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Autore: dragon_queen    17/05/2013    2 recensioni
[SOSPESA...PER IL MOMENTO :)]
E se Shuichi Akai non fosse morto per mano di Rena durante quel fatidico incontro? E se per puro caso fosse approdato in casa di un'inimmaginata vecchia conoscenza che non pensava fosse possibile ripiombasse nella sua vita?
Può Akai ricominciare a provare dei sentimenti simili a quelli che sentiva per Akemi?
E se l'Organizzazione scoprisse che in realtà il Silver Bullet è ancora vivo?
(Da non considerare dall'ep.552 ita in poi)
***Una prova, quindi non so ogni quanto aggiornerò. A seconda anche da quanti la leggeranno :)***
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gin, Nuovo personaggio, Shuichi Akai
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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FILE 6

 

Quando Akai aprì gli occhi, si trovò accasciato contro il bracciolo del divano, in una posizione per niente comoda. Addosso, a coprirlo, aveva una coperta di lana, vecchia e infeltrita. Notò immediatamente di essere solo e che Reiko era sparita da qualche parte.

Alzò un poco la testa, gemendo lievemente, avendo avvertito dei rumori dalla camera della ragazza. Mentre si alzava a sedere si massaggiò energicamente il collo, imprecando.

Dopo un paio di tentativi riuscì finalmente a mettersi in piedi, avanzando verso la stanza di Reiko. Si affacciò, trovando la ragazza indaffarata nel preparare i bagagli. Allora si ricordò di quando lei gli aveva comunicato la sua partenza dopo due giorni. Che fare?

-Buongiorno- salutà Akai, attirando la sua attenzione.

-Buongiorno- rispose lei, non smettendo però di fare quello ce stava facendo e non alzando neanche gli occhi per guardarlo.

Lui ignorò quel comportamento, aggiungendo:

-Dove andiamo?-

-Io torno a casa, tu non lo so-

Erano tornati ai toni freddi di quando si erano appena conosciuti.

-Ehi, non vorrai lasciarmi qui, vero?- sorrise nervosamente lui, allargando le braccia in segno di resa.

-E perchè no? In fondo neanche ti conosco-

A quelle parole una fitta le colpì il cuore, facendola quasi smettere di respirare. Ma che cosa le prendeva?

Quella mattina, quando si era svegliata abbracciata ad Akai, aveva avuto paura. Contro ogni aspettativa si stava affezionando ad un altro uomo e questo la spaventata. Soprattutto se la persona in questione era qualcuno conosciuto da meno di un giorno.

Per questo aveva preferito innalzare nuovamente quel muro che in poche ore lui aveva a poco a poco intaccato.

Certo, continuava a diffidare, ma se lui realmente ero lo stesso bambino che aveva conosciuto durante l'infanzia, allora una parte di lei non poteva fare a meno di fidarsi.

Ciò però non comportava il fatto che lo avrebbe riammesso nella sua vita.

-Andiamo Reiko, non ho un posto dove andare. Non ti importa?- insistette Akai.

Era la prima volta che la chiamava per nome e questo le provocò un singolare calore all'altezza dello stomaco.

-Ripeto, non so come aiutarti, mi dispiace...-

Fece per superarlo che, senza rendersene conto, si trovò schiacciata tra lui e la parete, con il viso completamente affondato nel suo petto, il quale si alzava e abbassava come se avesse avuto il fiatone.

Il volto di Reiko si era improvvisamente infiammato e quella posizione le stava alquanto stretta. Prima però che potesse dire qualunque cosa, fu Akai a parlare:

-Reiko, senti, ti sono grato per quanto hai fatto per me e so anche che non ti fidi completamente e credimi, al tuo posto farei lo stesso. Ma ti prego di cercare di capire, dato che ho seriamente bisogno che tu mi aiuti ancora. Non ho nessuno dal quale tornare, in questo momento ho solo te-

Quelle parole la paralizzarono, ma il culmine fu il respiro pesante del ragazzo a contatto con la sua fronte. La sua mente letteralmente si scollegò per almeno un paio di minuti. Dopodichè rispose:

-Non so perchè lo sto facendo, ma una parte di me pensa di potersi fidare. Quindi d'accordo, puoi venire a stare da me, a patto che sia una cosa temporanea e che, quando te la sentirai, tu mi racconti qualunque cosa nascondi-

-Non posso prometterlo, ma ci proverò-

-Per il momento vedo di farmelo bastare. Adesso ti spiacerebbe lasciarmi andare?-

Akai, ancora su di lei, si allontanò rapido, schiarendosi la voce, come se fosse lui quello imbarazzato. La ragazza, dal canto suo, stava combattendo per non far cedere le ginocchia e per calmare il tremito che l'aveva invasa. Da quando reagiva in quel modo davanti ad un uomo?

 

Non appena le valigie furono pronte, Akai aiutò Reiko a caricarle in macchina. Dopodichè insistette per guidare lui.

-Sei sicuro di esserne in grado?- chiese scettica lei mentre raggiungeva di contro voglia il posto del passeggero.

-Stai scherzando, vero?-

-Era solo per chiedere. Con quella ferita al petto non so come tu faccia anche solo a sollevare il braccio-

-Sono abituato a molto peggio. Forse un giorno te lo racconterò-

La ragazza sospirò, arresa, per poi aprire lo sportello posteriore e far salire Akira. Mentre Akai la guardava salire a sua volta in macchina, ebbe una strana sensazione, come se qualcuno li stesse osservando.

Si voltò di scatto e gli parve per un attimo di aver visto qualcosa scintillare sul fianco della collina, come il riflesso di uno specchio.

Se lo stavano osservando, lui aveva anche capito di chi poteva trattarsi e la cosa non lo rese affatto più tranquillo.

Se l'organizzazione era a conoscenza del fatto che era vivo, non ci avrebbe impiegato molto ad arrivare a lui. Ciò significava che anche Reiko era in pericolo. Aveva però ancora bisogno di lei, quindi non si sarebbe allontanato per il momento. Certo, avrebbe fatto comunque qualunque cosa per proteggerla.

-Che ti prende?- lo raggiunse la voce di lei, la quale si era risollevata dal posto del passeggero e lo osservava, confusa e sospettosa.

-Niente, va tutto bene. Andiamo?- rispose Akai, aprendo lo sportello dell'auto e salendo, non senza lanciare un'ultima occhiata verso la collina.

Reiko, colto lo sguardo di lui, si voltò a sua volta nella stessa direzione, non notando però niente di strano. Così si strinse nelle spalle e salì a sua volta in macchina, la quale, quasi cinque minuti dopo, stava già imboccando la strada per tornare in città.

 

**

 

La donna sorrise malignamente, mentre lentamente si staccava dal mirino del suo fucile e prendeva a smontarlo, quasi fischiettando. Dopodichè afferrò la trasmittente poggiata sopra lo zaino.

Premette il pulsante per parlare.

-Capo?-

-Chianti, hai novità?-

-Credo di aver appena trovato il nostro Silver Bullet-

 

**

 

Reiko giurò a se stessa che non sarebbe più salita su una macchina insieme ad Akai. Aveva guidato come un pazzo e persino Akira, ad un certo punto, aveva nascosto il muso tra le zampe, prendendo ad uggiolare.

Quando l'auto si fermò, la mora saltò fuori, quasi come avesse avuto una molla sotto il sedile.

-Tu sei pazzo!!- imprecò, rivolta al ragazzo, il quale stava uscendo a sua volta dal veicolo.

-Ma che ho fatto?- chiese con tono innocente Akai.

-E lo chiedi anche? Devo mettermi a contattare le volte che abbiamo rischiato di ammazzarci grazie alla tua guida? Sappi che ci metterò un po'-

-Non dirmi che te la stai prendendo per questo? Io sono abituato, me lo hanno insegnato. Devi fidarti più di me-

-Davvero? Dovrei fidarmi di qualcuno che, nonostante gli abbia palesemente salvato la vita, continua a raccontarmi un mucchio di bugie?-

-A dirla tutta penso che anche tu abbia qualcosa da nascondere o mi sbaglio?-

Reiko non seppe come ribattere, in quanto quelle parole in qualche modo la fecero riflettere. Forse era vero, qualcosa da nascondere ce l'aveva, ma non certo come lui. O almeno così pensava.

-Hai finito?- gli chiese poi, incrociando le braccia sul petto e guardandolo male.

Non gli dette neanche il tempo di rispondere, in quanto si voltò e prese a camminare, dirigendosi verso una piccola palazzina dalle pareti bianche, il cui ingresso si trovava proprio su di una affollata strada piena di negozi.

Vantaggioso per chi non voleva farsi seguire, cancellare le proprie tracce. Svantaggioso per chi doveva tenere gli occhi aperti.

Mentre guardava Reiko e Akira fermarsi davanti al portone d'ingresso, lui rabbrividì. Si voltò lentamente verso la macchina, stracolma di bagagli, e sospirò.

-Stiamo scherzando, vero?-

 

-Diamine, sono un uomo ferito, dovrei essere io quello accudito e non fare il mulo da soma- si diceva Akai, mentre saliva per l'ultima volta le scale che conducevano all'appartamento di Reiko, per fortuna al primo piano.

Poggiò poco delicatamente le ultime valigie per terra, stirando poi la schiena con un gemito strozzato. Doveva ammettere però che, a parte tirare per via della cicatrizzazione, la ferita al petto non gli dava più di tanto fastidio.

Quella ragazza, nonostante il brutto carattere che si ritrovava, aveva delle mani da guaritrice. Era davvero sicuro che fosse una normale studentessa di psicologia?

-Tutto a posto?- lo raggiunse la voce di lei alle sue spalle, facendolo voltare.

Reiko, un sorriso sincero sulle labbra, gli stava porgendo una tazza di quello che pareva caffè. Akai rimase spiazzato per quella improvvisa bontà, dato che fino a cinque minuti prima, se avesse potuto, probabilmente lo avrebbe ucciso.

Sospettoso, accettò la tazza fumante e, mentre se la portava alle labbra, la annusò, come a volersi accertare che era tutto a posto.

-Niente scherzi, giuro. Prendilo come un segno di pace- disse la ragazza, continuando a sorridere.

Akai la fissò intensamente, rivedendo per un attimo la sua Akemi in quegli occhi color del ghiaccio.

-Che c'è?- chiese lei, visibilmente confusa e anche un po' imbarazzata.

-Niente. È solo che le somigli davvero tanto- si lasciò sfuggire lui senza volere.

Accortosi dell'errore, per mascherare l'imbarazzo, si tuffò sulla tazza di caffè. Avvertendo però gli occhi di Reiko che continuavano ad osservarlo, cercò un modo per svignarsela, finendo sul terrazzo che dava sul fiume.

Mentre guardava l'orizzonte, sentì dei passi alle sue spalle. Stavolta non si voltò.

La ragazza si poggiò alla balaustra con ancora la tazza di caffè tra le mani.

-Mi racconterai mai di lei?- gli chiese inaspettatamente.

-Forse un giorno...- rispose lui, mentre un sorriso nostalgico gli si formava sulle labbra.

  
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