- Quella foto non è in vendita! – disse Alice
quasi urlando, arrabbiata e delusa, per quel tremendo errore fatto dal suo
curatore, nonché quasi ragazzo, certo con quella mossa, l’aveva davvero fatta
infuriare.
- Scusami, Ali, non avevo davvero capito che c’era
qualcosa che non fosse in vendita, quell’uomo mi sembrava così convinto, che non
ci ho proprio pensato, credimi però è un offerta molto generosa… - provò a
dirle Luca, mostrandole il foglio che recava l’offerta fatta dal compratore,
cercando di calmarla e convincerla.
- Quella foto non è in vendita! – ribadì lei,
inamovibile, portando le braccia al petto, chiudendo qualsiasi possibilità di
discussione.
- Va bene, il compratore è ancora lì, diglielo tu
allora! – sbottò Luca lasciandola sola.
Era innamorato perso di lei, da troppo tempo, ed
ora che lei stava per cedere, ora che lei stava accettando i suoi sentimenti, e
gli stava concedendo un’opportunità, detestava vederla così attaccata a quella
foto, ancora così legata a lui. Aveva dovuto portarla a Parigi per farglielo
dimenticare, ma lei con quella presa di posizione, sembrava ancora così presa
da quel bastardo. Luca non lo conosceva, non l’aveva mai visto, ma lo detesteva
dal più profondo del cuore.
Alice rimasta sola chiuse gli occhi, e fu un
attimo, che il passato divenne presente e lei si allontanò da tutto e da tutti,
non era più in quella Galleria di Parigi, dove stava esponendo la sua prima
mostra fotografica, era di nuovo a Roma, nella sua Roma, nei giardini di Villa
Borghese, la prima volta che aveva parlato con lui.
Nel
voltarsi scattò una foto al suo ‘disturbatore’.
- Si?! - disse con la voce leggermente
scocciata e mettendosi a sedere sul prato.
- Mi devi un sacco di soldi.- le disse
un ragazzo moro, che lei non aveva mai visto prima, teneva una mano aperta e
tesa nella sua direzione.
- Di cosa stai parlando? - gli chiese
Alice incredula.
- Da quando sono salito sulla metro…-
disse il ragazzo sedendosi accanto a lei, che continuava a guardarlo male - Mi
hai scattatto un sacco di foto. Se vuoi un modello, pagami… - le disse
ancora lui con una nota d’arroganza nella voce.
Era iniziato tutto come un gioco, tutto per caso,
tutto per colpa delle sue mani… così belle, così irresistibili, così calde. Se il
destino non le avesse giocato quello strano scherzo lei non l’avrebbe mai
rincontrato, lo sapeva, invece si erano incontrati ancora, erano diventati
colleghi prima e amici poi, e per una stupida scommessa erano finiti a letto
insieme, lo volevano entrambi, ma avevano preferito quello strano rapporto alla
possibilità di perdere tutto con il sesso, Dario non era un tipo monogamo e lei
non voleva una relazione, c’erano i presupposti per divertirsi, ma il sesso
rovina tutto.
Nel loro caso, li travolse letteralmente, quella
che doveva essere una relazione di pochi giorni, secondo i termini della
scommessa, era diventata quasi una relazione.
Per quanto nessuno dei due ne volesse parlare, si
volevano, si cercavano, e si davano l’esclusiva, il sesso era stato presto
accompagnato da cene, pranzi, weekend, passegiate, mostre, e uscite in gruppo.
Erano di nuovo a Villa Borghese quando Alice aveva
fatto quella foto, si stavano baciando in maniera molto compromettente, visto
il luogo pubblico che li stava ospitando, Dario le teneva il viso con un misto
di dolcezza e passione, e le loro bocche non sapevano staccarsi.
Quel bacio compromettente, che diceva molto di più
di quanto loro stessi erano pronti ad ammettere, era la foto che adesso Luca
aveva venduto ad un perfetto sconosciuto.
Forse era giusto vendere, che senso aveva tenere
ancora vicino quella palese ammissione, di quanto lei si fosse perdutamente
innamorata di uno stronzo? E non uno stronzo qualsiasi, ma uno che le aveva
reso chiaro fin da subito, come fosse fatto.
Le tornò in mente il giorno in cui tutto finì, e
il modo, squallido, in cui avvenne.
Lei e Dario erano usciti con Livia, la sua
migliore amica, erano al gazometro, per un aperitivo, era una cosa che facevano
spesso, Dario sapeva essere brillante, e Livia lo trovava divertente e fuori di
testa, si stavano divertendo le pare di ricordare, quando le squillò il
telefono, era Luca che voleva avere una risposta, le aveva offerto la
possibilità di fare una mostra fotografica, e sei mesi per allestirla e
organizzarla, lei non gli aveva ancora risposto, sarebbe dovuta andare a Parigi
e questo poco la convinceva, a Roma, in quel momento aveva tutto quello che
voleva.
Dario forse si era irrigidito per la telefonata, o
almeno così le parve di ricordare, era uscito per fumare, lasciando lei e Livia
a discutere sulla questione, Livia la spingeva a partire, lei non era capace di
ammettere perché non voleva andarsene, alzò lo sguardo per cercare la figura di
Dario fuori dal locale, e lì lo vide, stava evidentemente flirtando con una
ragazza dai capelli corti, le spostò una ciocca dietro l’orecchio, per poi
prenderle il viso e cominciare a parlarle all’orecchio; Livia preoccupata dall’espressione
sul suo viso, seguì il suo sguardo, per vedere Dario, baciare una sconosciuta
fuori dal locale.
Alice prese la borsa per tornarsene a casa, a
Dario non disse niente, e lui non la cercò per darle qualche spiegazione.
Dopo due settimane passeggiava per Bois de Boulogne, cercando altri soggetti per
la sua prima mostra.
Non era questo il tempo per certi ricordi.
E quella foto non l’avrebbe di certo venduta, era per
se stessa che la teneva, le piaceva, nonostante la brutta fine di quella che
nemmeno si può chiamare storia, la donna che ne era emersa, ad Alice piaceva un
sacco.
Si avvicinò quindi alla grande foto, un uomo
distinto in un cappotto nero le dava le spalle, mentre con le mani in tasca,
osservava il suo lavoro, aveva i capelli corti, e una sciarpa che sembrava
davvero calda, attorno al collo.
- Monsieur, mi scusi, c’è stato un malinteso, ma
questa foto non è in vendita. – disse Alice cortese, avvicinandosi all’uomo che
ancora le dava le spalle.
Quando l’uomo si girò, il piccolo cuore di Alice,
già provato dal peso dei ricordi perse un battito.
Si aspettava tutto, tranne che vederlo di nuovo,
non lì, non alla sua mostra, non così lontano da casa, non davanti a quella
maledetta e compromettente foto.
- Perché? – le chiese Dario con quel ghigno
strafottente che lei detestava almeno quanto amava.
- Cosa ci fai qui?
- Ti ho fatto prima io una domanda.
E un’altra conversazione tornò alla mente di
Alice.
- Oggi è un giorno speciale? - le
chiese Dario improvvisamente.
- Ti ho fatto un sacco di domande e tu
mi rispondi con un'altra domanda?? - chiese Alice non volendo cedere di un
passo di fronte a quel ragazzo.
- Lo stai facendo anche tu, lo sai? -
disse lui canzonandola.
- Io rispondo alla tua domanda se tu
rispondi alla mia.- disse Alice mettendosi a gambe incrociate, ora
perfettamente di fronte a lui.
Dario la vide persa e le andò incontro, muovendo
contemporaneamente un passo verso di lei.
- Io rispondo alla tua domanda se tu rispondi alla
mia. – non potè però nascondere un sorriso che quella frase gli portò alla
mente.
Era completamente assurdo, questo pensava Alice,
non c’era alcuna ragione per farsi sconvolgere così, quindi fece un profondo
respiro, per potergli rispondere.
- E’ mia, troppo personale, ci sono anch’io in
quella foto, e non ho mai pensato di venderla, è esposta perché mi riguarda, in
qualche modo, è parte della mia carriera di fotografa, ma non è in vendita in
generale, e in maniera particolare per te.
Era stata sincera, Dario lo sapeva, e adorava la
sua disarmante capacità di mettersi a nudo, con pochissime parole, ma era stata
anche dura, tutto quello che non gli aveva detto allora, era dietro alla
durezza con la quale aveva pronunciato quell’ultima frase.
- Non mi sarei mai perso la tua prima mostra. – le
disse solo per rispondere alla sua domanda.
Il passo che Dario fece verso di lei, coincise con
la fuga di Alice.
Livia che la vide sconvolta la prese per un
braccio.
- Che cosa succede?
- Tu lo sapevi che lui sarebbe venuto?
- Alice… - provò a parlarle Livia con calma, che
la sua migliore amica fosse sconvolta, le era chiaro, come chiara le era la sua
responsabilità di quello stato d’animo – Alice calmati adesso, perché non provi
a parlarci?
- Perché? Dimmi solo perché? Sai che con Luca le
cose si stavano sbloccando, allora perché adesso lo hai fatto venire qui? – si scrollò
di dosso la mano dell’amica, e uscì velocemente dalla gallaria, aveva bisogno
di ossigeno.
Livia detestava vederla così sconvolta, ma era
certa che Dario le volesse bene, più che bene probabilmente, altrimenti non l’avrebbe
informato della mostra, non gli avrebbe detto orario e luogo, caldamente
invitandolo a presentarsi.
Lei a differenza di Alice, aveva parlato con
Dario, dopo che la sua migliore amica era partita, lo aveva cercato, insultato,
offeso, quasi picchiato, quello che non si era aspettata allora, era quello
sguardo da cane bastonato e quella frase che le aveva finalmente fatto capire
chi era quello strano ragazzo.
-
Non sarebbe partita, lo sai tu e lo so io.
Dario l’aveva vista discutere con Livia, e l’aveva
vista scappare fuori, aveva visto anche quel damerino cercare di divincolarsi
dai suoi impegni per cercare di raggiungerla, ma fu più veloce di lui e la
seguì fuori.
- Perché non posso averla io? Perché non me la vuoi
vendere? – le urlò mentre lei gli dava ancora le spalle.
- E’ mia, è solo mia! – disse lei voltandosi
adirata.
- E’ tua quanto è mia, Alice, è nostra! Siamo noi…
- le disse lui facendosi più vicino.
- Noi non esiste! – sbottò lei facendo un passo
indietro – non è mai esistito.
Dario non poteva stare lì, a sentirla dire quelle
cretinate, si tolse la sciarpa e gliela mise al collo, lei stava tremando come
una foglia, era uscita con quel vestitino leggero, che le stava d’incanto ma
che tanto poco si addiciva a quell’autunno parigino.
Le passò la sciarpa attorno al collo e l’attirò a sé,
le prese il viso tra le mani per cercare le sue labbra.
Non esitante come aveva fatto la prima volta, ma
perfettamente conscio ora, dei suoi sentimenti e di quelli di lei.
Le lacrime che le bagnavano il viso, si scontrarono
con le mani di Dario, ancora calde, sempre calde, come le sue labbra, che
prepotenti le chiedevano un accesso, per un bacio esigente e atteso per troppo
tempo; senza memoria del passato, Alice gli concesse l’accesso, e si perse in
quel bacio coinvolgente, cercando dietro il collo, i capelli, una volta più
lunghi, nel quale lei adorava affondare le mani.
Luca aveva visto quell’uomo seguire Alice fuori
dalla galleria e aveva visto Livia avvicinarsi anche lei, seppur più lentamente,
all’esterno della struttura, s’avvicinò a lei, quando le urla dei due, gli
chiarirono l’identità del misterioso compratore.
Il tempo di aprire la porta, per vederli che si
stavano baciando.
- Non prendertela, lo sapevi che era ancora
innamorata di lui.
- Come hai potuto portarlo qui?
- Anche lui è innamorato di lei.
Quando si staccarono per respirare, Dario poggiò
la sua fronte su quella di Alice, non poteva allontanarsi da lei, era troppo
presto.
- Perché adesso? Perché? Dopo tutto questo tempo,
che senso ha…
-Shhh… - disse Dario posandole un bacio sul naso,
cercando di fermare quella valanga di domande, mentre cercava di prendere fiato
e aprirle il suo cuore.
- Sono innamorato di te, sciocca, qualora tu non l’avessi
capito, sette mesi fa, ho fatto la cosa più giusta per te.
- Spezzarmi il cuore?
- Non farti perdere quest’occasione. – disse lui
mordicchiandole il labbro inferiore.
Per poi
baciarla di nuovo, ancora e ancora, mai sazio dell’idea di averla di nuovo tra
le braccia.
- Avresti davvero speso quella cifra per quella
foto?
- Certo!
- Vale così tanto per te quel bacio?
- Vale tanto quanto questo… - disse posandole un
bacio a stampo – e questo… - posandole un bacio sul naso – e questo! – disse chiedendole
di nuovo l’accesso che lei prontamente concesse.
Quanto può valere un bacio? Per chi lo osserva,
forse niente, o forse invidia, oppure affetto, anche desiderio delle volte; ma
per chi lo vive vale più di ogni altra cosa.
Una OS
nata dall’idea di una storia più lunga, che però non voleva uscire, unica
certezza che ho sempre avuto è stato questo finale, questo modo di perdersi e
ritrovarsi.
Senza pretese,
per la sola voglia di scrivere un po’…
Spero
di non avervi annoiato e avervi regalato un piccolo momento di svago.
Lisbeth