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Autore: GuessWhat    21/05/2013    2 recensioni
Il sorriso di Hannah si disegnò più largo mentre il silenzio si faceva più pesante e nel petto di entrambi si depositava una consapevolezza condivisa, seppur vissuta in modo completamente opposto: condividevano un piccolo segreto.
[ Claude/Hannah solo accennato: one sided, Hannah POV ]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Claude Faustas, Hannah Anafeloz
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi bassi e le spalle strette, Hannah ripulì la gonna dalla cenere con un paio di colpetti del dorso della mano. Nonostante il fuoco divampato nella camera del padroncino fosse stato spento da almeno un'ora, il suo marchio s'era impresso nella villa: le stanze, i mobili, gli abiti ed i capelli di tutti portavano il puzzo del legno e delle stoffe bruciate, un ricordo effimero di quanto era stato.
La camera del padrone era in uno stato pietoso, ma non ci fu sorpresa né nella demone, né nei tre gemelli che le ronzavano sempre attorno quando nell'aprire la porta ad Alois, ancora scosso ed avvolto in una coperta, Claude lo aveva accolto nella stessa stanza di prima: nessuna traccia dell'incendio, a parte l'odore di bruciato e qualche macchia di cenere sparsa sui vestiti della servitù. Al contrario, Alois avrebbe anche potuto stupirsi, ma non c'era traccia di meraviglia nei suoi occhi stanchi e che chiedevano il riposo.
I gemelli si ritirarono presto nelle loro camere, mentre Hannah rimase sveglia ad ascoltare. Allora fu davvero sorpresa. Si aspettava che Claude uscisse velocemente dalla stanza dopo avere augurato una fredda buonanotte al padrone e sorprendentemente li sentì scambiarsi poche ma significative battute. Sorrise la demone, nascondendo quella piccola piega con la mano, udendo il tono vagamente divertito di Alois: Claude aveva cercato di farlo ridere con scarso successo, probabilmente con uno di quei suoi stupidi giochetti con gli occhiali. I quali sembravano intrattenere solo il maggiordomo.
Subito uccise quel sorriso col disgusto, stringendo i pugni e corrucciando il viso. Claude non era niente, viscido e inutile, indegno di dare la felicità al padrone, ancor più di stare al suo fianco prima di addormentarsi. Un turbinio di pensieri rumorosi la colse, piena di risentimento e rabbia, e Hannah trovò faticoso respirare, sopportare quel peso grave nel petto, anche se durò solo un misero istante. Non si trattava della Laevateinn a causarle tanto dolore e pesantezza, ma qualcosa di molto vicino ad essa.
Fissò gli occhi altrove, lontano dalla porta, le orecchie ancora ben tese e sospirò. In Claude non c'era alcun merito, solo inutilità. Tutto quell'amore... Lui non lo meritava! Nemmeno lo voleva, lo calpestava con la stessa noncuranza con cui si schiacciavano le campanule nei campi, o le vite umane nel loro caso. Hannah strinse più forte i pugni: nel loro caso, ma non nel suo.
Al congedarsi di Claude, un'ombra svelta e silenziosa fuggì al piano di sotto. Hannah chiuse gli occhi, nascosta dietro ad una porta, ed ascoltò i movimenti di Claude nel buio: non si notava né ad occhio, né ad orecchio umano, tuttavia lei era in grado di cogliere ciò che lo sguardo di Alois -stanco e stravolto- non aveva catturato. Nelle azioni di Claude, nel chiudere la porta, nel togliersi la giacca, nell'aprire l'armadio e chiudere la finestra c'era una lentezza infinitesimale, impercettibile - eppure presente, constatò Hannah tra sé e sé con un sorrisetto quasi divertito.
Scivolò di fronte alla porta della camera del maggiordomo dandosi quei piccoli colpetti sulla gonna ancora sporca di cenere. Aveva cercato di fare silenzio e di lasciarsi montare dal disgusto. Ma com'era difficile gestire quei due sentimenti contrastanti, quelle due nature così opposte che si battevano dentro di lei, spezzandole il fiato di continuo, facendola esitare quando non avrebbe dovuto!
"Mi stai spiando, Hannah?" attutita dalla porta, la voce di Claude la colpì come uno schiaffo in pieno viso, e di nuovo il disgusto, e di nuovo la compassione, il cuore gonfio stretto dalle lacrime.
"No" sussurrò, "Posso entrare?" domandò, ad occhi bassi e mani giunte in atto di sottomissione.
Seguì una lunga pausa senza alcun movimento, prima delle parole di Claude: "Entra."
Hannah eseguì, guidata dall'istinto, dallo schifo e dalla pietà. Si chiuse la porta alle spalle lentamente, mantenendo gli occhi bassi come poco prima, conscia di quanto fosse sconveniente per una cameriera mettere piede nella camera del maggiordomo, soprattutto a quell'orario. Ma le sue azioni erano assolutamente prive di ogni perversione.
Sebbene Hannah non lo stesse guardando, capì che era seduto alla sua scrivania, spoglio della giacca e appena girato verso di lei. Forse stava compilando qualche documento. Non era strano che un maggiordomo stesse alzato fino a tardi, specie se non aveva alcun bisogno di dormire...
Si accorse che era rimasta troppo tempo in silenzio a fissare il pavimento quando lui disse: "Ebbene?"
"Volevo assicurarmi che stessi bene, Claude."
Un paio di colpetti della stilografica sul foglio. "Sto splendidamente, grazie. Se non c'è altro, buonanotte" mentì, e con uno sfregare del legno e tornò chino sulle sue carte.
"C'era odore di carne bruciata, in camera del padrone" Hannah accennò timidamente il motivo della sua visita quasi tremando, quasi non avesse voluto parlare; infatti era vero. Il cuore prese a batterle all'impazzata mentre attendeva la reazione di Claude.
La quale tardò ad arrivare. Si finse sordo.
"Claude.."
Lo sentì alzarsi puntando i polpastrelli contro il legno della scrivania. "Uno dei fondamenti per una buona cameriera è ascoltare sempre il maggiordomo, riporre la completa fiducia in lui" che voce dura, che voce cattiva e fredda.
Sforzandosi di trovare il pavimento interessante, ricacciando il turbinio confuso di emozioni e istinti, Hannah gli rispose prontamente. "So che ti sei bruciato il braccio destro, Claude..."
"Guardami, Hannah."
Obbediente e volente, la donna eseguì. Alzò il capo e vide i suoi occhi, i suoi occhi di brace colmi d'accusa e di disprezzo, ferirla come lame dorate; l'espressione sul suo viso era semplicemente inesistente. Si odiò per trovarlo bello come nessun altro essere, vivo o morto, che avesse mai visto in vita sua; desiderò vomitargli la spada in faccia, affettare la sua splendida maschera.
Un fremito delle piccole labbra non fermò Hannah dal parlare, rivolgendogli uno sguardo fisso, sostenendo gli occhi di lui dal basso della sua statura scarsa. "Ero in pensier-"
Rapido e impietoso, uno schiaffo portato con tutto l'avambraccio la prese in pieno e la mandò a schiantarsi contro la parete. Cadde in ginocchio e la cuffietta, di solito legata perfettamente, scivolò sulla gonna scomposta mentre le ciocche cercavano di coprire il viso di lei, quasi a nasconderla dalla vergogna.
Hannah respirava affannosamente, tenendosi una mano premuta contro al seno; la spada dentro di lei si era fatta sentire, si era mossa con violenza e in maniera inaspettata, forse reagendo al padrone. Le spalle si scossero, ma lei le fermò subito, rifiutandosi di sottostare così tanto al suo volere, di mostrarsi più debole di così. Mesta ma determinata, la demone alzò gli occhi e vide la figura di Claude tagliata dalla falce di luna dalla finestra: se le avessero chiesto di descrivere la crudeltà, lei avrebbe detto 'Claude Faustus'.
La manica della camicia si era spostata appena all'indietro durante il gesto violento: l'ustione si indovinava tra la manica ed il guanto, in netto contrasto con la pelle bianca di Claude. Accorgendosi dello sguardo di Hannah e di dove puntava, Claude si riarrotolò la manica svelto, fissandola dritta negli occhi nel frattempo.
Con un ghigno nascosto dai capelli lunghi, Hannah si rimise in piedi e riassettò il vestito. Quell'essere spregevole e meschino aveva dei lati deboli, era fatto di carne, sangue e ossa: avrebbe quasi giurato che fosse fatto solo di marciume e malvagità! Invece la bruciatura si era presentata davanti ai suoi occhi e le aveva chiarito la ragione per cui Claude le aveva rivolto quel breve sguardo prima di entrare nella stanza e spegnere il fuoco. Non era solo per il fastidio dovuto al padrone avvinghiato alla sua gamba come un povero bambino disperato, Claude aveva paura del fuoco, forse?
Faticò Hannah a trattenere una risatina sommessa, concentrandosi piuttosto sulla sua parte di cameriera umile, di fodero ubbediente, sotto allo sguardo accusatore del maggiordomo che si risistemava gli occhiali, forse con stizza, forse per abitudine o per vergogna. Vergogna della propria debolezza... Ambedue erano tornati ai loro ruoli di sempre, composti, in riga. Difficile credere che giusto un attimo prima la docile cameriera fosse stata scaraventata contro il muro da uno schiaffo violento del maggiordomo quieto, quasi annoiato.
"Sono desolata" mormorò Hannah e quasi credette a quanto stava dicendo.
"Accetto le tue scuse."
"Mi spiace avere causato fastidio, Claude.." bisbigliò ancora, poi il suo tono cambiò. C'era una nota viscida nel sussurro di Hannah. "Di certo, il padrone non gradirebbe sapere che il suo maggiordomo..."
Silenzio. Chissà se Claude l'avrebbe lasciata finire stavolta.
"...Avrebbe potuto perire nel proteggerlo."
In risposta, Hannah ottenne solo altro silenzio. Rialzando lo sguardo, le mani dalle dita sottili ancora giunte tra le gambe in una posa pudica e discreta, gli rivolse un sorriso indecifrabile ed uno sguardo quasi sereno. Alois era salvo e Claude aveva una debolezza. Si sentiva felice... Quasi da sporgersi e baciare il maggiordomo sulle labbra morbide per sfregio, per vendetta, per rivalsa.
Lui non si mosse e nemmeno lei. Il sorriso di Hannah si disegnò più largo mentre il silenzio si faceva più pesante e nel petto di entrambi si depositava una consapevolezza condivisa, seppur vissuta in modo completamente opposto: condividevano un piccolo segreto. Gli artigli di Hannah si stringevano sempre di più attorno al demone che minacciava il suo protetto e la gola di Claude, così forte, iniziava a mostrare i primi, graduali segni di cedimento ora che Hannah non era più un semplice fodero di una spada, ma di lame ben più taglienti: segreti. Non si sarebbe più fatta molti pregiudizi, non sarebbe sottostata al suo volere tirranico così docile e buona da quel momento in avanti, non ora che la sua bocca era rifugio della debolezza del demone. Claude poteva arrampicarsi su ogni muro, desiderare altre anime o altri corpi da possedere oda cui trarre piacere, coprirsi degli odori altrui, macchiarsi i denti di altri pranzi: non aveva importanza. Era suo, oramai.
Con un educato inchino del capo, Hannah si congedò. Sparì fuori dalla camera leggiadra così com'era entrata, portandosi appresso l'eco sordo di una piccola risata che potevano sentire solo loro, maschere sincere di villa Trancy. "Buonanotte e buon riposo, Claude."
Ne avrebbe avuto bisogno.




Weeew ce l'ho fatta u_ù Avevo in mente queste breve scena da un po'. E' la prima che scrivo di Hannah, anzi, dal punto di vista di Hannah (ancora più impegnativo) ma è stata una sfida. Non nego di detestarla, ma è un personaggio complesso ed è proprio la sua complessità ad attirarmi. Il suo rapporto con Claude è sempre stato un po' un mistero che ho provato a sviscerare in questo scritto (che ho buttato giù abbastanza di getto: coltivavo l'idea da settimane! Quando l'ispirazione ha bussato alla mia porta, l'ho fatta entrare di filato). Non sono nemmeno una fan della ClaudexHannah a meno che non sia one sided (come in questo caso), spero non sia uscito un pastrocchio incomprensibile. :I
La 'debolezza' di Claude sarebbe il fuoco, riprende un'idea personale che mi sono fatta di lui dall'OVA 'Le intenzioni del ragno': il suo attimo di esitazione davanti alla stanza in fiamme mi ha fatto sorgere qualche domanda. XD
Sperando che vi sia piaciuto, vi mando tanti baci cioccolatosi. O qualsiasi altra cosa se non vi garba la cioccolata XD

   
 
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