1.
“Dimmi
almeno come si chiama” Leana volse uno sguardo a Ries, che
mezza imbarazzata
rispose “ Il suo nome è Gabatrhon, è
anch’esso uno Gnomo, possiede la spada di
fuoco e ciò non gli permette di ragionare in modo lucido,
è dalla parte
sbagliata” Una lacrima rigò il volto della
ragazza, che fissò il vuoto,
credendo per un attimo di trovarsi in un vero e proprio sogno. Non
poteva
essere vero, Ries le stava mentendo. Come poteva essere sorella di due
Gnomi?
Si
alzò in piedi “ credo sia giunta l’ora
che tu mi dica il resto, ti ascolto” e
incrociò le braccia. Ries smise di vagare intorno al tavolo
e si mise a sedere
“ Il fatto è che tua madre è
un’Aarita, mentre tuo padre è uno Gnomo”
A sentire
quelle parole Leana fu scossa da un tremito, non seppe se fosse per la
frase in
se o dall’aver nominato la parola
“padre”, il che non si sarebbe stupita: di
lui aveva solo brutti ricordi, ricordava che era un’amante
dei funghi e della
foresta, il posto dove era nata, ma tutto il resto era nebuloso. Come
era morto
? e sua madre? Tranne qualche misera immagine ben salda in testa Leana
non se
la figurava affatto, era ora di mettere apposto il puzzle.
Si
avvicinò ancora di più a sua sorella e le
puntò il dito contro “ Questa non è
tutta la verità, so che c’è
dell’altro –se da una parte preferirei non sapere
nulla, dall’altra però sento di sapere veramente
poco di me, sento che è meglio
che tu mi dica quel che devo sapere, senza pensare alle conseguenze,
fallo e
basta –ti prego” dopodiché le si
avvicinò e le strinse la mano. Leana notò
negli occhi della sorella un’incertezza, probabilmente la
stessa che la aveva
portata a non rivelarle niente in tutto questo tempo, a nasconderle la
verità
“va bene, dato che vuoi sapere, ti dirò
tutto” Partiamo dal principio: La
coppia che formarono i nostri genitori a suo tempo generò
scalpore nel mondo,
insomma nessun altro prima si era accoppiato con un’altra
razza, e quando
nascesti te fu un’altra gradita ma strana sorpresa. Dopo tre
Gnomi, era nata
finalmente una bambina della specie di nostra madre.” Leana
ascoltava rapita,
in un qualche modo si sentiva confortata dalle parole di sua sorella.
“ Beh,
devi sapere che tuo padre maturò una vera ossessione nei
tuoi confronti, noi
non potevamo biasimarlo: Eri una vera novità in famiglia! Un
bel giorno però,
ti trovò a terra vicino alla porta di casa a piangere
disperata. Tu dicesti che
Torik ti aveva fatto un dispetto, e lui ti consolò. Ma
…” Leana si scosse, come
se si fosse risvegliata da un sonno profondo “ dai, vai
avanti, voglio sapere”
Ries sospirò “Quando vide che eri sola, non
resistette. “ E Si alzò in piedi,
una lacrima le rigò il volto “ Leana, tu sei
vittima di uno stupro” La
ragazza soffocò un urlo, si sentì
pugnalata al petto, non reagì impulsivamente ma
trovò la forza di correre
fuori. Corse a più non posso, arrivò quasi
davanti all’ Accademia, si sedette
sul prato e una miriade di pensieri turbinanti percossero la sua mente.
Sàmir
diede un calcio al muro, borbottò qualcosa e si
cacciò sul letto. Che stupido
che era stato; come poteva non essersene accorto prima? Torik, il suo
maestro
di sempre sapeva tutto, ma nonostante ciò non aveva rivelato
nulla a Leana.
D’un tratto si sentì in colpa per non esser stato
lì con lei, ma la delusione
ricevuta da Torik era stata troppo forte. Come sarebbero cambiati i
loro
rapporti ora?
Leana
ricordò, tentò di cacciare indietro quei pensieri
ma essi puntualmente si
ripresentavano. Strappò l’erba, la recise
finché la mano non le diventò viola:
Tutto ciò non le importava << Ecco
perché ho sempre avuto questa
diffidenza nei confronti degli Gnomi e di Torik, ecco, ora tutto ha un
senso >>
e un’altra lacrima scese le sue guance fino alla bocca.
Fissò l’orizzonte e non
poté non ricordare alla vista del salto che dava fine alla
scolina << Non
sarà per questo motivo che mi sono lasciata andare con Ofnir
? Cosa penseranno
ora di me ? >>
Torik
fece un giro per la radura, si sedette al solito albero vicino al
cespuglio e
notò che le sue bacche erano quasi tutte a terra,
probabilmente per il fatto
che la pianta stava lentamente morendo << Si, anche io in
questo preciso
momento mi sento come te >> e accarezzò una
foglia. Ripensò a ciò che
aveva promesso a Ries, a ciò che aveva causato con
Sàmir e si maledisse fino
all’ultimo per non aver rivelato nulla. Ora capì
quanto bene provava per il
ragazzo e quanto male si sentiva in questi momenti, dove il rancore la
faceva
da padrone. Si portò una mano sugli occhi e si
stupì di ciò che trovò,
dopodiché
sospirando riprese il sentiero e si diresse all’accademia,
solo e pensoso.