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Autore: GretaHorses    19/05/2013    6 recensioni
Benvenuti a Boom City! Una splendida città nella costa californiana che fa da sfondo alle vicende dei quattro protagonisti Willy, Joe, Rudy e Monique. Seguite i ragazzi nelle montagne russe dell'adolescenza, in cerca del loro vero io, mentre dovranno affrontare i più svariati problemi da quelli di tipo sentimentale a quelli legati al passato. Tra alti e bassi, riusciranno a risolvere le loro difficoltà? Troveranno il coraggio di tirar fuori la loro voce e fare ciò che desiderano veramente? Allora leggi questa storia che con la giusta drammaticità e un buona dose di ironia racconta le vite dei quattro protagonisti che differiscono molto tra loro, affrontando di conseguenza situazioni comuni con punti di vista del tutto diversi.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                              WELCOME TO BOOM CITY!

 

Era terminata la giornata scolastica da un paio d'ore. Willy e Joe erano spaparanzati come al solito nelle vecchie e morbidissime poltrone del salotto di quest'ultimo. Passavano tutti i pomeriggi seduti a discutere tra una sigaretta e una birra, gli argomenti principali erano due: ragazze e quanto odiassero Mrs.Fenchers, la loro professoressa di matematica. Però quel giorno era diverso perché parlarono di cose che solitamente preferivano evitare, ma che stranamente erano uscite.

Joe: “Hey Will, sai ieri sera ha telefonato mio padre...mamma mia non lo sopporto! Adesso è in Giappone con la sua nuova fidanzata che ha vent'anni in meno di lui..cazzo! Ti rendi conto? E' quasi nostra coetanea!”

Willy: “Madonna! Ahahah non ci posso credere si è fatto persino una giapponese ora? Bene appena torno a casa nella cartina faccio una crocetta anche sul Giappone! Mmm..mi pare che ora manchi solo il Congo e l'Uzbekistan, giusto?Ahahah”

Joe: “Cavolo fratello, il tuo sarcasmo mi uccide! No, seriamente Willy...pensa davvero di essere un buon padre telefonandomi tre volte all'anno e soprattutto ubriaco marcio dopo essersi scopato la sua fidanzata? Devi sentirlo..c'ha un fiatone che sembra abbia appena corso la maratona di New York! Insomma dai! A quarantaquattro anni devi mettere la testa a posto, sistemarti, mettere su famiglia! Non girare il globo in lungo e in largo facendosi la prima che capita!”

Era davvero turbato. Si sfregava freneticamente le mani e digrignava i denti, era stufo di suo padre Nick e dei suoi giochetti. Joe a soli 19 anni aveva avuto un passato difficile, un padre che andava e veniva, ma in compenso aveva una madre che lo amava e che rispettava le sue scelte dal momento che soli tre anni prima lui aveva deciso di andare a vivere da solo. Denise, sua madre, aveva trovato la forza di rifarsi una vita sposando Eric Bulder un buon uomo benestante e lavoratore che la ama alla follia. Joe ne era molto felice, anche perché dalla loro unione era nato William, ossia Willy suo fratellastro nonché migliore amico e confidente. Stranamente i due avevano legato molto e non c'era alcuna rivalità o astio tra di loro.

Willy: “Beh di certo Nick non si merita il premio 'padre dell'anno', questo è poco ma sicuro! Comunque sia penso che se a lui va bene così...che ci vuoi fare? Prenderlo per il collo? Ok, io non sono nella situazione di parlare perché ho un papà diverso dal tuo però se uno nasce quadrato non può mica morire rotondo!”

A quelle parole, Joe rise. Willy aveva la capacità di farlo crepare dalle risate anche quando era serio, bastava guardarlo in faccia. Non che avesse un brutto viso, anzi tutto il contrario. Willy era uno dei ragazzi più desiderati della McGregor High School assieme a suo fratello, alto, con i capelli castano chiaro che incorniciavano degli occhi verde scuro che facevano tremare le gambe a tutte le ragazze su cui si posavano. Aveva una carnagione olivastra ed era bello da mozzare il fiato, ma la sua bellezza era direttamente proporzionale alla sua stronzaggine. Eh si, perché le storie che aveva avuto non si potevano contare sulle dita delle mani e tanto meno le scappatelle. Per non parlare di Joe! Lui essendo più grande di tre anni rispetto al fratellastro aveva avuto tre o quattro relazioni in più e un numero indefinibile di incontri di una sola sera. Anche lui era un bel ragazzo, alto, occhi color nocciola, capelli neri come la pece e un po' di barbetta incolta per sentirsi più uomo, faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi facendo il solito occhiolino.

Joe: “Hai ragione effettivamente..oh, ma da dove l'hai tirata fuori quella frase? Mi domando come tu faccia ad avere D in filosofia ahahahah”

Willy: “D- per la precisione..e poi non è colpa mia è colpa di quella stronza della Johnson! Ce l'ha con me ne sono sicuro! Hai visto come mi guarda? Non sorprenderti se un giorno mi ritroverai in ospedale per motivi sospetti..”

Joe: “Ahahahah..si beh è una stronzona..ma mai quanto la Fenchers! Ahahahahah”

Willy: “Mamma mia è un metro e quaranta per un metro e mezzo! Pensa di farmi paura poi..beh si con quel neo peloso enorme che ha sopra la bocca, faccio gli incubi la notte! Ahahahah”

Erano piegati dalle risate e ormai avevano spento la quarta sigaretta. Poi Willy guardò l'ora: erano le cinque del pomeriggio, se non si sbrigava a tornare a casa sarebbe arrivato in ritardo all'allenamento di calcio!

Willy: “Hey Joe! Devo scappare! Cazzo se non muovo il culo mio papà mi fa fare quattro giri di campo in più degli altri!”

Si, perché Eric, suo padre, oltre ad essere un imprenditore di una nota azienda era anche l'allenatore della squadra di calcio Under18 di Boom City e non ammetteva alcun errore o sgarro da parte del figlio. Voleva vederlo un domani sui cartelloni pubblicitari, osannato dall'intera città perché il talento di certo non gli mancava! Willy era il migliore in campo, tanto da essere stato proclamato dai compagni a decisione unanime capitano, ma quest'ultimo il calcio lo vedeva più come un hobby che come una possibile carriera futura, però taceva e faceva tutto ciò che il padre diceva, cosa strana per uno come lui. Così si alzo in piedi e corse verso la porta e Joe lo fermò un secondo.

Joe: “Oh Will! Ti ricordo che domani hai promesso di portare la tequila!”

Willy: “ Ahahahah ok lo farò! Ma ne porterò talmente tanta da dissetare l'intera Marina Militare!”

Detto questo scoppiarono a ridere e uscì di corsa, saltò in sella al suo scooter e si diresse verso casa.

 

 

Rudy guardò l'orologio nella sua stanza: suo fratello era in ritardo! Anche se fra loro ogni giorno era una continua litigata in fondo gli voleva bene e temeva che, appena arrivato ad allenamento, il loro papà lo avrebbe bastonato. Le dispiaceva che Willy fosse così sotto pressione, lui non aveva il tempo di pensare a ciò che voleva veramente doveva solo mettersi lì nell'area di rigore e parare più palloni che poteva. Rudy era una ragazzina dolce e anche un po' viziata, lo si capiva dalla differenza di grandezza della camera da letto rispetto a quella del suo 'fratellone' e dai bei regali che le arrivavano immancabilmente una volta al mese. Del resto la più piccola di casa Bulder se li meritava quei doni perché, oltre a comportarsi da brava ragazza con la testa sulle spalle, aveva una pagella invidiabile con voti non inferiori alla A! Bisogna dire che era tanto brava quanto bella, perché Rudy, sebbene fosse agli inizi dell'adolescenza, non era occhialuta e ricoperta da una coltre di brufoli, anzi aveva i capelli corvini, occhi marrone scuro e labbra a forma di cuore. Non era molto alta, sfiorava appena il metro e sessanta e le piaceva molto vestirsi a seconda della moda. Mentre era rintanata nella sua cameretta e sperava che Willy non si cacciasse in qualche pasticcio, nel suo diario segreto di colore rosa scriveva un solo nome: Jack. Quel nome era scritto in tutti i caratteri, in tutti i colori e in tutte le dimensioni nei suoi quaderni,nei suoi libri..ovunque, da ben due anni! Rudy era innamorata di uno dei migliori amici di suo fratello da un tempo che sembrava infinito, sapeva bene di non avere possibilità con lui o almeno ne era fermamente convinta dal momento che lui stava con una tizia coetanea di lui e Willy e, sebbene avesse più volte cercato di dimenticarlo, nella sua testa persisteva ancora lui: i suoi capelli mori, i suoi occhi marroni e il suo sorriso che la faceva squagliare come burro al sole, inoltre non riusciva a contare le volte in cui le veniva la tachicardia quando lui la salutava...e si ricordava pure il suo nome! Si, era proprio cotta! Inoltre Jack non era il genere di ragazzo stronzo e poco serio, anzi era un ragazzo dolce e disponibile e Rudy ogni giorno che passava continuava a chiedersi come facesse ad essere tanto amico del fratello che, come atteggiamento, era tutto il contrario. A svegliarla dai suoi sogni ad occhi aperti fu sua madre.

Denise: “Rudy!! Scendi è pronta la cena!”

Rudy: “Si mamma! Arrivo!”

Chiuse il suo diario con il lucchetto e lo ripose all'interno del comodino, scese le scale trotterellando di qua e di là e dirigendosi in sala da pranzo. Fece appena in tempo a vedere Willy fiondarsi come un pazzo verso la porta principale con la borsa che solitamente usava per andare ad allenamento, si girò e la guardò con l'aria di chi sta per andare in guerra. C'era una sonora ramanzina in vista.

 

 

 

Si guardava allo specchio e tra sé e sé pensava 'Cos'ho che non va bene?'. Da due mesi ormai quei dubbi affliggevano Monique che, nonostante i suoi continui sforzi, non si era ancora ripresa dalla rottura con Joe. Ormai era una specie di rituale: guardarsi allo specchio e cercare tutti i difetti che potevano aver indotto il suo ex a lasciarla. Il suo sguardo si posò sui capelli lunghi, castani, con dei riflessi color miele e impeccabilmente lisci, dal momento che li piastrava ogni mattina. Poi si spostò sul seno, incredibilmente grande per una ragazza di diciassette anni e forse era proprio per quello che Joe si era messo con lei, la sua migliore amica Johanne le aveva confidato di aver sentito in corridoio il suo ex fidanzato parlare con Willy Bulder, il suo fratellastro, e gli diceva che l'aveva mollata perché aveva perso interesse per lei, che si era messo insieme solo perché piaceva a quasi tutti i ragazzi della scuola e che non la aveva mai amata veramente. Era distrutta, non poteva davvero credere che il suo primo amore, Joe Houston, l'avesse voluta solo perché in molti la reputavano bella, che lei era solo una bambolina da spostare qua e là solo per far accrescere la sua popolarità e la sua 'fama' tra gli studenti della McGregor High School. Monique era stata usata e non si capacitava di tutto ciò, guardava la sua immagine riflessa e non si piaceva più come una volta, non come quando era insieme a lui. Sebbene era sempre vestita e truccata di tutto punto, a scuola non era mai impreparata e poteva avere tutti i ragazzi che voleva, lei non desiderava altri che Joe. Aveva passato i sette mesi più belli della sua vita e avevano fatto l'amore insieme, per lei era la prima volta e farlo con uno come lui era come toccare il cielo con un dito perché era indubbiamente bello e le era piaciuto fin da subito. La ragazza si spostò dopo la solita attenta analisi del suo riflesso e, sconsolata, si buttò a peso morto sul letto. Ruotò il capo a sinistra, vide il cellulare sopra il comodino e lo prese in mano. Lesse tutti i vecchi messaggi tra lei e Joe dal primo all'ultimo, compresi quelli più recenti in cui lui diceva di lasciarlo in pace e che non voleva avere più a che fare con lei. Soffriva come un cane ogni volta che rileggeva ogni parola, riviveva ogni emozione, ogni pensiero di diversi mesi fa. Ed era decisa a tornare come in quel periodo felice e per farlo aveva bisogno di lui, voleva riprenderselo, costi quel che costi. Mise in tasca il telefono, prese la sua borsetta color lampone e uscì di casa. Chiamò un taxi, era diretta verso Walk Street, era diretta a casa di Joe.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

E' la mia prima storia abbiate pietà! Ahahahah no seriamente, se avete delle critiche da farmi, fatemele pure perché è pur sempre un modo per migliorare il mio modo di scrivere e adattarmi di più alle esigenze di chi legge.

Spero vivamente che vi sia piaciuto questo primo capitolo, questo è solo l'inizio per ora non ho scritto nulla di sconvolgente anche perché la vera storia comincia dopo! Diciamo che questa è una presentazione dei quattro personaggi principali, ma come avete potuto ben vedere sono stati appena accennati dei personaggi secondari e ce ne saranno molti altri a seguire! Una piccola precisazione: questa storia è ispirata ad un gioco che facevo con mia cugina e con delle mie amiche a dieci/undici anni, quindi scrivere riguardo a questo gioco che mi ha segnato profondamente è anche un modo di rivivere gli anni passati e sono davvero felice di come è venuto fuori questo primo capitolo e spero di poter continuare questa storia.

P.S. Volevo infine dirvi che io sono più legata ai personaggi Joe e Willy, ora vi sembreranno grandissimi stronzi ma vi posso assicurare che col tempo vi ci affezionerete e imparerete ad amarli perché in fondo sono più bravi ragazzi di quanto sembri a primo impatto! :)

  
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