Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Mirin    20/05/2013    6 recensioni
«È abbastanza bella da poterselo permettere, effettivamente» ragionò Shikamaru, tornando a stendersi.
«Sta cercando di farmi ubriacare per poi portarmi a letto, Shikamaru?» suggerì Ino.
«Starei avendo successo?» insinuò lui di rimando.
«Forse» lo provocò. La ragazza si sedette, dando a Shikamaru una bella visione del suo slip nero prima che chiudesse le gambe.

Alla fine, si torna sempre ai vecchi lidi. (L)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le luci soffuse del bar jazz non erano ancora state spente a favore di un’illuminazione meno intima ma più forte e quindi Shikamaru si trovava a strizzare gli occhi per vedere il bicchiere che stava pulendo metodico da qualche minuto. Alzò lo sguardo verso il palco, dove l’intrattenitrice stava ancora chiacchierando allegra con due avventori tiratardi, molto probabilmente lietissimi di attirarla in un locale chiassoso per bere quale superalcolico in più. In fondo era sabato, tutti potevano permettersi di tornare a casa propria la mattina seguente. Shikamaru sbuffò e posò il vetro sul ripiano di marmo, spinse mogio la porta che affacciava sullo sgabuzzino adibito a sala luci e alzò l’interruttore di qualche centimetro. Ora una bella luce dorata illuminava allegramente l’ambiente e si sentì subito più soddisfatto: non avrebbe dovuto accecarsi per passare lo straccio. Tornò di nuovo alla sua occupazione e, quasi come se non potesse evitarlo, alzò lo sguardo sulla donna che continuava imperterrita a ciarlare con quei due. La sua voce straordinaria l’aveva colpito quella sera, era la sua prima esibizione in quel luogo ma aveva portato a termine una performance  egregia; ed in fondo era anche bella, sì, aveva un paio di occhi azzurri luminosissimi e lunghi capelli biondi che le ondeggiavano delicati sulle spalle esili. Le mani slanciate e distinte erano giunte, le labbra erano ritratte sui denti mentre una risata poco elegante ne scaturiva. Portava un rossetto rosso appariscente che non la faceva sembrare affatto volgare né kitsch, era semplicemente un colore che si sposava molto bene con la forma dolce e tonda delle sua bocca.
Shikamaru vide che, abbigliata di un sorriso malizioso, si passava un dito sul mento. Sbalordito, si rese conto che dove fino a poco tempo prima c’era un neo nero, c’era solo pelle nivea: doveva essere un trucco di scena, forse per farla sembrare più raffinata. Posò il collins che stava asciugando per osservarla meglio, interessato. Giudicava quella ragazza davvero acuta ed intrigante, sarebbe potuta essere un’ottima compagna di dialogo, magari con un flûte di vino rosso che dondolava fra due dita e le scarpe abbandonate sul portico. Oh, Shikamaru non nascondeva che gli sarebbe piaciuto fare del sesso con lei. Aveva la classica faccina da angelo manipolatore, la cavalcatrice sporca e un po’ stronza che lo avrebbe fatto godere e fatto passare una bella notte, forse addirittura indimenticabile. Lei, però, era una pianista jazz chiamata per una serata o due e Shikamaru, dopo il fiasco con Temari, non aveva voglia di rincorrere nessuna donna che non fosse pronta a dargliela. Meglio restare solo amici oppure limitarsi a scambiare i numeri di cellulare con la falsa promessa del “ti chiamerò”, sapendo peraltro entrambi che non succederà.Ancora sodamente impegnata, la ragazza lanciò un’occhiata al barista che la osservava senza farsi scrupoli e ne sembrò sorpresa. Shikamaru -o forse il suo ego- avrebbe detto lusingata. Dopo qualche secondo tornò a prestargli attenzione, magari per scoprire se lui la stesse ancora squadrando e, sicura di sé, lo abbagliò con un sorriso malizioso simile al precedente. Shikamaru accettò la sfida e, testa bassa per finire il lavoro alla svelta, aspettò -impaziente?- che la ragazza si liberasse.
Erano le due e mezza quando, finalmente, quei due si arresero all’evidenza che no, non avrebbe schiuso loro le porte del paradiso e quindi, scontenti, salutarono e levarono le tende.
Shikamaru mise giù l’ultima coppetta da cocktail e guardò la signorina taccheggiare verso il piano del bar. Si accomodò sul sedile con la schiena perfettamente dritta e rigida e tambureggiò piano sui tasti senza fare rumore.
«A lei piace il jazz, signore?» domandò. Rispetto alla sua voce da interprete, quella suonava quasi debole, delicata, nonostante fosse molto acuta.
«Quand’ero un ragazzino mi piaceva suonare il sax. Mio padre era sassofonista, sa, passione ereditaria» rispose Shikamaru, avvicinandosi al palchetto.
«Gradirei un’ultima ciliegina, se non la disturba, signore. Comunque non ha risposto alla mia domanda» rilanciò Ino. Shikamaru infilzò al volo con uno stuzzicadenti la ciliegina da cocktail che giaceva solitaria nel barattolo antiestetico dove soleva ammucchiarle e la porse alla donna con un affettato gesto galante. Ella sorrise per la sua goffaggine.
«Diciamo che tutto sommato sì, mi piace il jazz. Preferisco più la corrente blues, ma non sono affatto un intenditore» ammise modesto, infilando le mani nelle tasche semi-invisibili dei pantaloni gessati.
«Per quale motivo lavora qui, allora, se non per ascoltare buona musica?» lo interrogò, incuriosita, mentre mangiava il fruttino postole da Shikamaru, inconsapevolmente o magari volutamente sensuale.
«Il locale era dei miei nonni, che lo passarono ai miei genitori, che l’hanno passato a me» spiegò, un’ignoranza forzata verso le labbra a cuore di lei impegnate a mordere con dolcezza «ma non sopporto questo genere di seccature, quindi sì, è intestato a me, ma lo dirige il mio migliore amico e mio cugino.»
«Non le piace la musica d’impegno, non le piace impegnarsi, suppongo sia una specie di scansafatiche, signore» considerò. Si voltò verso di lui in modo da stargli di fronte e lo fissò con un sopracciglio inarcato, una mano appoggiata alla guancia.    
«Non sopporto le seccature, miss» la corresse con falsa saccenteria. Lei rise.
«Io sono una seccatura, signore?» domandò, ilare ma con sottofondo di accortezza.
«Iniziamo con il suo nome» propose lui, furbo quanto lei.
«Ino Yamanaka» si presentò, abbagliandolo con un altro sorriso.
«Lei sorride spesso agli uomini, miss Yamanaka?» chiese stupidamente Shikamaru, guardandola negli occhi. Oh, sarebbe stato del gran bel sesso, quello con Ino Yamanaka.
«Se sei una donna e vuoi che loro si ricordino di te senza aprire le gambe, è l’unico modo che hai. In fondo ogni donna ha un sorriso che nessun’altra può imitare, non è d’accordo?» scrollò le spalle con nonchalance non dissimile dall’indifferenza.
«Concordo. Oggettiva o soggettiva che sia, la bellezza di un sorriso femminile non è discutibile» disse Shikamaru.
«Anche se sono delle terribili seccature» aggiunse dopo poco, quasi ripensandoci. Ino rise ancora, più forte.
«Se non fossi sobria, mi avrebbe già portata a letto. È la seconda volta che mi fa ridere questa sera, è una cosa che apprezzo in un uomo» gli svelò Ino, stavolta sfacciatamente provocatoria.
«Forse l’avrei fatta ridere una terza, se fossimo stati sotto le lenzuola» scherzò Shikamaru, tornando di nuovo alla propria postazione lavorativa.
«Cosa fa?» esclamò Ino, fingendo così tanta costernazione da farlo sorridere.
«Gin lemon, ho un po’ di sete» rispose Shikamaru, versando del gin sopra il ghiaccio e riempiendo con della limonata.
«Un gin tonic, per favore» ordinò, come fosse una cliente frettolosa che non voleva perdersi neanche un pezzo dell’artista esibente. Lui la guardò con sarcasmo e lei ghignò.
Ino sorseggiò delicata la sua bevanda dopo che Shikamaru l’ebbe servita. Poggiò il bicchierino sul ripiano alto del pianoforte a coda e stiracchiò indolenzita le mani.
«Avevo intenzione di suonare ancora ma le mie dita non sembrano d’accordo, signore, mi dispiace.»
«Mi chiami Shikamaru» asserì, stendendosi sul parquet vicino ad Ino e l’imponente pianoforte.
«Va bene, Shikamaru» convenne Ino.
«Potrebbe cantare per me» avanzò Shikamaru, dalla sua voce non si capiva nulla delle sue intenzioni, era completamente priva d’inflessione.
Ino impiegò diversi minuti prima di scegliere la risposta adatta.
«Fa sul serio?» mormorò infine, quasi a disagio.
«Ha una voce straordinaria, signorina Yamanaka. Non mi contrarierebbe se lei decidesse di cantare qualcosa per me, dato che questa sera l’ho apprezzata molto ma non ho potuto godermi appieno la sua esibizione» chiarì Shikamaru, per nulla turbato «quindi sì, faccio sul serio.»
Ino sorrise calorosa e, contro tutti i preconcetti esistenti, si sdraiò di fianco a lui, nonostante sapesse di rovinare il vestito di seta rossa.
La voce di Ino iniziò a danzare nell’aria della stanza, che si condensò e diventò rarefatta. La grana della sua voce era così melodiosa da sembrare intessuta apposta per diventare la tela su cui dipingere le canzoni da lei cantate. Ogni cosa diventava relativa davanti a quella voce, la gente quasi si dimenticava che esistesse un altro modo di vivere oltre a quello di farsi trascinare dalla sua voce armoniosa ed intonata. Shikamaru chiuse gli occhi come se stesse per venire, tante erano le emozioni che la voce di Ino gli regalava, imprimendo un caleidoscopio di sensazioni in una singola sillaba che si scioglieva sulla punta della sua lingua come zucchero.
«…and too muchin love. Look at me» concluse Ino. Sospirò subito dopo, come se si fosse tolta un peso.
«Splendido» farfugliò Shikamaru, forse arrossiva.
«Grazie» rispose Ino, ancora sorpresa dalla richiesta di Shikamaru per tornare ad essere maliziosa.
«Dovere» rispose, guardandola con la coda dell’occhio. Il seno prosperoso fasciato dall’abito scuro andava su e giù per darle modo di riprendere fiato e le labbra erano socchiuse per impedirle di affannare.
«Se questo è il suo modo di provarci con le donne, è un modo davvero strano» dichiarò Ino, poggiandosi su un fianco per guardare meglio il suo interlocutore.
«Voleva semplicemente che mi abbassassi i pantaloni e la violentassi, miss Yamanaka?»
«Me lo aspettavo, in effetti. Credo di aver sopravvalutato il potere della mia avvenenza» rise lei. Shikamaru si alzò e prese la bottiglia di gin, bevendo direttamente dal collo, poi la porse ad Ino, che tracannò a sua volta. Shikamaru non poteva credere che una donna di così buon gusto potesse dimostrarsi rozza in certe situazioni, era paradossale.
«È abbastanza bella da poterselo permettere, effettivamente» ragionò Shikamaru, tornando a stendersi.
«Sta cercando di farmi ubriacare per poi portarmi a letto, Shikamaru?» suggerì Ino.
«Starei avendo successo?» insinuò lui di rimando.
«Forse» lo provocò. La ragazza si sedette, dando a Shikamaru una bella visione del suo slip nero prima che chiudesse le gambe.
«Facciamo un gioco!» ordinò, esaltata. Shikamaru sorrise, scuotendo la testa.
«Non sono bravo nei giochi» riconobbe stanco l’uomo.
«Su, non faccia lo scansafatiche ora!» lo riprese lei, un sorriso largo che sapeva di scaltrezza e vera eccitazione.
«A cosa giochiamo?» chiese mogio prima di sbadigliare.
«Io canticchio un motivetto e lei deve cercare di capire cos’è. Se indovina, io mi tolgo qualcosa, se sbaglia, lei si toglie qualcosa. Poi sarà il suo turno e così via, fino a che qualcuno non ne vince tre turni di fila» illustrò concitata, sembrava una bimba in un negozio di giocattoli.
«D’accordo» accettò Shikamaru. Sorrise fa sé e sé: aveva la vittoria in pugno.
Ino attaccò con un ritmo allegro ed abbastanza veloce, muovendo le spalle avanti ed indietro come se fosse del tutto presa dalla musica.
«Facilissimo. The Lady is a Tramp» indovinò lui. Ino, contrariata, sfilò dal piede le decolleté assassine che portava.
Shikamaru passò la lingua sulle proprie labbra mentre passava in rassegna il suo repertorio.
Borbottò infine una musichetta velocissima e martellante, portando il ritmo con lo schiocco delle dita.
«Non è jazz, vero?» chiese Ino, osservandolo intensamente.
Lui scosse la testa senza smettere. Ino si morse le labbra, indecisa, poi batté le mani, illuminata da un’idea.
«Detroit Rock City!» proruppe. Shikamaru, sorridendo mesto, si tolse la giacca.
Ino fischiò una melodia triste e lenta, molto dolce. Shikamaru venne spiazzato e, sospirando scontroso, si tolse le scarpe di vernice.
«Cos’era?» brontolò acido.
«Blue in Green di Davis e Coltrane, un classico» lo sfotté Ino, sorridendo gongolante e maliziosa.
Shikamaru la osservò di traverso e lei scoppiò ancora a ridere, i capelli sciolti che ballavano davanti al suo viso donandole un’aria mistica e tentatrice.
«Le ho detto che non ero un esperto» le ricordò lui. Prese un altro generoso sorso di gin e scosse la testa. Il calore dell’alcool iniziava a mischiarsi con quello che gli bruciava nel corpo alla vista di Ino.
«Allora ho vinto io?» squittì Ino, chiassosa.
«C’è ancora il mio turno» si appellò Shikamaru. «O la va, o la spacca.»
«Sentiamo» disse Ino, arrogante, sbirciandolo con superbia da sotto le ciglia.
Shikamaru canterellò una base cadenzata e melodica e guardò con aria di sfida Ino, la cui faccia stava prendendo lentamente l’aria di un grosso palloncino pallido e malvagio.
«Heart of Stone, Rolling Stones?» «Ma andiamo!»
Ino rise ancora e sfiorò per caso la mano di Shikamaru mentre si aggiustava una ciocca di capelli sfuggita dalla forcina. Shikamaru, dopo la propria risposta scioccata e delusa, si concesse qualche secondo per riguardarla. Decisamente, sesso grandioso. Però Dio, se era seccante.
«Riuscirò mai a beccarla impreparata?» sospirò Shikamaru, sedendosi a gambe incrociate.
«Non penso. E poi ha giocato facile, lo ammetta» soffiò Ino, tagliente come una lama.
«Non potevo di certo non lasciarle un minimo di vantaggio, lei è una donna» disse, un accenno di ghigno sardonico ed accattivante sul viso abbronzato. Ino gli rifilò un’occhiata sprezzante che lo fece rabbrividire: quella donna, d’improvviso, gli metteva soggezione. No, anzi, paura vera e propria.
«Così siamo anche maschilisti, eh?»
«Sia sincera, miss Yamanaka, si aspettava qualcosa di diverso?»
Ino sorrise, scuotendo la testa.
«Come mai dice che è difficile coglierla impreparata?» mormorò Shikamaru. Poggiò la schiena contro il pianoforte e fissò Ino negli occhi celesti, la quale prese una bella boccata d’aria.
«Fare la musicista è sempre stato il mio più grande sogno. Amo la musica più di quanto abbia mai amato qualsiasi uomo, eccetto mio padre» gli rivelò, allungandosi per afferrare la bottiglia ormai piena a metà. Shikamaru si tolse la cravatta ma continuò a guardarla, per sapere il resto della storia.
«Così, quando lui morì, mi laureai in giurisprudenza sotto costrizione di mia madre» proseguì lei, asciugandosi la bocca con la mano; il bel rossetto rosso non era ancora andato via. «Ma ho sempre proseguito gli studi di pianoforte e mi sono diplomata al conservatorio con grande successo.»
«Suo padre l’ha avviata? Agli studi di musica, intendo» chiese Shikamaru, giocherellando con la propria cravatta.
«Sì, adorava suonare il piano. Lui era originario di queste parti ed aveva fondato da giovane una band con alcuni suoi amici, fra cui un certo Shikaku Nara, sassofonista d’eccezione» rispose Ino, guardandolo negli occhi.
Shikamaru sorrise di rimando.
«Mio padre era un buon suonatore di sax, già» confermò, piegando le braccia sotto la testa.
«E lei?» chiese Ino, impicciona.
«Io sono un suonatore di sax, né più, né meno» Shikamaru non si sbilanciò.
«Mi piacerebbe ascoltarla, signor Nara.»
«Mi procuri un sax, miss Yamanaka» la prese in giro Shikamaru. Ino gli regalò un ultimo sorriso, prima di alzarsi e scuotersi la polvere dai vestiti.
«Grazie per la serata, Shikamaru. E si ricordi della promessa che mi ha fatto» lo lasciò Ino, stampandogli sulla guancia una leggera ombra rossa a forma di cuore.
«Va via?» chiese Shikamaru, stupito e… amareggiato.
Ino lo guardò mordendosi il labbro. Shikamaru capì. “Amo la musica più di quanto abbia amato qualsiasi uomo”, lui compreso. In fondo aveva già ammesso, implicitamente, che non sarebbe andata con lui, ma Shikamaru aveva quasi sperato che potessero stare insieme ancora un po’. Forse si stava davvero affezionando, anche senza conoscerla.
«Suppongo che non la rivedrò, quindi» asserì Shikamaru. C’era una traccia di mestizia nella sua voce.
«Mi fermo qui fino a domani mattina… beh, il mio volo è effettivamente fra qualche ora» si ricordò Ino.
«Quando vorrà esibirsi di nuovo qui, sa chi contattare» Shikamaru si sollevò per stringerle la mano mentre lei rinfilava le scarpe.
«Di sicuro non lei» dichiarò Ino, facendo ridere entrambi.
«Buonanotte, Shikamaru.»
«È già mattina, Ino. Buona giornata.»
Lei si avviò verso la porta, una pausa indecisa prima di aprirla. Avrebbe potuto restare un altro po’, parlare con Shikamaru di musica, jazz o problemi. Magari sarebbe potuta andare addirittura a letto con lui, poi svegliarsi a mezzogiorno stretta fra le sue braccia.
«È l’alba, Ino, non il tramonto.»
È un inizio, Ino, non una fine.


C’era una brutta bufera che imperversava come un’ombra scura sulla città. L’acqua scavava i marciapiedi e pestava gli ombrelli, tutto si riduceva in una macchia indistinta di grigio e nero, le macchine più sgargianti diventavano monocromatiche. Il pianista chiamato per quella sera era uno dei migliori mai esibitisi su quel palco, le note delle sue canzoni erano intrise di tristezza ma riusciva comunque ad animare la serata. Due ragazze stavano mollemente appoggiate al bancone e ordinavano un drink dopo l’altro mentre spogliavano con gli occhi qualunque ragazzo assistesse a quella sessione, l’aria da finte intellettuali donata dagli occhiali spessi dalle lenti neutre.
Shikamaru asciugò il bicchiere di vetro, rischiando di farselo scivolare fra le dita per quanto poco vi prestava attenzione. L’uomo sul palco era adulto, maturo, la sua voce era roca e graffiante, una voce adatta al jazz d’epoca di Bennet e Sinatra o al blues. Era un’artista dall’indiscutibile fascino e bravura ma… non era lei, colei che con la propria voce riusciva ad allacciare le anime anche in notti fredde come quelle, colei che si lasciava trascinare dal cuore per trascinare gli ascoltatori.
Ino gli mancava terribilmente. Leggere distrattamente il suo nome sul giornale per farsi prendere un colpo al cuore e risalire a cercare il titolo dell’articolo era una cosa troppo seccante per il principe -sì, principe, perché re sarebbe stato troppo impegnativo- dei pigri.
Era passato, lento ed inesorabile, un anno da quell’incontro. Fino a poco tempo prima Shikamaru era certo che il profumo di Ino gli fosse rimasto impregnato sulla camicia, che portava il sentore di lei ed aveva la stessa consistenza della pelle di Ino che aveva sfiorato per sbaglio.
Non si era mai sentito così ossessionato, da una donna per di più. Sentiva di rasentare il ridicolo quando, cercando il suo nome su YouTube, riascoltava attraverso il pc un suo live solo per risentire la sua voce. Non aveva perso l’abitudine di adornare le meravigliose labbra con un velo di rossetto cremisi.
«Un Irish Mist, tanto ghiaccio»qualcuno bussò al bancone e Shikamaru, distratto, versò il whisky liquoroso in un highball e lo riempì di ghiaccio. Lo passò al richiedente senza guardarlo.
«Bella.»
Shikamaru ricambiò con un cenno.
Il pianista, che era quasi certo si chiamasse Bill, attaccò con Thrill is Gone. Shikamaru era diventato quasi un erudito da quando Ino se n’era andata e quella era di sicuro una delle sue canzoni preferite, un capolavoro non a torto definito “il blues per antonomasia”.
«Bella, huh?»
Shikamaru si girò meccanicamente. Ino sorrideva, battendo una mano sulla coscia per tenere il tempo.
«Splendida»balbettò.
«Roy Hawkins ci ha fatto un enorme piacere scrivendola ma B. B. King è l’unica persona che può degnamente interpretarla»bisbigliò Ino, snocciolando con piacere informazioni da esperta.
«Potrei dire “già”, però mi sfotterebbe dicendo che non so niente di jazz. In realtà penso la stessa cosa, solo che lei l’ha detto prima di me» replicò Shikamaru, gustandosela con gli occhi; no, i suoi ricordi non le rendevano giustizia.
«Fingerò di crederle» cinguettò Ino, aria languida ma sorrisetto superiore.
«Sarà meglio per lei» Shikamaru assunse una finta aria truce che la fece ridere.
«Vale sempre la storia del “mi avrebbe già portata a letto facendomi ridere due volte”?» chiese Shikamaru, al che Ino sgranò gli occhi e poi ghignò civettuola.
«Sì, ma per ora è una» gli fece presente prima di strizzargli l’occhio con complicità.
«La serata è lunga, riuscirò a farla ridere ancora» disse lui. Ino sollevò un sopracciglio in segno di scetticismo.
«Poi dovrà suonare per me» gli ricordò Ino, un sorriso a trentadue denti, parafrasando la frase pronunciata da Shikamaru quella fatidica sera.
«Ho il sax di mio padre a casa» lo sguardo di Shikamaru era denso di sottintesi.
«Dica, ha anche la tromba per caso?» Ino era sarcastica ma aveva un sorrisetto partecipe.
«Se questo significa “sono pronta ad una notte di sesso selvaggio con lei dove gli farò scordare persino il nome” sì, tutto ciò che vuole» mormorò Shikamaru prima di pizzicarle il mento.
«Però poi sarà lei a portarmi in aeroporto a mezzogiorno.»
«Mendokusee. Come vuole.»
«Ah, Shikamaru?»
«Cosa c’è ancora?»
«Adesso può dirlo. Io sono una seccatura?»
Shikamaru sorrise.
«Ovviamente, Ino, ovviamente.»


Venhino siori venhino, fresche patate a un euro all’etto:
Quando l'ho scritta non era così stupida, giuro. Ed era leggermente più bella, dico davvero. Perché quando devo pubblicarle, le fic sembrano sempre più orrende? E' una coalizione, ditelo, avanti, confessate! Togliendo la demenza, questa non è la classica ShikaIno che uno si aspetta cliccando sul link, me ne rendo conto, ma ero in vena -all'epoca- di qualcosa di leggermente diverso, di poco fuori dagli schemi convenzionali; le AU non mi piacciono particolarmente, però ho sempre voluto scrivere di un jazz bar e Shikamaru ed Ino mi sono sembrati perfetti, lui il proprietario un po' scazzoso che ci prova velatamente con l'intrattenitrice di turno, bella abbastanza da incuriosirlo, da farlo addirittura innamorare.
Ormai non sono più capace di parlare dal POV di Ino Francesca ritieniti responsabile e mi esce solo roba shikamaruosa. Vabbè, fa comunque schifo ma ok, ho scritto del sano ShikaIno, il mondo deve gioire per loro. Ricordate sempre, gentili lettori, SHIKAINO ROCKS. Ora me ne vado fuori dalle balle con la speranza di avervi dilettato, addio. (L)
Oh!, quasi me ne dimenticavo: amore per i lettori e venerazione per i recensori! Vi amo tutti, davvero!
Kiss,
Ladie.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mirin