Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: ladymisteria    20/05/2013    2 recensioni
L’uomo percorse silenzioso i lunghi corridoi creati dagli innumerevoli scaffali, gli occhi chiari fissi su una busta dall’aspetto banale tra le sue mani.
Non credeva avrebbe mai più rimesso piede su quel pianeta; eppure eccolo lì, a ripercorrere un percorso a lui dolorosamente ben noto.

[Enormi spoiler di "The Name of the Doctor"]
Versione riveduta e corretta.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’uomo percorse silenzioso i lunghi corridoi creati dagli innumerevoli scaffali, gli occhi chiari fissi su una busta dall’aspetto banale tra le sue mani.

Non credeva avrebbe mai più rimesso piede su quel pianeta; eppure eccolo lì, a ripercorrere un percorso a lui dolorosamente ben noto.

Non aveva bisogno di leggere i nomi delle sezioni che attraversava.

Sapeva esattamente qual'era la sua meta, il luogo in cui si sarebbe fermato.

Alzò gli occhi solamente quando si trovò davanti all’iscrizione “ARCHEOLOGIA”.

Sospirò, varcando la soglia con passo incerto e deciso allo stesso tempo.

Erano finiti i giorni in cui preferiva evitare di recarsi in un posto fino a quando non vi era costretto.

L’uomo posò la lettera accanto a un pesante volume sugli Angeli Piangenti.

Sapeva che così lei l’avrebbe trovata.

O almeno lo sperava.

Gettò un’ultima occhiata a tutti i libri disposti ordinatamente intorno a lui, poi senza una parola si voltò, sparendo nel nulla da cui era uscito.

Un raggio di sole alieno illuminò beffardamente la busta, facendo brillare l’inchiostro non ancora completamente asciutto:

Alla professoressa River Song.

“Ciao, River.

So di averti già detto addio in occasione della mia recente – e permettimi di definirla anche oltremodo traumatica – “visita” alla mia stessa tomba, su Trenzalore.

Ma il profondo sconforto e la tremenda consapevolezza di non poterti mai più rivedere - lo so, eri solo un eco, ma pur sempre un eco della mia River - mi hanno impedito di comportarmi come invece avrei voluto.

Come invece avrei dovuto.

Mi hai detto che sei mai ti avevo amato davvero, avrei dovuto concederti l’addio che meritavi.

E l’ho fatto.

Ma mi rendo conto che avrei dovuto fare anche un’altra cosa.

Avrei dovuto dirti quello che già sai; ciò che non ho mai avuto il coraggio di dirti apertamente, conscio di quanto – di nuovo – avrebbe fatto male.

Perdonami quindi se uso quest’ultimo residuo di coraggio per lasciarti un messaggio scritto, anziché penetrare nuovamente sin dentro il cuore di questo pianeta, per dirti tutto a voce.

Non sono nemmeno sicuro che servirebbe a qualcosa, fare una cosa del genere.

Probabilmente non mi sentiresti, e sono certo che sia giusto così.

Spero solo che, nel tuo aleggiare tra questi corridoi carichi di tutto lo scibile mai esistito, tu possa accorgerti di una piccola - e all’apparenza anonima – lettera.

So che si tratta di un gesto incredibilmente stupido, compiuto da un vecchio idiota sentimentale; ma dovevo “rimediare” in qualche modo alla mia tremenda mancanza, e alla mia innata stupidità.

Più che altro per mettere a tacere - una volta per tutte - quella parte di me che ancora non ha ben accettato il nostro addio.

La tua morte.

Tuttavia, a dispetto dell’età e degli strascichi lasciati dagli ultimi avvenimenti, sono ancora abbastanza lucido da sapere quanto questa lettera, nelle mani sbagliate, non possa che generare guai inimmaginabili, che finirebbero sicuramente per trovarmi e sommergermi come al solito.

Per questo l’ho scritta in Gallifreyano, così che appaia chiara solamente a noi.

Non male per un vecchio pazzo in una cabina della polizia blu, vero?

Lo sto facendo di nuovo.

Giro intorno alle cose, senza affrontarle come andrebbe fatto.

Non va bene… Devo decidermi a comportarmi da persona coerente, una buona volta.

In fondo, è probabile che tu non legga mai questo messaggio, quindi non rischio di apparire emotivo come mio solito… Oh, bando alle chiacchiere inutili.

Mi ero ripromesso che sarebbe stato un messaggio breve e diretto, invece si sta trasformando nell’ennesimo ammasso di frasi senza senso, così tipiche di questa mia incarnazione.

C’è una cosa che non ho mai voluto dirti apertamente, nel timore che ammettendolo non avrei fatto altro che rendere più doloroso il nostro ultimo incontro.

Io ti amo, professoressa River Song.

Ora, per sempre e completamente.

Ecco, l’ho detto.

Beh, in realtà l’ho scritto, ma poco importa.

Non credevo fosse tanto difficile, non credevo di star diventando così… umano.

Ammetto che un po’ quella fastidiosa vocina ora si è attenuata, ma dubito se ne andrà mai del tutto.

Sarà sempre qui - nella mia testa - per ricordarmi di quanto avrei dovuto dirti prima queste cose, e non aspettare sempre quando ormai è troppo tardi.

Ma in fondo è sempre così che va a finire, no?

Ci accorgiamo delle cose che abbiamo solo una volta che le abbiamo inesorabilmente perdute.

Non so più che altro scrivere.

O meglio, ci sarebbero ancora tante cose da dirti.

Troppe.

E seppur sembrerà ironico, detto da me, il tempo per parlare è finito.

Alla prossima, professoressa Song.

- Tuo marito, il Dottore“.
 
 
 


 
Perdonatemi questo (eccessivo?) sfogo di emozioni, ma dopo aver (ri)visto “The Name of the Doctor” ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa di questo genere. Per una volta non mi sono “spremuta le meningi” per rendere questa fanfiction credibile o quanto meno apprezzabile. Ho solo permesso che fosse l’ispirazione a guidarmi, mossa dalle sensazioni lasciate da una puntata che rimarrà in assoluto la migliore che io abbia mai visto, nel corso della serie fino ad ora.
Se lo riterrete opportuno, lasciate pure una recensione. Anche negativa. Non mi offenderò :)

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: ladymisteria