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Autore: Lisbeth17    19/05/2013    6 recensioni
Una mostra fotografica, una giovane fotografa, una foto che non è in vendita.
Il passato e il presente si confondono, scrivendo righe per quello che si chiama futuro.
Una piccola storia senza pretese, nata dalla voglia di raccontarla, con il desiderio di provare a rispondere all'affermazione che le da il titolo.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Il valore di un bacio


Il valore di un bacio


- Quella foto non è in vendita! – disse Alice quasi urlando, arrabbiata e delusa, per quel tremendo errore fatto dal suo curatore, nonché quasi ragazzo, certo con quella mossa, l’aveva davvero fatta infuriare.

- Scusami, Ali, non avevo davvero capito che c’era qualcosa che non fosse in vendita, quell’uomo mi sembrava così convinto, che non ci ho proprio pensato, credimi però è un offerta molto generosa… - provò a dirle Luca, mostrandole il foglio che recava l’offerta fatta dal compratore, cercando di calmarla e convincerla.

- Quella foto non è in vendita! – ribadì lei, inamovibile, portando le braccia al petto, chiudendo qualsiasi possibilità di discussione.

- Va bene, il compratore è ancora lì, diglielo tu allora! – sbottò Luca lasciandola sola.

Era innamorato perso di lei, da troppo tempo, ed ora che lei stava per cedere, ora che lei stava accettando i suoi sentimenti, e gli stava concedendo un’opportunità, detestava vederla così attaccata a quella foto, ancora così legata a lui. Aveva dovuto portarla a Parigi per farglielo dimenticare, ma lei con quella presa di posizione, sembrava ancora così presa da quel bastardo. Luca non lo conosceva, non l’aveva mai visto, ma lo detesteva dal più profondo del cuore.

 

Alice rimasta sola chiuse gli occhi, e fu un attimo, che il passato divenne presente e lei si allontanò da tutto e da tutti, non era più in quella Galleria di Parigi, dove stava esponendo la sua prima mostra fotografica, era di nuovo a Roma, nella sua Roma, nei giardini di Villa Borghese, la prima volta che aveva parlato con lui.

 

Nel voltarsi scattò una foto al suo ‘disturbatore’.

- Si?! - disse con la voce leggermente scocciata e mettendosi a sedere sul prato. 

- Mi devi un sacco di soldi.- le disse un ragazzo moro, che lei non aveva mai visto prima, teneva una mano aperta e tesa nella sua direzione.

- Di cosa stai parlando? - gli chiese Alice incredula.

- Da quando sono salito sulla metro…- disse il ragazzo sedendosi accanto a lei, che continuava a guardarlo male - Mi hai scattatto un sacco di foto. Se vuoi un modello, pagami… - le disse ancora lui con una nota d’arroganza nella voce.

Era iniziato tutto come un gioco, tutto per caso, tutto per colpa delle sue mani… così belle, così irresistibili, così calde. Se il destino non le avesse giocato quello strano scherzo lei non l’avrebbe mai rincontrato, lo sapeva, invece si erano incontrati ancora, erano diventati colleghi prima e amici poi, e per una stupida scommessa erano finiti a letto insieme, lo volevano entrambi, ma avevano preferito quello strano rapporto alla possibilità di perdere tutto con il sesso, Dario non era un tipo monogamo e lei non voleva una relazione, c’erano i presupposti per divertirsi, ma il sesso rovina tutto.

Nel loro caso, li travolse letteralmente, quella che doveva essere una relazione di pochi giorni, secondo i termini della scommessa, era diventata quasi una relazione.

Per quanto nessuno dei due ne volesse parlare, si volevano, si cercavano, e si davano l’esclusiva, il sesso era stato presto accompagnato da cene, pranzi, weekend, passegiate, mostre, e uscite in gruppo.

Erano di nuovo a Villa Borghese quando Alice aveva fatto quella foto, si stavano baciando in maniera molto compromettente, visto il luogo pubblico che li stava ospitando, Dario le teneva il viso con un misto di dolcezza e passione, e le loro bocche non sapevano staccarsi.

Quel bacio compromettente, che diceva molto di più di quanto loro stessi erano pronti ad ammettere, era la foto che adesso Luca aveva venduto ad un perfetto sconosciuto.

Forse era giusto vendere, che senso aveva tenere ancora vicino quella palese ammissione, di quanto lei si fosse perdutamente innamorata di uno stronzo? E non uno stronzo qualsiasi, ma uno che le aveva reso chiaro fin da subito, come fosse fatto.

Le tornò in mente il giorno in cui tutto finì, e il modo, squallido, in cui avvenne.

Lei e Dario erano usciti con Livia, la sua migliore amica, erano al gazometro, per un aperitivo, era una cosa che facevano spesso, Dario sapeva essere brillante, e Livia lo trovava divertente e fuori di testa, si stavano divertendo le pare di ricordare, quando le squillò il telefono, era Luca che voleva avere una risposta, le aveva offerto la possibilità di fare una mostra fotografica, e sei mesi per allestirla e organizzarla, lei non gli aveva ancora risposto, sarebbe dovuta andare a Parigi e questo poco la convinceva, a Roma, in quel momento aveva tutto quello che voleva.

Dario forse si era irrigidito per la telefonata, o almeno così le parve di ricordare, era uscito per fumare, lasciando lei e Livia a discutere sulla questione, Livia la spingeva a partire, lei non era capace di ammettere perché non voleva andarsene, alzò lo sguardo per cercare la figura di Dario fuori dal locale, e lì lo vide, stava evidentemente flirtando con una ragazza dai capelli corti, le spostò una ciocca dietro l’orecchio, per poi prenderle il viso e cominciare a parlarle all’orecchio; Livia preoccupata dall’espressione sul suo viso, seguì il suo sguardo, per vedere Dario, baciare una sconosciuta fuori dal locale.

Alice prese la borsa per tornarsene a casa, a Dario non disse niente, e lui non la cercò per darle qualche spiegazione.

Dopo due settimane passeggiava per Bois de Boulogne, cercando altri soggetti per la sua prima mostra.

 

Non era questo il tempo per certi ricordi.

 

E quella foto non l’avrebbe di certo venduta, era per se stessa che la teneva, le piaceva, nonostante la brutta fine di quella che nemmeno si può chiamare storia, la donna che ne era emersa, ad Alice piaceva un sacco.

Si avvicinò quindi alla grande foto, un uomo distinto in un cappotto nero le dava le spalle, mentre con le mani in tasca, osservava il suo lavoro, aveva i capelli corti, e una sciarpa che sembrava davvero calda, attorno al collo.

- Monsieur, mi scusi, c’è stato un malinteso, ma questa foto non è in vendita. – disse Alice cortese, avvicinandosi all’uomo che ancora le dava le spalle.

Quando l’uomo si girò, il piccolo cuore di Alice, già provato dal peso dei ricordi perse un battito.

Si aspettava tutto, tranne che vederlo di nuovo, non lì, non alla sua mostra, non così lontano da casa, non davanti a quella maledetta e compromettente foto.

- Perché? – le chiese Dario con quel ghigno strafottente che lei detestava almeno quanto amava.

- Cosa ci fai qui?

- Ti ho fatto prima io una domanda.

E un’altra conversazione tornò alla mente di Alice.

 

- Oggi è un giorno speciale? - le chiese Dario improvvisamente.

- Ti ho fatto un sacco di domande e tu mi rispondi con un'altra domanda?? - chiese Alice non volendo cedere di un passo di fronte a quel ragazzo.

- Lo stai facendo anche tu, lo sai? - disse lui canzonandola.

- Io rispondo alla tua domanda se tu rispondi alla mia.- disse Alice mettendosi a gambe incrociate, ora perfettamente di fronte a lui.

 

Dario la vide persa e le andò incontro, muovendo contemporaneamente un passo verso di lei.

- Io rispondo alla tua domanda se tu rispondi alla mia. – non potè però nascondere un sorriso che quella frase gli portò alla mente.

Era completamente assurdo, questo pensava Alice, non c’era alcuna ragione per farsi sconvolgere così, quindi fece un profondo respiro, per potergli rispondere.

- E’ mia, troppo personale, ci sono anch’io in quella foto, e non ho mai pensato di venderla, è esposta perché mi riguarda, in qualche modo, è parte della mia carriera di fotografa, ma non è in vendita in generale, e in maniera particolare per te.

Era stata sincera, Dario lo sapeva, e adorava la sua disarmante capacità di mettersi a nudo, con pochissime parole, ma era stata anche dura, tutto quello che non gli aveva detto allora, era dietro alla durezza con la quale aveva pronunciato quell’ultima frase.

- Non mi sarei mai perso la tua prima mostra. – le disse solo per rispondere alla sua domanda.

Il passo che Dario fece verso di lei, coincise con la fuga di Alice.

Livia che la vide sconvolta la prese per un braccio.

- Che cosa succede?

- Tu lo sapevi che lui sarebbe venuto?

- Alice… - provò a parlarle Livia con calma, che la sua migliore amica fosse sconvolta, le era chiaro, come chiara le era la sua responsabilità di quello stato d’animo – Alice calmati adesso, perché non provi a parlarci?

- Perché? Dimmi solo perché? Sai che con Luca le cose si stavano sbloccando, allora perché adesso lo hai fatto venire qui? – si scrollò di dosso la mano dell’amica, e uscì velocemente dalla gallaria, aveva bisogno di ossigeno.

Livia detestava vederla così sconvolta, ma era certa che Dario le volesse bene, più che bene probabilmente, altrimenti non l’avrebbe informato della mostra, non gli avrebbe detto orario e luogo, caldamente invitandolo a presentarsi.

Lei a differenza di Alice, aveva parlato con Dario, dopo che la sua migliore amica era partita, lo aveva cercato, insultato, offeso, quasi picchiato, quello che non si era aspettata allora, era quello sguardo da cane bastonato e quella frase che le aveva finalmente fatto capire chi era quello strano ragazzo.

- Non sarebbe partita, lo sai tu e lo so io.

 

Dario l’aveva vista discutere con Livia, e l’aveva vista scappare fuori, aveva visto anche quel damerino cercare di divincolarsi dai suoi impegni per cercare di raggiungerla, ma fu più veloce di lui e la seguì fuori.

- Perché non posso averla io? Perché non me la vuoi vendere? – le urlò mentre lei gli dava ancora le spalle.

- E’ mia, è solo mia! – disse lei voltandosi adirata.

- E’ tua quanto è mia, Alice, è nostra! Siamo noi… - le disse lui facendosi più vicino.

- Noi non esiste! – sbottò lei facendo un passo indietro – non è mai esistito.

Dario non poteva stare lì, a sentirla dire quelle cretinate, si tolse la sciarpa e gliela mise al collo, lei stava tremando come una foglia, era uscita con quel vestitino leggero, che le stava d’incanto ma che tanto poco si addiciva a quell’autunno parigino.

Le passò la sciarpa attorno al collo e l’attirò a sé, le prese il viso tra le mani per cercare le sue labbra.

Non esitante come aveva fatto la prima volta, ma perfettamente conscio ora, dei suoi sentimenti e di quelli di lei.

Le lacrime che le bagnavano il viso, si scontrarono con le mani di Dario, ancora calde, sempre calde, come le sue labbra, che prepotenti le chiedevano un accesso, per un bacio esigente e atteso per troppo tempo; senza memoria del passato, Alice gli concesse l’accesso, e si perse in quel bacio coinvolgente, cercando dietro il collo, i capelli, una volta più lunghi, nel quale lei adorava affondare le mani.

 

Luca aveva visto quell’uomo seguire Alice fuori dalla galleria e aveva visto Livia avvicinarsi anche lei, seppur più lentamente, all’esterno della struttura, s’avvicinò a lei, quando le urla dei due, gli chiarirono l’identità del misterioso compratore.

Il tempo di aprire la porta, per vederli che si stavano baciando.

- Non prendertela, lo sapevi che era ancora innamorata di lui.

- Come hai potuto portarlo qui?

- Anche lui è innamorato di lei.

 

Quando si staccarono per respirare, Dario poggiò la sua fronte su quella di Alice, non poteva allontanarsi da lei, era troppo presto.

- Perché adesso? Perché? Dopo tutto questo tempo, che senso ha…

-Shhh… - disse Dario posandole un bacio sul naso, cercando di fermare quella valanga di domande, mentre cercava di prendere fiato e aprirle il suo cuore.

- Sono innamorato di te, sciocca, qualora tu non l’avessi capito, sette mesi fa, ho fatto la cosa più giusta per te.

- Spezzarmi il cuore?

- Non farti perdere quest’occasione. – disse lui mordicchiandole il labbro inferiore.

 Per poi baciarla di nuovo, ancora e ancora, mai sazio dell’idea di averla di nuovo tra le braccia.

- Avresti davvero speso quella cifra per quella foto?

- Certo!

- Vale così tanto per te quel bacio?

- Vale tanto quanto questo… - disse posandole un bacio a stampo – e questo… - posandole un bacio sul naso – e questo! – disse chiedendole di nuovo l’accesso che lei prontamente concesse.

 

Quanto può valere un bacio? Per chi lo osserva, forse niente, o forse invidia, oppure affetto, anche desiderio delle volte; ma per chi lo vive vale più di ogni altra cosa.

 

 

 

Una OS nata dall’idea di una storia più lunga, che però non voleva uscire, unica certezza che ho sempre avuto è stato questo finale, questo modo di perdersi e ritrovarsi.

Senza pretese, per la sola voglia di scrivere un po’…

Spero di non avervi annoiato e avervi regalato un piccolo momento di svago.

Lisbeth

 

   
 
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