Non si chiama malinconia
ma Melancolia.
Ostinato, effimero, eterno, lieve dolore.
Coerente contraddizione.
Quando il sipario si chiude
la scena si è già consumata.
Nell’attimo in cui la parola è detta
muore, tristemente,
cosparsa ed invischiata di dolore ed angoscia.
E nelle ombre di una vita che si dibatte
attorcigliata in catene di ricordi vivi
di morti e di cose morte
forse il respiro cede il passo
al brivido di un’esistenza lontana dalla Verità.
Una vita di sogni già finiti,
che si addolora per le opportunità che ha distrutto,
per le possibilità sprecate.
Che gioisce per il bene ed il bello che ha provato
e ne piange l’assenza.
Che intuisce che ormai il passato più cupo
e tetro è una condanna.
Un verdetto della propria coscienza.