casa sua pochi minuti dopo e Noah tirò un sospiro di sollievo.

Tornò in giardino con una tazza di caffè e recuperò il suo portatile.

Rilesse con attenzione la breve storia che aveva pubblicato poco prima sul suo blog. Parlava della notte appena trascorsa, con qualche dettaglio in meno.

Noah, rileggendola, si stupì di se stesso. Nel descrivere la ragazza aveva aggiunto caratteristiche che ricordavano Olga. L’aveva definita addirittura acida all’inizio della serata, ma poi molto dolce sotto le lenzuola.

Si stropicciò gli occhi e prese un sorso di caffè.

Forse era arrivato il momento di rivedere la signorina Ranieri.



   
 
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