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Autore: Lady_Angel    19/05/2013    2 recensioni
"Le venne in mente il piccolo Hayate: a chi lo avrebbe lasciato? Nessuno era in grado di accudirlo, o almeno Havoc e Roy non ne sarebbero stati in grado.
Ed il colonnello? Chi si sarebbe preso cura di Mustang?"
Altra Fic pubblicata sul mio blog anni ed anni fa ed ora postata qui.
Buona lettura!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un dolore fortissimo la stava lacerando.
Aveva paura, ma anche in questa situazione non lo avrebbe mai e poi mai ammesso.
Piano piano iniziava a sentirsi  lontana rispetto alle persone che si trovavano assieme a lei in quella stanza e la paura stava diventando ancora più forte del dolore.
Non voleva abbandonare questo mondo o, almeno, non in quel momento perché, si sa, le promesse sono sempre promesse.
“Ecco, prima o poi doveva capitare, non voglio abbandonarti, no, non lo posso fare, l’ho promesso” pensava.
Quei pensieri erano rivolti alla vita del colonnello, quella stessa vita che aveva promesso di difendere.
Il dolore non si alleviava, la paura non si placava. Gli attimi più belli si proiettavano nella sua mente come se fossero un film: i ricordi legati al colonnello, ai suoi compagni, al suo Hayate. Solo questo, solo loro le avevano fatto comprendere che cosa volesse dire avere una famiglia; un nucleo che lei, fino ad allora, non aveva mai conosciuto; non sapeva che volesse dire condividere, non sapeva che volesse dire vivere con gli altri, non sapeva che volesse dire avere persone che, con gioia, ti attendono ogni giorno.
La sua paura non era la morte, ma il non poterli salutare, riabbracciare.
Era sicura  che i suoi compagni avrebbero capito, ma, comunque, non si sarebbe mai sentita in pace.
Le venne in mente il piccolo Hayate: a chi lo avrebbe lasciato? Nessuno sarebbe stato in grado di accudirlo, o almeno non Havoc e Roy
Ed il colonnello? Chi si sarebbe preso cura di Mustang?
No! Non poteva lasciarlo solo; doveva aspettare, voleva aspettare, ma in questi casi non si può decidere nulla.
La vista si stava appannando. I rumori si stavano facendo sempre più lontani, sempre più sordi; era buio, sapeva che era giunta la sua ora; si era arresa, ma non voleva piangere, non davanti a lui, non voleva dargliela vinta, non voleva fargli rivedere quelle lacrime che avevano rischiato di far trasparire i suoi veri sentimenti.
“Posso ancora ricordare la tua faccia solcata dalle lacrime. Ahhh.. se potessi vederle ancora”
Le ritornò in mente quel discorso fatto poche ore prima.
“Non piangere.”
Ecco, credeva che questo fosse il suo ultimo pensiero, ne era convinta.
Il tempo scorreva lento, sembrava non finire mai e, nel frattempo, iniziava a non sentire più nulla, ,nemmeno le parole di supplica del colonnello.
“Non morire! Tenente! Resta con me!“
Una frase che probabilmente aspettava da tanto tempo, da molti anni ormai, da quando lo vide per la prima volta solcare l’uscio della sua abitazione, da quando gli aveva fatto apprendere il segreto del fuoco.
Riza, ormai, si stava lasciando abbandonare. Non aveva più la forza né di lottare né di pensare.
Il tenente si stava arrendendo.
Ma quando tutto sembrava finito, quando la sua vita sembrava avesse raggiunto la porta verso un nuovo mondo, ecco che un qualcosa riuscì a tenerla salda alla sua Terra. Stava provando una strana sensazione di calore; sembrava che qualcuno volesse tirarla fuori da quel buco nero che stava per diventare la sua nuova casa.
Un fuoco benigno la stava riscaldando.
“Posso ancora ricordare la tua faccia solcata dalle lacrime. Ahhh.. se potessi vederla ancora”
Le tornava ancora in mente quella stupida frase; forse aveva veramente voglia di piangere? Eppure continuava a ripetersi che non poteva, lei non doveva versare lacrime.
Il calore si faceva sempre più forte e la riscaldava sempre di più.
“Non può essere lui”, già, non si sarebbe mai aspettata un simile gesto da quel rozzo colonnello.
“Forse è così che ci si sente quando si è in un nuovo mondo”.
Aveva paura; chissà, magari avrebbe rincontrato i suoi genitori, avrebbe rivisto Maes, ma non voleva aprire gli occhi, il terrore di un mondo triste e logoro le faceva raggelare il sangue. Alla fine si fece coraggio, contò fino a tre e li aprì.
Stupore.
Vide il suo colonnello che la teneva fra le braccia.
Credeva fosse stato il suo abbraccio, il suo calore a salvarle la vita.
In realtà chi aveva fatto tutto era stata May Chang con la sua alchimia; Roy non aveva fatto altro che abbracciarla e dirle che non poteva lasciarlo solo.
Nessuno dei due volle dirle la verità perché ciò che finalmente l'aveva resa felice era sapere che un semplice caloroso abbraccio donatole dalla persona più cara, le aveva salvato la vita e le aveva aperto la porta ad un mondo diverso da quello che aveva sempre conosciuto.
Sorrise e pensò: ”Alla fine anche questo è il potere dell'alchimia. Un'alchimia che aiuta, che non usa poteri. Questa è l'alchimia di un abbraccio”.








NdA
La frase: “Posso ancora ricordare la tua faccia solcata dalle lacrime. Ahhh.. se potessi vederla ancora” è dell'autrice Hiromu Arakawa. L'ho tratta dal volume 23
   
 
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