Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Diamante Narcissa Uchiha    17/05/2013    3 recensioni
La leggenda dice che le rose rosse sono nate da una bianca sporcata dal sangue di Afrodite.
Io ho voluto usare quella leggenda per questa fic. Grelliam.
Grell, finita la sua ultima missione della giornata, ritrova William in un giardino pieno di rose.
Sta raccogliendo un'anima quando...
Spero che vi piaccia e che lascerete una recensione che mi farà tanto contenta! X3
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'God save the Grelliam'
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When The Roses Were White

C’era stato un tempo in cui le rose erano tutte del colore del latte…
 
La città stava per addormentarsi con i colori del giorno ma c’era ancora qualcuno in piena attività: Grell Sutcliffe camminava tranquillo sulla riva del Tamigi, lungo il tratto che dava sul parlamento.
Aspettava che arrivasse l’ora scritta nero su bianco sulla sua lista.
Posò lo sguardo sul grosso palazzo dorato che occupava l’intera vista dall’altra sponda del fiume, il leggero vento che accarezzava Londra faceva svolazzare alcune delle sue ciocche scarlatte e la sua giacca altrettanto rossa.
Dopo un altro passo, in cui il suo tacco schioccò per l’ennesima volta contro l’asfalto, un urlo di donna si diffuse nell’aria arrivando fino alle sue orecchie.
A quel suono incominciò a correre nella sua direzione, sicuro che provenisse dalla sua vittima designata.
Le sue scarpe rosse, dalla suola quasi del tutto consumata, si fermarono davanti alla scena di un omicidio.
Il sangue della donna sventrata arrivava fino ai suoi piedi.
S’inchinò e con le mani guantate ne raccolse un po’. Se lo portò alle labbra, assaporandolo: delizioso come sempre.
Si rialzò e si avvicinò alla vittima vestita con un corsetto rovinato e una gonna rattoppata, senza scarpe e le mani piene di graffi e dalle unghie rotte e sporche. La donna sgranò gli occhi vedendolo: il suo sorriso da squalo la spaventò tanto da farla gridare con la poca voce che ancora le restava.
Grell le s’inginocchiò a fianco e le passò la mano sporca del suo stesso sangue sul viso.
-Hai paura vero?- le disse, ridendo sguaiatamente poi.
La donna tentò di urlare di nuovo ma la falce del rosso la trapassò, ferendola nuovamente e mozzandole il fiato in gola.
I suoi occhi divennero bianchi e i cinematic records uscirono dal suo petto.
Fu circondato dalle pellicole: l’ennesimo mortale dalla vita monotonamente inutile.
Raccolse l’anima senza esitazione, fece scomparire la propria falce e, infine, appose il timbro sulla propria lista.
Richiuse il libro e se lo sistemò in una delle tasche interne, alla sua sinistra, della sua giacca.
Mise le mani sui fianchi, si guardò intorno e s’incamminò per un vicoletto lì vicino.
I rintocchi del Big Ben segnarono le sette dandogli il segno che il suo turno era finito. Decise, allora, di concedersi un po’ di libertà, girando per la città.
Attraversò i bassi fondi, dai viottoli stretti e sudici e affollati solo da prostitute e nobili in avanzata età in cerca di compagnia, fino a raggiungere le zone più agiate e passo dopo passo arrivò davanti a una sontuosa villa, il perimetro della magione era delimitato da un’inferriata ornata di ghirigori e, sul cancello d’entrata, delle iniziale, suppose, dei proprietari.
Fece un balzo e sorpassò le lance in ferro della cancellata, atterrò sul sentiero in ghiaia che portava al maniero, ritrovandosi circondato dalle rose che invadevano il giardino.
Erano di un bianco quasi accecante e Grell non potè far altro che dipingersi sul viso una smorfia disgustata per quel colore così puro.
Camminò tra le aiuole arrivando a una grossa fontana ornata di putti e delfini.
Al di là di essa intravide, tra le foglie di alcune siepi, una figura vestita in nero e dal portamento regale.
Intravide un paio di occhiali argento e dei capelli mori.
Riconobbe, allora, il suo William, probabilmente, intento a svolgere una missione.
Decise di pedinarlo a distanza, sicuro che, se lo avesse interrotto, lo avrebbe preso a falciate.
Lo seguì a passo lento per non farsi sentire e si tenne a una distanza di sicurezza per osservarlo in tutta la sua bellezza senza disturbo.
William camminò fino ad arrivare a un’altra fontana, più piccola, dove una giovane donna, dal vestito azzurrino e gioielli coordinati, leggeva tranquilla un libro, rilassandosi con il venticello delle prime ore della sera.
La situazione sembrava tranquilla e non faceva presagire una morte imminente ma, all’improvviso un uomo vestito di un lungo soprabito nero sfoderò un grosso coltello e colpì la nobildonna alla schiena.
Questa non riuscì a emettere alcun suono e cadde svenuta a terra insieme a libro che teneva in mano.
Una grossa pozza di sangue andò a sporcare l’erba del giardino e l’assassino, strappatole la preziosa collana dal sottile collo, corse via.
Passò a fianco a Grell senza, ovviamente, vederlo. Il rosso lo guardò con indifferenza, riportando subito la sua attenzione alle mosse di William.
Questi si avvicinò alla vittima col suo solito passo misurato e la schiena sempre perfettamente dritta, sfoderando la propria arma e tenendo il libro con la lista delle anime da raccogliere sotto braccio.
Non perse la sua rigidità nemmeno quando trapassò in pieno petto la ragazza che, a quel trattamento spalancò occhi e bocca.
I cinematic records uscirono dalla ferita inferta dalla falce, illuminando lo shinigami di una luce biancastra.
Le pellicole s’innalzarono verso il cielo ma, a un certo punto, alcune si distaccarono dal fascio e andarono ad avvolgere William, passandogli da una coscia fino alla schiena.
Lo shinigami cercò di liberarsi con l’attrezzo da giardino ma un’altra serie di ricordi andò a stringergli entrambe le braccia bloccandogliele lungo i fianchi.
Le memorie della vittima invasero la sua mente facendogli provare un senso di profonda tristezza e compassione.
Grell, vedendo la scena, decise d’intervenire e sfoderò la propria motosega, partendo all’azione.
Alcune foglie che erano a terra scricchiolarono sotto i suoi passi veloci e il rombo della sua falce attirarono l’attenzione del moro.
-La tua Afrodite viene a salvarti, mio Adone~!- urlò lo shinigami scarlatto balzando verso William.
Grell arrivò dall’alto, recidendo in un solo colpo tutti i cinematic records che imprigionavano l’altro.
Nella mossa, però, la falce del moro lo ferì ad una spalla e il sangue del rosso andò a sporcare alcune rose bianche vicino alla fontana.
Una soprattutto fu completamente ricoperta dal liquido ferroso assumendo un colore scarlatto.
William fu liberato dalle pellicole e si risistemò i vestiti. Si pulì gli occhiali e gli occhi con il fazzoletto da taschine che ripose finite le due operazioni.
Andò a porre, poi, lo sguardo sulla figura di Grell che si ergeva ritto con un sorriso sfrontato, di fronte a lui, pronto a ricevere i dovuti ringraziamenti.
-Grazie.- disse atono William, tralasciando di commentare la frase urlata poco prima.
Lo shinigami scarlatto gli si avvicinò per lasciargli un bacio sulla guancia.
Will, distratto un attimo da una piega strana della sua giacca, non fece in tempo a scansarlo e quindi a sottrarsi da quel contatto.
William lo guardò con freddezza per un istante ma il suo sguardo fu rapito dal taglio sul braccio di Grell.
Gli andò a stringere il muscolo tra le dita guantate e un po’ di sangue fuoriuscì dalla ferita, facendo deformare i lineamenti del rosso in un’espressione di dolore.
-Devi curare questa ferita Sutcliffe.- disse, con velata preoccupazione.
-Dopo vedrò di rimettermi in sesto caro. Prima però dobbiamo finire un lavoretto.- disse il Grell indicando la ragazza alle sue spalle.
William, lo sorpassò e tornò a concentrarsi sul suo lavoro.
Raccolse l’anima senza altri incidenti e appose il timbro sul proprio libro.
Appena lo richiuse e i cinematic records sparirono, la rosa dipintasi di rosso attirò la sua attenzione.
La raggiunse e la esaminò con una mano.
Con la coda dell’occhio vide Grell “giocare” con la vittima e il suo sangue come se fosse stato una bambina con la sua bambola.
Tagliò con la propria falce il gambo del fiore e ritornò dal rosso che, vedendolo, si rimise in piedi.
Lo shinigami scarlatto lo guardò confuso ma, notando la rosa tra le mani dell'altro, gli sorrise amorevolmente.
-Oohh, Will~!- cantilenò.
William gli porse la rosa.
-Andiamo a casa, che ti curo quel taglio.- gli disse infine, senza alcun tono particolare nella voce.
Grell lo abbracciò, procurandosi un’altra fitta di dolore. Non ci badò e posò un grosso bacio sulle labbra dell’altro.
-Si andiamo.- rispose, poggiando la fronte a quella di Will.
 
C’era stato un tempo in cui le rose erano tutte del colore del latte… fino a che Afrodite non si ferì mentre salvava il suo amante Adone.
Una rosa si sporcò del suo sangue e la sua progenie restò per l’eternità di un rosso passione.
   
 
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