AU Sasu/Saku, one shot un po’ diversa, come ambientazione,
dalle altre che ho scritto. Qua scrivo di una Sakura studentessa
che…
Buona Lettura! ^^
How’s the
life?
“Haruno
vicino ad Uchiha”
Tredicenne
bellissimo.
Occhi
scurissimi con ciglia nerissime.
Naso
perfetto.
Non
una sbavatura.
Bocca
dalle labbra sottili, rosee, un po’ secche.
Viso
dai lineamenti delicati…
Capelli
neri lisci.
Un
ciuffo scuro scappato gli ricadeva davanti all’occhio
destro….
Dio,
che bellezza…
Corpo
magro in crescita.
Mani
dalle dita lunghe e candide…
Vestiti
di una elegante semplicità che gli donavano un mondo:
camicia a maniche corte, pantaloncini neri di lino…
Infradito
nere…
“Sasuke
è il tuo nome, vero?”
“Sì”
Voce
bassa, tono freddo ma efficace.
Bella
voce.
“Sei
un Uchiha…tuo padre è il proprietario dell’industria di mobili che porta il suo
cognome, giusto?”
“Esatto”
Espressione
indifferente, non pareva così eccitato all’idea di avere un genitore ricco e
piuttosto famoso. Schioccò le labbra.
“Quindi
tu sei Haruno…figlia del medico della piazza”
“S-sì…Sarò la tua compagna di
banco”
Spostai
un po’ la sedia e mi sedetti, gli ero proprio vicina…i nostri gomiti quasi si
sfioravano…Lui profumava di pulito….
Era
il primo giorno di medie, conoscevo quasi tutti, tranne quel nuovo
vicino…
Gli
sorrisi aspettando di venire subito ricambiata…ma
nulla. Sbattè solo le palpebre.
“Hai
fratelli?”
“Uno”
“Più
grande?”
“Di
quattro anni”
“Io
sono figlia unica…non mi piace molto, vorrei tanto una sorellina…chissà,
magari…”
Presi
a parlare a raffica, con voce squillante. Lui era silenzioso e cercavo con
decine di parole pressoché inutili di colmare i forti silenzi che lui pareva
essere abituato a creare.
Forse
risultai una stupida, ma era il mio modo di pormi…lo è
tutt’ora.
“Ti
sei trasferito qua da poco?”
“Due
mesi”
“Capisco,
dove sei stato prima?”
“Londra”
“Sai
l’inglese, sì?”
“E
un po’ di francese, di spagnolo, di cinese, di russo…”
“Oh…”
Ero
allibita. La bocca e gli occhi mi si spalancarono, credo. Come faceva quel
ragazzo così bello a sapere così tante lingue?
Guadagnò
punti.
Provai
immediatamente una gran ammirazione…
“Di
media, quanto rimani in una città con la tua
famiglia?”
“Cinque
mesi se tutto va bene”
“Neanche
metà anno…”
Mi
ero trasferita soltanto una volta nella vita, a quei tempi quando i miei
avevano acquistato una villetta neanche un chilometro della precedente dove
stavamo. Fu duro comunque, figuriamoci cosa doveva
rappresentare per lui…o no?
“Dura?”
“No”
Mi
rispose seccato, quasi.
Avevo
superato il limite, non ci rimasi male…solo che volevo sapere…quel ragazzino mi
attirava inspiegabilmente… Era diverso da tutti gli altri. Pareva più grande,
più maturo… e poi quello sguardo, quell’aria misteriosa…
Lo
ricordo bene, Dio se lo ricordo….fin dal primo istante che l’ebbi sotto gli
occhi ne rimasi incantata e incuriosita…Non importava di dovergli tirare fuori
le parole di bocca con gran fatica e pazienza…non importava di sembrare
invadente, a volte, non volevo passare per menefreghista e rinunciataria come
quasi tutti gli altri miei compagni di classe che manco lo salutavano… Il mio
obiettivo era diventargli familiare. Giorno dopo giorno mi abituai al suo modo
di fare impassibile, alla sua aria continuamente assente e tremendamente stanca
e malinconica...
“Ciao”
“Ciao!”
Lo
conoscevo da un mese. Potevo già considerarmi fortunata del fatto che mi
salutasse per primo al mio arrivo in classe…ma anche se non l’avesse fatto io,
il mio saluto, non glielo avrei negato per nulla al mondo…
“Tutto
bene?”
Appoggiai
la cartella e mi abbassai per guardarlo meglio. Aveva i gomiti appoggiati al
banco e il viso tra le mani.
Non
venne alcuna risposta.
Vidi
che silenziosamente cercava di reprimere uno sbadiglio…aveva le occhiaie e gli
occhi gonfi…
“Oggi
non è giornata, vero?”
Sospirai
profondamente e mi ripromisi di starmene buona. C’era qualcosa che non andava…
lo capivo dal suo silenzio…
Era
proprio carino…aveva i capelli un po’ scompigliati…
Ogni
ricreazione si isolava dagli altri…mi faceva tanta compassione…solo, senza una
vera casa…senza affetti…
A
modo mio cercavo di volergli bene…nelle piccole cose.
In
fondo, anche se con me ci parlava a risposte brevi, mi sapevo
accontentare…l’importante è che facesse capire che almeno un poco la sua vicina
di banco esisteva per lui…
Mi
rendeva orgogliosa sapere che ero la sola con la quale
avesse stabilito un minimo di rapporto…
Mi
interessava sempre più, attimo dopo attimo….
Occhi
scurissimi certi momenti nei miei…
Il
cuore che cominciava a battere forte…
La
sua immagine nella mia testa tutta la notte…
La
sua voce…
Ricordo
tutto, di lui.
“Sasuke?”
A
mensa se ne andava senza dire nulla a nessuno, andava ad isolarsi chissà dove…
un giorno lo seguii e addirittura mi fu permesso trovarlo. Lo trovai seduto
sull’erba, schiena appoggiata a un tronco d’albero, tra le gambe una scatola
piena di tramezzini di cui uno in mano. Guardava dritto davanti a se,
espressione malinconica e triste…una punta di rabbia.
Gli
andai vicino lentamente, mi feci coraggio: non sopportavo le persone sole.
“E’
suonata?”
“No,
tranquillo”
“Tanto”
Mi
sedetti lì affianco.
“Buoni?”
Senza
che neanche mi accorgessi mi ritrovai con un tramezzino
alla bocca. Me l’aveva dato…non aveva detto nulla, era stato gentile…Fui
compiaciuta… mi lasciai sfuggire un sorriso. Dopo tanti
sforzi qualcosa da parte sua cominciava a muoversi…
Restammo
fermi e in silenzio per minuti e minuti…stavo cominciando a capirli, quei
silenzi…e a rispettarli. Volevo che per una volta fosse lui a dirmi qualcosa,
così, ci speravo…
“Mi
piace qua”
“Mi
fa piacere…è un paese piccolo ma carino, accogliente”
“E
quando un posto comincia a piacermi, vuol dire…”
S’interruppe.
Girò il capo e incrociai il suo sguardo.
Occhio
scurissimi pieni di una profonda tristezza.
Al
di fuori impassibile.
Dentro
tutt’altro…
Mi
sentii invadere da uno strano calore…mi portai le mani al viso, cercando di
coprire le guance che sicuramente erano diventate rosse rosse…
Perché
quello sguardo a me?
Cosa
voleva dirmi?
Non
si spostava di lì…e il contatto visivo, solitamente breve, durava e
durava…
Un
tredicenne senza affetto.
Trascurato
da tutti…
ma non da me.
Un
tredicenne costretto a non affezionarsi mai a nessuno perché
“tanto”…
Senza
amici.
Un
tredicenne bellissimo…
Un
presentimento cominciò a farsi strada in me…iniziavo a capire
qualcosa…
Scossi
il capo energicamente, mi venne spontaneo.
Lui
invece annuì… annuiva…annuiva…
“Che
è ora di dirgli Addio”
Richiuse
la scatola del suo pranzo e si alzò.
“Non
sono passati sei mesi…”
Rimasi
seduta.
Non
lo affiancai.
Non
lo seguii.
Fece
qualche passo in direzione della scuola che avrebbe visto per l’ultima
volta… e
poi… si girò. Alzò una mano per salutarmi…
Sentii
gli occhi bruciarmi…
“Addio,
Sakura”
Nella
sua voce vi era un qualcosa di diverso dal solito…non più, per un attimo, tono
indifferente…vi era quasi gratitudine…
Alzai
anch’io la mano destra.
Le
mie labbra si curvarono in un sorriso…e lo guardai per l’ultima volta…prima che
la vista mi si offuscasse e la sua figura
scomparisse…
Fu
un incontro di un mese.
Ne
è passato di tempo da quella volta…eppure ricordo tutto così
bene…
Rimasi
così colpita e affascinata da quel mio coetaneo…
Fu
un’esperienza bellissima, in fondo.
Un
incontro speciale…
E’
strano come i ricordi possano balzare alla mente nelle più disparate occasioni.
Sto
per cominciare il mio primo anno di Università, mi trovo in un’aula grandissima
e affollatissima di una scuola enorme e penso a Lui…sarà che a era il primo
giorno di scuola quando ebbi la fortuna di conoscerlo…sarà che non ho mai perso
la speranza di rincontrarlo…sarà che sono proprio una
sciocca…
Uno
dei pochi posti liberi è in quarta fila, mi ci
catapulto prima che a qualcun altro venga la mia idea…vi è la borsa a tracolla
di un ragazzo, sopra. Quello nel banco affianco, dai capelli neri, chino sui
suoi fogli, deve essere il proprietario…Ha qualcosa di
familiare…
“Posso
sedermi qui o è occupato?”
Lui
leva il capo.
Diciannovenne
bellissimo.
Occhi
scurissimi con ciglia nerissime.
Naso
perfetto.
Non
una sbavatura.
Bocca
dalle labbra sottili, rosee, un po’ secche.
Viso
dai lineamenti delicati…
Capelli
neri lisci.
Un
ciuffo scuro gli ricade davanti all’occhio destro….
Che
bellezza…
Corpo
magro ben cresciuto.
Vestito
di una elegante semplicità: camicia nera lunga e jeans
scuri.
“Non
è possibile…sei…sei tu?”
“Mi
conosci?”
“Sono
Haruno …quella bambina parlona…ricordi?
“Sakura?”
“Mio
Dio…Sasuke Uchiha…”
Il
cuore batte forte forte.
Sposto
la tracolla e la metto per terra.
Mi
siedo e appoggio il viso fra le mani.
So
che mi sta guardando…
“Alla
fine…”
Voce
bellissima.
“Come
ti è andata la vita?”
FINE.
Sasu/Saku
AU one shot
uscitami così, ieri sera, in un momento fortunato
d’ispirazione…
Adesso
avevo una mezz’oretta di riposo prima di fare i compiti (e che ci interessa che
fai? Nd lettori) e l’ho battuta al computer… Che vi è
parsa??
L’ho
pubblicata perché è l’unica maniera per conoscere i pareri di qualcuno,
altrimenti…che faccio, chiedo all’animale di casa? Magari mi risponde,
chissà…^_^
Sono sempre
speranzosa di ricevere recensioni, seguo il gran detto senza demordere: la
speranza è l’ultima a morire!
Beh, che
altro dire?
Saluti a
tutti e già un grazie ci cuore a tutti coloro che
leggeranno e/o commenteranno!!!
Vostra
Terrastoria