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Autore: Marge    20/05/2013    2 recensioni
Rimasti soli al Castello, Howl e Sophie decidono di rinnovare l'arredamento: quale migliore occasione per l'ennesima discussione?
Ambientata subito dopo "Crescere", fa ovviamente parte della mia saga "Flowers Wall". Scritta con il prompt "Castello" della 10disneyfic e "Muri abbattuti" della piscinadiprompt.
Genere: Commedia, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Howl, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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Questa storia fa parte della saga Flowers Wall, da me creata. Se volete un aiuto per districarvi fra tutte le storie, consultate la cronologia!





Fiori per ognidove

In cui fiori divengono farfalle.



Il sole si dirigeva lentamente verso l’orizzonte, colorando le lande d’un arancione intenso, il pomeriggio in cui Howl decise che era ora di far pulizia nel Castello.
“Non ha senso avere una casa di così tante stanze, ora che siamo solo in due” disse a Sophie, che cuciva nel giardino pensile sul retro. “Ci sono troppi luoghi che conservano ricordi tristi” convenne lei, sorridendo mestamente. Howl seguì il suo sguardo verso il letto della nonnina, che ancora campeggiava dietro le scale.
“Che ne dici, vuoi un salotto? Ora che perfino quella fruttivendola ha il permesso d’entrare…”
“Howl, non parlar male di Nina!”
Lui sorrise benevolo: “Non sia mai! Ha tutto il mio appoggio: se non vi fosse lei, a sentir le tue chiacchiere da mattina a sera, dovrei stare ad ascoltarti io!”
A quelle parole la fanciulla scoppiò a ridere e si alzò in piedi: “Tra noi due, mi sembra che sia tu a parlar continuamente, d’ogni cosa che ti frulli nel cervello. Sei mago nell’arrovellarti.”
“Son mago e basta, mia cara” ribatté, e fece un inchino.
Sophie raccolse il lavoro nel cestino e lo seguì in casa.
“Potremmo abbattere qualche muro, tirar su una nuova scala, sistemare la cucina ed il focolare, così avresti un fantastico salotto nel retro, con affaccio sulle Lande: da far invidia al conte!”
A quelle parole, Sophie inorridì: “Abbattere muri? Non vorrai distruggere il mio cantuccio sotto le scale?”
Lui si voltò a guardarla, con occhi ironici: “È ora che tu cresca, Sophie: passi tutte le notti nel mio letto, cosa te ne fai di una cuccia sotto le scale?”
Lei avvampò, e abbassò gli occhi sulle mani che stringevano il manico del cestino.
“Mi ricorda quando sono arrivata qui” balbettò, “non mi piace l’idea di demolirlo solo per far posto a divani e poltrone.”
“Sophie” cominciò lui pazientemente. “Sei arrivata qui che eri una vecchia in preda ad una maledizione, ed io ero un mostro prossimo alla morte. Sono cambiate diverse cose, da allora, non trovi?”
Le toccò annuire.
“Ed in meglio, no?”
Il suo fiato caldo le arrivò sul viso; alzò quindi lo sguardo e cercò di sostenere il suo senza cadere vittima della sua trappola di fascino.
“Abbatteremo qualche muro” concesse, “ma decideremo insieme quali.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me” rispose lui, e s’inchinò nuovamente, ma le sue labbra s’incurvavano in un sorriso beffardo, e Sophie gli tirò una spoletta di filo.

“La camera di Markl non si tocca!”
“Ma Sophie! Ho bisogno di un laboratorio, per riprendere la mia attività, e se riempissi nuovamente la tua cucina con i miei fornelli, becher, pipette e polveri mi accuseresti d’essere disordinato!”
Lei incrociò le braccia davanti al petto: “Howl, tu sei disordinato. E Markl ha bisogno di un luogo in cui stare, quando torna al Castello. Inoltre, la sua stanza è piena delle sue cose: non puoi toccarle. Piuttosto, utilizza lo spazio occupato dalle altre due, che ora son vuote. Non ti basta?”
“No.”
“Egoista e megalomane!” esclamò, e buttò all’aria i fogli su cui da ore stavano appuntando le loro idee.
“Cocciuta!” ribatté lui, e si fissarono torvi per un minuto, senza proferire altra parola.
“Vado a farmi un bagno” annunciò poi Howl, e scomparve al piano di sopra.
Rimasta sola, Sophie si dedicò a sistemare la stanza: riordinare era il suo modo per mettere a posto le idee. Fin dalla mattina aveva avvertito una sensazione di disagio all’idea di cambiare qualcosa nel Castello, e non era riuscita a farsi coinvolgere dall’entusiasmo genuino di Howl, che, seppur egocentrico, aveva da tempo incluso nel suo cerchio personale sia lei che gli altri della famiglia, e voleva solo creare un luogo il più possibile accogliente per tutti. Sophie ne era certa: non avrebbe mai privato Markl della sua stanza, né avrebbe osato abbattere alcun muro, se lei non fosse stata d’accordo.
Il problema era che lei non avrebbe cambiato nulla.
Sospirando si sedette su una sedia, di fronte al suo cantuccio. La tenda, accartocciata da un lato, lasciava intravedere il muro dipinto, che ogni giorno, da quando era cominciata la sua nuova vita, s’arricchiva d’un fiore scarabocchiato, sbilenco e storto, ma dal significato inequivocabile. Un grande fiore rosso sangue campeggiava in alto al centro, e Sophie arrossì nel ricordare come la mattina dopo era corsa a disegnarlo, per testimoniare quell’ultimo muro crollato tra loro.
Si alzò per andare a toccare, uno per uno, quei disegni infantili, e mentre era intenta a ripercorrere il filo dei ricordi, alle sue spalle un fruscio l’avvertì che Howl era tornato, e stava radunando le pergamene volate in ogni angolo, e che lei non aveva toccato.
“I cambiamenti possono far paura.”
“Lo so” rispose Howl, sedendosi accanto a lei.
“Sono rimasta per diciotto anni chiusa nel laboratorio di cappelli di mio padre, perfino quando lui non c’era più, unicamente per il terrore di metter piede fuori di lì.”
“Per fortuna, Ilary ha deciso di lanciarti una maledizione” sorrise lui.
“Qualcuno l’ha attirata fino da me” scherzò Sophie, distendendosi. Anche lui si mise più comodo, appoggiandosi alla parete fiorita, e tese le braccia; la fanciulla vi si rifugiò senza indugio.
“Costruirò il mio laboratorio nella pancia del Castello, e di sopra dividerò lo spazio tra la camera di Markl ed una biblioteca per tutti i nostri libri. Cosa ne dici?”
Sophie s’illuminò: “La trovo un’idea fantastica!”
“Inoltre, ricaverò anche una piccola stanza per gli ospiti: non si è mai visto un Castello che non ne possegga una. Ed amplierò il bagno, voglio una vasca che possa contenerci comodamente entrambi.”
Riuscì a farla arrossire, e le baciò la punta del naso per la soddisfazione.
“La mia camera rimarrà così com’è, del resto, è ampiamente perfetta.”
“Su questo avrei da ridire.”
“Non esiste obiezione che tu possa fare su questo punto.”
Risero insieme, poi lei soffiò piano sulla frangia dorata che ricadeva sulla fronte di Howl, scompigliandoli i capelli: “Sei decisamente assurdo” mormorò. “Così vanitoso e preciso ai limiti della follia per quanto riguarda il tuo corpo, e tanto disordinato e confusionario nel Castello.”
“Siamo complementari.”
“Nel mio caso, è assolutamente inutile che io provi a migliorare il mio aspetto: è ben poco quello che si può riuscire a fare.”
“Perché sei già bellissima di tuo” convenne lui, e sorrise sapendo di stuzzicarla, ma lei non abboccò, e si limitò ad alzare le spalle.
“Domani cambieremo tutto.”
“Come farai, dal momento che Calcifer non è ancora tornato dalla sua visita a Markl?”
“Io sono il grande mago Howl, lo stregone più affascinante di tutta Ingary.”
“Questo non ci assicura la riuscita dell’incantesimo.”
Lui chiuse gli occhi ed assunse una posa tragica: “Neanche la mia donna crede più in me, sono finito!”
Sophie scoppiò a ridere, pur arrossendo per il modo in cui l’aveva appellata: “Vorrà dire che ci armeremo di mazzuola e scalpello, e ricostruiremo il Castello con le nostre sole forze.”
“Giammai! Le mie preziosissime mani non possono rovinarsi in tale mestiere.”
“È per questo motivo che non ti azzardi a toccare una scopa od uno straccio?”
Continuarono a battibeccare finché non venne l’ora di andare a letto.

La mattina successiva, in via del tutto eccezionale, Howl si alzò di buonora e cominciò a correre da un angolo all’altro del Castello, come punto dal morso di un ragno velenoso. Borbottava tra sé e sé formule e calcoli, riportando ogni misura sulle pergamene della sera prima, e Sophie osservò incredula che i disegni cambiavano forma, ad ogni aggiunta, e s’allargavano e si restringevano sulla carta per assecondare le idee che balenavano in testa al mago.
“Non guardare!” strillò lui quando la vide intenta a studiare i progetti. “Voglio che sia una sorpresa!”
Non le restò che infilarsi un cappello in testa e raggiungere Nina al banco di frutta a Dengulls, per sentire le novità della sua ultima infatuazione.
Quando tornò, qualche ora più tardi, Howl era sdraiato al centro del pavimento, tra il divano del focolare ed il grande tavolo in legno, e fissava il soffitto.
“Che fai?” chiese dubbiosa.
“Silenzio. Manca poco, e sono pronto per l’incantesimo.”
“Posso aiutarti in qualche modo?”
“Sparisci.”
Senza offendersi andò a rintanarsi nella terrazza in compagnia di un libro. Poco dopo, lui la richiamò urlando.
“Mettiti qui seduta” la apostrofò indicandole una sedia esattamente al centro della stanza; era entusiasta come un bambino, e continuò a correre da un lato all’altro della stanza, finché lei non si fu accomodata.
Si posizionò quindi alla sua destra, si schiarì la voce e chiuse gli occhi.
D’un tratto si accucciò, per poi rialzarsi in piedi di scatto alzando le braccia, ed il soffitto, obbediente, si sollevò di qualche spanna; disegnò un cerchio in aria, e le scale presero a vibrare; e ad ogni gesto che compiva, come una danza in cui utilizzava piedi e mani, un tonfo segnalava il cambiamento avvenuto, pareti crollate, porte chiuse e riaperte in un altro punto. Un vento impetuoso invase la stanza, e perfino i mobili presero a girare attorno a loro, in un vortice confuso in cui era sempre più difficile distinguere i contorni di sedie, divani, tavoli, poltrone.
“Ed ora, la sorpresa!” annunciò squillante. I mobili caddero ognuno al suo posto, ed il vento cessò di soffiare.
In un irreale silenzio, i fiori disegnati sulla parete brillarono, come lanterne di carta illuminate da candele, vibrarono in un ingannevole movimento circolare, e presero a staccarsi dalla parete, petalo dopo petalo. Volarono attorno a loro riempiendo l’aria di illusori fasci di luce d’ogni colore, sbattendo i petali furiosamente come fringuelli.
Sophie sorrise estasiata e congiunse le mani. I fiori come farfalle giravano attorno a loro, mentre Sophie si voltava da ogni lato per seguirne il volo, ed Howl li dirigeva muovendo le braccia in aria, quasi fosse un direttore d’orchestra. Un piccolo fiore giallo incontrò il pomello del corrimano delle scale, e lì si posò, tornando ad essere solo colore sul legno; i fiori azzurri, che numerosi svolazzavano attorno a loro, si riunirono sulla cappa della cucina, ed un bocciolo arancione guarnì l’angolo di un cassetto della credenza. Uno dopo l’altro, i fiori si posarono in ogni angolo della stanza. Solo quando anche l’ultimo ebbe trovato una collocazione, il muro sotto le scale sprofondò nel pavimento, come un foglio ripiegato, lasciando intravedere un delizioso salotto color pesca.
“Incantesimo un po’ rozzo, lo ammetto, ma efficace” commentò Howl, quando tutto fu finito.
“Ma è meraviglioso!” saltò su lei, e si mise a correre qui e lì per ammirare il capolavoro. “Avevo così paura che i miei fiori scomparissero assieme al resto! Così è perfetto!”
Howl sorrise, pensando tra sé e sé che non avrebbe mai potuto distruggere la fatica che Sophie portava avanti da mesi: aveva passato la mattinata ad immaginare dove ogni fiore potesse posarsi, creando un insieme piacevole da guardare e tuttavia spontaneo, com’era stata l’opera di lei.
“Se credi, possiamo spostare qualche fiore.”
“Mi piace tutto così com’è!” rispose lei battendo le mani. “Oh, Howl!”
Gli si gettò al collo e gli cercò le labbra con foga.
“Ora posso avere la mia ricompensa?”
Sophie sorrise ed annuì, colorandosi sulle guance. Senza darsi la briga di salire fino in cima al Castello, scivolarono dolcemente in terra, tenendosi stretti.






***

Storia che ho scritto tantissimo tempo fa colta da una ispirazione improvvisa, ma che non pubblicato per mesi, visto che non volevo svelare la partenza di Markl. Che fatica tenersi tutto dentro, eheh! Ho dovuto aggiustare qualche particolare a posteriori, visto che nel frattempo ho modificato alcuni avvenimenti minori della trama principale, ed il fatto che Calcifer non sia presente mi provoca ancora dei dubbi: la storia funziona benissimo senza la sua presenza, e mi verrebbe difficile inserirlo a questo punto, ma la spiegazione per cui non sia con loro non mi convince molto. Avete qualche suggerimento?

La storia è stata scritta con i seguenti prompt:
- Il castello errante di Howl, Howl/Sophie, Muri abbattuti (piscinadiprompt)
- Castello (10disneyfic)


Inoltre mi sono data da fare per sistemare la cronologia, che è quindi aggiornata con tutte le storie scritte finora. Spero sia utile anche a voi, a me lo è moltissimo!

Alla prossima, see ya!
  
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