Remains

Non importa quanto le cose siano complicate, o quanto lo siano più di prima. Kaneda non si ferma.

Non vacilla, non si perde. Non frena mai quando non ce n'è bisogno. È sopravvissuto in questa città, dove, quando cadi, persino la terra può ingoiarti; ha già visto succedere troppo, ancora prima che accadesse.
Può soltanto stringere i denti, e poi andare avanti. Sempre avanti.

Ma forse – se lo chiede tuttora, in questo sole che splende senza pietà sui frammenti delle loro vite – forse è vero che tutto cambia quando sei in trappola.

Il nulla bianco, e il vuoto che lo risucchiava – era proprio come essere in catene. Kaneda ne è quasi sicuro; potrebbe aver provato, anche se per un attimo, gli stessi orrori vissuti da lui. E non può stabilirlo con certezza, ma almeno questo lo ricorda bene. Era insopportabile.

Nessun controllo su di sé, nessun senso, non un'occasione per combattere. C'era soltanto una cosa, lui, il tutto – e lui era lì, ed era Tetsuo e Kaneda, Kaneda, Kaneda.

Quella cosa era fatta di urla e dolore. Lui ci era caduto proprio attraverso; sarebbe stato così facile perdersi, non fare mai più ritorno. Camminare su questo asfalto oggi, anche se quasi solo e per sempre ferito, gli sembra ancora un miracolo.

Era diverso, terrificante, indimenticabile. E pur avendolo conosciuto per anni – avevano così tanto da spartire, lui e il ragazzino che finì per distruggere Neo Tokyo – Kaneda capisce quanto di lui, ormai, non potrà più sapere.

Gli era esploso sotto gli occhi, e lo aveva avvolto nel suo intero essere. Così fuori di sé, eppure così ingoiato da se stesso; perduto, inarrestabile, si aggrappava ancora alle persone che gli erano più care. Non aveva veli né confini. Per la prima volta – forse, anzi, di certo la prima, e il pensiero lo terrorizza – Kaneda aveva visto di cosa Tetsuo fosse fatto. E, sicuramente, non era stato abbastanza.

Ma ora, ricorda Kaneda, è troppo tardi. Il ruolo che lui occupa corre su queste strade, nelle ossa delle costruzioni crollate, tra la spazzatura e i cadaveri che ancora nessuno ha raccolto. Due ruote, due amici, una scia gialla nella notte – la sua vita appartiene di nuovo a lui, e Tetsuo non ne fa più parte.

Non ha tempo per le speranze inutili, per i ricordi, o per aggrapparsi a quello che è stato. La vita non fa che andare avanti; ed è riuscita, in qualche punto di quei giorni andati, ad andare perfettamente a rotoli.

Ancora adesso, nell'illusione di pace in cui finalmente si trovano, la rabbia che cresce in lui gli sembra un po' troppo forte. Ma non può dimenticare, né può cancellarla. Tetsuo se ne è andato così – lasciandosi dietro un disastro e pochi ricordi, perché Kaneda potesse tenerli, in silenzio, solo per sé.

Non può capire e non vuole farlo. Ma nei rari momenti in cui ci prova, Kaneda si avvicina alla verità più di quanto non saprà mai.
E se potesse vedere oltre la sua dimensione, attraverso il tempo e lo spazio, potrebbe dare un senso al pensiero che più lo infastidisce –

– l'idea che gli sia servito un intero universo, e decine di vite umane, per ricordarsi che aveva ancora un amico. 
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Traduzione a uso e consumo del mio caro amico Thomas, perché è tutta colpa sua. Link all'originale qui.