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Autore: terrastoria    06/12/2007    19 recensioni
"Haruno vicino ad Uchiha"
Bellissimo
Occhi scurissimi.
Capelli neri lisci, un ciuffo gli ricadeva davanti all'occhio destro.
Corpo magro in crescita
Vestito di una elegante semplicità.
"Sasuke, sarò la tua nuova compagna di banco"
Lo ricordo come fosse ora...una figura indelebile nella mia mente.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Haruno vicino ad Uchiha”

AU Sasu/Saku, one shot un po’ diversa, come ambientazione, dalle altre che ho scritto. Qua scrivo di una Sakura studentessa che…

Buona Lettura! ^^

 

 

How’s the life?

 

 

“Haruno vicino ad Uchiha”

 

Tredicenne bellissimo.

Occhi scurissimi con ciglia nerissime.

Naso perfetto.

Non una sbavatura.

Bocca dalle labbra sottili, rosee, un po’ secche.

Viso dai lineamenti delicati…

Capelli neri lisci.

Un ciuffo scuro scappato gli ricadeva davanti all’occhio destro….

Dio, che bellezza…

Corpo magro in crescita.

Mani dalle dita lunghe e candide…

Vestiti di una elegante semplicità che gli donavano un mondo: camicia a maniche corte, pantaloncini neri di lino…

Infradito nere…

 

“Sasuke è il tuo nome, vero?”

“Sì”

 

Voce bassa, tono freddo ma efficace.

Bella voce.

 

“Sei un Uchiha…tuo padre è il proprietario dell’industria di mobili che porta il suo cognome, giusto?”

“Esatto”

 

Espressione indifferente, non pareva così eccitato all’idea di avere un genitore ricco e piuttosto famoso. Schioccò le labbra.

 

“Quindi tu sei Haruno…figlia del medico della piazza”

S-sì…Sarò la tua compagna di banco”

 

Spostai un po’ la sedia e mi sedetti, gli ero proprio vicina…i nostri gomiti quasi si sfioravano…Lui profumava di pulito….

 

Era il primo giorno di medie, conoscevo quasi tutti, tranne quel nuovo vicino…

Gli sorrisi aspettando di venire subito ricambiata…ma nulla. Sbattè solo le palpebre.

 

“Hai fratelli?”

“Uno”

“Più grande?”

“Di quattro anni”

“Io sono figlia unica…non mi piace molto, vorrei tanto una sorellina…chissà, magari…”

 

Presi a parlare a raffica, con voce squillante. Lui era silenzioso e cercavo con decine di parole pressoché inutili di colmare i forti silenzi che lui pareva essere abituato a creare.

Forse risultai una stupida, ma era il mio modo di pormi…lo è tutt’ora.

 

“Ti sei trasferito qua da poco?”

“Due mesi”

“Capisco, dove sei stato prima?”

“Londra”

“Sai l’inglese, sì?”

“E un po’ di francese, di spagnolo, di cinese, di russo…”

“Oh…”

 

Ero allibita. La bocca e gli occhi mi si spalancarono, credo. Come faceva quel ragazzo così bello a sapere così tante lingue?

 

Guadagnò punti.

Provai immediatamente una gran ammirazione…

 

“Di media, quanto rimani in una città con la tua famiglia?”

“Cinque mesi se tutto va bene”

“Neanche metà anno…”

 

Mi ero trasferita soltanto una volta nella  vita, a quei tempi quando i miei avevano acquistato una villetta neanche un chilometro della precedente dove stavamo. Fu duro comunque, figuriamoci cosa doveva rappresentare per lui…o no?

 

“Dura?”

“No”

 

Mi rispose seccato, quasi.

Avevo superato il limite, non ci rimasi male…solo che volevo sapere…quel ragazzino mi attirava inspiegabilmente… Era diverso da tutti gli altri. Pareva più grande, più maturo… e poi quello sguardo, quell’aria misteriosa…

 

Lo ricordo bene, Dio se lo ricordo….fin dal primo istante che l’ebbi sotto gli occhi ne rimasi incantata e incuriosita…Non importava di dovergli tirare fuori le parole di bocca con gran fatica e pazienza…non importava di sembrare invadente, a volte, non volevo passare per menefreghista e rinunciataria come quasi tutti gli altri miei compagni di classe che manco lo salutavano… Il mio obiettivo era diventargli familiare. Giorno dopo giorno mi abituai al suo modo di fare impassibile, alla sua aria continuamente assente e tremendamente stanca e malinconica...

 

“Ciao”

“Ciao!”

 

Lo conoscevo da un mese. Potevo già considerarmi fortunata del fatto che mi salutasse per primo al mio arrivo in classe…ma anche se non l’avesse fatto io, il mio saluto, non glielo avrei negato per nulla al mondo…

 

“Tutto bene?”

 

Appoggiai la cartella e mi abbassai per guardarlo meglio. Aveva i gomiti appoggiati al banco e il viso tra le mani.

Non venne alcuna risposta.

Vidi che silenziosamente cercava di reprimere uno sbadiglio…aveva le occhiaie e gli occhi gonfi…

 

“Oggi non è giornata, vero?”

 

Sospirai profondamente e mi ripromisi di starmene buona. C’era qualcosa che non andava… lo capivo dal suo silenzio…

Era proprio carino…aveva i capelli un po’ scompigliati…

Ogni ricreazione si isolava dagli altri…mi faceva tanta compassione…solo, senza una vera casa…senza affetti…

 

A modo mio cercavo di volergli bene…nelle piccole cose.

 

In fondo, anche se con me ci parlava a risposte brevi, mi sapevo accontentare…l’importante è che facesse capire che almeno un poco  la sua vicina di banco esisteva per lui…

Mi rendeva orgogliosa sapere che ero la sola con la quale avesse stabilito un minimo di rapporto…

Mi interessava sempre più, attimo dopo attimo….

Occhi scurissimi certi momenti nei miei…

Il cuore che cominciava a battere forte…

La sua immagine nella mia testa tutta la notte…

La sua voce…

Ricordo tutto, di lui.

 

 

“Sasuke?”

 

A mensa se ne andava senza dire nulla a nessuno, andava ad isolarsi chissà dove… un giorno lo seguii e addirittura mi fu permesso trovarlo. Lo trovai seduto sull’erba, schiena appoggiata a un tronco d’albero, tra le gambe una scatola piena di tramezzini di cui uno in mano. Guardava dritto davanti a se, espressione malinconica e triste…una punta di rabbia.

Gli andai vicino lentamente, mi feci coraggio: non sopportavo le persone sole.

 

“E’ suonata?”

“No, tranquillo”

“Tanto”

 

Mi sedetti lì affianco.

 

“Buoni?”

 

Senza che neanche mi accorgessi mi ritrovai con un tramezzino alla bocca. Me l’aveva dato…non aveva detto nulla, era stato gentile…Fui compiaciuta… mi lasciai sfuggire un sorriso. Dopo tanti sforzi qualcosa da parte sua cominciava a muoversi…

Restammo fermi e in silenzio per minuti e minuti…stavo cominciando a capirli, quei silenzi…e a rispettarli. Volevo che per una volta fosse lui a dirmi qualcosa, così, ci speravo…

 

“Mi piace qua”

“Mi fa piacere…è un paese piccolo ma carino, accogliente”

“E quando un posto comincia a piacermi, vuol dire…”

 

S’interruppe. Girò il capo e incrociai il suo sguardo.

Occhio scurissimi pieni di una profonda tristezza.

Al di fuori impassibile.

Dentro tutt’altro…

Mi sentii invadere da uno strano calore…mi portai le mani al viso, cercando di coprire le guance che sicuramente erano diventate rosse rosse

Perché quello sguardo a me?

Cosa voleva dirmi?

Non si spostava di lì…e il contatto visivo, solitamente breve, durava e durava…

 

Un tredicenne senza affetto.

Trascurato da tutti…         ma non da me.

Un tredicenne costretto a non affezionarsi mai a nessuno perché “tanto”…

Senza amici.

Un tredicenne bellissimo…

 

Un presentimento cominciò a farsi strada in me…iniziavo a capire qualcosa…

Scossi il capo energicamente, mi venne spontaneo.

Lui invece annuì… annuiva…annuiva…

 

“Che è ora di dirgli Addio”

 

Richiuse la scatola del suo pranzo e si alzò.

 

“Non sono passati sei mesi…”

 

Rimasi seduta.

Non lo affiancai.

Non lo seguii.

 

Fece qualche passo in direzione della scuola che avrebbe visto per l’ultima volta…  e poi… si girò. Alzò una mano per salutarmi…

Sentii gli occhi bruciarmi…

 

“Addio, Sakura”

 

Nella sua voce vi era un qualcosa di diverso dal solito…non più, per un attimo, tono indifferente…vi era quasi gratitudine…

 

 

Alzai anch’io la mano destra.

Le mie labbra si curvarono in un sorriso…e lo guardai per l’ultima volta…prima che la vista mi si offuscasse e la sua figura scomparisse…

 

Fu un incontro di un mese.

Ne è passato di tempo da quella volta…eppure ricordo tutto così bene…

Rimasi così colpita e affascinata da quel mio coetaneo…

Fu un’esperienza bellissima, in fondo.

Un incontro speciale…

 

E’ strano come i ricordi possano balzare alla mente nelle più disparate occasioni.

Sto per cominciare il mio primo anno di Università, mi trovo in un’aula grandissima e affollatissima di una scuola enorme e penso a Lui…sarà che a era il primo giorno di scuola quando ebbi la fortuna di conoscerlo…sarà che non ho mai perso la speranza di rincontrarlo…sarà che sono proprio una sciocca…

 

Uno dei pochi posti liberi è in quarta fila, mi ci catapulto prima che a qualcun altro venga la mia idea…vi è la borsa a tracolla di un ragazzo, sopra. Quello nel banco affianco, dai capelli neri, chino sui suoi fogli, deve essere il proprietario…Ha qualcosa di familiare…

 

“Posso sedermi qui o è occupato?”

 

Lui leva il capo.

 

Diciannovenne bellissimo.

Occhi scurissimi con ciglia nerissime.

Naso perfetto.

Non una sbavatura.

Bocca dalle labbra sottili, rosee, un po’ secche.

Viso dai lineamenti delicati…

Capelli neri lisci.

Un ciuffo scuro gli ricade davanti all’occhio destro….

Che bellezza…

Corpo magro ben cresciuto.

Vestito di una elegante semplicità: camicia nera lunga e jeans scuri.

 

“Non è possibile…sei…sei tu?”

“Mi conosci?”

“Sono Haruno …quella bambina parlona…ricordi?

“Sakura?”

“Mio Dio…Sasuke Uchiha…”

 

Il cuore batte forte forte.

Sposto la tracolla e la metto per terra.

Mi siedo e appoggio il viso fra le mani.

So che mi sta guardando…

 

“Alla fine…”

 

Voce bellissima.

 

“Come ti è andata la vita?”

 

 

FINE.

 

 

 

 

Sasu/Saku

AU one shot uscitami così, ieri sera, in un momento fortunato d’ispirazione…

Adesso avevo una mezz’oretta di riposo prima di fare i compiti (e che ci interessa che fai? Nd lettori) e l’ho battuta al computer… Che vi è parsa??

L’ho pubblicata perché è l’unica maniera per conoscere i pareri di qualcuno, altrimenti…che faccio, chiedo all’animale di casa? Magari mi risponde, chissà…^_^

Sono sempre speranzosa di ricevere recensioni, seguo il gran detto senza demordere: la speranza è l’ultima a morire!

Beh, che altro dire?

Saluti a tutti e già un grazie ci cuore a tutti coloro che leggeranno e/o commenteranno!!!

 

Vostra

Terrastoria

   
 
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