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Autore: Telyn    20/05/2013    2 recensioni
Alzò lo sguardo. A giudicare dalla faccia, la rabbia di Sirius non sembrava minimamente scalfita da quel gesto; il suo sguardo era talmente furibondo chi passava accanto a loro non notava minimamente le loro mani, ma solo l'espressione di Sirius. "Esibizionista" pensò Remus con uno sbuffo. "pur di farsi notare fuggirebbe di casa a quindici anni e si farebbe trovare dai Potter in mutande. Come in effetti ha fatto."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Viaggi inutili, discussioni e insicurezze


Alla Rebba

Lei sa perché


Un ragazzo. Uno tra i tanti che cercavano un posto tranquillo su un treno rosso acceso.

Alto e magro, sbuffava, mentre avanzava lungo il corridoio.

"Questo viaggio mi sembra sempre più inutile" disse.

Il treno cominciò a muoversi sulle rotaie, facendo spostare per inerzia qualche bagaglio.

Il ragazzo pallido che gli camminava a fianco sobbalzò, ma lui sembrò non darvi peso, impegnato a mettere in fuga ogni ragazzino incontrasse il suo sguardo. Mosse bruscamente il braccio indietro, e afferrò la mano che era certo di trovare dietro di sé.

Remus scoccò un’occhiata verso il suo polso: senza romanticismo, la mano di Sirius gli cingeva con forza il palmo, tanto che le sue dita non potevano fare altro che rannicchiarsi contro i tendini dell’altra mano.

Aveva idea di come avrebbe sfogato il nervosismo, pensò con un sorrisetto.

Alzò lo sguardo. A giudicare dalla faccia, la rabbia di Sirius non sembrava minimamente scalfita da quel gesto; sembrava talmente impegnato nel far notare al mondo quale ingiustizia fosse stata fatta a Sirius Black che chi passava accanto a loro non notava minimamente le loro mani, ma solo la furia di Sirius. "Esibizionista" pensò Remus con uno sbuffo. "pur di farsi notare fuggirebbe di casa a quindici anni e si farebbe trovare dai Potter in mutande. Come in effetti ha fatto."

Fece un sorriso sghembo, mentre mormorava tra sé: "Diavolo di Sirius..."

Il chiamato in causa si voltò verso di lui, per insistere nel suo discorso.

"Remus, lasciatelo dire: sei snervante! Non ha senso tornare ad Hogwarts!"

"Sirius... Lo sai..." fece, alzando gli occhi al cielo.

Il ragazzo sbuffò, in modo decisamente teatrale. “Quando smetterai di convincermi che hai ragione?”

“Mai, lo sai benissimo”

“Appunto, volevo sperare di essermi sbagliato.” disse, voltandosi.

Si fece largo tra i vari ragazzini nel corridoio fino a trovarsi davanti alla porta di uno scompartimento vuoto. Remus lo seguì, un po’ arrancando e un po’ scusandosi, mentre lui lo aiutava ad entrare. “Passami quel baule” sbuffò.

Remus ubbidì. Si massaggiò il bicipite, mentre l'amico dissimulava lo sforzo dovuto a tutti i libri che non avrebbe mai avuto bisogno di leggere per avere buoni voti.

Sorrise: era bello vedere che Sirius, dietro tutta la sua rabbia, di notte guardava il cielo anche lontano dalla Stamberga Strillante.

"Senza di me non puoi proprio fare a meno di sfasciarti, eh?" disse Sirius, lanciandosi a peso morto sul divanetto. Remus alzò le spalle.

"Poteva succedere anche con te davanti. Te l'ho detto: prima di trasformarmi non avevo visto che c'era un coccio di vetro per terra, e quando è tramontata la luna ho visto cos'era successo. E magari mi avresti anche dovuto mordere"

"Non è vero" ribatté l'altro, ignorando l'ultima parte della frase; "se ci fossi stato io sarei stato attento e l'avrei spostato. O avrei spostato te. Stessa cosa."

Remus fece spallucce. "Come vuoi. Se per te spostare un licantropo o un pezzo di vetro tagliente è la stessa cosa..."

Sirius fece un verso indistinto e si girò, smettendo di fissare la sua fasciatura sul polpaccio.

Remus accennò un sorriso, poi si spostò verso il finestrino, mettendosi più comodo. Alzò il pantalone e osservò la benda: niente sangue, per il momento.

Sospirò. Lo attendevano lunghi mesi ad Hogwarts, conciato in quel modo. Già pensava all'inferno di quelle scale: di certo non si sarebbero fermate per lui.

"Alle scale ci pensiamo io e James" fece Sirius ad alta voce. Era disteso supino, le braccia incrociate sotto la nuca mentre fissava il soffitto.  "Puoi scegliere: o ti prendiamo uno per le ascelle e l'altro per i piedi, oppure ti facciamo levitare. Io ti suggerisco la seconda: è più consona all'orgoglio Grifondoro, ma potresti sempre aver voglia di comportarti da debosciato. Immagino che non perdere l'esercizio sia importante."

Remus fece una risatina. Non aveva bisogno della Legilmanzia, Sirius; non con Remus. E lui lo sapeva bene.

"E Peter?" chiese. L’altro fece spallucce.

"Quello che vuole, basta che segua il mio esempio. Tipo: se si mette ad acclamarti come l'erede di Godric è ok, se non lo fa con troppa enfasi; se si mette a passarti pezzetti di cioccolato in stile elfo domestico no."

Remus rise di nuovo. "E che ci sarebbe di male nel passarmi pezzetti di cioccolato?"

"C'è che i tuoi muscoli addominali resterebbero malauguratamente celati, e anche se correresti meno rischi di seduzione altrui la cosa mi potrebbe irritare."

"E a Peter cosa diresti?"

"Di rendersi utile in altra maniera."

Remus ridacchiò di nuovo, poi tacquero per un po’. Sirius si rigirava la bacchetta tra le dita, mentre Remus giocherellava con il bordo della fasciatura. "Agli altri cosa diciamo?" chiese all'improvviso.

“Non lo so” disse Sirius, voltandosi a guardarlo. Non aveva bisogno di didascalie per sapere a cosa si riferiva. “Non ci ho pensato. La mia mente era riuscita ad arginare il problema a monte, ma a quanto pare qualcuno non gradiva la soluzione... “

“Sirius, smetti di dire idiozie” sbuffò. “Non possiamo non tornare ad Hogwarts, e lo sai! Peter non è in grado di cominciare a combattere ora, e se stesse fuori combatterebbe perché noi lo faremmo. E non dirmi di no!" disse, vedendo che Sirius stava per aprire bocca. "E James non lo farebbe mai, perché sa  che la cosa più importante per sua madre è che lui finisca gli studi ed è più determinato che mai a fare quello che vuole lei.”

Sirius si morse il labbro, tenendo il capo chino verso il pavimento. Remus abbassò la voce, con un sospiro. "Quindi, questo è quanto. E anche se non te ne rendi conto, neanche tu sei in grado di affrontare una guerra. Non adesso. E non sai quanto vorrei che lo capissi.” disse. Non ricordava di essersi alzato in piedi, nella foga, ma di sicuro la sua gamba se ne era appena ricordata. Fece una smorfia, sedendosi. Odiava quel discorso, e si detestava ogni singola volta in cui si ritrovava a farlo. Chiuse gli occhi, passandosi una mano sul viso stanco.

Era stato un inferno, convincere Sirius a tornare ad Hogwarts. Aveva speso litri d’inchiostro nelle lettere per lui. Dalla fine dell’anno prima blaterava di possibili anni in clandestinità o con lavoretti saltuari, prima di entrare nel leggendario Ordine della Fenice; Remus all’inizio aveva pensato che fosse uno dei soliti progetti megalomani di Sirius, una delle tante cose che annunciava come rivoluzioni che si perdevano nel vento. Poi lui gli aveva mostrato il modo in cui aveva speso gli ultimi risparmi dello zio Alphard. “Bella” aveva detto Remus, passando una mano sulla moto lucida. “Come mai la compri proprio ora?”

“Mi sembra logico” aveva fatto Sirius, serio. “Un mezzo babbano è proprio quello che serve per gli spostamenti dell’Ordine, no?”

Allo stupore era seguita l’inquietudine, la preoccupazione. I litigi. Avevano parlato, cercato di chiarire, litigato di nuovo. Remus aveva capito perché l’idea di Sirius solo a Londra gli stringeva lo stomaco con tanta forza e Sirius si era accorto del fatto che non sarebbe più stato in grado di passare un anno senza Remus, dopo averlo baciato.

Era andata bene: in fondo, era riuscito a fargli cambiare idea. Beh, non proprio: diciamo che l’aveva convinto a dargli retta. Più o meno. Se non altro, stava andando ad Hogwarts.

Sentì Sirius mugugnare a qualche metro da lui, poi alzarsi e sederglisi accanto in silenzio.

Un piccolo sorriso comparve involontariamente sotto le sue dita.

Era una delle cose che preferiva, di Sirius. Era perfettamente in grado di stare in silenzio, quando lo vedeva stanco. Non confondeva mai la sua stanchezza con depressione o sfiducia, ma gli lasciava tenere gli occhi chiusi senza tormentarlo in alcun modo. E lo capiva come se avessero avuto il più potente dei legami mentali.

Sentì una mano sfiorare delicatamente la sua e spostarla dal volto. "Non so tu, ma io dormo meglio quando non mi sveglio con la spalla contratta" gli soffiò nell'orecchio. Poi si sistemò meglio, e lui gli poggiò la testa sul petto. "Cosa diremo agli altri?" chiese di nuovo in un sussurro. “Di noi due, intendo”

“Capiranno da soli. James capirà. Peter no, ma non mi aspetto nient’altro da lui."

"James quest'anno avrà i turni da Caposcuola con Lily. Non confiderei troppo nelle sue facoltà mentali."

"È lo stesso motivo per cui non l'abbiamo ancora visto?" ridacchiò Sirius.

"Probabile. E Peter sarà rimasto incastrato, anima santa" gli fece eco Remus.

"Meglio, vuol dire che abbiamo tempo. Comincio quasi ad apprezzare i vantaggi di questo viaggio inutile" disse. Le parole quasi soffiate sulle labbra di Remus sembrarono volteggiare come petali.

"Quando smetterò di convincerti che ho sempre ragione?"

"Mai, lo sai benissimo"



Note:

Adesso Bin Laden resuscita. Cioè, ho... Ho finito una storia senza scadenze da rispettare?! (perché le altre, invece...) E comunque, no, non mi sono smentita: ho lasciato marcire questa shot per una settimana, prima di pubblicarla xD

Uhm, è una Wolfstar senza particolare motivo d'esistere, in realtà, ma c'è sempre un motivo per cui shippare Wolfstar :3 (leggi: niente da fare all'ora di matematica ...)

È stata riletta in modo piuttosto sommario - capitemi, l’avevo sistemata per bene quando si è spento il computer, che da gran simpaticone per una volta che mi serviva l’autosave se n’è infischiato, quindi ho ricontrollato a mezzanotte D: -.

E.... uhm, spero che nonostante tutto vi sia piaciuta :)

Bi


  
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