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Autore: GreMisia    19/05/2013    7 recensioni
[Un mare, un oceano di sudore. Non osava nemmeno immaginare in che stato erano i suoi capelli e nemmeno sognava di chiedersi che buon profumo di primule dovevano emanare le sue ascelle. Louis sospirò sotto il sole cuocente di luglio: avrebbe potuto essere al mare e in costume da bagno, a prenderlo il sole e non a subirlo, a fare surf e a giocare a beach.
Mentre lui era li che si squagliava e imprecava dentro di sé, Harry, Niall e Zayn si stavano sicuramente divertendo senza di lui, in cerca di qualche party sulla spiaggia: dannazione!
Effettivamente se l’era cercata e non aveva potuto nemmeno costringerli a rimanere a casa, così mentre i suoi tre amici erano partiti per la loro vacanza studiata, attesa e programmata durante tutto l’anno universitario a Ibiza, Louis, era rimasto solo e in quelle ridicole e tristi condizioni.] LiLo con una piccola Zarry, un pò lunghetta spero che qualcuno apprezzi e mi faccia sapere ;)!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Just a Boo Bear





Un mare, un oceano di sudore.
Non osava nemmeno immaginare in che stato erano i suoi capelli e nemmeno sognava di chiedersi che buon profumo di primule dovevano emanare le sue ascelle.
Louis sospirò sotto il sole cuocente di luglio: avrebbe potuto essere al mare e in costume da bagno, a prenderlo il sole e non a subirlo, a fare surf e a giocare a beach.
Mentre lui era li che si squagliava e imprecava dentro di sé, Harry, Niall e Zayn si stavano sicuramente divertendo senza di lui, in cerca di qualche party sulla spiaggia: dannazione!
Effettivamente se l’era cercata e non aveva potuto nemmeno costringerli  a rimanere a casa, così mentre i suoi tre amici erano partiti per la loro vacanza studiata, attesa e programmata durante tutto l’anno universitario a Ibiza, Louis, era rimasto solo e in quelle ridicole e tristi condizioni.
 
 
“Mi dispiace tanto Lou, non sarà lo stesso senza di te, lo sai…” aveva detto Harry, abbracciandolo forte, il giorno prima della partenza.
Louis aveva annuito, convinto perfettamente di questo.
In fin dei conti lui era l’anima della festa no?
“Cerca di non scoparti qualsiasi cosa vivente” lo aveva rimbeccato, facendo sghignazzare Zayn e Niall all’unisono.
Il riccio fece un occhiolino “cerca di non combinare guai senza di noi”.
“ Mi  annoierò tantissimo senza di voi” disse, cercando di coprire la tristezza con un sorriso.
“Hey amico, te la sei cercata , noi abbiamo…” cercò di dire il moro, assestandogli una pacca fraterna sulla spalla.
“lo so Zayn, lo so”.
“Comunque, cerca di non fartela pesare, abbiamo tempo per altri viaggi e al nostro ritorno combineremo qualcosa” aggiunse stringendolo.
“Si” disse il biondo, avvicinandosi all’abbraccio “ ti riporteremo una valigia intera di souvenir inutili!”
Louis sorrise e li abbracciò tutti e tre con forza “ Divertitevi anche per me, ci conto e ogni tanto fatevi sentire”.
 
 
Sospirò di nuovo al ricordo, ma si, se l’era veramente cercata.
Se quella sera, non avesse fatto il cretino, se avesse ascoltato Zayn, probabilmente ora non sarebbe lì in quello stupido posto.
 
Per la chiusura delle lezioni universitarie c’era stata una festa enorme, un sacco di gente, alcool ovunque, buona musica.
Lui,  Zayn, Niall e Harry abitavano tutti insieme , fortunatamente, in un appartamento non lontano da lì e quindi non avevano dovuto prendere la macchina, sennò vai a capire in che  guai sarebbero finiti.
Erano tutti e quattro studenti della stessa università, frequentavano corsi diversi  e avevano deciso di chiudere l’anno in bellezza e divertirsi: come al solito Louis, non era riuscito a regolarsi.
 
 
 
“Che diavolo stai facendo?!” gridò Zayn dall’altra parte della strada, aggrappandosi a un lampione e cercando di sostenere Niall e Harry completamente cotti.
C’era un motivo per cui  lo chiamavano anche spugna, ovvero l’alcool sul moro, per quanto ne buttasse giù, non attaccava più di tanto e quindi si trovava spesso a fare da babysitter, soprattutto a Louis, il più grande del gruppo.
“Oooooh” esclamò Louis entusiasta, con i grandi occhi azzurri luccicanti, di fronte ad un enorme cancello in ferro battuto “Zayyynnnn un Loouunaaaa Paaaark” biascicò, indicando  di fronte a lui eccitato.
“Si amico, è quello che vediamo tutti i giorni tornando a casa” disse piatto.
“ Louuna paark?” esclamò all’improvviso Harry, svegliandosi dall’incavo del collo del moro “mi puooorti sul tunnell dell’amuooreee, quelluuo cuoon i ciouigni??”chiese convinto.
Zayn inarcò un sopracciglio alla richiesta “ certo tesoro, torna a dormire” disse, riappoggiandolo sulla sua spalla.
“Io vuooglio lo zucchuero filatooo!!” disse, poi, il biondo, svegliandosi anche lui.
“Non avevamo dubbi, Louis!” lo richiamò di nuovo il moro” riporta immediatamente le tue chiappe qui!”.
Ma Louis non ascoltava in quel momento;  il Luna Park era la cosa più bella e affascinante che avesse mai visto sotto la luce opaca e lattea della luna e decise di scavalcare l’enorme cancello.
“Louis!! Che diavolo fai?!” chiese subito il moro preoccupato, vedendolo barcollante che cercava di scavalcare e trascinando i corpi  inermi degli altri due, cercò di attraversare la strada.
“Va’ a prendermi lo zucchuero” spiegò, Niall, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Certo come no e porta qui anche i cigni” disse acido.
“Sul sierio?” chiese Harry, cercando di far svolazzare le  ciglia e di aprire  i suoi occhioni verdi verso il moro, non riuscendoci di un millimetro.
“Datti una calmata playboy” disse l’altro scompigliandogli i capelli “ Louis!!” urlò,  vedendo l’altro che era già dall’altra parte del cancello “ porta immediatamente il tuo culo qui! Prima di combinare qualsiasi cosa e prima che Harry provi a procreare con me!”.
Ma Louis si era già addentrato dentro al luna Park e le urla imprecanti di Zayn non lo raggiungevano più.
Non volava una mosca tutto sembrava così irreale, ma al contrario di quello che si era immaginato, le giostre erano tutte coperte da buste di plastica nere e i baracchini avevano le saracinesche tirate giù.
L’unica cosa in parte visibile era l’enorme e vecchia, classica giostra di cavalli: la preferita di Louis.
“Oooh” si lasciò scappare nuovamente, notando da sotto la busta nera gli enormi zoccoli dorati e da sopra i pennacchi dai mille colori.
Da piccolo adorava farci dei giri, doveva solo trovare il modo di farla partire;  un giro non avrebbe di certo fatto male a nessuno.
 
Questo fu quello che pensò la sua mente ubriaca.
 
“Dovrei portarvi tutti e quattro alla polizia!” urlò un signore grassoccio e calvo di fronte al cancello, tenendo Louis per il colletto della camicia.
 
Ebbene si, far funzionare la giostra dei cavalli aveva voluto dire provocare un guasto.
Il proprietario , che viveva vicino al Luna Park, aveva forti problemi di insonnia e non riuscendo a prendere sonno aveva deciso di fare quattro passi verso la sua proprietà…
Quando si dice fortuna.
 
“Mi dispiace molto signore, la prego siamo solo studenti e…” cercò di scusarsi Zayn, appellandosi alla faccia gentile e paffuta del signore canuto, che sembrava tutto tranne che una cattiva persona.
“Questo non vi giustifica” ribatté, tenendo ancora stretto Louis “ ma sono stato giovane anche io…”.
Una speranza apparve davanti a Zayn, che accennò un piccolo sorriso, iniziando a sentire le braccia indolenzite per colpa di Niall e Harry.
“ Il fatto che non siate in macchina è già un buon punto” aggiunse “ tu!” disse, poi, a uno stordito Louis  “ verrai a lavorare gratis per tutta l’estate nel mio Luna Park!”.
 
 

***

 
 
Così era luglio, i suoi coinquilini erano a Ibiza e gli mandavano continuamente messaggi di quanto non fosse lo stesso senza di lui,  quanto fosse bella e trasparente l’acqua, quanto i party fossero eccezionali e lui era nel mezzo di un Luna Park sotto il solleone, vestito da orso con tanto di pelo marrone, una salopette blu e un papillon rosso a pois  a consegnare palloncini colorati a ogni bambino.
Dannata pelliccia! Gli avrebbe fatto venire un eritema prima o poi!
 
“Come va ragazzo? Stai avendo una buona giornata?”
 
il signore canuto, che poi aveva scoperto chiamarsi George, gli rivolgeva questa domanda tutti i giorni e lui avrebbe voluto infilargli il suo papillon nel deretano, ma si limitava solamente ad annuire.
George era una persona adorabile, che nonostante il danno che aveva combinato, lo trattava in modo gentile  ed era stato anche troppo magnanimo con lui,  ma quel costume era una tortura veramente atroce.
 
Come no, una buona giornata…
 
Non aveva fatto altro che dare palloncini ai bambini e per quanto li amasse, qualcuno era veramente insopportabile.
Un bambino gli aveva dato un calcio, sghignazzando malefico,  senza motivo  e avrebbe voluto schiacciarlo ma  non poteva, perché era Joe l’orso gentile, la mascotte del Luna Park: non poteva spiaccicare il gelato in faccia a un bambino, solamente perché gli aveva appena creato una mora colossale su una caviglia.
Non poteva, ma avrebbe voluto.
 
Un altro era rimasto a fissarlo per una buona mezzora ed era stato irritante perché aveva provato a porgergli un palloncino, ma non aveva fatto una frizza, stava solo lì fermo, impalato come una statua.
Quando aveva provato a fargli un verso che suonava come Bu! o Uo! Aveva sgranato gli enormi occhi azzurri tremolanti e aveva iniziato a piangere perforandogli i timpani.
Non poteva, ma avrebbe veramente voluto.
 
Poi fortunatamente ogni domenica, verso le quattro del pomeriggio  c’era quel bambino adorabile accompagnato da una giovane madre che  aveva quello sguardo da cucciolo e lo salutava tutte le volte.
Un bambino per cui valesse veramente la pena sprecare uno dei suoi palloncini.
Prendeva tutte le volte il suo gelato, probabilmente alla fragola e il gusto bianco non identificabile (perché poteva essere limone, come fior di latte) e si piazzava davanti a lui ammirato, tenendo per mano la madre, chiedendo a volte un palloncino anche per lei, poi andava oltre il luna park e lo salutava prima di andare via.
Un amore di bambino.
 
Quella domenica  però erano le cinque e non l’aveva ancora visto arrivare, probabilmente era stato distratto da tutta quella folla di famiglie che c’era, causa il caldo eccessivo.
Era dovuto andare a prendere pacchi di palloncini e a gonfiarli una decina di volte: era esausto, per non parlare della dannata sete che lo stava logorando, ma non poteva abbandonare la sua postazione fino alla pausa e aveva dimenticato di prendersi una bottiglia d’acqua.
Si era mai visto un orso con un papillon, rosso a pois bianchi, scialare come un cane?
 
“Hey orso?” sentì qualcuno strattonargli la ridicola coda pelosa che  gli sporgeva dall’enorme sederone peloso.
Pronto all’ennesimo bambino che chiedeva un palloncino o all’ennesimo teppistello che voleva tirargli la coda, perché ci avevano già provato, si girò di scatto.
“Oh!”  esclamò da sotto l’ammasso di peluche, era il suo bambino preferito.
“Hai sete?” chiese, tendendo la sua lattina di coca- cola fresca.
Louis iniziò a sentire l’acquolina in bocca, l’arsura aumentare, non sarebbe morto nessuno se si fosse tolto quell’orribile copricapo per 5 secondi no?
Annuì e si tolse la faccia-da- orso.
“Grazie piccolo stavo morendo “ disse afferrando la lattina “ ne prendo solo un sorso ok?”
“Puoi tenerla, troverò il modo di farmene comprare un’altra” disse facendo spallucce, gli occhietti vispi e scuri sorridenti.
A Louis piaceva proprio quel bambino, era un genio e il suo salvatore.
Bevve quella lattina in un nano secondo, gettando la lattina per terra , tanto che il bambino lo guardava come se fosse un alieno, avrebbe tirato anche un rutto per la soddisfazione ma evitò.
Prese due palloncini colorati e glie li porse “ per ringraziarti” disse, sorridendo.
Il bimbo accettò “Grazie” poi, si chinò a cogliere la lattina e la gettò nel cestino.
Caspita, era davvero impostato e preciso per essere un bambino, Louis si sentì un barbaro.
“Dov’è tua madre ?” chiese poi, notando che era stranamente da solo, rimettendosi quell’orribile testa da orso.
“Non c’è, in realtà sono venuto con…” ma non fece in tempo a dare la sua risposta, che un ragazzo giovane più o meno dell’età di Louis, come un pazzo si gettò sul suo piccolo e tenero corpicino, stringendolo con forza, preoccupato.
 
 
“Gus! Non hai idea di quanti anni di vita ho perso!” lo sentì esclamare ansioso, mentre controllava con insistenza che il bambino fosse tutto intero.
 
Louis guardò la scena un po’ divertito, il bambino sembrava calmo e tranquillo a differenza del ragazzo di fronte a lui completamente perso e agitato e che non era davvero niente, niente male.
 
Inclinò la testa per osservarlo meglio: quell’espressione lo rendeva davvero dolce.
Aveva dei corti capelli castani, occhi scuri piccoli con delle graziose pieghe ai lati che rendevano la sua espressione ancora più adorabile e enormi sopracciglia.
Fisicamente era veramente messo bene, nonostante la felpa larga e i jeans altrettanto larghi, i suoi muscoli non passavano per niente inosservati e quella voglia sul collo…
Louis pensò che fosse colpa del caldo, quella dannata coca-cola non gli era servita a molto.
Se fosse stato il padre del bambino?
Il marito di quella bella donna che tutti i giorni lo accompagnava al parco?
Il compagno ?
E lui ci stava fantasticando sopra… e quanto gli ci era voluto?
 
“Scusami zio” disse il bimbo, abbassando la testa dispiaciuto e nascondendo le mani dietro la schiena.
 
Zio, ok zio.
 
“Mi sono perso”  Il ragazzo annuì, scompigliandogli i capelli “ho pensato che vicino all’orso mi avresti trovato…” disse, sempre con lo sguardo basso.
 
Furbo il ragazzo!
Pensò louis, di certo Joe l’orso gentile non passava inosservato.
 
“oh…” si lasciò scappare lo zio, che sembrò notare Louis, intento a osservare la scena con tanto di palloncini in mano, soltanto in quel momento.
 
E per fortuna che passava inosservato.
 
“Astuto da parte tua piccolo Gus!” disse soddisfatto, assestandogli un’altra carezza tra i capelli.
Il piccolo sorrise soddisfatto.
“La prossima volta però cerca di non allontanarti, anche se non mi vedi più” disse allungandogli una busta piena di pop corn, che afferrò felicemente dandogli i palloncini.
“Andiamo a casa, va bene?”
Il bimbo annuì, stringendo la piccola mano nella sua molto più grande  e sventolando l’altra in direzione di Louis “ ciaooo Orsooo !” .
“Oh “ esclamò lo zio voltandosi, nuovamente, in direzione dell’enorme peluche vivente e estendo le labbra in un caldo e dolce sorriso “ ciao Orso” fece eco.
 
ciao orso?
Orso?
Hey ragazzo-voglia-sexy-sul-collo mi chiamo Louis! Louis!
Ma non disse niente, si limitò a scuotere quei stupidi palloncini colorati e a ritornare a fare il suo stupido, stupido lavoro gratis!
 
 
 
 
Se l’era meritata una doccia no?
Louis si lasciò cadere esausto sul letto di camera sua, avvolto nell’accappatoio, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo.
L’ennesima giornata umiliante e stancante era finita.
Non aveva nemmeno la forza di uscire, avrebbe messo una comoda tuta e guardato la tv.
 
Perché d’estate i luna Park sono aperti tutti i pomeriggi?
Dannati Luna Park, dannato ragazzo-voglia-sexy-sul-collo, che sottolinea la tua incapacità e invisibilità in abiti da Joe l’orso gentile, dannate giostre dei cavalli,  dannate feste di fine anno, dannato alcool, dannata Ibiza!
 
Non fece in tempo a pensare Ibiza, che il telefono iniziò a suonare con la scritta HAZ lampeggiante sul display.
 
 
“Siamo spiacenti questa è la segreteria di Louis Tomlinson, al momento non è in casa; probabilmente è impegnato ad uccidere qualche moccioso in qualche FOTTUTO  Luna Park, se lo desidera,  lasciare un messaggio dopo il segnale acustico: BIIIP” blaterò acido.
“Lou?” la voce di Harry uscì ridacchiante, seguita da un vago suono di onde marine, cosa che urtò ancora di più il delicato umore del ragazzo più grande “ brutta giornata?”.
“Oh non lo so Haz, vediamo un po’… ho quasi rischiato di morire per liquefazione nei panni di un orso idiota e ho rischiato di finire in galera per omicidio colposo nei confronti di quattro, cinque mocciosi che hanno cercato di tirarmi la coda o prendermi a calci, secondo te?”.
“Ma tu adori i bambiniii” la voce strascicante di Niall uscì dall’altra parte della cornetta, segno che era in vivavoce.
“E’ quello che pensavo” grugnì, stringendosi istintivamente nell’accappatoio.
“stasera berremo anche per te amico non preoccuparti” disse il moro, ridacchiando.
“Zayn, giuro che ti ammazzo” lo minacciò “vi prego,  ditemi qualcosa di bello e divertente” chiese con voce supplicante, bisognoso di dimenticare la faticosa giornata.
“Ah! Dammi qua!” sentì Niall esclamare e ( dai vari insulti che sentì dopo)scoppiare una sorta di lotta.
“Che diavolo sta succedendo?” chiese preoccupato al nulla.
La voce del biondo affaticata, rispose “ mi sono allontanato da quei due mostri, tu non sai cosa è successo ieri sera!” disse ridacchiando.
 
Certo che non lo sapeva lui non era a Ibiza!
 
“Eravamo a una festa sulla spiaggia di una tizia noiosa e infatti ci stavamo annoiando”
I racconti di Niall erano strampalati quanto lui e questo non era una novità, l’importante era saper cogliere.
“Ah, ah” disse quasi disinteressato, incastrando il telefono tra l’orecchio e la spalla e iniziando a mangiucchiare una pellicina sul pollice.
“Quindi abbiamo iniziato a bere”
“ah, ah… scontato”
“ io e Harry eravamo distrutti, Zayn no”
“ah, ah, scontato anche questo, Niall qual’ è il punto?”
Niall fece una piccola pausa, poi disse tutto d’un fiato, la voce eccitata per la notizia
“HarryèsaltatoaddossoaZayncomeunalumacaincalore”
“che cosaaaaaa?” Louis saltò su a sedere, come fosse stato morso da una tarantola “ok, calmi, ripeti con più calma”.
“Harry” fece una pausa “ è “ pausa “ saltato” pausa.
“Niall, troppa calma! Riesci a parlare normalmente santo cielo!” disse esasperato, facendolo ridacchiare.
“Harry ha baciato Zayn” disse secco.
“oh… e Zayn?”
Ci fu un piccolo silenzio e poi un rumore brusco e di nuovo insulti che lo costrinsero ad allontanare il telefono per non rimanere sordo.
“e Zayn?” chiese nuovamente, quando non sentì più alcun casino.
“Zayn cosa?” rispose la voce del diretto interessato “te l’ha detto?” chiese.
Louis annuì, come se potesse vederlo e disse “come stai?”.
“Bene, non mi ha mica ucciso il gatto” ridacchiò.
“Zed, sul serio, conosciamo tutti Harry non si ricorderà niente e tu hai un debole per lui da quando è venuto ad abitare con noi non…”
“Non ne voglio parlare ok ? E tu non provare a parlarne con lui,  promettilo…”
Louis sospirò “ promesso”
“ok, allora ci risentiamo presto va bene?”
“va bene, salutami Harry”.
 
 
Una brutta, brutta faccenda.
 
Louis lanciò uno sguardo in un punto impreciso della stanza,il suo migliore amico era veramente un coglione, ma forse per questo erano migliori amici.
Gli occhi caddero sull’altro letto, poco lontano dal suo.
 
Louis era all’ultimo anno di università, studiava dramma e teatro e  condivideva la stanza proprio con Harry che era al primo anno di economia.
 Niall e Zayn  occupavano un’altra stanza nella casa e studiavano rispettivamente musica e arte.
 
Si erano conosciuti lì in quella casa.
 
All’inizio Louis era stato costretto a viverci da solo, anche se era  una casa grande e per quattro persone, non si era sentito per niente a disagio.
Il padrone era un amico di famiglia e non gli aveva alzato il prezzo, pur non riuscendo a trovare degli altri inquilini, alla fine erano arrivati loro ed era stato subito amore.
 
Per Zayn però era stato diverso, non era riuscito a resistere al fascino di Harry e per quanto lui e Niall, cercassero di proteggerlo da quella testa vuota, era rimasto spesso ferito.
Harry non si era mai accorto di niente o per lo meno così sembrava.
Beh, prima o poi avrebbero dovuto risolvere la questione.
 
Louis si alzò dal letto abbandonando i mille pensieri che gli attanagliavano la mente e andò a vestirsi, pronto per la sua serata di zapping e patatine, ben meritata.
 
 

***

 
 
Le quattro del pomeriggio di domenica:  Louis stava, naturalmente, morendo di caldo ma questa volta era munito di un bottiglia d’acqua e accanto una lattina di coca-cola, ma quella non era per lui.
Avrebbe restituito il favore al dolce bambino che l’altra volta l’aveva salvato da una morte certa di arsura.
Che in cuor suo sperava, che ad accompagnarlo ci fosse ragazzo-voglia-sexy-sul-collo, logicamente era solo da mettersi in secondo piano.
 
Certo …
 
“Voglio quello rosa!”
Una bambina con delle lunghe trecce bionde e tante lentiggini, stava minacciosa con le  braccia conserte davanti a lui.
Louis le mostrò i palloncini e aprì le braccia arreso, cercando di parlare da sotto quella testa d’orso ingombrante “ mi dispiace piccola, li ho finiti…” glie ne porse uno arancione “puoi provare con questo però…” tentò
 stupidamente.
“Ti sembra rosa?” chiese istericamente, la piccola peste viziata.
Louis sospirò da sotto la folta pelliccia, che diavolo di problema aveva quella con i colori?
Rosa, arancione… sempre palloncino era, no?
“Stupido orso peloso e grassone, voglio un palloncino rosa!” disse, pestando i piedi sul terriccio secco.
 
Ok, glie li avrebbe fatti ingoiare i palloncini.
Uno ad uno.
 
Ma forse, non era, come al solito, la soluzione giusta.
Louis sbuffò e pensò, che era arrivato il momento di adottare la tecnica principe azzurro, di solito con le bambine funzionava sempre.
Si tolse la testa da orso, spettinando i capelli castani appiccicati sulla fronte e sbatte un po’ le ciglia puntando i profondi occhi blu, sulla piccola bambina indiavolata che spalancò la bocca per la sorpresa.
Finse un sorriso dolce ( in fondo non studiava recitazione per niente no?) e prendendo la sua piccola mano, le porse un palloncino arancione.
“ Mi dispiace, principessa” disse, con  tono pomposo “ non abbiamo più palloncini rosa, ma vogliate accettare questo lo stesso da parte di un povero principe” disse, inchinandosi un po’, per quanto quell’ingombrante costume glie lo permettesse.
La bambina lo prese senza esitare , arrossendo un po’ sulle guance paffute e corse via per l’imbarazzo.
 
Era un fottuto genio, non c’erano dubbi.
 
Guardò compiaciuto il polverone creato dalla bambina che se l’era data a gambe e sentì una risata provenire di fronte a lui.
 
“Astuto!”.
Il ragazzo-voglia-sexy-sul-collo ridacchiava di gusto e delle piccole rughe si erano formate intorno agli occhi marrone scuro, così dolci e gentili, il piccolo Gus lo guardava ammirato, tenendogli la mano ben stretta.
 
“Hey!” esclamò Louis, sorpreso di vederli e facendo un cenno con la mano, per salutarli;  subito si chinò a raccogliere la lattina di coca-cola che aveva tenuto da una parte.
“Abbiamo un conto in sospeso noi due!” disse, sorridendo e tendendogliela.
“Oh…” si lasciò sfuggire sorpreso il bambino, afferrandola e guardando verso lo zio che sembrava piuttosto incuriosito.
Louis si sentì in dovere di spiegare.
 “ Ieri mi ha ceduto la sua” chiarì “è un po’ calda, piccolo, mi dispiace ma se torni a casa e la metti in frigo… magari tornerà buona”.
Gus annuì “sembrava avesse sete” spiegò nuovamente all’altro ragazzo “così gli ho dato la mia”.
Il ragazzo-voglia-sexy-sul-collo sorrise e scompigliò i capelli a caschetto del bambino “ hai fatto una buona azione” disse, con la voce profonda e gentile lanciando uno sguardo a Louis.
Gus annuì e poi si rivolse di nuovo al ragazzo-orso “ le bambine sono fastidiose, non mi piacciono” fece una smorfia di disgusto.
Louis scoppiò in una risata, sentendo quei caldi occhi marroni puntati su di lui.
 
Poteva essere un ragazzo tanto dolce e tanto sexy allo stesso tempo?
La maglietta che aveva addosso in quel momento ( una semplice t-shirt color acquamarina stretta) poteva essere considerata legale?
 
“Non sono così male, bisogna saperci trattare” disse facendogli un occhiolino.
 
Gus non sembrava per niente d’accordo…
 
“Dovremmo andare” disse l’altro ragazzo e Louis avrebbe voluto trattenerli ancora un po’, perché fare due chiacchiere con persone simpatiche e che non avessero caccole al naso o attacchi isterici per la mancanza di palloncini rosa, era davvero un evento eccezionale.
Ma, lui eraJoe l’orso gentile e il ragazzo di fronte a lui era solamente uno zio che portava a spasso il nipote e sicuramente, non era interessato a fare conversazione con un ragazzo bloccato per l’intera estate nei panni di un orso.
Soprattutto un ragazzo come lui…
 
“Liam” una mano tesa verso di lui lo risvegliò dai pensieri che stava avendo, alzò lo sguardo un po’ spaesato.
 
Ragazzo-voglia-sexy-sul-collo = Liam
 
“Oh” disse, porgendogli subito la sua zampa pelosa “ Louis” cercò di sfoderare uno dei suoi sorrisi migliori.
“Grazie per la lattina, Louis, ci vediamo la prossima volta”.
Louis annuì, dette un buffetto sulla guancia al piccolo Gus e li salutò.
 

 ***

 
 
 
Aaaah, adorato e agognato lunedì, il suo giorno libero, perché fortunatamente George era stato così clemente da lasciargliene uno.
Era mezzogiorno ed era ancora in pigiama, lo stomaco aveva iniziato a brontolare da una buona mezz’ora.
Si diresse verso il frigorifero speranzoso: la desolazione più totale.
“Mister Tomlinson, forse è giunta l’ora di fare spesa” disse a sé stesso, infilandoci la testa dentro, alla ricerca di qualsiasi cosa avesse la vaga forma di cibo.
Così, dopo aver svogliatamente infilato una tuta e una maglietta, si diresse al supermercato più vicino, cercando di domare  il suo stomaco in rivolta.
 
Non aveva una lista, di solito se ne occupava Zayn.
Odiava fare la spesa, come odiava cucinare, per quello c’era Harry, ragion per cui, non aveva preso nemmeno un carrello o un cestino, avrebbe puntato a qualche semplice cibo precotto/spazzatura,che di solito facevano la felicità di Niall.
 
Davanti alla’infinita scelta di surgelati, Louis non sapeva proprio da che parte farsi.
Zuppa di pesce?  No, bleah! Che schifo.
La pizza surgelata: una bestemmia.
Oh, tagliatelle al ragù? Surgelate? Sul serio?
Passò ad un altro portellone pieno di roba congelata, alla ricerca di qualcosa che gli fosse congeniale e il suo telefono vibrò con la scritta HAZ.
 
“Si?” chiese disinteressato, con lo sguardo immerso tra i mille cartoni colorati.
“Lou? Dove sei?” chiese l’amico, la voce un po’ sconvolta.
“Sono a comprarmi qualcosa di commestibile” Paella? No, decisamente no.
Harry ridacchiò “ la prima cosa che farò quando saremo a casa, sarà cucinarti l’infallibile Cheesecake alla Harry, promesso”.
A Louis si illuminarono gli occhi immaginando l’enorme torta preferita, che il suo talentuoso coinquilino, era in grado di cucinare “ oh, questa si che è una buona notizia” disse, gongolante “piuttosto, come procede la situazione?” aprì un altro sportello.
“Tutto bene, ora siamo in albergo Zayn e Niall sono cotti a letto” .
Minestra surgelata?? Oddio, che porcheria.
“Sputa il rospo” disse, riponendo quell’orribile intruglio nel ripiano “ che cosa c’è che non va?”
 E se avesse optato per farsi un’ hamburger?
 “Cosa devo mettere in un hamburger?” chiese subito dopo.
“Lou…” disse l’altro esasperato “me lo stai chiedendo sul serio? Il pane, l’hamburger, l’insalata, maionese, ketchup, questa roba qui…” spiegò.
“oh si certo” disse, afferrando subito la carne e andando alla ricerca degli altri ingredienti “ allora? Cosa c’è che non va?” chiese di nuovo, prendendo anche una busta di insalata già lavata e pronta.
“Zayn” sospirò.
C’era d’aspettarselo “lo so, Niall mi ha raccontato tutto” disse, andando alla ricerca del pane, ma dove diavolo era? Pane, pane, pane, sedere sexy, pane…  un momento.
 
Sedere sexy?
 
“Credo di essere innamorato di lui” disse Harry, a voce bassa e flebile.
“Che cosaaaa??” chiese a bocca spalancata, lasciando vagare lo sguardo tra l’ultimo pacco di panini per Hamburger e ragazzo-voglia-sexy-sul-collo/Liam, che lo teneva in mano.
 
“Quelli sono i miei panini!” scattò, indicando il pacchetto finito subito nel suo cestino della spesa e chiudendo bruscamente la telefonata.
 
Era da un’ora che cercava qualcosa da mangiare, adesso che l’aveva trovato non sarebbe bastato un sedere del genere per portarglielo via… O forse si…
 
“Mi dispiace è l’ultimo pacco…” disse l’altro, gettando un’occhiata a quello che Louis aveva in mano “Hamburger?” chiese poi indicandolo.
Louis annuì  “sarebbe il mio pranzo” spiegò.
“Oh” disse, abbassando lo sguardo.
 
Ma come faceva ad essere così carino?
 
“Anche il mio” indicò il cestino, con più o meno le stesse cose che stava comprando lui.
Questo era un problema.
“Potremmo dividerli se vuoi…”
 
Era pazzo?
E magari, si aspettava pure, che non avrebbe provato minimamente ad approfittare sessualmente di lui?
 
Non pensarci Louis, non pensarci! Il cibo! Il cibo prima di tutto!
 
Liam sorrise, quel sorriso grinzoso che gli era piaciuto sin dalla prima volta, “ potremmo” disse.
 
 
LOU:
Scusa se ti ho chiuso il telefono in faccia, spiegherò.
Ti chiamo stasera.
Lasciatelo dire, sei un coglione.
 
HAZ:
Fottiti.
A stasera.
 
 
 
 
“Fai sul serio?” chiese Louis, guardando allibito Liam, scartare tra le foglie d’insalata quelle rosse.
 
Dopo aver pagato, aveva offerto di andare al  suo appartamento, anche perché da quello che aveva capito, quello dell’altro era più lontano e lui aveva troppa fame.
Liam , che faceva di cognome Payne, parlava a una velocità inimmaginabile per un essere umano e nel tragitto per arrivare a casa, era riuscito a carpire cose su di lui, che a chiunque gli ci avrebbe voluto una giornata intera per raccontarle.
Era uno studente come lui,  ma in medicina e aveva la stessa età di Zayn e Niall.
Viveva in un piccolo appartamento da solo, amava fare amicizia, ma gli piaceva avere la sua privacy.
Aveva quel sorriso bonario e rugoso sempre stampato in faccia, arrossiva spesso e diceva mi dispiace e scusa, continuamente: una persona adorabile.
Poteva un ragazzo essere cosi perfettamente vecchio?
Perché andiamo, sembrava veramente uscito da altri tempi.
Louis si sentiva veramente unvandalo in confronto a lui…
 
“Bè cosa c’è di male” disse, assumendo un’espressione imbronciata.
“Ho smesso di farlo, tipo…  a sette anni” rispose, addentando il suo panino, finalmente.
“E’ amara!” spiegò, completando l’opera di scarto “l’età non conta”.
Louis ridacchiò e assestò un altro grande morso alla sua preda.
“Quindi studi teatro” disse l’altro, guardandolo con i suoi acquosi occhi marroni.
Il più grande annuì.
“ deve essere interessante … E il fatto che lavori in un Luna Park vestito da orso, non c’entra vero?”
 
Ma che domanda era?
 
“Tu non vuoi sapere perché passo i miei liberi pomeriggi estivi nei panni di un orso” lo minacciò, puntandogli il panino contro.
Liam alzò le mani, in un gesto di resa, ridacchiando “ok, ok non voglio saperlo”.
 
 
Dal pranzo, erano finiti a passare tutto il pomeriggio insieme sul divano a parlare.
Louis a raccontare le strambe storie che legavano la sua ilare vita a quella dei suoi coinquilini e Liam  del piccolo Gus, che aveva scoperto essere figlio di sua sorella Ruth.
E si, alla fine aveva finito anche per raccontare l’aneddoto del Luna Park e il fatto che sua mamma da piccolo lo chiamasse Boo Bear,  aveva fatto ridere Liam per circa un quarto d’ora.
 
Ironia della sorte.
 
Aveva un sacco di interessi, lo sport la musica, non beveva, non fumava e andiamo qualche difetto doveva pur averlo no?
Sembrava di no.
 
“E’ stato un piacere conoscerti, Louis” disse, dirigendosi verso la porta di casa, erano le sette e il tempo era veramente voltato via.
Louis sorrise, annuendo in un sottointeso anche per me.
 
Chiedigli il numero Louis, avanti, chiediglielo.
 
“Ci vediamo, in giro, la prossima domenica, con Gus” disse alzando i pollici.
“Adoro quel bambino” disse “ è l’unico a cui darei i palloncini”.
Liam sorrise “ anche a lui piaci” gli dette una pacca sulla spalla e se ne andò.
 
Perché non gli aveva chiesto quel dannato numero?
Chiuse la porta davanti a sé sbattendoci la testa disperato, era proprio un inutile ragazzo-orso.
Sospirando, attraversò la cucina a grandi passi, si buttò sul divano e tirò fuori il telefono.
 
“Perché non gli ho chiesto il numero?” chiese disperato.
“ma di che cosa stai parlando?” rispose, la voce confusa e tipicamente roca di Harry.
lascia stare Haz, ti spiegherò tutto quando torni, a proposito lo so che vi state divertendo, ma non vedo l’ora…” aveva veramente voglia di rivederli.
“Hey Boo, come sei nostalgico altri quattro giorni e saremo di nuovo a casa” poteva percepire il grande sorriso di Harry e le sue labbra rosa, anche attraverso il telefono.
“Allora, dimmi tutto”.
 
 
Una lunga telefonata.
Davvero una lunga, lunga telefonata.
Dove finalmente Harry Styles, aveva realizzato di essere innamorato di uno dei suoi migliori amici.
Buongiorno Harry!
Louis avrebbe voluto dargli una botta in testa.
Perché l’amore era così complicato?
Perché le cose non vanno mai come dovrebbero andare, oppure ci vanno, ma prendono sempre direzioni complicate e piene d’ostacoli.
 
“E adesso?” chiese,  dopo l’ascolto di un lungo sermone di quanto fosse stato idiota, di quanto tempo gli ci fosse voluto, di quanto Zayn fosse bello, meraviglioso e intelligente.
“Niente”.
Perché era logico e naturale: quando si trattava di uno sconosciuto, Mister-sono-senza-scrupoli-Styles, non avrebbe visto alcun problema nello sbatterlo al muro in mezzo a una folla di vecchiette con il rosario in mano, ma se si trattava di uno dei suoi migliori amici, che lo conosceva come la  pianta del suo piede e che ricambiava addirittura i suoi sentimenti, beh, allora in quel caso, c’era davvero bisogno di pensarci “Stai scherzando vero?” .
“cosa dovrei fare? Zayn è Zayn… andiamo! So anche quante volte va al bagno durante il giorno!” sbottò l’altro.
Louis non seppe quale mistica forza riuscì a non fargli cadere il telefono per terra e salvarlo dall’imminente morte, poteva avere un migliore amico più idiota? “certo” fece eco con voce secca.
 “Andiamo Lou!” disse esasperato l’altro.
Louis aveva un disperato bisogno di chiudere quella ridicola telefonata, Harry doveva risolversela da solo, perché veramente stava sfiorando l’assurdo.
“Devi parlare con Zayn” disse come se fosse un ordine, con il tono di voce fermo, sdraiandosi più comodamente sul divano.
“No!”
“E allora è inutile che parli con me! Lasciami dormire, domani io devo faticare, mentre tu te la spassi! E salutami gli altri!” disse, riattaccando il telefono sopra le sue proteste.
 
Dovevano risolversela da soli, i sentimenti erano corrisposti il loro problema fondamentale era che erano due coglioni.
 
Louis sbuffò rigirandosi sul divano, tentato dal rimanerci e addormentarsi lì quella sera, cercando di non pensare al conseguente mal di schiena che avrebbe avuto il giorno dopo.
Iniziò a chiudere piano gli occhi azzurri e stanchi.
Chissà se avrebbe rivisto Liam?
Se avrebbe dovuto aspettare di nuovo domenica?
 
La prossima volta avrebbe dovuto chiedergli il numero, non  c’erano scuse.
 
 

***

 
 
Ottimo, anzi fantastico.
Era venerdì ed era bagnato fradicio, quasi fin dentro l’anima.
Quella stupida pelliccia d’orso emanava un odore di topo morto bagnato e nonostante il brutto tempo, lampi, tuoni e fulmini, aveva dovuto aiutare George a chiudere tutte le attrezzature, senza avere naturalmente il tempo di toglierla.
Appena finito, aveva iniziato a correre per la strada, seguito dagli sguardi incuriositi della gente riparata dagli ombrelli, che vedevano arrancare per la fatica una sorta di ragazzo mutante, metà uomo metà orso.
La cosa positiva era che il meteo aveva messo maltempo fino a martedì, per questo George aveva deciso di tenere il Luna Park chiuso fino alla settimana dopo: questo avrebbe voluto dire niente Joe orso gentile, niente bambini lamentosi, niente palloncini, niente musichine raccapriccianti a ripetizione delle giostre, ma nessuna possibilità di rivedere Liam, quella domenica.
 
Avrebbe dovuto aspettare ancora un po’.
 
Inondando completamente il pianerottolo di casa, con le  numerose cascate d’acqua che scendevano giù dal pelo inzaccherato, riuscì con uno sbuffò a trovare le chiavi e aprì la porta.
Come in un sogno, un dolce e delizioso profumo familiare, invase le sue narici…
 
Cheesecacke alla Harry.
 
Ma certo venerdì!
 
Corse in cucina e dopo tanto tempo, finalmente, si sentì nuovamente a casa: Harry ai fornelli, con i capelli selvaggi sporchi di impasto, Zayn spaparanzato sul divano a leggere qualche noioso mattone di letteratura e Niall sul tappeto a gambe incrociate, impegnato a trovare qualche accordo interessante sulla sua vecchia chitarra classica.
 
Con un secco colpo di tosse cercò di richiamare la loro attenzione, non passò nemmeno un secondo, che si ritrovò in un groviglio di braccia umane, misto a puzzolenti peli di orso bagnati.
 
“Hey ragazzi, sarà meglio che mi tolga questa roba di dosso” disse, indicando sé stesso.
“Direi di si, amico” disse Niall, che non aveva smesso un secondo di stritolarlo,  storcendo il naso “puzzi”.
“Mai quanto te dopo una sbornia”.
“Touché” ammise, il biondo irlandese.
“Muoviti che è pronta” lo rimbeccò il riccio, con un sorriso da  orecchio a orecchio, ritornando in cucina.
 “Non vedo l’ora!” esultò, incamminandosi verso la sua stanza, sentendo un paio di piedi al suo seguito.
 
“Allora spara!” disse al bel ragazzo moro di fronte a lui, mentre cercava di togliersi quella trappola mortale.
“Io e Harry,  non ci parliamo…” rivelò cupo, avvicinandosi per aiutarlo a svestirsi.
Louis gli rivolse uno sguardo confuso, poi andò a cercare un asciugamano in bagno e tornò “per quale stupido motivo?” chiese.
“Non c’è un motivo… come mi avvicino si allontana, come provo a dirgli qualcosa, trova una scusa  per non ascoltarmi o scappare e si comporta in maniera strana…” lo sguardo afflitto, misto a schifato rivolto a quell’ammasso di peli putrido, ormai accasciato per terra.
“ Si comporta sempre in maniera strana” osservò il più  grande, rovistando nell’armadio, per qualcosa di asciutto e pulito.
“ Sai cosa voglio dire” mormorò l’altro abbattuto, affondando nel suo letto e afferrando un cuscino “ non pensavo di essere un cattivo baciatore e nemmeno di avere l’alito puzzolente…”.
Louis si girò a guardarlo, alzando un sopracciglio infastidito “lo stai dicendo sul serio?”
“oh! Lou!” disse, coprendosi la faccia con il cuscino e sbattendoselo addosso istericamente “non so cosa fare!”.
“ Siete due perfetti idioti” sbuffò il ragazzo dai fini capelli castani,  infilando la tuta appena tirata fuori;
“se speri che Haz capisca cosa sta succedendo, il che significa sperare che ci sia un minimo di intelligenza nel suo cervello, dovrai condannare la tua vita a una lunga castità” spiegò, andando verso la porta e quindi verso la sua agognata fetta di torta “ ma non disperare, prima o poi c’è speranza per tutti” aggiunse facendogli l’occhiolino.
“Io mi chiedo perché parlo ancora con te” disse il moro, alzandosi dal letto.
“Perché mi vuoi bene e ti sono mancato”
Zayn sorrise, assestandogli un colpetto sulla spalla “andiamo a insultare quella torta”.
 
 
 
Finalmente Louis aveva potuto riabbracciare la sua quotidianità.
La torta era naturalmente, come tutto quello che cucinava Harry, buonissima e gli era mancato veramente un qualcosa di commestibile e decente in quei giorni.
Gli avevano riportato numerose cartoline piene di scritte e ogni giorno avevano fatto una sorta di video diario, dove riportavano quello che avevano visto, avevano fatto  e dove reclamavano numerose volte la sua mancanza.
 
Era come se fosse stato realmente con loro.
 
Niall gli aveva raccontato di tutte le numerose figuracce e di quante ragazze avesse importunato.
Zayn e Harry, effettivamente,  erano piuttosto impacciati;  a dire la verità, il riccio faceva quasi impressione da vedere così calmo e imbarazzato.
Ma nonostante gli sguardi intensi e le occhiatacce che gli aveva lanciato, Harry a differenza di Zayn non aveva mai affrontato l’argomento.
Per quanto lo conosceva Louis, anche se Zayn poteva risultare una persona più chiusa e introversa, per il riccio era stato già abbastanza pesante ammetterlo a sé stesso e in quella telefonata una volta, aveva bisogno solo di tempo.
 
Louis aveva raccontato loro di Liam.
L’avevano sommerso di domande, ma la realtà era che, a parte un panino condiviso e qualche risata, non c’era stato proprio altro.
 
Dannazione, era proprio un disastro.
 
“Perché non gli hai chiesto il numero?” chiese, ovviamente, Niall.
Lo fulminò con lo sguardo, perché quella era la domanda che in quei giorni si era fatto almeno un centinaio di volte allo specchio.
“Sai quella cosa chiamata tempismo?” rispose acido.
“Beh, non vedo il problema la prossima volta che lo rivedi, lo farai” disse Harry, chiudendo la torta, o quello che era rimasto, davanti agli occhi imploranti di Niall e mettendola in frigo.
“il Luna Park resterà chiuso per tutta la settimana e ho come l’impressione che la settimana dopo, sia l’ultima, George andrà in vacanza per agosto”.
“Beh, almeno sarai un uomo libero” disse Zayn, alzandosi e gettando un occhiata verso Harry, impegnato ad osservare le briciole sparse per il tavolo.
 
Louis sbuffò, esasperato.
 
“Sentite!” esclamò Niall “ andiamoci a fare una bevuta al solito pub stasera, ok?” chiese speranzoso.
Gli altri tre annuirono.
 
 
 
 
 
 

Il pub era pieno di gente quando arrivarono, Niall si appostò subito al bancone per ordinare la birra, ma gli occhi di Louis volarono subito al piccolo palchetto costruito al centro del locale.
 
Liam Payne era seduto su un alto sgabello,  munito di chitarra acustica e con una bella a calda voce riempiva l’atmosfera di musica soft.
I capelli corti spettinati dal gel, l’espressione concentrata e le labbra carnose che si aprivano e chiudevano al ritmo della sua chitarra.
 
Louis avrebbe voluto morire.
 
Harry notò subito qualcosa di strano e seguendo il suo sguardo, puntato sul ragazzo al centro del locale, fece due più due :“E’ lui?” chiese.
Il più grande si limitò ad annuire, afferrando una delle pinte  di birra, che Zayn e Niall portarono verso di loro.
“Davvero, bravo” fece notare il biondo irlandese.
“E’ Liam” spiegò Harry agli altri due, guardando solo verso Niall.
“Bel colpo” commentò Zayn, bevendo un sorso e beccandosi un’ occhiataccia da un bel paio di occhi verdi, “beh  Tomlinson, adesso hai la tua occasione per parlarci” aggiunse.
 
Giusto.
Louis inclinò la testa per studiare meglio, il ragazzo impegnato a suonare la chitarra.
Possibile che era così perfetto?
 
Liam finì l’ennesima canzone, prese un piccolo respirò, lanciò uno sguardo tra la folla raccolta dentro il locale in mezzo alle luci abbaglianti e notò un paio di occhi azzurri.
Accennò un saluto con la mano sperando di essere visto.
 
Louis se ne accorse e sorrise nella sua direzione.
 
“Siete così carini” sentì canzonarlo Zayn “ vi conoscente da quanto due giorni? E sembrate già futuri marito e moglie”.
“Piantala!” lo rimproverò,  buttando giù un sorso di birra “ pensa alla tua di moglie, che sta attraversando una sorta di crisi”.
Zayn brontolò.
 
 
“Louis!”
Louis quasi sussultò, quando si ritrovo il dolce viso da cucciolo di Liam Payne accanto.
Non si era nemmeno accorto che aveva finito di esibirsi,  tra battute e risate erano arrivati già a quota tre birre e vari shots  e si, era una persona felice.
 
“Liam Payne!” disse a pieni polmoni, alzandosi dallo sgabello che  investì quasi  Niall e inondandolo di un grande e forte abbraccio.
Liam impacciato, sentì le guance imporporarsi, ancora stretto nell’abbraccio, con quei lucidi occhi azzurri fissi su di lui “ cosa ci fai qui?” riuscì a dire.
“Questo è il nostro pub di fiducia” spiegò, poi  indicò dietro di sé “ i miei coinquilini:  Harry, Niall, Zayn”.
Liam strinse le mani di ognuno,  offrendo un sorriso.
“Sei bravo con quella” biascicò Louis, indicando la custodia della chitarra dietro la schiena.
“Oh” disse sorpreso il più piccolo “me la cavo” sorrise di nuovo, rendendosi ancora conto di essere tra le braccia del più grande.
“Il nostro Niall qui, studia musica” dondolò verso il biondo, lasciando malvolentieri il corpo grande e caldo di Liam, per attaccarsi al collo del suo amico.
 
Niall annuì e iniziò a parlare di musica, Louis non riuscì a seguire una sola parola, troppo impegnato a seguire la voglia  di Liam e i movimenti dei muscoli del suo collo conseguenti al suo parlare veloce.
 
“Te lo stai mangiando con gli occhi” disse Harry sottovoce, nel suo orecchio.
Louis ridacchiò, avrebbe voluto farlo veramente, avrebbe voluto portarselo a casa e spogliarlo o anche sopra al bancone del locale se non c’era tempo.
 
“Bene ragazzi domani mi devo svegliare per studiare quindi” disse, indicando la porta “ sarà meglio che vada, è stato un piacere “ strinse le loro mani e le spalle “ Louis” disse, poi, rivolgendogli un dolce sorriso
“ ci vediamo in giro” .
 
Louis sorrise come un ebete e lo vide andare verso la porta, contemporaneamente Zayn e Harry lo afferrarono per le spalle “ vai a chiedergli il numero cretino!” esordirono in francese.
 
Avrebbe voluto rispondergli male, che i cretini erano loro, che a malapena riuscivano a guardarsi in faccia, ma scattò verso la porta, già sapendo che ormai era troppo tardi e che non sarebbe riuscito a recuperarlo.
Facendo a spallate riuscì ad uscire, entrando in contatto con l’aria fresca della notte.
Guardò a destra e a sinistra, ma niente, non c’era traccia del bel ragazzo.
Poi una figura  sotto il lampione con un’ingombrante custodia, attirò la sua attenzione “Liam!” urlò un po’ troppo forte per colpa dell’alcool che lo rendeva felice.
 Liam si voltò di scatto e sorrise di nuovo venendogli incontro.
 
“Liam” disse di nuovo, appoggiando una mano sulla sua spalla.
 
E adesso come glie lo chiedeva senza sembrare un maniaco ?
Ma perché si faceva tutti questi problemi, lui che era una persona abbastanza decisa.
 
“Ti va se ci scambiamo i numeri?” chiese, tentando di mettere le parole in fila.
Liam annuì, tirando fuori il telefono e glie lo passò.
Cercò di scrivere i numeri esatti e glie lo riconsegnò subito.
“Ti mando un messaggio con il mio dopo “ spiegò Liam .
Louis annuì “ beh, allora ci vediamo” disse, salutandolo e tornando vittorioso dagli altri.
 
 
 
Poco dopo il messaggio con il numero di Liam arrivò:
 
Questo è il mio numero Boo Bear.
 
Louis sbuffò, ma dentro di sé avrebbe voluto suonare le campane.
 
 

***

 
 
 
“Ancora ?” chiese Zayn sarcastico con un boccone di cereali in bocca, impegnato ad osservare Louis chino sul suo cellulare.
 
 
 
Era nato tutto così spontaneo: 24 ore su 24 di messaggi  tra lui e ragazzo-voglia-sexy-sul-collo-Liam.
 
Era adorabile e il fatto che  a volte non riuscisse a cogliere la sua ironia, gli faceva venire voglia di punzecchiarlo ancora di più.
C’erano stati anche degli incontri, delle brevi passeggiate con il cane di Liam (che aveva scoperto chiamarsi Loki, in onore di Avengers ,uno dei suoi film preferiti) e alcuni caffè nei bar,numerosi caffè nei bar.
 
 
“sul serio?”
Louis annuì, mettendo lo zucchero nel cappuccino, cercando di distrarsi,  perché quel giorno la maglietta di Liam era particolarmente attillata e non la stava aiutando per niente.
“ E non vi hanno arrestato?” chiese il più piccolo, sgranando gli occhi scuri e muovendo le folte sopracciglia.
Louis ridacchiò e poi scosse la testa “Liam, non abbiamo ucciso nessuno”.
“oh, beh, certo ma avete imbrattato i muri di un edificio” disse, piuttosto contrariato.
Il più grande sospirò “ non ci ha visto nessuno, era il compleanno di Zayn aveva sempre sognato farlo e se li vedessi cambieresti idea”.
Liam mando giù in un solo sorso il suo succo d’arancia e sbatté sonoramente il bicchiere sul tavolo, sorridendo entusiasta “ok , voglio vederlo!” disse.
 
Aveva veramente un problema serio con quel sorriso.
 
Il ragazzo dai corti capelli castani, guardò il vecchio muro della fabbrica abbandonata, a bocca aperta.
Un enorme murales, rappresentante un grande albero dai colori scuri spoglio , i rami circolari e avvolgenti, stava di fronte a lui.
Era maestosamente meraviglioso, tetro ma allo stesso tempo accogliente, uno strano mix di emozioni; ai piedi, vicino alle sporgenti radici, una vecchia chitarra, un gatto addormentato e un orsacchiotto di pezza, erano posizionati così belli da sembrare veri.
“E’meraviglioso…” sussurrò, quasi avendo paura di rompere l’atmosfera.
“Esatto” disse fiero, Louis “questa è l’arte del mio Zayn” sospirò, poi indicò gli oggetti ai piedi dell’albero “ il gatto è Harry , la chitarra è Niall e…”
“Fammi indovinare, tu sei l’orso?” inarcò un sopracciglio.
Louis ridacchiò “come hai fatto?” alzò le mani sorpreso, facendolo ridere a sua volta.
“E questo?” chiese,  indicando uno sgorbio  su un lato del muro che sembrava un omino stecchino .
“beh, quella è l’opera di un grande artista” disse in tono pomposo
“Sei veramente una schiappa” sghignazzò.
“Beh, nessuno è perfetto” disse appoggiandosi al muro,  sotto al grande albero di Zayn.
Gli occhi scuri di Liam fissi nei suoi.
“Già”.
 
 
“Lou! Sto parlando con te !” lo richiamò Zayn, tirandogli una manciata di cereali in testa.
“Hey!” alzò lo sguardo verso di lui “cosa c’è?”
“Quando vi deciderete voi due ad ammetterlo?” chiese il moro, con uno strano sorriso sulle labbra.
“Ammettere che cosa?”
“Che state uscendo insieme” disse guardandolo male, come se fosse la cosa più  ovvia del mondo.
Louis scoppiò in una grande risata “Non stiamo uscendo insieme”
“Oh certo… sei addirittura andato in giro con il nipotino”
“Non è così!” ribatté risentito.
 
l’ultima domenica che era stato al luna Park , Liam e Gus avevano aspettato che staccasse dal lavoro e poi erano andati a mangiare insieme, tutto nella norma.
 
Giusto?
 
Zayn sbuffò per niente convinto.
“E comunque  tu dovresti…  ” non fece in tempo a finire la frase, che un Harry con solo una maglia addosso e i capelli scarmigliati entrò in cucina silenzioso, con gli occhi ancora pieni di sonno.
Zayn lanciò uno sguardo disperato a Louis, che avrebbe voluto sbattere la testa sul tavolino.
Il riccio prese una ciotola piena di latte, venne verso il tavolo, sedendosi un posto lontano dal moro e allungò la mano verso i cereali nel preciso istante in cui Zayn se ne stava rimpossessando, cosa che fece urtare insieme le loro mani.
Harry scattò subito indietro al contatto  e in quel momento Louis seppe che, Zayn-sono-una-miccia-Malik , sarebbe esploso.
 
“Porca puttana! Harry!!”
 
Si alzò subito per dirigersi in camera sua, ma poté sentire la discussione iniziare.
 
Molto tempo dopo, annoiato dalle mura della sua stanza, decise di fare capolino e attraversare il corridoio per vedere che aria tirasse dall’altra parte della casa.
 
All’ingresso, un paonazzo Niall, era schiacciato al muro, con le chiavi di casa ancora  in mano e indicava con occhi sgranati il divano.
Louis cercò di non ridere alla vista di Zayn e Harry che tentavano di mangiarsi la faccia a vicenda.
 
Se non altro erano riusciti a risolvere la situazione.
 
Il labiale di Niall  disse un andiamocene fuori e Louis annuì, attraversando la stanza in punta di piedi e gettando di nuovo un’ occhiata felice verso i due: vide Zayn  da sotto il groviglio di capelli ricci, alzargli un pollice in su in segno di vittoria e avrebbe voluto veramente fare una foto in quel momento.
 
“Cosa diavolo mi sono perso?!” chiese Niall, scendendo le scale, con le guance ancora in fiamme.
“Zayn è scoppiato” spiegò, tranquillamente.
“wow, è durato anche troppo, in realtà” fece spallucce.
“Già, beh,  l’importante è che qualsiasi cosa facciano, dopo puliscano” disse, un sorriso malizioso stampato in faccia.
Niall fece una smorfia  e aprì il portone “ciambelle?” gli occhi luccicanti e già l’acquolina in bocca.
“ciambelle”.
 
 
 
Ciambelle…
 
Dannate ciambelle.
 
In quel momento Louis avrebbe voluto, che la sua insulsa ciambella con la glassa rosa, prendesse fuoco, soltanto perché era l’unica cosa sui cui poteva riversare la rabbia.
 
“Louis” tentò di richiamarlo Niall, che era già a quota tre ciambelle, lo zucchero sparso un po’ ovunque intorno alla bocca.
 
Louis un corno!
Perché diavolo, Liam Payne, era seduto a 5 o 6 tavoli di distanza a bere il suo solito cappuccino extra zuccherato, a volte anche con del caramello, in compagnia di una riccia rinsecchita?
Liam non si era accorto della loro presenza, era troppo preso dalla conversazione con quel cespuglio invadente.
Invadente, si, perché una gamba liscia messa in mostra dalla corta gonna rossa svolazzante, toccava tranquillamente la gamba muscolosa del ragazzo e una  risata ocheggiante, riecheggiava per tutto il bar.
E Liam… Liam sorrideva, ogni tanto arrossiva e addirittura con il dito le aveva toccato affettuosamente la punta del naso; naso, diciamo pure nasone.
 
Louis grugnì, per non si sa quale numero di volte e si coprì con  il menù dei frullati quando notò Liam girarsi accidentalmente dalla sua parte.
 
“Mi spieghi cosa diavolo stai facendo?” chiese il biondo ad un certo punto, notando sempre di più che c’era qualcosa di strano.
 
“Liam” disse, abbassando lo sguardo nella sua tazza da tè vuota.
“Oh! Fantastico dov’è?” chiese, entusiasta.
Se avesse potuto polverizzarlo con lo sguardo lo avrebbe fatto. “lì ad amoreggiare con quella siepe di rovi” disse acido.
“oh” mormorò “non è detto che stiano…”
Lo sguardo di Louis sembrò nuovamente uccidere e Niall chiuse la bocca immediatamente.
“Preferirei andare via”.
 
Si alzarono per andare a pagare e poi velocissimo tirò Niall verso l’uscita, gli sembro di sentire chiamare il suo nome, ma cercò di non farci caso.
 
 
 
 
LIAM:
 
Hey Louis per caso oggi eri al bar dove ci vediamo di solito?
 
Già,  perché quello era il bar dove andavano sempre insieme e lui ci aveva portato quella foresta di muschi e licheni al posto suo.
Louis chiuse il telefono e affondò la testa sul cuscino, iniziando a chiudere gli occhi.
 
 
 
LIAM:
 
Louis?
 
LIAM:
 
mi stai evitando?
 
LIAM:
 
almeno dimmi cosa ho fatto!
 
 
 

***

 
 
 Fu così che la mattina dopo, come uno zombie, si diresse verso il tavolo della cucina in cerca di cibo, dal momento che aveva saltato la cena e non fu affatto sorpreso di scorgere Niall addormentato sul letto di Harry.
 
Zayn masticava come un ruminante i suoi soliti cereali e Harry lo guardava ammirato, in punta sulla sedia, gli occhi grandi e verdi che lanciavano arcobaleni d’amore a ogni battito delle lunghe ciglia dell’altro.
 
“Vi preferivo di gran lunga quando non vi parlavate” disse acido, in cerca del suo tè.
 
E mentre metteva a bollire l’acqua, decise che ignorare Liam era stata la cosa giusta da fare e avrebbe continuato per quella via.
In fondo chi gli aveva detto che poteva essere interessato ai ragazzi e soprattutto, chi gli aveva detto che era single?
Non aveva mai accennato alla sua vita sentimentale e nemmeno Louis aveva mai accennato, fortunatamente, alla sua.
 
Perché, la sua fino a quel momento era stata un disastro, aveva la tendenza a prendersi le sbandate e idealizzare le persone…
E si, lo  stava facendo anche con Liam.
 
“Lo sai vero che per fare il tè devi accendere il gas?” gli fece notare Harry, indicando la pentola d’acqua sopra il fornello spento.
 
Si, si era preso una sbandata, l’ennesima.
 
Louis sospirò.
 
 

***

 
 
“devo comprare il pollo, le patate e poi sono finite le banane” disse Harry, cercando di fare memoria di quello che gli serviva per preparare la cena e che mancava in casa.
 
Aveva trascinato Louis a fare spesa con lui, distogliendolo da un’avvincente partita alla play con Niall, avrebbe voluto ucciderlo.
 
“Non ti basta quella del tuo ragazzo?” chiese, inarcando il sopracciglio..
“ ah, ah molto divertente” disse il riccio “vuoi che ti dica i dettagli?” aggiunse, con un sorriso malizioso entrando dentro al supermercato e appropriandosi di un cestino.
“ no, grazie ne faccio volentieri a meno”.
Harry iniziò a girovagare per gli scaffali in cerca di qualsiasi cosa e il più grande, già sapeva dentro di sé, che sarebbe dovuto andare a prendere o un altro cestino o un carrello.
 “Hai più risentito George?” chiese poi il riccio, impegnato a scegliere il pollo nel banco della carne.
“E’ in vacanza, ha detto che sono un orso libero”
“oh bene” sorrise, correndo verso il reparto del pane.
 
Louis odiava quel reparto.
 
“Tieni” disse dandogli una baguette e qualche panino.
“Che diavolo ci facciamo?”
“Non lo so” disse facendo spallucce “ma abbiamo Niall”.
“oh giusto” annuì.
 
Mentre il naso del riccio era ancora impegnato  alla ricerca di qualche stramberia commestibile, Louis individuò un sedere che non avrebbe voluto individuare.
 
“Hey ! ma che !” sussultò Harry, come sentì il più grande afferrarlo per le spalle e nascondersi dietro la sua schiena “Oh” mormorò, quando vide la figura di Liam Payne poco distante da loro.
Ironia della sorte eh?” lo prese in giro.
“Io ti ammazzo” lo minacciò “ sbrigati a fare quello che devi fare da brava mogliettina di casa e andiamocene!”
“Forse dovresti parlarci” lo rimproverò Harry.
“Da che pulpito”lo rimbeccò il più grande.
Il riccio sorrise, quel sorriso che non piaceva per niente a Louis.
 
“Hey Liaaaaam!” canticchiò, sventolando una mano grande in aria.
 
Liam si voltò sorpreso, vide Harry e poi i suoi occhi scuri si fermarono sulla piccola figura di Louis.
 
“Ciao Harry” disse, avvicinandosi e sorridendogli come sempre “Louis”.
 
E Louis avrebbe voluto sprofondare, perché aveva detto il suo nome come fosse la cosa più triste del mondo, e lo guardava in quel modo…
 
“Spesa?” chiese Harry mostrando il suo cestino pieno di roba e Louis avrebbe voluto sbattergli la testa contro qualche scaffale.
 
Liam annuì, perché ovviamente era lì per quello.
 
“Oh mi sono dimenticato una cosa di là! Torno subito!”  disse il riccio, piantandogli davanti ai piedi come una sbarra il cestino e correndo via da qualche parte.
 
Certo.. una cosa, di là… molto convincente.
 
Louis abbassò lo sguardo verso quella dannata baguette, che sembrava  la cosa più semplice e stupida da guardare in quel momento.
Liam si grattò il collo agitato e poi facendo un piccolo passo decise di parlare.
“Perché non mi hai più risposto?”
 
Bene, deciso e diretto.
 
 
Ormai Louis conosceva ogni minimo dettaglio di quella baguette…
 
Perché?
Vediamo un po’, perché ti ho visto in compagnia di una ragazza un po’ cespugliosa ma attraente ed eri felice e sorridevi con lei.
Perché mi sto prendendo una fissa immensa con te, perché sei una persona molto interessante un po’ troppo seria ma su quello possiamo lavorarci e sei bellissimo e …
 
“Di cosa stai parlando?” il sorriso più falso del mondo, studiava recitazione o no?
 
Liam sbuffò, la prima volta che lo vide sbuffare, leggermente irritato.
“ Mi prendi in giro? Ti ho mandato così tanti messaggi da sembrare patetico”.
 
“Liam… io devo andare, Harry a bisogno di me e…”
 Si pentì.
 Si pentì di aver detto quella frase quando lo vide voltargli le spalle e andare via.
 
 

***

 
 
E adesso erano le nove di sera e dopo la lavata di capo che si era beccato dagli altri tre, era davanti la porta di casa di Liam, aveva memorizzato l’indirizzo, dopo una volta che avevano fatto una passeggiata con Loki e l’aveva riaccompagnato.
 
Un Liam in tuta e in canottiera frastornato aprì la porta.
 
“Posso parlarti?” disse guardandolo fisso, cercando di prepararsi mentalmente per affrontare quello che sarebbe accaduto da lì a pochi istanti.
Il più piccolo lo fece entrare, sorprendendolo nel non sbattergli la porta in faccia.
 
“Ok” disse Liam, sospirando pesantemente seduto sul divano di fronte a lui “perché sei sparito?” chiese.
Louis prese un profondo respiro.
 
“ Ecco… sono qui per chiederti scusa” disse, intrecciando le dita nervosamente.
Liam annuì.
“ Non volevo… mi rendo conto di essermi intromesso ecco, è un mio difetto quello di partire in quarta e non pensavo …”
Liam inarcò un sopracciglio confuso.
“ Non era  mia intenzione dare fastidio, ne a te ne alla tua ragazza”
“Ragazza?” chiese, sgranando gli occhi scuri.
“Io credo di aver frainteso e non pensavo, non lo faccio mai, mi sono lasciato trasportare e tu sei così…”
“Louis”cercò di fermarlo .
 
“ io, Cristo! Mi piaci! Liam! Mi piace il fatto che tu sia così ingenuo e all’antica e mi piaci e ora dovrei andare via, perché tu hai una ragazza e io…”
 
Liam si alzò di scatto e si avvicinò a lui, piegandosi sulle ginocchia,  appoggiando le mani calde sulle sue spalle e Louis avrebbe voluto scomparire.
 
“ quale ragazza Louis?” chiese con un semplice sorriso.
 
Il più grande si bloccò confuso.
“ come …” iniziò a sentirsi isterico “ capelli ricci” mimò una chioma fluente sopra di lui “naso” un grande naso al posto del suo all’insù.
“Danielle non è la mia ragazza, sapevo che eri tu al bar, perché non mi hai risposto? Sei un cretino” disse facendo scorrere le mani lungo le braccia, facendolo sussultare.
“io… lei… non”
Liam scosse la testa, sorridendo  “siamo amici, io sono gay” sussurrò vicino alle sue labbra fine “ e nonostante tu sia uno stupido, sei il mio tipo”.
 
E lo era, sul serio perché le sue labbra si posarono sulle sue.
E nonostante l’incertezza del momento, il movimento lento fu subito messo da parte per uno più veloce e passionale.
Le mani di Louis si insediarono tra i capelli corti del più piccolo le gambe si attorcigliarono intorno alla sua vita muscolosa.
 
“Mi piaci dal momento in cui ti sei tolto quella stupida testa da orso” soffiò, sul suo collo facendolo ridacchiare.
“Non pensavo avessi questo tipo di perversioni” disse infilando una mano sotto la canottiera, in cerca della pelle calda.
“Non sono così innocente come sembra” lo tirò verso di sé, facendoli cadere sul tappeto sotto di loro.
“Wow, Mister Payne” inarcò un sopracciglio e si sporse per cercare nuovamente le sue labbra.
 
Nei suoi sogni ad occhi aperti aveva pensato che un tipo che Liam, avrebbe aspettato o che fosse una persona totalmente delicata e dolce nell’ambito sessuale.
 
Beh, errato.
 
Evidentemente il desiderio era davvero reciproco, perché non riuscirono nemmeno ad arrivare alla camera da letto e Liam fu tutto meno che delicato.
Il suo tocco era rude, i suoi sospiri erano forti, la sua presa era stretta  e la sue labbra  …
Louis avrebbe voluto non finisse mai,  vedere i loro corpi intrecciati, succhiare avidamente quella voglia sul collo che l’aveva fatto disperare, raggiungere l’orgasmo insieme tra sudore e ansimi.
 
 
“Hey” Liam spostò dolcemente la frangetta dalla fronte di Louis, il sole penetrava furtivo dalla finestra del salotto.
Louis si lasciò sfuggire un lamento, la schiena indolenzita il sedere dolorante: avevano dormito tutta la notte per terra.
“Sei un mostro” gli disse lanciando un occhiata ai graffi e alle macchie scure sulla sua pelle.
Liam rise stringendolo “non è stato così male no?” disse nascondendo il viso nell’incavo nel suo collo.
“Non proprio…”
 
“Dovremmo rifarlo” Louis sgranò gli occhi guardandolo, provocando una sonora risata “oppure potresti essere mio così possiamo farlo tutte le volte che voglio” aggiunse il più piccolo.
 
Louis ridacchio pizzicandogli il sedere, perché finalmente poteva farlo quante volte voleva.
“ E’ un modo diabetico per chiedermi di essere il tuo ragazzo?” chiese inarcando il sopracciglio.
 
“Non pensavo di essere stato diabetico” disse mettendo il broncio.
 
“qualunque sia il modo, è un si” disse tornando a baciarlo dolcemente.


Allora spero che a qualche misera anima piaccia questa cavolata =)
Se veramente a qualcuno è piaciuta me lo faccia sapere  ci tengo perchè anche se realmente non sono soddisfatta è stata un parto =D 
Alla prossima
Gre 

  
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